Istanza di riunione di processi (art. 17)

Riccardo Lottini

Inquadramento

Con la presente istanza si chiede la riunione di due o più procedimenti, connessi ai sensi dell'art. 12 o probatoriamente collegati ai sensi dell'art. 371, comma 2, lett. b), pendenti nel medesimo stato e grado del procedimento dinanzi allo stesso Giudice, riunione che non pregiudica in alcun modo la rapida definizione degli stessi e risponde anzi a esigenze di economia processuale.

Formula

ALL'ECC.MO TRIBUNALE DI ...

IN COMPOSIZIONE ... [1]

ISTANZA DI RIUNIONE DI PROCESSI

(ART. 17 C.P.P.)

Il sottoscritto Avv. ... [2], nella sua qualità di difensore del Sig. ..., nato a ... il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G. per la violazione degli articoli ..., per il quale è prevista udienza del ...,

PREMESSO

attualmente, davanti a Codesto Ecc.mo Collegio/alla S.V. Ill.ma, con riferimento al medesimo imputato, pendono i seguenti procedimenti:

1) il proc. pen. n. ... / ... R.G.N.R. aperto per la violazione degli articoli ..., originato a seguito di decreto di citazione diretta a giudizio emesso dal Pubblico Ministero in data ... (all. n. 1);

2) il proc. pen. n. ... / ... R.G.N.R. aperto per la violazione dell'articolo ..., originato a seguito di decreto di citazione diretta a giudizio emesso dal Pubblico Ministero in data ..., (all. n. 2) il cui fascicolo, su istanza del sottoscritto difensore, è stato trasmesso dal Dott./Cons. ... (indicare il nome del Giudice persona fisica a cui originariamente era assegnato il fascicolo del secondo procedimento), ai sensi dell'art. 2 disp. att. c.p.p. in quanto Codesto Ecc.mo Collegio/la S.V. Ill.ma risultava il Giudice a cui è stato per primo assegnato uno dei due processi (all. n. 3);

CONSIDERATO CHE

1) i due processi si trovano nel medesimo stato e grado, in quanto ... (indicare tutto ciò che è necessario per comprendere che i processi si trovano nel medesimo stato e grado) [3] ;

2) sussiste tra gli stessi un'evidente connessione ex art. 12 oppure collegamento probatorio ex art. 371, comma 2, lett. b), in quanto ... (indicare tutto ciò che è necessario per far comprendere il perché esiste una connessione o un collegamento probatorio) [4] ;

3) la loro riunione non pregiudica la rapida definizione dei medesimi, in quanto ... (indicare quanto necessario per far comprendere che la riunione non pregiudica la speditezza di definizione dei procedimenti, ma anzi risponde a precise esigenze di economia processuale) [5]

PQM

Il sottoscritto Avv. ..., nella sua qualità di difensore del Sig. ...,

CHIEDE

a codesto Ecc.mo Tribunale di pronunciare, ai sensi dell'art. 19 c.p.p., ordinanza con cui disporre la riunione del Proc. pen. n. ... / ... r.g.n.r. con il Proc. pen. n. ... r.g.n.r.

Con ogni ossequio.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

Si allega:

1) ... (indicare l'atto introduttivo del primo procedimento che contiene il nome dell'imputato e il capo di imputazione) [6] ;

2) ... (indicare l'atto introduttivo del secondo procedimento che contiene il nome dell'imputato e il capo di imputazione) [7] ;

3) ... (indicare tutta la ulteriore documentazione che si ritiene necessaria per ricostruire la vicenda processuale) [8].

1. Nella formula si ipotizza che l'istanza venga presentata al Tribunale, in composizione monocratica o collegiale. Ben può essere presentata davanti anche a tutti gli altri giudici dinanzi ai quali pende il processo: Corte di assise, Giudice di pace e Giudice dell'udienza preliminare.

2. L'istanza può essere proposta dalle parti private, ma anche dal P.M. Nella formula si ipotizza sia il difensore dell'imputato.

3. Ad es. perché per entrambi deve ancora svolgersi la prima udienza dibattimentale e non è stata ancora pronunciata formale dichiarazione di apertura del dibattimento e devono dunque ancora tenersi le formalità che la precedono.

4. Ad es. perché i reati oggetto dei due procedimenti aperti in danno del medesimo imputato, come si coglie dalla lettura del capo di imputazione, offendono lo stesso bene giuridico (il patrimonio), sono stati commessi a distanza estremamente ravvicinata di tempo, con modalità sovrapponibili e quindi essi sono evidente esecuzione di un medesimo disegno criminoso ai sensi dell'art. 81, comma 2, c.p.

5. Ad es. perché alcuni testimoni dei tre processi si ripetono e la loro trattazione unitaria consentirebbe di velocizzare l'attività istruttoria, evitando di compiere più volte l'esame delle medesime fonti di prova.

6. Nell'esempio ipotizzato nella formula il decreto di citazione a giudizio del primo procedimento.

7. Nell'esempio ipotizzato nella formula il decreto di citazione a giudizio del secondo procedimento.

8. Ad esempio il verbale redatto dal secondo Giudice-persona fisica in cui risulta che ha trasmesso il fascicolo al primo Giudice-persona fisica davanti al quale i due procedimenti dovranno essere riuniti.

Commento

La riunione e i suoi presupposti

L'art. 17 del c.p.p. disciplina la riunione, istituto attraverso il quale si consente la simultanea celebrazione di più processi originariamente trattati separatamente, che opera qualora si verifichino le seguenti condizioni: i due processi si trovino nello stesso stato e grado davanti allo stesso Giudice; vi sia tra i medesimi connessione ai sensi dell'art. 12 oppure un collegamento probatorio ex art. 371, comma 2, lett. b) (tale legame non ricorre quando la prova dei reati discende dalla medesima fonte Cass. II, n. 18241/2022); la riunione non determini un ritardo nella definizione degli stessi (in ogni caso se l'istanza è accolta il corso della prescrizione è sospeso per la durata del differimento: Cass. III, n. 43913/2021).

La riunione di due procedimenti rientra nella discrezionalità del Giudice, la disposizione usa l'espressione il Giudice “può” e il provvedimento con cui la dispone o la nega non comporta alcuna nullità, anche se non è sufficientemente motivato (Cass. VI, n. 38715/2017; v. anche Cass. I, n. 23862/2020).

Appare utile evidenziare come le disposizioni di cui all'art. 17 (ma anche quella speculare dell'art. 18) riguardi il processo e non il procedimento.

Questo non esclude però, come si ricava agevolmente dalla lettura a contrario dell'art. 130-bis disp. att. c.p.p., che durante le indagini preliminari, qualora ricorrano le condizioni di cui all'art. 17, il P.M. abbia comunque la facoltà di svolgere indagini contestuali e congiunte, relativamente a distinti procedimenti, unificando a tal fine i numeri identificativi degli stessi e formando un unico fascicolo delle indagini preliminari (Cass. V, n. 2174/2013).

La circostanza che i due istituti operino con riferimento al “processo” ha portato la Corte di Cassazione a spiegare che, in materia di decreto penale di condanna, la scelta di procedere separatamente o cumulativamente con riferimento a due notizie di reato che hanno autonoma configurazione rientra nell'ambito delle opzioni riservate al Pubblico Ministero nel momento dell'esercizio dell'azione penale, potendo il Giudice operare la riunione alle condizioni e ai termini di cui agli artt. 12 e 17 c.p.p. solo in un secondo tempo, quando più procedimenti dovessero contemporaneamente pendere, a seguito di opposizione, davanti al suo ufficio (Cass. III, n. 44296/2013 che ha ritenuto abnorme il provvedimento con cui il Giudice penale ha rigettato la richiesta di decreto penale ritenendo configurabile la continuazione tra il fatto dedotto nell'imputazione e quello per il quale l'azione penale è stata esercitata, nelle medesime forme e nei confronti dello stesso imputato, in altro procedimento; v. anche Cass. I, n. 48417/2012).

L'art. 17 richiede che i processi per i quali viene chiesta la riunione devono essere pendenti nel medesimo stato e grado. La riunione non incontra limiti temporali, potendo essere disposta nel corso di tutto il grado nel quale essi si trovano, anche successivamente al compimento delle formalità di apertura del dibattimento (Cass. II, n. 983/2010).

I due processi devono pendere dinanzi allo “stresso Giudice”, espressione con cui deve intendersi il medesimo ufficio giudiziario. Qualora i giudici persone fisiche, davanti al quale pendono i due processi, siano diversi, l'art. 2 disp. att. c.p.p. stabilisce che la regola voglia che il fascicolo debba essere assegnato al Giudice cui è stato assegnato per primo uno dei due processi.

Con riferimento all'istituto in parola, la Corte di Cassazione ha avuto modo di spiegare che non è causa né di abnormità, né di nullità, la trattazione congiunta in appello di procedimenti celebrati nei confronti di più imputati con riti diversi (nella specie, l'uno con rito ordinario e l'altro con rito abbreviato), poiché la coesistenza di tali procedimenti comporta solo la necessità che, al momento della decisione, siano tenuti distinti i diversi regimi probatori previsti per ciascuno di essi (Cass. III, n. 14592/2015).

Similmente la Suprema Corte ha avuto modo di precisare che è possibile la trattazione unitaria di posizioni giudicate mediante rito abbreviato semplice e posizione mediante rito abbreviato condizionato, tuttavia evidenza come occorra tenere distinte le due diverse discipline, non consentendo all'imputato ammesso al giudizio abbreviato incondizionato di partecipare all'assunzione delle prove e utilizzarne i risultati (Cass. III, n. 4983/2007).

La riunione può riguardare processi che pendono davanti al tribunale in composizione collegiale con processi che pendono davanti al tribunale in composizione monocratica. In questo caso la riunione è disposta davanti al tribunale in composizione plurima.

Tale composizione rimane ferma – recita l'art. 17, comma 1-bis, c.p.p. – anche nel caso di successiva separazione dei processi. Questa regola, ha spiegato la Corte di Cassazione, vale però solamente per il caso in cui sia intervenuto in precedenza un provvedimento di riunione dei processi, prima pendenti separatamente, e non anche per il caso in cui la separazione sia disposta in un processo sin dall'inizio cumulativo (Cass. II, n. 40824/2008).

La separazione e i suoi presupposti

La separazione è l'istituto speculare rispetto alla riunione e comporta la scissione e la trattazione disgiunta delle regiudicande precedentemente cumulate.

Le condizioni in presenza delle quali opera sono indicate dall'art. 18 c.p.p. che prevede ipotesi obbligatorie di separazione e un'ipotesi facoltativa.

Il comma 1 stabilisce che la separazione dei processi è disposta, salvo che il Giudice ritenga la riunione assolutamente necessaria per l'accertamento dei fatti: a) se, nell'udienza preliminare, nei confronti di uno o più imputati o per una o più imputazioni è possibile pervenire prontamente alla decisione, mentre nei confronti di altri imputati o per altre imputazioni è necessario acquisire ulteriori informazioni a norma dell'art. 422; b) se nei confronti di uno o più imputati o per una o più imputazioni è stata ordinata la sospensione del procedimento; c) se uno o più imputati non sono comparsi al dibattimento per nullità dell'atto di citazione o della sua notificazione, per legittimo impedimento o per mancata conoscenza incolpevole dell'atto di citazione; d) se uno o più difensori di imputati non sono comparsi al dibattimento per mancato avviso ovvero per legittimo impedimento; e) se nei confronti di uno o più imputati o per una o più imputazioni l'istruzione dibattimentale risulta conclusa, mentre nei confronti di altri imputati o per altre imputazioni è necessario il compimento di ulteriori atti che non consentono di pervenire prontamente alla decisione; e-bis) se uno o più imputati dei reati previsti dall'art. 407, comma 2, lett. a), è prossimo ad essere rimesso in libertà per scadenza dei termini per la mancanza di altri titoli di detenzione.

La separazione, in questi casi, è obbligatoria, a meno che la riunione – dice la disposizione – non sia assolutamente necessaria, situazione che viene ritenuta sussistente quando i processi costituiscono uno l'antecedente logico dell'altro, sussistendo un nesso tra i temi dei giudizi e la separazione pregiudicherebbe gravemente la prova (v. Barone, Separazione e riunione di giudizi, in Enc. Giur., XXVIII, 1992; v. anche Corte cost., n. 371/1996).

Con riferimento all'ipotesi di cui all'art. 18 lett. b, la Corte di Cassazione ha avuto modo di esplicitare che la sospensione deve considerarsi imposta in caso di sospensione del procedimento nei confronti di uno o più imputati, in special modo nelle ipotesi in cui la causa di sospensione risulti protrarsi sostanzialmente sine die (Cass. VI, n. 22065/2015).

Con riferimento invece all'ipotesi di cui all'art. 18 lett. c), la giurisprudenza ritiene che può essere disposta non solo nel caso di processo soggettivamente cumulativo, ma anche di processo oggettivamente cumulativo (Cass. VI, n. 15080/2010).

Al di fuori delle ipotesi di sospensione obbligatoria, l'art. 18, comma 2, c.p.p. prevede che la separazione possa essere disposta sull'accordo delle parti se il Giudice la ritiene utile ai fini della speditezza del processo. Si parla, in questo caso, di separazione facoltativa.

Recentemente la Corte di Cassazione ha avuto modo di precisare che è inammissibile la richiesta di patteggiamento riguardante solo alcuni dei reati contestati all'interno di uno stesso procedimento, tranne nei casi in cui la separazione giovi alla speditezza del processo perché l'azione penale è stata esercitata nei confronti dello stesso imputato per fatti tra loro non connessi, né riunibili ai sensi dell'art. 17 c.p.p. (Cass. VI, n. 4330/2016). Così come qualche anno più addietro, aveva spiegato che in caso di processo nei confronti di un solo imputato per più imputazioni, la richiesta di giudizio abbreviato non può essere proposta solo per taluna imputazione, ma, a pena di inammissibilità, deve avere riguardo a tutte le contestazioni (Cass. II, n. 20575/2008).

La Suprema Corte ha anche avuto modo di evidenziare come sia abnorme il provvedimento con cui il G.U.P., all'esito della medesima, anziché adottare uno dei provvedimenti tipici previsti dall'art. 424 c.p.p., disponga, in assenza delle condizioni stabilite dall'art. 18 c.p.p., la separazione di taluni procedimenti connessi e la restituzione dei relativi atti al Pubblico Ministero perché proceda con citazione diretta (Cass. III, n. 44273/2007; v. anche Cass. III, n. 1862/1998 che nega che il provvedimento di separazione possa considerarsi abnorme).

I provvedimenti sulla riunione e separazione

La riunione e la separazione di processi – recita l'art. 19 c.p.p. – sono disposte con ordinanza, anche di ufficio, sentite le parti.

Possono dunque anche essere sollecitate dalle parti con apposita istanza, che può essere formulata oralmente o per iscritto (come ipotizzato nella formula di cui sopra).

In ogni caso i provvedimenti che si pronuncino sulla riunione o sulla separazione sono considerati meramente ordinatori, attinenti alla distribuzione interna dei processi ed all'economia dei giudizi, e come tali sottratti ad ogni forma di impugnazione (Cass. III, n. 37378/2015; Cass. I, n. 27958/2014; Cass. IV, n. 20157/2013; v. anche Cass. V, n. 26064/2005 che ha precisato come i provvedimenti siano inoppugnabili sempre che non abbiano comportato una violazione delle norme concernenti gli effetti della connessione sulla competenza).

I provvedimenti attinenti alla riunione e separazione possono però essere impugnati se abnormi (cfr. Cass. III, n. 44273/2007).

Come tutti i provvedimenti anche quelli contemplati dall'art. 19 c.p.p. dovrebbero essere dotati di motivazione, come impone l'art. 125 c.p.p. Tuttavia la giurisprudenza ritiene che non vi sia alcuna nullità in caso di rigetto implicito della richiesta di riunione o di separazione (Cass. VI, n. 8715/2017; Cass. IV, n. 11135/1993).

Il dovere di sentire le parti prima della decisione richiesto dall'art. 19 c.p.p. viene ritenuto adempiuto se le parti sono formalmente informate della possibilità di riunione, in modo da poter interloquire nel merito, senza che sia necessaria la loro audizione effettiva, potendo esse mantenere sulla questione un passivo silenzio (Cass. VI, n. 6221/2005).

La Corte di Cassazione ha messo in evidenza che qualora venga disposto un rinvio di udienza, in accoglimento di un'istanza difensiva di riunione ad altro processo pendente nello stesso stato e grado dinanzi al medesimo Giudice, il corso della prescrizione è sospeso per tutta la durata del differimento, discrezionalmente determinato dal Giudice avuto riguardo alle esigenze organizzative dell'ufficio giudiziario, ai diritti e alle facoltà delle parti coinvolte nel processo e ai principi costituzionali di ragionevole durata del processo e di efficienza della giurisdizione (Cass. III, n. 29885/2015).

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