Sentenza di incompetenza (art. 22)InquadramentoIl Giudice, rilevata anche d'ufficio la propria incompetenza per qualsiasi causa, la dichiara con sentenza e ordina la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero presso il Giudice competente. FormulaREPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI ... SEZIONE ... PENALE In composizione ..., in persona dei magistrati Dott. ... (Presidente), ... (Estensore), ... (Giudice)/del magistrato Dott. ..., alla pubblica udienza del ..., nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R. - ... / ... R.G. celebrato nei confronti di: Sig. ..., nato a ..., il ..., elettivamente domiciliato in ..., imputato “del reato di cui all'art. ..., perché ..., commesso in ..., il ... ”, libero assente, difeso dall'Avv. ..., del foro di ..., presente, ha deliberato e pubblicato, mediante lettura del dispositivo in aula, la seguente sentenza, PREMESSO Il Sig. ... veniva tratto a giudizio per il reato di cui all'art. ..., che egli avrebbe commesso in ... . In sede di udienza preliminare, celebratasi in data ..., la difesa dell'imputato eccepiva l'incompetenza territoriale di questo Tribunale, in favore del Tribunale di ..., deducendo che, sulla base di consolidati orientamenti giurisprudenziali, il locus commissi delicti, con riferimento al reato di cui all'art. ..., deve essere individuato nel luogo in cui ... . Il G.U.P. aveva tuttavia respinto l'eccezione, ritenendola infondata. All'udienza odierna, il difensore dell'imputato riproponeva dinanzi a questo Collegio l'eccezione di incompetenza territoriale. CONSIDERATO L'eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalla difesa deve ritenersi tempestiva, in quanto proposta subito dopo l'accertamento della costituzione delle parti, e dunque entro il termine previsto dall'art. 491, comma 1, c.p.p. L'eccezione è altresì fondata: questo Collegio ritiene infatti condivisibile l'assunto della difesa dell'imputato, per cui il luogo di consumazione del reato ascritto all'imputato deve essere individuato in ... . Sul punto si richiamano i noti arresti della Suprema Corte di Cassazione (cfr. Cass. ... ), ove è stato espresso il principio per cui ... . Tale principio risulta applicabile anche al caso di specie, sussistendone tutti gli estremi: difatti ... . Alla luce di quanto sinora esposto, appare evidente che il luogo di consumazione del reato oggetto dell'imputazione a carico del Sig. ... deve essere individuato in ..., da cui consegue la competenza del Tribunale di ... . PQM nel giudizio di cognizione rubricato al n. ... / ... R.G.N.R. - ... / ... R.G., a carico di ..., DICHIARA l'incompetenza territoriale del Tribunale di ... in favore del Tribunale di ..., in composizione collegiale; ORDINA la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero presso il Tribunale di ... . Così deciso in ..., il ... . Il Giudice Estensore/Il Giudice/Il Presidente del Collegio ... Firma ... CommentoCriteri attributivi e rilevabilità dell'incompetenza La competenza del Giudice penale ordinario, ovvero quella porzione della funzione giurisdizionale in materia penale che allo stesso è devoluta, è individuata per approssimazioni successive che tengono conto dei criteri di materia, territorio, funzione e dell'eventuale connessione fra procedimenti (cfr. Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2017, 77). La competenza per materia è ripartita fra i giudici ordinari a norma degli artt. 4, 5 e 6 del codice di rito, nonché in base all'art. 4 del d.lgs. n. 274/2000 che disciplina le attribuzioni del Giudice di pace. Occorre ricordare che il tribunale per i minorenni ha competenza esclusiva su tutti i reati commessi dai minori degli anni 18, anche se eventualmente connessi con altri per cui sarebbe competente un diverso Giudice. Tra tutti i criteri attributivi della competenza, il locus commissi delicti (art. 8 c.p.p.) è quello che, tradizionalmente, si ritiene maggiormente espressivo del principio del Giudice naturale (art. 25 c.p.p.), che attiene alla predeterminazione, con riserva assoluta di legge, in maniera tassativa e irretroattiva, del soggetto investito del potere giurisdizionale con riferimento al fatto di reato commesso, sulla scorta anche del rilievo per cui il diritto e la giustizia dovrebbero essere riaffermati nel luogo in cui sono stati violati (cfr. Tonini, op. ult. cit., 83 e ss.). Le norme che disciplinano l'attribuzione della competenza in ragione della connessione esistente tra reati sono invece racchiuse negli artt. da 12 a 16 del codice di rito. Si tratta di una disciplina particolarmente rilevante in quanto inevitabilmente destinata ad esplicare i propri effetti sulla giurisdizione e sugli altri criteri di attribuzione della competenza. In particolare, la scelta del legislatore del 1988 è stata quella di elevare la connessione a criterio originario di determinazione della competenza, contemperando l'esigenza di correlare l'esercizio della funzione giurisdizionale al locus commissi deliciti e con quella di una valutare la reigiudicanda in maniera più ampia (cfr. Ricciarelli, L'esercizio della funzione giurisdizionale: dalla competenza al riparto di attribuzioni, in Trattato di procedura penale, diretto da Spangher, vol. I, Soggetti e atti, t. II, Gli atti, a cura di Dean, Milano, 2009, 77 e ss.). Il codice di rito modula un differenziato regime di rilevabilità a seconda del criterio di riparto della competenza: l'incompetenza per materia è rilevata, anche d'ufficio, in ogni stato e grado del procedimento (art. 21, comma 1, c.p.p., incompetenza c.d. per difetto), salvo che derivi da connessione (art. 23, comma 2), o quando il reato appartenga alla competenza di un Giudice inferiore (incompetenza c.d. per eccesso, dis. ult. cit.). In queste due ultime ipotesi, l'incompetenza per materia segue il regime dell'incompetenza per territorio, disciplinata dall'art. 21, comma 2, c.p.p., in base al quale il difetto deve essere eccepito o rilevato entro la conclusione dell'udienza preliminare, o, ove questa manchi, entro il termine di cui all'art. 491, comma 1, c.p.p., cioè subito dopo l'accertamento della regolare costituzione delle parti (cfr. ex plurimis,Cass. II, n. 2662/2013; contraCass. I, n. 40879/2012). Entro tale termine deve inoltre essere riproposta l'eccezione di incompetenza già formulata e respinta nel corso dell'udienza preliminare. Al regime della incompetenza per materia per difetto è assimilata l'incompetenza cd. funzionale, che concerne l'attribuzione in capo al Giudice del compito di svolgere determinati procedimenti ovvero determinate fasi, gradi o atti del procedimento (cfr. Tonini, op. ult. cit., 83): seppur non espressamente disciplinata, le regole concernenti la competenza funzionale sono ricavabili dall'impianto codicistico e seguono la scansione delle fasi procedimentali. La declaratoria d'incompetenza. Fasi, poteri e forme A norma dell'art. 22, comma 2, c.p.p., fino alla chiusura delle indagini preliminari il Giudice che si riconosca incompetente “per qualsiasi causa” pronuncia ordinanza e dispone la restituzione degli atti al Pubblico Ministero: il provvedimento è inoppugnabile, tranne che nelle ipotesi di abnormità, e non idoneo ad originare un “caso analogo” al conflitto di competenza, a norma dell'art. 28, comma 2, c.p.p. (Cass. S.U., n. 42030/2004). Ai sensi dell'art. 22, comma 3, c.p.p., dopo la chiusura delle indagini preliminari l'incompetenza deve essere dichiarata con sentenza, con la quale il Giudice ordina la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero presso il Giudice competente. È controverso se tale disposizione si applichi anche nell'ipotesi di richiesta di archiviazione: in alcune pronunce, la S.C. ha qualificato come abnorme il provvedimento, reso con la forma della sentenza, con il quale il G.I.P. investito della richiesta di archiviazione dichiarava la propria incompetenza e ordinava la restituzione degli atti al Pubblico Ministero, “atteso il fondamentale principio secondo cui non può darsi pronuncia di sentenza se non quando vi sia stato esercizio dell'azione penale in una delle forme previste dalla legge” (cfr. Cass. I, n. 1981/1998; nello stesso senso Cass. I, n. 2108/1998; in senso contrario tuttavia Cass. I, n. 4127/1998; Cass. III, n. 1700/1998). L'incompetenza è dichiarata con sentenza anche nel corso del dibattimento (art. 23 c.p.p.), e in grado di appello (art. 24 c.p.p.): anche in questo caso, il Giudice ordina la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero presso il Giudice che ritiene fornito di competenza: difatti la Corte costituzionale, con tre distinte pronunce, ha censurato le predette disposizioni nella parte in cui prevedevano la trasmissione diretta degli atti al Giudice ad quem (Corte cost., n. 76/1993, n. 70/1996 e n. 214/1996). In ossequio al principio di ragionevole durata del processo, atteso che l'incompetenza per territorio, a differenza di quella ratione materiae per difetto, non incide sulle capacità tecnico-professionali del Giudice, la giurisprudenza di legittimità ha stabilito, in maniera nettamente prevalente, che la preclusione di cui all'art. 21, comma 2, c.p.p. vincola non soltanto le parti, ma anche il Giudice: la possibilità di dichiarare con sentenza la propria incompetenza “per qualsiasi causa”, contemplata dall'art. 23, comma 1, c.p.p., va infatti riferita implicitamente alle questioni di incompetenza che debbono ritenersi ancora aperte, o perché rilevabili in ogni stato e grado del procedimento, o perché tempestivamente eccepite dalle parti o riproposte (ex plurimis, Cass. I, n. 23907/2010; in senso conforme Cass. II, n. 4441/2208; Cass. VI, n. 33435/2006; Cass. IV, n. 41991/2003; Cass. VI, n. 8587/2000; Cass. I, n. 6458/1998; Cass. I, n. 3217/1992). Tali approdi dovrebbero interessare anche la competenza per materia per eccesso, nonché quella per connessione. Un consolidato ancorché risalente orientamento di legittimità, inoltre, ritiene operante la preclusione di cui all'art. 21, comma 2, c.p.p., anche nelle ipotesi di incompetenza per materia per difetto determinata da connessione (cfr. Cass. VI, n. 5998/1997; in senso conforme, Cass. I, n. 366/1995; Cass. VI, 17 ottobre 1994). Sulla materia de qua non mancano tuttavia occasioni di contrasto (cfr. le contrapposte soluzioni cui sono giunte Cass. VI, n. 34472/2007, e Cass. I, n. 40879/2010). Nel giudizio di appello, affinché il Giudice possa rilevare il vizio e annullare la sentenza, ordinando la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero presso il Giudice competente, l'eccezione di incompetenza soggetta a preclusione deve essere stata tempestivamente sollevata (e respinta) nel giudizio di primo grado e riproposta nei motivi di appello (cfr. art. 24, comma 2), senza tuttavia introdurre argomentazioni ulteriori e diverse da quelle originarie, nemmeno nel caso in cui eventuali sopravvenienze istruttorie potrebbero giustificare uno spostamento della competenza (cfr. Cass. II, n. 4876/2016). A norma dell'art. 26 c.p.p., l'inosservanza delle norme sulla competenza non produce l'inefficacia delle prove già acquisite. In tema di incompetenza per materia, la disposizione de qua prevede che le dichiarazioni rese al Giudice incompetente, se ripetibili, sono utilizzabili soltanto nell'udienza preliminare e ai fini delle contestazioni a norma degli artt. 500 e 503 c.p.p. Le sentenze che, dichiarando l'incompetenza del Giudice adito, sono idonee a dar luogo ad un conflitto di competenza, a norma dell'art. 28 c.p.p., non sono ricorribili per Cassazione, secondo quanto prevede l'art. 568, comma 2, c.p.p. |