Denuncia di conflitto negativo di giurisdizione (art. 30, comma 2)Inquadramentoatto di denuncia dell'esistenza di un conflitto negativo di giurisdizione, in quanto due o più giudici, di cui uno speciale e l'altro ordinario, ritengono di non essere legittimati a prendere cognizione del medesimo fatto attribuito alla stessa persona in quanto ritengono entrambi esuli dalla propria giurisdizione. FormulaALLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE MEDIANTE DEPOSITO NELLA CANCELLERIA DEL ... [1] DENUNCIA DI CONFLITTO NEGATIVO DI GIURISDIZIONE (ART. 30, COMMA 2, C.P.P.) Il sottoscritto Avv. ... [2], nella sua qualità di difensore del Sig. ..., nato a ... il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G. per la violazione degli articoli ...; premesso Sussiste un conflitto negativo di giurisdizione, in quanto, due organi giudiziari ordinari hanno reciprocamente declinato la propria giurisdizione. Segnatamente: - il G.U.P. militare di ... (indicare sede dell'ufficio giudiziario), investito della richiesta di rinvio di giudizio formulata dal P.M. nel proc. pen. n. ... / ... (all. n. 1), nell'udienza preliminare svoltasi lo scorso ... (indicare giorno dell'udienza), ha rilevato il difetto di giurisdizione in quanto ... (indicare i motivi che hanno portato il Giudice a ritenere che il fatto non rientri nella propria giurisdizione), pronunciando sentenza ai sensi dell'art. 20, comma 2, c.p.p. e ordinando al contempo la trasmissione degli atti al P.M. presso il Tribunale di ... (v. all. n. 2); - il G.U.P. di ... (indicare sede ufficio giudiziario), a sua volta investito della richiesta di rinvio a giudizio formulata dal P.M. destinatario degli atti, nel proc. pen. ... / ... R.G.N.R. ha ritenuto che il fatto rientra invece nella giurisdizione speciale. I fatti, come si può agevolmente cogliere dal raffronto dei due capi di imputazione formulati all'interno dei due procedimenti contemporaneamente pendenti, sono i medesimi. Sussiste dunque un conflitto negativo di giurisdizione di cui all'art. 28, comma 1, lett. a) pqm Il sottoscritto Avv. ..., nella sua qualità di difensore del Sig. ..., denuncia a Codesta Ecc.ma Corte di Cassazione un conflitto negativo di giurisdizione tra il Giudice militare dell'udienza preliminare di ... e il Giudice dell'udienza preliminare di ..., chiede al Giudice dell'udienza preliminare di ... [3], nella cui cancelleria è depositata la presente denuncia, di trasmettere immediatamente la denuncia medesima alla Corte di Cassazione, con gli atti necessari alla soluzione del conflitto, l'indicazione delle parti e dei loro difensori, comunicando altresì la presentazione dell'atto al Giudice militare dell'udienza preliminare di ... [4] per gli adempimenti di cui all'art. 31 c.p.p. Con ogni ossequio. Luogo e data ... Firma ... Si allega [5] : 1) avviso di fissazione udienza preliminare davanti al Giudice militare dell'udienza preliminare di ... emesso nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R. con allegata richiesta di rinvio a giudizio; 2) sentenza del Giudice militare dell'udienza preliminare di ... pronunciata nel proc. pen. n. ... / ... R.G.N.R. con cui è stata dichiarata la giurisdizione in favore del Tribunale ordinario di ...; 3) avviso di fissazione udienza preliminare davanti al Giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale ordinario di ... emesso nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R. con allegata richiesta di rinvio a giudizio; 4) sentenza del Giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale ordinario di ... pronunciata nel proc. pen. n. ... / ... R.G.N.R. con cui è stata dichiarata la giurisdizione in favore del primo Giudice. 1. La denuncia è rivolta alla Suprema Corte di Cassazione che è l'organo giurisdizionale chiamato dalla disciplina di cui agli artt. 28 ss. a risolvere i conflitti di competenza o giurisdizione. La denuncia però deve essere depositata, pena inammissibilità, nella cancelleria di uno dei giudici in conflitto o comunque, se la denuncia proviene dal P.M., nella cancelleria del Giudice presso cui esso è costituito. 2. La denuncia che propone conflitto di competenza o di giurisdizione può essere presentata dal P.M. costituito presso uno dei giudici in conflitto, le parti private o i loro difensori. 3. Occorre indicare il Giudice in conflitto nella cui cancelleria viene depositata la presente denuncia. 4. Indicare l'altro Giudice in conflitto, diverso da quello nella cui cancelleria è presentata la denuncia. 5. Gli allegati sotto indicati sono semplicemente un esempio. Occorre allegare gli atti che si ritiene siano dimostrativi dell'esistenza del conflitto e confermativi della prospettazione contenuta nella denuncia medesima. CommentoI conflitti di competenza o di giurisdizione Il conflitto di competenza o di giurisdizione si ravvisa tutte le volte in cui esiste una contrapposizione tra due o più organi giudiziari, ciascuno dei quali afferma la propria legittimazione oppure reciprocamente la rifiuta (cfr. Marvulli, Conflitti di giurisdizione e di competenza, in Enc. dir., 2001). Il conflitto, secondo quanto stabilisce l'art. 28 c.p.p., può riguardare uno o più giudici ordinari (Tribunale, Corte di Assise, Giudice di Pace, Tribunale per i minorenni), da un lato, e uno o più giudici speciali (Tribunale militare e Coste costituzionale: v. Tonini, Manuale di procedura penale, 2017), dall'altro, e si parla di conflitto di giurisdizione; oppure due o più giudici ordinari e avremmo invece un conflitto di competenza, che può essere per materia, territoriale o per connessione. Se i due o più giudici prendono tutti contemporaneamente cognizione dello stesso fatto avremmo un conflitto positivo, mentre il conflitto sarà negativo nel caso in cui i due o più giudici rifiutino di prendere cognizione. Dalla combinazione delle ipotesi di cui sopra derivano le quattro tipologie di conflitto, classificabile in conflitto positivo o negativo di competenza, conflitto positivo o negativo di giurisdizione. Il codice di rito contempla dei meccanismi di risoluzione dei conflitti diretti ad evitare, in caso di conflitto positivo, il rischio del formarsi di due giudicati contraddittori, derivanti dalla contemporanea pendenza di due procedimenti sullo stesso fatto di reato addebitato alla medesima persona, nonché soddisfare esigenze di economica processuale immediatamente percepibili, in caso di conflitto negativo, di rimuovere stasi patologiche del procedimento dovuto ad un non liquet del Giudice (Baccari, Sub art. 28, in Giarda, Spangher (a cura di), Codice di procedura penale commentato, 2017). Appare utile evidenziare come il conflitto possa essere rilevato anche nella fase delle indagini preliminari come si desume a contrario dalla disposizione di cui all'art. 28, comma 3, c.p.p., secondo la quale nella fase delle indagini non può essere proposto conflitto positivo fondato su ragioni di competenza per territorio determinato dalla connessione. Al di fuori di questo caso, prima dell'esercizio dell'azione penale, possono essere proposti dunque conflitti di competenza o di giurisdizione (si veda Cass. I, 29 novembre 1995). I presupposti dei conflitti I presupposti affinché si abbia conflitto, e si applichi la disciplina di cui agli artt. 28 ss. c.p.p., è che la contemporanea presa di cognizione o mancata presa di cognizione riguardi lo stesso fatto attribuito alla stessa persona. L'art. 28 c.p.p. utilizza dunque l'identica espressione (“medesimo fatto”) contemplata dall'art. 649 c.p.p. e attribuisce rilievo all'accadimento nella sua dimensione storico materiale a prescindere da quella che può essere la eventuale diversa qualificazione giuridica. Il fatto è dunque lo stesso quando vi sia identità tra condotta, nesso causale e evento e si sia verificato nelle medesime condizioni di spazio o di tempo (v. negli esatti termini Cass. I, n. 2787/1997 che sottolinea come vi debba essere la piena coincidenza degli elementi strutturali e temporali del fatto, sia da un punto di vista soggettivo che quello oggettivo; v. anche Cass. S.U., n. 34655/2005 e Corte cost., n. 200/2016 che forniscono precise indicazioni su cosa debba intendersi per “medesimo fatto” con riferimento all'art. 649 c.p.p.). La giurisprudenza ha avuto modo di precisare che, qualunque apprezzabile differenza che non consente di ravvisare identità ontologica tra i due fatti, impedisce che possa ipotizzarsi conflitto ai sensi dell'art. 28 (v. Cass. I, n. 41715/2015). Affinché si abbia conflitto negativo è in primo luogo necessario che si abbiano due formali provvedimenti declinatori di competenza, non essendo sufficiente la semplice trasmissione o restituzione degli atti con la dicitura “per competenza” (Cass. I, n. 39972/2014; v. anche Cass. I, n. 16984/2009), declinatoria di competenza che può però anche essere desunta dal tenore complessivo del provvedimento (Cass. I, n. 26373/2017 che ha pronunciato detto principio nel caso in cui i Tribunale aveva dichiarato inammissibile una richiesta ai sensi dell'art. 670 c.p.p. sul presupposto che la stessa doveva presentarsi in realtà alla Corte di Appello). In secondo luogo che si verifichi una stasi del procedimento che non c'è nel caso in cui il Giudice, cui gli atti sono stati trasmessi da altro Giudice dichiaratosi incompetente, ritenga a sua volta competente un terzo Giudice, non ancora pronunciatosi sulla competenza (così Cass. I, n. 13620/2011; conflitto che si verifica invece quando il terzo Giudice declini la propria competenza in favore di uno dei primi due: Cass. I, n. 3836/2017) o, pur dichiarandosi incompetente, abbia comunque adottato il provvedimento richiesto (Cass. I, n. 23854/2016; Cass. I, n. 39874/2012). Il contrasto tra due o più organi giudiziari, inoltre, deve essere attuale. Sulla base di tale premessa la Corte di Cassazione ha precisato che, per aversi conflitto, è necessario che i procedimenti siano tutti pendenti e, all'interno degli stessi, non sia divenuta irrevocabile alcuna pronuncia nel merito (v. Cass. I, n. 38522/2017 che spiega che altrimenti la soluzione del conflitto non porterebbe ad alcun risultato utile, in quanto al riesame della causa dal Giudice designato dalla Corte di Cassazione osterebbe il giudicato o i giudicati). Assenza di conflitto ravvisabile anche nel caso in cui una delle due autorità potenzialmente competenti non abbia adottato alcun provvedimento, a differenza dell'altra che invece abbia affermato la propria potestà negando la potestà dell'altro Giudice (Cass. S.U., 23 novembre 1998). Non costituisce, infine, conflitto positivo di competenza, l'apertura di due procedimenti penali per un medesimo fatto attribuito alla stessa persona nella stessa sede giudiziaria e su iniziativa del medesimo ufficio del P.M. che invece deve essere risolto attraverso l'operare del principio del ne bis in idem (Cass. S.U., n. 34655/2005). Secondo quanto stabilisce l'art. 29, il conflitto cessa per effetto del provvedimento di uno dei due giudici che dichiara, anche di ufficio, la propria competenza o incompetenza. L'applicazione della disciplina anche ai casi analoghi Per espressa ammissione dell'art. 28, comma 2 le norme sui conflitti si applicano anche ai casi analoghi a quelli tipizzati dal comma 1. Sono tipici i conflitti quando due giudici rivendicano o negano la propria giurisdizione o competenza. Al di fuori di questi casi si ha conflitto analogo quando si verifica una stasi processuale non altrimenti superabile perché tra gli organi giurisdizionali sorge una questione attinente la competenza funzionale, ossia in ordine alla legittimazione ad emettere un atto nel medesimo procedimento penale. Vengono espressamente ricondotti in questa categoria, il contrasto tra presidente di un tribunale che ha accolto la dichiarazione di astensione formulata dal magistrato incaricato di presiedere un collegio giudicante e il collegio giudicante nella nuova composizione circa la competenza a stabilire se, e in quale parte, conservino efficacia gli atti precedentemente compiuti (Cass. I, n. 2799/1997), tra tribunale ordinario e magistrato di sorveglianza in ordine al sentire un detenuto ai sensi dell'art. 666, comma 4, c.p.p. (Cass. I, n. 3864/2004) oppure tra Giudice del dibattimento e Giudice dell'esecuzione a proposito della domanda di cancellazione di una sentenza di condanna sul rilievo che il richiedente non era il soggetto indicato nel provvedimento (Cass. I, n. 17543/2012). Per salvaguardare esigenze di economia processuale, l'art. 28, comma 2, ultimo periodo prevede che in caso di conflitto tra Giudice dell'udienza preliminare e Giudice del dibattimento prevalga la decisione del Giudice del dibattimento, sempre che non sia un atto abnorme (cfr. Cass. I, n. 12929/2018). Tale regola si ritiene operi solo con riferimento ai casi analoghi (v. Cass. I, n. 20928/2015; Cass. I, n. 16555/2010). Dibattuta in passato la questione se desse o meno luogo a un conflitto il contrasto tra P.M. e Giudice, adesso la soluzione negativa ha trovato il definitivo avallo delle sezioni unite della cassazione (Cass. S.U., n. 9605/2013). La proposizione del conflitto. In particolare la denuncia ad opera del P.M. o delle parti private Il conflitto può essere proposto d'ufficio da uno dei due giudici coinvolti che, ai sensi dell'art. 30, pronuncia ordinanza inoppugnabile (v. Cass. I, 12 luglio 1991) con la quale rimette alla Corte di Cassazione copia degli atti, non tutti, ma solo quelli necessari alla sua risoluzione con indicazione delle parti e dei difensori. La Corte di Cassazione ha avuto modo di precisare che in caso di conflitto negativo, spetta al Giudice che rifiuta la competenza attribuitagli da altro Giudice a investire la Suprema Corte per la risoluzione del conflitto, giacché è dal suo comportamento che trae origine la situazione di stasi processuale (Cass. I, n. 1937/1995; v. anche Cass. I, n. 3836/2017). Il conflitto può anche essere denunciato dal Pubblico Ministero presso uno dei giudici coinvolti oppure dalle parti private. Il riferimento alle parti private porta a ritenere che durante la fase delle indagini preliminari legittimato sia il solo indagato, cui l'art. 61 estende tutti i diritti e le garanzie dell'imputato e non, invece, la persona offesa (così Baccari, Sub art. 28, in Giarda, Spangher, Codice di procedura penale commentato, 2017). La denuncia deve esser fatta per iscritto, contenere le motivazioni e ad essa deve essere allegata la documentazione necessaria, pena inammissibilità dell'istanza (Cass. I, n. 23 agosto 1994 che ha dichiarato inammissibile la denuncia non presentata in forma scritta). Deve essere depositata nella cancelleria di uno dei giudici in conflitto e non può invece essere presentata direttamente alla Corte di Cassazione (Cass. III, n. 17085/2006). La denuncia può essere proposta qualora il conflitto sia effettivo, quando cioè due o più organi giudiziari abbiano già manifestato la volontà positiva o negativa. In questo caso, il Giudice è obbligato a trasmettere gli atti alla Suprema Corte sulla base della situazione rappresentata e astrattamente riconducibile alle ipotesi di cui all'art. 28, senza la possibilità di alcun vaglio di fondatezza (Cass. I, 11 novembre 1993). Se invece la parte si limita a contestare la legittimazione di uno dei due giudici, invitando il Giudice a cui la competenza è stata attribuita dal primo Giudice a declinare la propria competenza e sollevare il conflitto, non sussiste alcun obbligo di trasmissione, valendo tale atto come semplice sollecitazione (v. in questo senso Cass. I, n. 4092/2013; Cass. I, 27 ottobre 1993). Conseguenze della denuncia e risoluzione del conflitt o La denuncia, come già detto, obbliga il Giudice che la riceve, similmente a quanto accade quando è uno dei giudici stessi a prospettare il conflitto, a trasmettere immediatamente la stessa, la documentazione allegata e gli atti necessari alla sua risoluzione alla Corte di Cassazione con indicazione delle parti, dei loro difensori e con eventuali osservazioni. L'ordinanza pronunciata ex officio dal Giudice o la denuncia non sospendono però il procedimento. Si verifica però uno stato di quiescenza in cui è inibita al Giudice qualsiasi attività valutativa (Cass. I, n. 13038/2014). Il Giudice che ha pronunciato l'ordinanza o è stato investito del conflitto deve comunicare all'altro Giudice in conflitto dell'ordinanza o della denuncia il quale sarà tenuto a trasmettere immediatamente gli atti necessari alla sua risoluzione alla Corte di Cassazione con indicazione delle parti, dei loro difensori e con eventuali osservazioni. La Suprema Corte, a cui l'art. 32 riconosce poteri istruttori (la Corte assume le informazioni e acquisisce gli atti e i documenti che ritiene necessari), decide a seguito di udienza ai sensi dell'art. 127 c.p.p. La Corte non è vincolata dal contenuto dell'ordinanza o della denuncia prospettanti il conflitto, ben potendo pronunciarsi anche sulle altre imputazioni e individuare un terzo Giudice diverso da quelli coinvolti nel procedimento del conflitto di competenza (Cass. I, n. 33379/2015). L'estratto della sentenza è comunicato ai giudici in conflitto e ai P.M. presso di essi e notificato alle parti private. La decisione della Corte di Cassazione è vincolante nel corso del processo, salvo che risultino nuovi fatti che comportino una ridefinizione del fatto e lo spostamento della giurisdizione o della competenza (art. 25 c.p.p.). Gli atti compiuti in ordine alle prove e alle misure cautelari da parte del Giudice per così dire soccombente sono conservati nei limiti fissati dagli artt. 26 e 27 c.p.p. |