Richiesta di ricostituzione degli atti (art. 113)

Costantino De Robbio
Alessandro Leopizzi

Inquadramento

Quando un atto del procedimento (non un mero documento di origine extraprocedimentale) sia stato distrutto, smarrito o sottratto e non vi sia disponibilità di una copia autentica, occorre provvedere alla ricostruzione del contenuto, tramite una procedura caratterizzata dalla libertà di forme, e alla conseguente ricostituzione dell'atto mancante. Se neppure questa opzione risulta utilmente praticabile, non si può che procedere alla rinnovazione dell'atto.

Formula

TRIBUNALE PENALE DI ...

in composizione monocratica (dott. ...)

in composizione collegiale

... SEZIONE

Istanza di ricostituzione degli atti

***

Il sottoscritto Avv. ..., con studio in ..., via ..., difensore di fiducia/ufficio di

1. ..., nato a ... il ...;

2. ..., nata a ... il ...;

indagato nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R.,

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.) ...,

per i reati previsti e puniti dagli artt.

a) ... c.p.

b) ..., l. ... / ...

c) ..., d.P.R. ...

d) ..., d.lgs. ...

PREMESSO

che l'originale del ... [1] è andato distrutto (ovvero smarrito ovvero sottratto), per la seguente ragione: (esporre la causa della distruzione/smarrimento/sottrazione), come attestato da ... [2];

che, tenuto conto di ciò, non è possibile recuperare tale atto;

che di tale atto occorre fare uso, in particolare al fine di (indicare a quale utilizzo sarebbe destinato l'atto non più disponibile, ad esempio per essere prodotto in altro procedimento ovvero per la contestazione al dichiarante in dibattimento);

ipotesi 1

che, per quanto consta, non ne esistono copie autentiche, ma il suo contenuto è ampiamente desumibile dalla fotocopia, non autenticata eppure conforme all'originale, che si allega (ovvero dalla minuta tratta dal personal computer di ... che ne ha sottoscritto poi l'originale e che con espressa dichiarazione che si allega alla presente istanza la riconosce come conforme all'originale formalmente depositato) (ovvero da altro elemento che consenta la ricostruzione del contenuto);

ipotesi 2

che, per quanto consta, non ne esistono copie autentiche e non sussistono solidi elementi che permettano di ricostruirne il suo contenuto;

che la rinnovazione dell'atto mancante è necessaria (in quanto ...) e possibile (in quanto ...);

CHIEDE

ipotesi 1

che sia accertato il contenuto del suddetto atto distrutto/smarrito/sottratto, sulla base della fotocopia non autenticata che si allega (ovvero della minuta) (ovvero sulla base di altre modalità di accertamento da determinarsi da parte dell'organo giudicante), e che ne sia disposta la ricostituzione in conformità.

ipotesi 2

che si proceda alla rinnovazione del suddetto atto distrutto/smarrito/sottratto, prescrivendone le modalità e indicando anche gli altri atti che devono essere conseguentemente rinnovati.

Si allegano i seguenti documenti.

1) ...;

2) ...;

Luogo e data ...

Firma ...

1. Indicare tutti gli estremi della sentenza (Giudice emittente, data della lettura del dispositivo, data del deposito della motivazione, numero di ruolo del procedimento, numero della sentenza) o dell'altro atto procedimentale (nomen iuris, autorità emittente, data e luogo di emissione, numero di ruolo del procedimento).

2. Indicare un atto del soggetto che aveva la ufficiale disponibilità dell'atto (ad esempio, segreteria della procura della Repubblica) che ne dichiari la distruzione/smarrimento/sottrazione.

Commento

L'art. 112 c.p.p., prevede che l'originale di una sentenza o di un altro atto del procedimento, andato per qualsiasi causa distrutto, smarrito o sottratto (senza che sia possibile recuperarlo) e del quale occorre fare uso, la copia autentica ha valore di originale ed è posta nel luogo in cui l'originale dovrebbe trovarsi (cosiddetta surrogazione della copia).

D'altronde, non può escludersi che dell'atto distrutto/smarrito/sottratto non sia mai stata rilasciata una copia autentica oppure che il materiale possessore di questa copia non sia rintracciabile. Quando non è possibile provvedere alla surroga dell'atto mancante, occorre dunque procedere alla ricostituzione di quest'ultimo, accertandone il contenuto nei termini di cui all'art. 113 c.p.p.

Il Giudice, anche in via officiosa, stabilisce con ordinanza se e in quale tenore esso deve essere ricostituito.

La previsione normativa del potere del Giudice di stabilire le modalità di ricostituzione degli atti mancanti non individua alcun vincolo di contenuto e non prevede alcuna sanzione per eventuali vizi dell'attività di formazione, purché la ricostituzione avvenga secondo le forme ritenute dal Giudice conformi allo scopo per il quale la procedura è prevista (Cass. II, n. 1207/2008).

Fonte primaria per la ricostituzione dell'atto sono le copie prive di autenticazione. Nessuna norma processuale richiede la certificazione ufficiale di conformità per l'efficacia probatoria delle copie fotostatiche. Al contrario, nel nostro sistema processuale, improntato alla massima semplificazione processuale con eliminazione di ogni atto non essenziale, vige il principio di libertà della prova sia per i fatti-reato sia per gli atti del processo (Cass. II, n. 52017/2014, che, portando questo ragionamento alle estreme conseguenze, ha affermato che la copia fotostatica di un documento, per il principio di libertà della prova, quando sia idonea ad assicurare l'accertamento dei fatti, ha valore probatorio anche al di fuori del caso di impossibilità di recupero dell'originale, pur se essa sia priva di certificazione ufficiale di conformità e sia stata disconosciuta dall'imputato).

Le attuali comuni modalità di redazione degli atti mediante programmi di videoscrittura aprono ulteriori spunti ricostruttivi, rendendo possibile sondare le memorie digitali dei dispositivi informatici utilizzati per la stesura del testo (nella speranza che ne sia stata salvata una copia digitale).

È stata dunque ritenuta ritualmente praticabile, generalizzando ed attualizzando quanto previsto dall'art. 113, comma 2, c.p.p. in tema di atti del tribunale, la “ricostruzione” compiuta sulla base non di una copia scansionata, ma di un file modificabile estratto dal computer della polizia giudiziaria in uso ai verbalizzanti (il cui contenuto era stato riportato pedissequamente, fra virgolette, anche nella comunicazione della notizia di reato). Si era poi proceduto alla ricostituzione del verbale di sommarie informazioni seguendo l'articolata procedura definita dal tribunale con apposite ordinanze assunte nel corso del dibattimento, dunque, nel pieno contraddittorio delle parti. I due verbalizzanti, sentiti in dibattimento, hanno testimoniato in merito alla perfetta corrispondenza all'originale cartaceo della copia salvata sul file informatico. In difetto di disconoscimento da parte degli altri interessati, nessuna censura poteva dunque essere fondatamente mossa in relazione alla procedura di ricostituzione dell'atto mancante, in quanto operata in perfetto ossequio a quanto stabilito dall'art. 113 c.p.p. Alla stregua del chiaro disposto normativo dell'art. 113 del codice di rito, la ricostituzione dell'atto mancante costituisce una procedura eccezionale, volta a reintegrare un atto altrimenti non recuperabile, che si svolge con libertà di forme, secondo le istruzioni fissate dal giudicante (Cass. VI, n. 48428/2014).

Se esiste la minuta dell'atto mancante, questo è ricostituito secondo il tenore della medesima, quando il Giudice o i giudici che l'hanno sottoscritto riconoscono che questo era conforme alla minuta (art. 113, comma 2, c.p.p.). La già sottolineata diffusione dei programmi di videoscrittura colma di nuovo significato la lettera di questa disposizione, pensata quando la minuta era costituita dalle pagine vergate a mano dall'estensore e passate alla cancelleria per le operazioni di dattilografia. Nella maggior parte dei casi, dunque la minuta sarà costituita dal file auspicabilmente salvato nella memoria rigida del computer dell'estensore (ovvero in una memoria flash nella sua disponibilità).

Sull'atto ricostituito sono indicati gli estremi dell'ordinanza che ha disposto la ricostituzione (art. 41 disp. att. c.p.p.).

Se risulta impossibile la fedele ricostruzione del contenuto e la ricostituzione dell'atto mancante, il Giudice ne dispone con ordinanza la rinnovazione, quando ciò risulti necessario e possibile. In tal caso, egli prescrive ogni opportuna modalità per l'espletamento ex novo dell'atto e se del caso indica anche gli altri atti che devono essere rinnovati, in quanto travolti dalla distruzione/smarrimento/sottrazione dell'atto presupposto.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario