Richiesta di rimessione del processo (artt. 45 e 46)InquadramentoAtto con cui si chiede alla Corte di Cassazione la rimessione del processo di merito ad altro Giudice, individuato ai sensi dell'art. 11 c.p.p., in quanto una grave situazione locale tale da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabile sta pregiudicando la libera determinazione delle persone che partecipano al processo oppure la sicurezza o l'incolumità pubblica o determinano motivi di legittimo sospetto. FormulaALLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE MEDIANTE DEPOSITO NELLA CANCELLERIA DEL TRIBUNALE DI.... [1] RICHIESTA DI RIMESSIONE DEL PROCESSO (ART. 45 C.P.P.) Il sottoscritto Avv..... [2], nella sua qualità di procuratore speciale e difensore del Sig....., nato a.... il...., imputato nel procedimento n..... /.... R.G.N.R. – n..... /.... R.G. per la violazione degli articoli...., attualmente pendente nella fase dibattimentale davanti al Tribunale di.... in composizione.... [3]; PREMESSO Nel circondario del Tribunale di.... si è verificata una grave situazione locale tale da turbare lo svolgimento del processo che ivi si sta svolgendo.... (indicare in specifico in cosa consiste questa grave situazione locale). Una tale situazione, che non trae origine da fattori che si collocano all'interno della dialettica processuale, bensì dall'ambiente territoriale in cui ha sede l'Ufficio giudiziario davanti al quale pende il presente procedimento.... (indicare in specifico quali sono i fattori che hanno originato la grave situazione locale). Tale situazione sta pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo (ad es. testimoni o giudici popolari)/oppure la sicurezza o l'incolumità pubblica/oppure ha determinato motivi di legittimo sospetto.... (indicare in specifico quale è, o quali sono, i pregiudizi collegati alla grave situazione locale tra quelli ritenuti rilevanti dall'art. 45 c.p.p.). Una tale situazione non è eliminabile se non con lo spostamento della sede del processo davanti ad altro Giudice ugualmente competente per materia individuato ai sensi dell'art. 11 c.p.p., in quanto.... (spiegare i motivi per cui la situazione non è altrimenti eliminabile nel senso richiesto dalla norma). PQM Il sottoscritto Avv....., nella sua qualità di procuratore speciale e difensore del Sig....., in atti generalizzato CHIEDE a Codesta Ecc.ma Corte di Cassazione, in accoglimento della richiesta presentata dallo scrivente ai sensi dell'art. 45 c.p.p., di pronunciare ordinanza con la quale rimettere il processo al Tribunale di...., individuato ai sensi dell'art. 11 c.p.p. Al presente atto si allega la prova delle notifiche delle copie della richiesta alle altri parti processuali, compresa anche alla persona offesa che non si è costituita [4], notifiche avvenute nei sette giorni di cui all'art. 46, comma 1, c.p.p. Con ogni ossequio. Luogo e data.... Firma.... Si allega [5] : 1.....; 2..... (allegare la documentazione che si ritiene necessari a fondare le ragioni della richiesta di rimessione; 3. prova delle notifiche delle copie della richiesta alle altri parti processuali. Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1]Il Giudice chiamato a decidere della richiesta di rimessione è la Corte di Cassazione. Tuttavia la richiesta deve essere depositata nella cancelleria del Giudice che procede. [2]La richiesta di rimessione può provenire dal procuratore generale presso la Corte di appello, dal Pubblico Ministero presso il Giudice che procede e l'imputato, personalmente o per mezzo di un suo procuratore speciale. Il difensore, per poter presentare richiesta di rimessione deve essere munito di procura speciale ai sensi dell'art. 122 c.p.p. Si ricordi che l'art. 122, comma 2-bis, c.p.p., che entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti attuativi, prevede che la procura debba essere depositata in copia informatica con autenticazione. [3]Nella formula si ipotizza che la rimessione riguardi un processo pendente nella fase dibattimentale davanti al Tribunale. In realtà la richiesta può essere presentata in ogni stadio e grado dei processi di merito: a partire dagli atti introduttivi dell'udienza preliminare fino alla conclusione del giudizio di appello. [4]Vi è una decisione della Corte di Cassazione che ha ritenuto che la notifica deve essere effettuata anche alla persona offesa non costituita parte civile. [5]Si ricordi che l'allegazione dei documenti su cui si fonda la richiesta è condizione di ammissibilità della richiesta stessa. CommentoI casi di rimessione La rimessione, la cui fisionomia è stata ridefinita con la riforma operata con la l. n. 248/2002, è un istituto destinato a intervenire per superare situazioni processuali patologiche e riportare così il processo alla sua normale fisiologia, obiettivo che viene raggiunto attraverso una deroga ai normali criteri di determinazione territoriale. Si riferisce all'organo giudicante globalmente considerato e non ai singoli magistrati che lo compongono, e in questo si differenzia dall'istituto della ricusazione (cfr. Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2017). I casi in cui tale strumento è destinato a operare sono descritti dall'art. 45 c.p., secondo il quale, in ogni stato e grado del processo di merito, quando gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili, creano una di queste tre condizioni: a) pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipano al processo; b) oppure la sicurezza o l'incolumità pubblica; c) oppure determinano motivi di legittimo sospetto. L'istituto della rimessione ha carattere eccezionale, implicando una deroga al principio costituzionale del Giudice naturale precostituito per legge, e, come tale, comporta la necessità di un'interpretazione restrittiva delle disposizioni che lo regolano (così Cass. III, 25997/2020). Qualora si verifichi una delle tre situazioni di rimessione, la Corte di Cassazione, Giudice chiamato a decidere sulle relative istanze, su richiesta motivata del Procuratore generale presso la Corte di appello, il Pubblico Ministero presso il Giudice che procede o l'imputato, rimette il processo ad altro Giudice, egualmente competente per materia, ma individuato ai sensi dell'art. 11 c.p.p. La Suprema Corte, in più di una occasione, ha avuto modo di precisare che la “grave situazione locale” che giustifica lo spostamento del processo ad altre sede è configurabile in presenza di un fenomeno esterno alla dialettica processuale, riguardante l'ambiente territoriale nel quale il processo si svolge e connotato da tale abnormità e consistenza da non poter essere interpretato se non nel senso di un pericolo concreto per la non imparzialità dell'ufficio giudiziario della sede in cui si svolge il processo di merito, ovvero di un pregiudizio alla libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo medesimo (Cass. II, n. 55328/2016; Cass. II, n. 11525/2017 che ricorda come la rimessione abbia carattere eccezionale; si v. anche Cass. V, n. 49692/2017; Cass. S.U., n. 13687/2003). La Corte di Cassazione, in più di un'occasione, ha avuto modo di spiegare che ripetuti articoli giornalistici, anche se tali da dar vita a una campagna aspra e continua, non assumono di per sé rilievo, in mancanza di elementi concreti che dimostrino una coeva potenziale menomazione dell'imparzialità dei giudici locali (Cass. VI, n. 29413/2018; Cass. II, n. 55328/2014). Si deve anche trattate di situazioni che non sono “altrimenti evitabili”. In particolare non deve trattarsi di situazioni che, pur potendo incidere sulla imparzialità del Giudice, sono superabili attraverso gli istituti della astensione o ricusazione (Cass. VI, n. 22077/2015; Cass. V, n. 5655/2014), del ricorso alla forza pubblica, per il tramite dello svolgimento del dibattimento a porte chiuse o con il ricorso alla videoconferenza (v. Marandola, Sub art. 45, in Codice di procedura penale commentato, a cura di Giarda-Spangher, Milano, 2017). La grave situazione locale non altrimenti evitabile deve aver pregiudicato, in primo luogo, la “libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo”. Può essere il caso in cui i giudici popolari sono intimiditi da organizzazioni criminali. In secondo luogo, il pregiudizio può riguardare “sicurezza e l'incolumità pubblica”. Come esempio viene sovente citato lo stato di continua guerriglia urbana che si è manifestato in alcune città italiane tra gli anni ‘70 e ‘80 (gli esempi sono tratti da Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2017). Il terzo caso che giustifica la remissione, aggiunto dalla l. n. 248/2002 ai due casi originariamente previsti, sussiste quando la grave situazione locale abbia determinato motivi di legittimo sospetto. Si tratta di una ipotesi che fa riferimento a una grave e oggettiva situazione locale idonea a giustificare la rappresentazione di un concreto pericolo di non imparzialità del Giudice inteso come l'intero ufficio giudicante della sede in cui si svolge il processo (Cass. S.U., n. 13687/2003). Come evidenziato da autorevole dottrina, la disposizione è diretta ad assicurare una imparzialità sostanziale, che può essere messa in pericolo quando la pressione dell'ambiente sui giudici appare, ad un osservatore esterno, idonea a compromettere la serenità della decisione, in quanto l'attività di valutazione della prova richiede un atteggiamento interiore di assoluta libertà psichica e di terzietà in capo al Giudice (Tonini, Manuale, cit.). Il momento iniziale di proposizione della richiesta di rimessione L'art. 45 prevede che la rimessione possa essere chiesta in ogni stato e grado del “processo di merito”. Il momento iniziale che consente di presentare la richiesta di remissione è che ci sia un processo, il Pubblico Ministero abbia cioè esercitato l'azione penale, in quanto solo da questa fase in poi che si può verificare quell'attentato alla serena formazione della decisione giurisdizionale a cui è preposto l'istituto della rimessione (Cass. I, 29 novembre 1994 che ha ammesso la domanda ex art. 45 ss. c.p.p. presentata dopo l'emissione del decreto di giudizio immediato). Sulla base di queste premesse, una risalente decisione della Suprema Corte aveva ritenuto inammissibile la richiesta di rimessione proposta quando era stata solamente fissata l'udienza preliminare (Cass. I, n. 1824/1995). Più di recente la giurisprudenza di legittimità è invece costante nel ritenere che la presentazione della richiesta avvenuta nella fase degli atti introduttivi dell'udienza preliminare o in udienza preliminare è ammissibile in quanto è con la fissazione dell'udienza preliminare che inizia propriamente la fase processuale (Cass. V, n. 6409/2009; Cass. V, n. 41760/2005; Cass. I, n. 212/1997). La richiesta di rimessione non può dunque essere proposta nella fase delle indagini preliminari. Per comprensibili ragioni, la relativa istanza non può essere proposta quando il procedimento pende dinanzi al Giudice di legittimità. I soggetti legittimati. Modi e forme della richiesta Legittimati a presentare la richiesta di rimessione sono il procuratore generale presso la Corte di appello, il Pubblico Ministero presso il Giudice che procede e l'imputato. La disposizione non menziona il difensore, il quale, secondo la giurisprudenza, di per sé non è legittimato a proporre la relativa istanza, a meno che non sia dotato di procura speciale (Cass. VI, n. 53969/2016; Cass. I, n. 5148/1995). Se l'istanza reca la firma dell'imputato questa deve essere autenticata (cfr. Cass. IV, n. 17636/2010). La richiesta, redatta per iscritto, deve essere depositata presso la cancelleria del Giudice che procede a cui devono essere allegati i documenti che alla stessa si riferiscono e notificata entro sette giorni a cura del richiedente alle altre parti. Tali prescrizioni sono tutte imposte a pena di inammissibilità (v. art. 46, comma 4, c.p.p.). Il deposito in cancelleria si riteneva potesse avvenire a mezzo del servizio postale, purché però la sottoscrizione dell'imputato sia autenticata (Cass. V, n. 39039/2012; Cass. I, n. 2234/1996). Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il PDP (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111 commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). La presente istanza può essere dunque depositata anche in modo analogico. In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. La richiesta deve essere notificata alle altre parti, tra cui deve ritenersi compresa anche la persona offesa non costituita parte civile, dovendosi avere riguardo alla sua qualità di parte in senso sostanziale, e al suo interesse ad opporsi, eventualmente, all'accoglimento della richiesta (Cass. V, n. 6357/2016). La notifica non ammette equipollenti, in mancanza della stessa la richiesta è inammissibile anche nel caso in cui sia stata depositata in udienza Cass. II, n. 31553/2019; Cass. II, n. 45333/2015; v. però Cass. I, n. 56/1996 che ha ritenuto ammissibile richiesta depositata in udienza in cui contestualmente è stata consegnata copia alle parti privati, presenti o rappresentate, e al P.M. e ciò risulti dal verbale di udienza). Non sono state considerate valide le notifiche effettuate ai sensi dell'art. 139 c.p.c. (Cass. VII, n. 27092/2003) oppure mediante invio di lettera raccomandata ai sensi dell'art. 152 c.p.p. (Cass. I, n. 2234/1996 che ha ritenuto inammissibile l'istanza presentata dall'imputato sulla base del rilievo che l'art. 152 c.p.p. riguardi solo le notifiche del difensore). il sistema delle notifiche è stato profondamente mutato dalle novità introdotte con il d.lgs. n. 150/2022 che ha previsto le notificazioni con le modalità telematiche. Alla copia notificata alle altre parti del procedimento devono essere allegati anche i documenti, a meno che i documenti che corredano l'istanza di rimessione del processo illustrino circostanze già ampiamente desumibili dalla lettura del contenuto istanza medesima (Cass. I, n. 52976/2014). I sette giorni di cui parla l'art. 46 sono rispettati se entro quel termine la copia della richiesta è affidata all'ufficiale giudiziario o al sistema postale, non potendosi porre a carico del richiedente i tempi successivi della consegna dell'atto necessari al perfezionamento della notifica (Cass. VI, n. 50321/2017). Il Giudice che riceve la richiesta deve trasmettere alla Corte di Cassazione la richiesta con i documenti allegati e con eventuali osservazioni, senza avere la possibilità di pronunciarsi sulla ammissibilità (Cass. I, n. 18022/2004), obbligo che però non opera se la richiesta è completamente priva di motivazione e proviene da soggetto non legittimato (Cass. IV, n. 17636/2010). Effetti della richiesta e decisione. Riproposizione di una nuova richiesta L'art. 47 c.p.p. prevede che, a seguito alla presentazione della richiesta di rimessione, il Giudice possa disporre con ordinanza la sospensione del processo fino a che non sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la richiesta. La sospensione riguarda tutte le posizioni processuali, anche quella dei coimputati che non hanno chiesto la rimessione (cfr. Cass. I, n. 2560/2022). Si parla in questi casi di sospensione facoltativa che trova il suo fondamento nell'esigenza di scongiurare tempestivamente il pregiudizio imminente ed irreparabile che potrebbe derivare dall'illegittima prosecuzione del processo in costanza del procedimento di remissione (Cass. S.U., n. 13687/2003). La Corte di Cassazione può anch'essa disporre la sospensione del procedimento. Il comma 2 del medesimo articolo stabilisce che il Giudice debba sospendere il processo prima dello svolgimento delle conclusioni e della discussione e non possano essere pronunciati il decreto che dispone il giudizio o la sentenza quando ha avuto notizia dalla Corte di Cassazione che la richiesta di rimessione è stata assegnata alle sezioni unite ovvero a sezione diversa dall'apposita sezione di cui all'art. 610, comma 1, sempre che la richiesta sia fondata su elementi nuovi rispetto a quelli di altra già rigettata o dichiarata inammissibile, altrimenti tale obbligo non sussiste. La Corte di Cassazione ritiene che la sospensione obbligatoria operi in presenza di una duplice condizione: il processo sia per entrare in una fase particolarmente qualificata (prima dello svolgimento delle conclusioni e della discussione, ovvero prima della pronuncia del decreto che dispone il giudizio o la sentenza) e che al Giudice sia pervenuta la notizia che l'istanza è stata rimessa o alle Sezioni Unite o a una sezione competente a decidere nel merito (Cass. III, n. 25800/2015; v. anche Corte cost., n. 268/2004). Se invece l'istanza di basa su una già dichiarata inammissibile il Giudice dispone la prosecuzione del giudizio (Cass. II, n. 25012/2005). La sospensione del processo, qualunque sia il Giudice che la dispone, ha effetto fino a che non sia intervenuta l'ordinanza che rigetta o dichiara inammissibile la richiesta e non impedisce in ogni caso il compimento degli atti urgenti. La sentenza pronunciata in tema di violazione del divieto di cui all'art. 47, comma 1, c.p.p., è nulla solo nel caso di accoglimento dell'istanza, mentre conserva piena validità qualora la stessa sia dichiarata inammissibile o rigettata, in quanto tale divieto integra un difetto temporaneo di potere giurisdizionale, limitato alla possibilità di pronunciare sentenza e condizionato dalla decisione della Cassazione dichiarativa della sussistenza delle condizioni per la rimessione del processo (cfr. Cass. VI, n. 5456/2019). Nel caso in cui il processo sia stato sospeso si applica l'art. 159 c.p. (sospensione corso della prescrizione) e, se la richiesta è stata proposta dall'imputato, sono sospesi i termini di cui all'art. 303, comma 1 (sospensione dei termini di custodia cautelare). La prescrizione e i termini di custodia cautelare riprendono il loro corso dal giorno in cui la Corte di Cassazione rigetta o dichiara inammissibile la richiesta ovvero, in caso di suo accoglimento, dal giorno in cui il processo dinanzi al Giudice designato perviene al medesimo stato in cui si trovava al momento della sospensione. La disposizione di cui all'art. 47 c.p.p. stabilisce che si osservano, in quanto compatibili, le disposizioni dell'art. 304 c.p.p. Per quanto riguarda la decisione, l'art. 48 c.p.p. stabilisce che la Corte di Cassazione decida in camera di consiglio a norma dell'art. 127, dopo aver assunto, se necessario, le opportune informazioni. Il Presidente della Corte di Cassazione, se rileva una causa d'inammissibilità della richiesta, dispone che per essa si proceda a norma dell'art. 610, comma 1, c.p.p. (la settima sezione, appositamente creata per la valutazione di cause di inammissibilità). L'avvenuta assegnazione della richiesta di rimessione alle sezioni unite o a sezione diversa dall'apposita sezione prevista dall'art. 610, comma 1, è immediatamente comunicata al Giudice che procede. Qualora la Corte di Cassazione accolga la domanda, la relativa ordinanza è comunicata senza ritardo al Giudice procedente e a quello designato. Il Giudice procedente trasmette immediatamente gli atti del processo al Giudice designato e dispone che l'ordinanza della Corte di Cassazione sia per estratto comunicata al Pubblico Ministero e notificata alle parti private. Fermo quanto disposto dall'art. 190-bis c.p., il Giudice designato dalla Corte di Cassazione procede alla rinnovazione degli atti compiuti anteriormente al provvedimento che ha accolto la richiesta di rimessione, quando ne è richiesto da una delle parti e non si tratta di atti di cui è divenuta impossibile la ripetizione. Nel processo davanti a tale Giudice, le parti esercitano gli stessi diritti e facoltà che sarebbero loro spettati davanti al Giudice originariamente competente. Se la Corte rigetta o dichiara inammissibile la richiesta delle parti private queste con la stessa ordinanza possono essere condannate al pagamento a favore della cassa delle ammende di una somma da Euro 1.000 a Euro 5.000, che può essere aumentata fino al doppio, tenuto conto della causa di inammissibilità della richiesta (la condanna al pagamento della sanzione a favore della cassa delle ammende ha natura facoltativa e può essere disposta nel caso in cui l'imputato abbia determinato per colpa la causa di inammissibilità: Cass. II, n. 2286/2015). Si discute se il rigetto comporti anche il pagamento delle spese processuali, a fronte di un indirizzo che lo nega, in quanto non si tratterebbe di impugnazione (Cass. II, n. 15480/2017), se ne contrappone un secondo che conclude in senso opposto, poiché una tale soluzione sarebbe imposta dalla regola generale di cui all'art. 616 c.p.p. (Cass. V, n. 49692/2017). L'art. 49 c.p.p. stabilisce che, anche quando la richiesta è stata accolta, il Pubblico Ministero o l'imputato può chiedere un nuovo provvedimento per la revoca di quello precedente o per la designazione di un altro Giudice. L'ordinanza che rigetta o dichiara inammissibile per manifesta infondatezza la richiesta di rimessione non impedisce che questa sia nuovamente proposta purché fondata su elementi nuovi, da intendersi non solo quelli sopravvenuti alla precedente istanza e che non sia stato possibile produrre all'udienza di discussione di essa, ma anche a quelli a quest'ultima preesistenti, incolpevolmente ignorati e dei quali l'istante sia venuto a conoscenza dopo l'udienza medesima (Cass. VII, n. 27092/2003). L'art. 49 c.p.p. precisa come sia inammissibile per manifesta infondatezza anche la richiesta di rimessione non fondata su elementi nuovi rispetto a quelli già valutati in una ordinanza che ha rigettato o dichiarato inammissibile una richiesta proposta da altro imputato dello stesso procedimento o di un procedimento da esso separato. La richiesta dichiarata inammissibile per motivi diversi dalla manifesta infondatezza può invece essere sempre riproposta. |