Denuncia di conflitto positivo di competenza (art. 30, comma 2)

Riccardo Lottini

Inquadramento

atto di denuncia dell'esistenza di un conflitto positivo di competenza, in quanto due o più giudici ordinari ritengono di essere competenti a prendere cognizione del medesimo fatto attribuito alla stessa persona e nessuno dei due o più giudici coinvolti ritiene di dover declinare la propria competenza.

Formula

ALLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE

MEDIANTE DEPOSITO NELLA CANCELLERIA DEL ... [1]

Denuncia di conflitto positivo di competenza

(art. 30, comma 2, c.p.p.)

Il sottoscritto Avv. ... [2], nella sua qualità di difensore del Sig. ..., nato a ... il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G. per la violazione degli articoli ...;

premesso

Nei confronti del Sig. ... (indicare il nome dell'imputato) pendono due procedimenti penali aventi ad oggetto il medesimo fatto dinanzi a due uffici giudiziari diversi.

Segnatamente:

- il proc. pen. n. ... / ... r.g.n.r. aperto dalla Procura della Repubblica di ... per la violazione dell'art. ..., per il quale è stata formulata richiesta di rinvio a giudizio e emanato avviso di fissazione dell'udienza davanti al G.U.P. di ... (indicare la sede dell'ufficio giudiziario), svoltasi lo scorso ... (indicare giorno dell'udienza) (all. n. 1) nella quale il Giudice ha rigettato l'eccezione di incompetenza ... (indicare il tipo di incompetenza) [3] sollevata dalla difesa e ha rinviato al ... (indicare il giorno del rinvio) per la prosecuzione dell'udienza preliminare (v. all. n. 2);

- il proc. pen. n. ... / ... r.g.n.r. aperto dalla Procura della Repubblica di ... per la violazione dell'art. ..., nel quale è stato emanato decreto di citazione a giudizio davanti al Tribunale di ... in composizione monocratica, per l'udienza che si è svolta il ... (indicare la data dell'udienza) (all. n. 3), nella quale il Tribunale stesso, nonostante abbia preso atto dell'esistenza del proc. pen. n. ... / ... R.G.N.R. pendente davanti al G.U.P. di ..., ha ritenuto di affermare la propria competenza e di non sollevare conflitto positivo come sollecitato dalla difesa, sostenendo in particolare che il fatto per cui si procede non è il medesimo, nel senso fatto proprio dall'art. 28, di quello oggetto del decreto di rinvio a giudizio, in quanto ... (indicare in sintesi il contenuto del provvedimento del Tribunale che ha affermato la propria competenza e ha ritenuto che i fatti oggetto dei due procedimenti non fossero i medesimi) (all. n. 4) [4] ;

considerato

A prescindere dalla diversa qualificazione giuridica operata dalle due Procure che procedono, i fatti oggetto dei due procedimenti sopra indicati, intesi come accadimenti storici, contrariamente a quanto sostenuto dal Tribunale di ... in composizione monocratica nel proc. n. ... / ... R.G.N.R., sono i medesimi e sono stati posti in essere nelle stesse condizioni di luogo e di tempo.

Come si può cogliere confrontando i capi di imputazione contenuti, rispettivamente, nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dal P.M. di ... nel proc. n. ... / ... R.G.N.R., e nel decreto di citazione a giudizio pronunciato nel proc. n. ... / ... R.G.N.R. Procura della Repubblica di ..., le condotte oggetto dei due procedimenti sono le medesime.

Una tale conclusione è confortata leggendo la dettagliata descrizione del fatto riportata nell'informativa finale redatta dalla Polizia giudiziaria n. ... del ... (all. n. 5) che coincide con quella contenuta nell'atto di denuncia che ha originato il secondo procedimento (all. n. 5).

Inoltre, ...

(indicare quali sono gli ulteriori argomenti che devono portare a ritenere che i fatti oggetto dei due procedimenti siano in medesimi, eventualmente accompagnando gli stessi con i riferimenti giurisprudenziali necessari a supportare dette argomentazioni) [5].

La contemporanea presa di cognizione del medesimo fatto da parte dei due Uffici giudiziari sopra indicati e la circostanza che entrambi abbiano affermato la propria legittimazione a procedere porta dunque a ritenere configurata l'ipotesi di cui all'art. 28, comma 1, lett. b), c.p.p.

PQM

Il sottoscritto Avv. ..., nella sua qualità di difensore del Sig. ...,

denuncia

a Codesta Ecc.ma Corte di Cassazione un conflitto positivo di competenza tra il Giudice dell'udienza preliminare di ..., davanti al quale pende il procedimento n. ... / ... r.g.n.r. Procura di ... e il Tribunale di ... in composizione monocratica, davanti al quale pende il procedimento n. ... / ... R.G.N.R. Procura di ... per il quale è prevista udienza per il giorno ...,

chiede

al Giudice dell'udienza preliminare di ... [6], nella cui cancelleria è depositata la presente denuncia, di trasmettere immediatamente la denuncia medesima alla Corte di Cassazione, con gli atti necessari alla soluzione del conflitto, l'indicazione delle parti e dei loro difensori, comunicando altresì la presentazione dell'atto al Tribunale di ... in composizione monocratica [7] per gli adempimenti di cui all'art. 31 c.p.p.

Con ogni ossequio.

Luogo e data ...

Firma ...

Si allega [8] :

1) avviso di fissazione udienza preliminare davanti al Giudice dell'udienza preliminare di ... emesso nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R. con allegata richiesta di rinvio a giudizio;

2) verbale dell'udienza preliminare del ... da cui risulta il rigetto dell'eccezione di incompetenza sollevata dalla difesa e il rinvio al giorno ... per la prosecuzione dell'udienza preliminare;

3) decreto di citazione a giudizio davanti al Tribunale di ... in composizione monocratica emesso nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R. Procura della Repubblica di ...;

4) verbale dell'udienza svoltasi il giorno ... da cui risulta come il Tribunale abbia preso atto dell'esistenza del proc. pen. n. ... / ... R.G.N.R. e abbia affermato la propria legittimazione a procedere;

5) informativa finale n. ... del ... della ... (indicare quale è la Polizia giudiziaria che ha redatto l'informativa);

6) atto di denuncia presentato il giorno ... dal Sig. ..., presso gli uffici ... (Indicare l'autorità presso la quale è stato depositato l'atto di denuncia).

1. La denuncia è rivolta alla Suprema Corte di Cassazione che è l'organo giurisdizionale chiamato dalla disciplina di cui agli artt. 28 ss. a risolvere i conflitti di competenza o giurisdizione. La denuncia però deve essere depositata, pena inammissibilità, nella cancelleria di uno dei giudici in conflitto o comunque, se la denuncia proviene dal P.M., nella cancelleria del Giudice presso cui esso è costituito.

2. La denuncia che propone conflitto di competenza o di giurisdizione può essere presentata dal P.M. costituito presso uno dei giudici in conflitto, le parti private o i loro difensori.

3. L'incompetenza può essere per materia, territorio o connessione.

4. È bene ricordare che per presentare conflitto positivo o negativo, sia di competenza che di giurisdizione, è necessaria la contemporanea presa di posizione dei due organi giudiziari di voler prendere cognizione dei fatti oggetto dei rispettivi procedimenti (conflitto positivo) o di declinare la presa di cognizione (conflitto negativo). Se ancora uno dei due uffici giudiziari coinvolti non ha preso posizione non vi sono gli estremi per la denuncia del conflitto. In questo caso sono possibili forme di sollecitazione al Giudice che procede chiedendo, a seconda dei casi, che declini o affermi la propria competenza o giurisdizione e, in subordine, che sollevi conflitto. Se il Giudice prende posizione e non solleva il conflitto ecco che vi è spazio per la denuncia di cui all'art. 30, comma 2, c.p.p.

5. Occorre ricordare che la giurisprudenza, sia di legittimità che costituzionale, è pacifica nel ritenere che per verificare se i due fatti oggetto dei diversi procedimenti possano definirsi medesimi è necessario che vi sia esatta coincidenza tra le condotte, se entrambi i reati siano di condotta, oppure tra le condotte, gli eventi e i nessi causali, invece, se si tratta di reati di evento. Irrilevante la diversa qualificazione giuridica, ciò che occorre analizzare è la materialità storica del fatto.

6. Occorre indicare il Giudice in conflitto nella cui cancelleria viene depositata la presente denuncia.

7. Indicare l'altro Giudice in conflitto, diverso da quello nella cui cancelleria è presentata la denuncia.

8. Gli allegati sotto indicati sono semplicemente un esempio. Occorre allegare gli atti che si ritiene siano dimostrativi dell'esistenza del conflitto e confermativi della prospettazione contenuta nella denuncia medesima.

Commento

I conflitti di competenza o di giurisdizione

Il conflitto di competenza o di giurisdizione si ravvisa tutte le volte in cui esiste una contrapposizione tra due o più organi giudiziari, ciascuno dei quali afferma la propria legittimazione oppure reciprocamente la rifiuta (cfr. Marvulli, Conflitti di giurisdizione e di competenza, in Enc. dir., 2001).

Il conflitto, secondo quanto stabilisce l'art. 28 c.p.p., può riguardare uno o più giudici ordinari (Tribunale, Corte di Assise, Giudice di Pace, Tribunale per i minorenni), da un lato, e uno o più giudici speciali (Tribunale militare e Coste costituzionale: v. Tonini, Manuale di procedura penale, 2017), dall'altro, e si parla di conflitto di giurisdizione; oppure due o più giudici ordinari e avremmo invece un conflitto di competenza, che può essere per materia, territoriale o per connessione.

Se i due o più giudici prendono tutti contemporaneamente cognizione dello stesso fatto avremmo un conflitto positivo, mentre il conflitto sarà negativo nel caso in cui i due o più giudici rifiutino di prendere cognizione.

Dalla combinazione delle ipotesi di cui sopra derivano le quattro tipologie di conflitto, classificabile in conflitto positivo o negativo di competenza, conflitto positivo o negativo di giurisdizione.

Il codice di rito contempla dei meccanismi di risoluzione dei conflitti diretti ad evitare, in caso di conflitto positivo, il rischio del formarsi di due giudicati contraddittori, derivanti dalla contemporanea pendenza di due procedimenti sullo stesso fatto di reato addebitato alla medesima persona, nonché soddisfare esigenze di economica processuale immediatamente percepibili, in caso di conflitto negativo, di rimuovere stasi patologiche del procedimento dovuto ad un non liquet del Giudice (Baccari, Sub art. 28, in Giarda - Spangher (a cura di), Codice di procedura penale commentato, 2017).

Appare utile evidenziare come il conflitto possa essere rilevato anche nella fase delle indagini preliminari come si desume a contrario dalla disposizione di cui all'art. 28, comma 3, c.p.p., secondo la quale nella fase delle indagini non può essere proposto conflitto positivo fondato su ragioni di competenza per territorio determinato dalla connessione. Al di fuori di questo caso, prima dell'esercizio dell'azione penale, possono essere proposti dunque conflitti di competenza o di giurisdizione (si veda Cass. I, 29 novembre 1995).

I presupposti dei conflitti

I presupposti affinché si abbia conflitto, e si applichi la disciplina di cui agli artt. 28 ss. c.p.p., è che la contemporanea presa di cognizione o mancata presa di cognizione riguardi lo stesso fatto attribuito alla stessa persona.

L'art. 28 c.p.p. utilizza dunque l'identica espressione (“medesimo fatto”) contemplata dall'art. 649 c.p.p. e attribuisce rilievo all'accadimento nella sua dimensione storico materiale a prescindere da quella che può essere la eventuale diversa qualificazione giuridica.

Il fatto è dunque lo stesso quando vi sia identità tra condotta, nesso causale e evento e si sia verificato nelle medesime condizioni di spazio o di tempo (v. negli esatti termini Cass. I, n. 2787/1997 che sottolinea come vi debba essere la piena coincidenza degli elementi strutturali e temporali del fatto, sia da un punto di vista soggettivo che quello oggettivo; v. anche Cass. S.U., n. 34655/2005 e Corte cost., n. 200/2016 che forniscono precise indicazioni su cosa debba intendersi per “medesimo fatto” con riferimento all'art. 649 c.p.p.).

La giurisprudenza ha avuto modo di precisare che, qualunque apprezzabile differenza che non consente di ravvisare identità ontologica tra i due fatti, impedisce che possa ipotizzarsi conflitto ai sensi dell'art. 28 (v. Cass. I, n. 41715/2015).

Affinché si abbia conflitto negativo è in primo luogo necessario che si abbiano due formali provvedimenti declinatori di competenza, non essendo sufficiente la semplice trasmissione o restituzione degli atti con la dicitura “per competenza” (Cass. I, n. 39972/2014; v. anche Cass. I, n. 16984/2009), declinatoria di competenza che può però anche essere desunta dal tenore complessivo del provvedimento (Cass. I, n. 26373/2017 che ha pronunciato detto principio nel caso in cui i Tribunale aveva dichiarato inammissibile una richiesta ai sensi dell'art. 670 c.p.p. sul presupposto che la stessa doveva presentarsi in realtà alla Corte di Appello).

In secondo luogo che si verifichi una stasi del procedimento che non c'è nel caso in cui il Giudice, cui gli atti sono stati trasmessi da altro Giudice dichiaratosi incompetente, ritenga a sua volta competente un terzo Giudice, non ancora pronunciatosi sulla competenza (così Cass. I, n. 13620/2011; conflitto che si verifica invece quando il terzo Giudice declini la propria competenza in favore di uno dei primi due: Cass. I, n. 3836/2017) o, pur dichiarandosi incompetente, abbia comunque adottato il provvedimento richiesto (Cass. I, n. 23854/2016; Cass. I, n. 39874/2012).

Il contrasto tra due o più organi giudiziari, inoltre, deve essere attuale. Sulla base di tale premessa la Corte di Cassazione ha precisato che, per aversi conflitto, è necessario che i procedimenti siano tutti pendenti e, all'interno degli stessi, non sia divenuta irrevocabile alcuna pronuncia nel merito (v. Cass. I, n. 38522/2017 che spiega che altrimenti la soluzione del conflitto non porterebbe ad alcun risultato utile, in quanto al riesame della causa dal Giudice designato dalla Corte di Cassazione osterebbe il giudicato o i giudicati).

Assenza di conflitto ravvisabile anche nel caso in cui una delle due autorità potenzialmente competenti non abbia adottato alcun provvedimento, a differenza dell'altra che invece abbia affermato la propria potestà negando la potestà dell'altro Giudice (Cass. S.U., 23 novembre 1998).

Non costituisce, infine, conflitto positivo di competenza, l'apertura di due procedimenti penali per un medesimo fatto attribuito alla stessa persona nella stessa sede giudiziaria e su iniziativa del medesimo ufficio del P.M. che invece deve essere risolto attraverso l'operare del principio del ne bis in idem (Cass. S.U., n. 34655/2005).

Secondo quanto stabilisce l'art. 29, il conflitto cessa per effetto del provvedimento di uno dei due giudici che dichiara, anche di ufficio, la propria competenza o incompetenza.

L'applicazione della disciplina anche ai casi analoghi

Per espressa ammissione dell'art. 28, comma 2 le norme sui conflitti si applicano anche ai casi analoghi a quelli tipizzati dal comma 1.

Sono tipici i conflitti quando due giudici rivendicano o negano la propria giurisdizione o competenza. Al di fuori di questi casi si ha conflitto analogo quando si verifica una stasi processuale non altrimenti superabile perché tra gli organi giurisdizionali sorge una questione attinente la competenza funzionale, ossia in ordine alla legittimazione ad emettere un atto nel medesimo procedimento penale.

Vengono espressamente ricondotti in questa categoria, il contrasto tra presidente di un tribunale che ha accolto la dichiarazione di astensione formulata dal magistrato incaricato di presiedere un collegio giudicante e il collegio giudicante nella nuova composizione circa la competenza a stabilire se, e in quale parte, conservino efficacia gli atti precedentemente compiuti (Cass. I, n. 2799/1997), tra tribunale ordinario e magistrato di sorveglianza in ordine al sentire un detenuto ai sensi dell'art. 666, comma 4, c.p.p. (Cass. I, n. 3864/2004) oppure tra Giudice del dibattimento e Giudice dell'esecuzione a proposito della domanda di cancellazione di una sentenza di condanna sul rilievo che il richiedente non era il soggetto indicato nel provvedimento (Cass. I, n. 17543/2012).

Per salvaguardare esigenze di economia processuale, l'art. 28, comma 2, ultimo periodo prevede che in caso di conflitto tra Giudice dell'udienza preliminare e Giudice del dibattimento prevalga la decisione del Giudice del dibattimento, sempre che non sia un atto abnorme (cfr. Cass. I, n. 12929/2018). Tale regola si ritiene operi solo con riferimento ai casi analoghi (v. Cass. I, n. 20928/2015; Cass. I, n. 16555/2010).

Dibattuta in passato la questione se desse o meno luogo a un conflitto il contrasto tra P.M. e Giudice, adesso la soluzione negativa ha trovato il definitivo avallo delle Sezioni Unite della cassazione (Cass. S.U., n. 9605/2013).

La proposizione del conflitto. In particolare la denuncia ad opera del P .M. o delle parti private

Il conflitto può essere proposto d'ufficio da uno dei due giudici coinvolti che, ai sensi dell'art. 30, pronuncia ordinanza inoppugnabile (v. Cass. I, 12 luglio 1991) con la quale rimette alla Corte di Cassazione copia degli atti, non tutti, ma solo quelli necessari alla sua risoluzione con indicazione delle parti e dei difensori.

La Corte di Cassazione ha avuto modo di precisare che in caso di conflitto negativo, spetta al Giudice che rifiuta la competenza attribuitagli da altro Giudice a investire la Suprema Corte per la risoluzione del conflitto, giacché è dal suo comportamento che trae origine la situazione di stasi processuale (Cass. I, n. 1937/1995; v. anche Cass. I, n. 3836/2017).

Il conflitto può anche essere denunciato dal Pubblico Ministero presso uno dei giudici coinvolti oppure dalle parti private. Il riferimento alle parti private porta a ritenere che durante la fase delle indagini preliminari legittimato sia il solo indagato, cui l'art. 61 estende tutti i diritti e le garanzie dell'imputato e non, invece, la persona offesa (così Baccari, Sub art. 28, in Giarda-Spangher, Codice di procedura penale commentato, 2017).

La denuncia deve esser fatta per iscritto, contenere le motivazioni e ad essa deve essere allegata la documentazione necessaria, pena inammissibilità dell'istanza (Cass. I, 23 agosto 1994 che ha dichiarato inammissibile la denuncia non presentata in forma scritta).

Deve essere depositata nella cancelleria di uno dei giudici in conflitto e non può invece essere presentata direttamente alla Corte di Cassazione (Cass. III, n. 17085/2006).

La denuncia può essere proposta qualora il conflitto sia effettivo, quando cioè due o più organi giudiziari abbiano già manifestato la volontà positiva o negativa. In questo caso, il Giudice è obbligato a trasmettere gli atti alla Suprema Corte sulla base della situazione rappresentata e astrattamente riconducibile alle ipotesi di cui all'art. 28, senza la possibilità di alcun vaglio di fondatezza (Cass. I, 11 novembre 1993).

Se invece la parte si limita a contestare la legittimazione di uno dei due giudici, invitando il Giudice a cui la competenza è stata attribuita dal primo Giudice a declinare la propria competenza e sollevare il conflitto, non sussiste alcun obbligo di trasmissione, valendo tale atto come semplice sollecitazione (v. in questo senso Cass. I, n. 4092/2013; Cass. I, 27 ottobre 1993).

Conseguenze della denuncia e risoluzione del conflitto

La denuncia, come già detto, obbliga il Giudice che la riceve, similmente a quanto accade quando è uno dei giudici stessi a prospettare il conflitto, a trasmettere immediatamente la stessa, la documentazione allegata e gli atti necessari alla sua risoluzione alla Corte di Cassazione con indicazione delle parti, dei loro difensori e con eventuali osservazioni.

L'ordinanza pronunciata ex officio dal Giudice o la denuncia non sospendono però il procedimento. Si verifica però uno stato di quiescenza in cui è inibita al Giudice qualsiasi attività valutativa (Cass. I, n. 13038/2014).

Il Giudice che ha pronunciato l'ordinanza o è stato investito del conflitto deve comunicare all'altro Giudice in conflitto dell'ordinanza o della denuncia il quale sarà tenuto a trasmettere immediatamente gli atti necessari alla sua risoluzione alla Corte di Cassazione con indicazione delle parti, dei loro difensori e con eventuali osservazioni.

La Suprema Corte, a cui l'art. 32 riconosce poteri istruttori (la Corte assume le informazioni e acquisisce gli atti e i documenti che ritiene necessari), decide a seguito di udienza ai sensi dell'art. 127 c.p.p.

La Corte non è vincolata dal contenuto dell'ordinanza o della denuncia prospettanti il conflitto, ben potendo pronunciarsi anche sulle altre imputazioni e individuare un terzo Giudice diverso da quelli coinvolti nel procedimento del conflitto di competenza (Cass. I, n. 33379/2015).

L'estratto della sentenza è comunicato ai giudici in conflitto e ai P.M. presso di essi e notificato alle parti private.

La decisione della Corte di Cassazione è vincolante nel corso del processo, salvo che risultino nuovi fatti che comportino una ridefinizione del fatto e lo spostamento della giurisdizione o della competenza (art. 25 c.p.p.).

Gli atti compiuti in ordine alle prove e alle misure cautelari da parte del Giudice per così dire soccombente sono conservati nei limiti fissati dagli artt. 26 e 27 c.p.p.

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