Opposizione alla reiezione dell'istanza di ammissioneInquadramentoL'opposizione al diniego di ammissione al patrocinio a spese dello Stato in materia penale – a differenza di quanto avviene in materia civile ed equiparate – si avvantaggia di una disciplina piuttosto consolidata nel tempo, che affonda le sue radici nella l. n. 217/1990. Il d.P.R. n. 115/2002, art. 99, stabilisce, al comma 3, che il rito con cui deve essere celebrato il processo di opposizione ai decreti di rigetto è quello speciale previsto per la liquidazione gli onorari di avvocato e che l'ufficio giudiziario procede in composizione monocratica. A tal proposito, l'art. 99 sopra richiamato rinvia all'applicazione degli artt. 14 e 15 della l. n. 150/2011 i quali tipizzano i procedimenti relativi alle liquidazioni degli onorari di avvocato. Tale rinvio, fino al 2023 si riferiva indirettamente al procedimento di cui all'art. 702-bis e ss. c.p.c. Con l'entrata in vigore della c.d. Riforma Cartabia di cui al d.lgs. n. 149/2022, il legislatore ha provveduto a modificare gli artt. 14 e 15 della l. n. 150/2011, abrogando, inoltre, gli artt. 702-bis, -ter e -quater del codice di procedura civile, oltre a introdurre, effettuando una vera e propria sostituzione del vecchio procedimento, il nuovo art. 281-decies e ss. c.p.c. In questo quadro, dunque, i procedimenti in oggetto e come sopra richiamati sono disciplinati dal nuovo art. 281-decies c.p.c. e ss., ovverosia dal rito semplificato di cognizione introdotto per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata. Entrando nel merito, è bene precisare che, fuori dalle problematiche di natura formalistica, che attengono alla non corretta compilazione e/o allegazione della documentazione necessaria a richiedere il beneficio o alla non corretta proposizione dell'istanza, in gran parte della casistica, il relativo rigetto deriva da motivi afferenti al reddito del richiedente, e questo spiega il litisconsorzio necessario con l'Agenzia delle Entrate. Sovente, le problematiche afferenti al reddito, vengono rilevate solo una volta raggiunta la sede di liquidazione dei compensi richiesta dal difensore alla fine del procedimento. In tali casi e quanto più di frequente, il Giudice emette il decreto di diniego di liquidazione in quanto solo in questa sede il Giudice ha una visione completa del quadro alla base dell'istanza, a discapito anche della revoca dell'ammissione, come dovrebbe essere [art. 112, comma 1, lett. d) T.U. Spese di Giustizia]. In tal senso, è forte la connessione tra l'argomento dell'opposizione al diniego di ammissione e quello dell'opposizione al diniego di liquidazione (v. formula in argomento). FormulaEcc.mo Presidente del ... PROCURA SPECIALE ... RICORSO (artt. 99, T.U. Spese di Giustizia e 14, d.lgs. n. 150/2011) Nel procedimento penale sub R.G. ... promosso contro il Sig. ..., nato il ... a ..., residente in ... alla via ..., C.F. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., C.F. ..., PEC ..., giusta procura speciale in calce al presente ricorso, elettivamente domiciliato presso lo studio di questi in ... ; AVVERSO il decreto del ... n. ... d.d. ... del cui deposito è stato dato avviso in data ..., con cui viene rigettata l'istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato in data ... , CONTRO l'Agenzia delle Entrate, Dir. Prov.le di ..., in persona del Direttore legale rappresentante pro tempore, con sede in ... . *** IN FATTO ... ; IN DIRITTO ... . *** Tutto ciò premesso, il Sig. ..., ut supra rappresentato e difeso, RICORRE affinché l'adito Ecc.mo Presidente del ... voglia fissare l'udienza di comparizione delle parti ai sensi dell'art. 281-undecies, comma 2, c.p.c. assegnando al ricorrente termine per citare l'Agenzia delle Entrate-Direzione Provinciale di ... in persona del Direttore pro tempore con sede in ..., a comparire innanzi al Presidente del ..., nella sua nota sede posta in ..., all'udienza all'uopo fissata, invitando la stessa a costituirsi nel termine di 10 (dieci) giorni prima dell'udienza indicata ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 166 c.p.c., con avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini, implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e così, in sua rituale presenza, ovvero dichiarata contumacia, sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI vorrà l'Ill.mo Presidente del ... revocare l'impugnato decreto, e per conseguenza ammettere il ricorrente al patrocinio a spese dello Stato, con decorrenza dal ..., data di presentazione dell'istanza (art. 109 T.U.S.G.), nonché riconoscere la rimborsabilità a spese dello Stato anche delle spese del presente ricorso (procedura derivata e accidentale connessa al processo penale in cui il beneficio è stato richiesto: art. 75, comma 1, T.U.S.G.), da quantificare con separata nota di riservato deposito. Il ricorrente ... invita il convenuto ... a costituirsi ai sensi, nelle forme e nel termine stabiliti dall'art. 281-undecies c.p.c., e a comparire dinanzi al Giudice designato all'udienza fissata ai sensi del medesimo art. 281-undecies c.p.c., con l'avvertimento che la costituzione oltre il termine previsto dall'art. 281-undecies c.p.c. implica le decadenze di cui agli artt. 38 e 281-undecies c.p.c. In via istruttoria: (indicazione specifica dei mezzi di prova) Si dimettono i seguenti documenti: 1) Decreto di rigetto impugnato, col relativo avviso di deposito; 2) Copia dell'istanza di ammissione rigettata completa di allegati; 3) Documentazione delle spese anticipate dopo la reiezione dell'istanza. Ai fini del versamento del contributo unificato d'iscrizione a ruolo, si dichiara che il presente procedimento ha valore indeterminabile, è di volontaria giurisdizione e ha natura di rito semplificato di cognizione di cui al d.p.r. n. 115/2002, si dichiara che il valore della controversia è pari ad Euro ... . Le comunicazioni di cancelleria relative al presente procedimento potranno essere effettuate al n. fax ... ovvero alla casella PEC ... . Con osservanza. Luogo e data ... Firma Avv. ... Il ricorso, ai sensi dell'art. 163, comma 3, n. 4, c.p.c., richiamato dall'art. 281-undecies c.p.c., deve contenere tra l'altro l'esposizione in modo chiaro e specifico (così come espressamente previsto dalla Riforma Cartabia) dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda, con le relative conclusioni. CommentoIl procedimento di opposizione In tema di procedimento, va innanzitutto premesso che con l'entrata in vigore del d.lgs. n. 149/2022 (cosiddetta riforma Cartabia) e la l. 197/2022, è stato introdotto il c.d. il rito semplificato di cognizione, regolato dagli artt. 281-decies e ss. c.p.c., abrogando il procedimento sommario di cognizione, regolato dall'art. 702-bis e ss. c.p.c. L'art. 99, d.P.R. n. 115/2002 (anche solo T.U. Spese di Giustizia) prevede che l'opposizione al diniego di ammissione al patrocinio a spese dello Stato vada presentata nel termine perentorio di 20 giorni dalla conoscenza del decreto di rigetto. Il d.P.R. n. 115/2002, art. 99 statuisce che avverso il provvedimento con cui il magistrato competente rigetta l'istanza di ammissione, l'interessato può proporre ricorso, entro venti giorni dalla notizia avutane ai sensi dell'art. 97, davanti al presidente del tribunale o al presidente della Corte d'appello ai quali appartiene il magistrato che ha emesso il decreto di rigetto. Il ricorso è notificato all'ufficio finanziario che è parte nel relativo processo. Il processo è quello speciale previsto per gli onorari di avvocato e l'ufficio giudiziario procede in composizione monocratica. La disciplina di riferimento è offerta dalla l. n. 150/2011, artt. 14 e 15 che ha tipizzato i procedimenti relativi alle liquidazioni degli onorari di avvocato. Sulla base della recente introduzione del nuovo c.d. “rito semplificato di cognizione” di cui all'art. 281-decies e ss., che si applica al presente procedimento di opposizione, va sottolineata una fondamentale differenza con il vecchio art. 702-bis c.p.c.: in quest'ultimo rito il Giudice procedeva nel modo più opportuno agli atti di istruzione rilevanti (702-ter, comma 5). Nel semplificato, invece, «Il G.I. ammette i mezzi di prova rilevanti per la decisione e procede alla loro assunzione», attenendosi dunque alle medesime regole che disciplinano l'attività istruttoria nel rito ordinario formale. Utilizzabilità, ammissibilità, rilevanza. Inoltre, va precisato come l'attuale comma 5 dell'art. 281-duodecies prevede che, quando il Giudice non provveda ai sensi dei commi 2 e 4, e non ritenga la causa matura per la decisione, questo può ammette i mezzi di prova a tal fine rilevanti, e procede alla loro assunzione. Il procedimento del rito semplificato mantiene, quindi, le caratteristiche di concentrazione e snellezza, già caratterizzanti il rito sommario, ma, a differenza di quest'ultimo, sono previsti termini più stringenti per disporre il mutamento del rito e sono scandite precise preclusioni assertive e probatorie, non presenti nel testo previgente. Invero stante l'effetto evidentemente devolutivo della opposizione al decreto di rigetto della istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, era primario compito del Giudice della opposizione procedere all'esame dell'istanza di ammissione e verificare la ricorrenza dei presupposti negati dal primo Giudice anche in presenza di omissione di specifica indagine da parte di questi (Cass. IV, n. 33125/2008), ben potendone acquisire il contenuto, unitamente agli atti della prima fase, anche in ragione dei poteri integrativi riconosciuti dalla legge. L'art. 97, T.U. Spese di Giustizia prevede che del decreto vada dato avviso di deposito al solo richiedente, non anche al difensore. Questo si spiega col fatto che l'istanza di ammissione può essere presentata personalmente dall'interessato, senza l'assistenza del difensore (che per la persona offesa può anche mancare). Ciò non significa che nella prassi l'avvocato che nella domanda di ammissione venisse già indicato come difensore non venga avvisato: solo che bisognerà fare attenzione alla data di comunicazione all'interessato, che è l'unica legalmente dovuta, comma 3, art. 150/2011. Nel giudizio di merito le parti possono stare in giudizio personalmente. Al fine di preservare il dies a quo della decorrenza del termine di opposizione in maniera quanto più efficace, l'interessato, in sede di istanza, può eleggere domicilio presso il difensore nella domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Va segnalato come si annidi un pericolo come di seguito evidenziato, frutto di giurisprudenza costante: l'elezione di domicilio contenuta nell'istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato opera anche nel procedimento principale per cui il beneficio è richiesto, a nulla rilevando l'espressa volontà dell'imputato di limitarne gli effetti esclusivamente al procedimento incidentale, in quanto, ai sensi dell'art. 161 c.p.p., non sono consentite parcellizzazioni degli effetti delle dichiarazioni di domicilio effettuate nell'ambito di uno stesso procedimento (cfr. ex multisCass. IV, n. 12243/2018). La domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato direttamente in udienza non può essere più proposta a partire dal 2008, sicché è venuta meno la possibilità che il dies a quo decorra dalla lettura del decreto in udienza. Copia dell'istanza dell'interessato, delle dichiarazioni e della documentazione allegate, nonché del decreto di ammissione al patrocinio sono trasmesse, a cura dell'ufficio del magistrato che procede, all'ufficio finanziario nell'ambito della cui competenza territoriale in cui è situato l'ufficio del predetto magistrato. In tal senso «l'ufficio finanziario» è individuabile nell'Agenzia delle Entrate-Direzione Provinciale nell'ambito della cui competenza territoriale ricade la sede del Giudice competente (art. 98, T.U. Spese di Giustizia). Di conseguenza, come indicato all'interno della formula stessa, l'ufficio dell'Agenzia delle Entrate competente è da qualificarsi quale litisconsorte necessario per cui il ricorrente potrà convenirla in giudizio mediante notifica all'Ufficio locale competente dell'Agenzia delle Entrate. A tal proposito, in base a quanto disposto dall'art. 72, d.lgs. n. 300/1999 è bene specificare come l'Agenzia delle Entrate abbia la mera facoltà di stare in giudizio, ma non l'obbligo, col patrocinio dell'Avvocatura dello Stato. Con l'art. 99, comma 3 del T.U. Spese di Giustizia, si prevede che il processo è quello speciale previsto per gli onorari di avvocato e l'ufficio giudiziario procede in composizione monocratica ad oggi disciplinato dal recentemente novellato art. 14, d.lgs. n. 150/2011. Il nuovo art. 14, da ultimo richiamato, infatti, è stato modificato con quanto disposto dal d.lgs. n. 149/2022, modificando il rito di riferimento e prescrivendo che le spese spettanti agli avvocati per prestazioni giudiziali sono regolate dal rito semplificato di cognizione, per quanto compatibili. Tale rito, è stato introdotto con il d.lgs. n. 149/2022 (nell'ambito della c.d. Riforma Cartabia) con modifica del codice di procedura civile attraverso il nuovo art. 281-decies e ss., abrogando, al contempo, il rito riferibile all'art. 702-bis e ss. c.p.c. che trovava applicazione anche nel procedimento che ci occupa. È d'uopo evidenziare che il nuovo procedimento semplificato non debba esse inteso e considerato come la mera e semplice rivisitazione del vecchio giudizio a cognizione sommaria di cui all'art. 702-bis, utilizzato per le questioni che si presentavano di facile soluzione e che non richiedevano al Giudice una fase istruttoria complessa. Infatti, con la nuova previsione è stato previsto, piuttosto, un giudizio a cognizione piena, alternativo all'ordinario giudizio di cognizione. Infatti, il nuovo procedimento come richiamato dagli artt. 99 del T. U. Spese di Giustizia e dall'art. 14 del d.lgs. 150/2011 ha delle peculiarità che creano una notevole cesura col passato. Il procedimento semplificato di cognizione è un rito a cognizione piena ed esauriente con una disciplina normativamente prevista, la quale non prevede poteri discrezionali del Giudice maggiori di quelli del rito ordinario e che possano incidere in maniera significante nell'evoluzione del processo. Una decisiva previsione del rito semplificato che lo accomuna con il rito ordinario è quella secondo cui il rito si concluda con sentenza, anziché con ordinanza, impugnabile nei modi ordinari (art. 281-terdecies c.p.c.). Pertanto, costituisce un processo a cognizione piena a rito speciale, alternativo al processo a cognizione piena a rito ordinario, idoneo ad impartire la tutela dichiarativa nella stessa identica misura di quest'ultimo; è un istituto parallelo al rito ordinario, dal quale diverge per taluni profili strutturali, ma non nel risultato. Ad ogni buon conto, e al netto delle norme direttamente riferibili al rito semplificato di cognizione, è essenziale richiamare come le previsioni di cui agli artt. 14 e 15 del d.lgs. 150/2011 svolgano un ruolo centrale, dettando le regole procedimentali fondamentali per il rito di cui alla presente Formula. In tal senso, l'art. 14 del decreto da ultimo richiamato prevede che nel giudizio di merito le parti possono stare in giudizio personalmente e che la sentenza che definisce il giudizio non è appellabile. Il problema peggiore derivante dalla scadente qualità redazionale dell'art. 99 è che possono sorgere dubbi sul Giudice a cui si deve presentare ricorso. Il Giudice competente In prima istanza, l'art. 99 T.U. per le Spese di Giustizia prevede che Avverso il provvedimento con cui il magistrato competente rigetta l'istanza di ammissione, l'interessato può proporre ricorso, entro venti giorni dalla notizia avutane ai sensi dell'articolo 97, davanti al presidente del tribunale o al presidente della Corte d'appello ai quali appartiene il magistrato che ha emesso il decreto di rigetto. A integrazione, l'art. 14 del d.lgs. 150/2011 integra i criteri secondo cui il Giudice a cui va indirizzato il ricorso con l'ufficio giudiziario di merito adito per il processo nel quale l'avvocato ha prestato la propria opera. Prescrivendo, allo stesso tempo che il tribunale decide in composizione monocratica. In ogni caso, e a tal fine, il Presidente del Tribunale o della Corte d'Appello – che procede in composizione monocratica – potrà disporre la delega nei confronti di un magistrato appartenente alla sua sezione. Si tratta di una vera e propria competenza funzionale (Cass. IV, n. 44189/2012). Nel caso di rigetto pronunciato dal G.I.P. oppure dalla Corte d'Assise, che sono articolazioni interne dell'Ufficio del Tribunale del Presidente del Tribunale, non sembra esserci alcun problema interpretativo. Dubbi possono sorgere quando il rigetto viene pronunciato dal Giudice di Pace: infatti, la giurisprudenza non è univoca nel riconoscere al Giudice di Pace coordinatore funzioni propriamente direttive di questo Ufficio giudiziario, sicché va riconosciuta la competenza del Presidente del Tribunale nel cui circondario ricade il Giudice di Pace che ha emesso il decreto da impugnare. A questa conclusione induce anche un'interpretazione sistematica del c.d. Decreto di semplificazione dei riti, che disciplina i ricorsi sia in opposizione al decreto di reiezione dell'istanza di ammissione (art. 14, d.lgs. n. 150/2011) sia quelli in opposizione al decreto di liquidazione (art. 15, d.lgs. n. 150/2011). Più precisamente, l'art. 15 dello stesso d.lgs. 150/2011, prevede che Il ricorso è proposto al capo dell'ufficio giudiziario cui appartiene il magistrato che ha emesso il provvedimento impugnato. Per i provvedimenti emessi da magistrati dell'ufficio del Giudice di pace e del Pubblico Ministero presso il tribunale è competente il presidente del tribunale. Per i provvedimenti emessi da magistrati dell'ufficio del Pubblico Ministero presso la Corte di Appello è competente il presidente della Corte di appello il ricorso nel Presidente del Tribunale o della Corte d'Appello ai quali appartiene il Giudice che ha emesso il decreto di rigetto. Affida espressamente al Presidente del Tribunale i ricorsi avverso i decreti di liquidazione emessi dal Giudice di Pace, non sembra che per il – più pregiudizievole – decreto con cui lo stesso Giudice di Pace impedisce l'accesso al beneficio possa sussistere la competenza di un Giudice di rango inferiore. Per la prossimità organizzativa fra il Giudice che ha emesso il decreto opposto e il Giudice che dell'opposizione deve decidere, è preferibile individuare nel Presidente del Tribunale di Sorveglianza il Giudice competente per l'opposizione a decreto di reiezione dell'ammissione emesso dal Magistrato o dal Tribunale di Sorveglianza (arg. da Cass. S.U., n. 6816/2007; Cass. civ. II, n. 23020/2015) anche se in materia di opposizione a decreto di liquidazione è stata affermata la competenza del Presidente del Tribunale ordinario (ma in ragione della natura civile della pretesa fatta valere in giudizio, attinente alla quantificazione dei compensi del difensore: cfr. Cass. civ. VI, n. 11818/2012). Non facilita di certo l'individuazione del Giudice competente la circostanza che la procedura da seguire abbia natura civile, mentre il giudizio principale a cui afferisce l'opposizione ex art. 99 T.U. Spese di Giustizia abbia natura penale. Proprio la diversa natura degli effetti della decisione del ricorso avverso diniego di ammissione al patrocinio a spese dello Stato (che influisce sull'effettività del Diritto di Difesa) rispetto a quelli della decisione del ricorso avverso decreto di liquidazione (che influisce sul diritto di credito del difensore) induce a condividere quelle decisioni (Cass. IV, n. 12491/2011; Cass. civ. II, n. 4407/2011) che propendono per l'assegnazione dell'opposizione al diniego di ammissione a magistrati addetti alla sezione penale anziché a quella civile, nonostante la natura civile delle regole procedurali da applicare all'opposizione stessa. Ad ogni modo, va qui anticipato a titolo di inquadramento sistemico, come la Suprema Corte abbia ribadito in più occasioni come il ricorso per cassazione promosso, ai sensi dell'art. 99, comma 4, d.P.R n. 115/2002, avverso il provvedimento del tribunale che, nell'ambito di un procedimento penale, abbia fissato la concreta decorrenza del provvedimento di revoca dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, introduce una controversia che rientra nell'ambito delle competenze delle Sezioni penali della Corte di Cassazione, non avendo ad oggetto l'opposizione al decreto di liquidazione dei compensi ai custodi ed ausiliari del Giudice (Cass. civ. II, n. 4407/2011). Le Sezioni Unite della Corte di Legittimità, inoltre, hanno stabilito, in tema di patrocinio a spese dello Stato, che il difensore, purché iscritto nell'albo speciale dei patrocinanti davanti alle magistrature superiori, è legittimato a proporre personalmente il ricorso per cassazione avverso il provvedimento di liquidazione delle sue competenze professionali, emesso in sede di opposizione, in quanto la regola generale della rappresentanza tecnica nel processo penale (art. 613 c.p.p.) è eccezionalmente derogata, a favore dell'avvocato cassazionista, in virtù del rinvio formale che il d.P.R. n. 115/2002, art. 170 opera, in tema di liquidazione di compensi professionali, alla speciale procedura prevista per gli onorari di avvocato dalla l. n. 794/1942, art. 29 e, indirettamente, alle disposizioni degli artt. 86 e 365 c.p.c. (Cass. S.U., n. 6816/2007, Rv. 235344). Il regime delle spese di lite Il regime delle spese di lite dell'opposizione alla reiezione dell'istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato – opposizione che, come si è appena osservato sopra, ha natura civile – è più favorevole di quello ordinario del processo civile, basato sul principio di soccombenza. L'ammissione al patrocinio è valida per ogni grado e per ogni fase del processo e per tutte le eventuali procedure, derivate ed accidentali, comunque connesse. La disciplina del patrocinio si applica, in quanto compatibile, anche nella fase dell'esecuzione, nel processo di revisione, nei processi di revocazione e opposizione di terzo, nonché nei processi relativi all'applicazione di misure di sicurezza, di prevenzione e nei processi di competenza del tribunale di sorveglianza, sempre che l'interessato debba o possa essere assistito da un difensore o da un consulente tecnico. Tale previsione, comporta in maniera diretta l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato permettendo all'avvocato del ricorrente di chiedere compensi e rimborso spese a carico dello Stato anche relative alla fase di opposizione al diniego che dovranno essere corrisposte dal Ministero della Giustizia e non dall'Agenzia delle Entrate seppure quale litisconsorte necessario. (in tal senso, Cass. S.U., n. 19161/2009). In ogni caso, il Giudice competente può provvedere anche alla liquidazione dei compensi dovuti per le fasi o i gradi anteriori del processo, se il provvedimento di ammissione al patrocinio è intervenuto dopo la loro definizione. Appare assorbente, dunque, ritenere come il difensore potrà indicare nella nota spese nei confronti del Giudice del processo penale ai fini della liquidazione ex art. 83, T.U. Spese di Giustizia anche i compensi e le spese (si pensi ad es. al contributo unificato, e ai diritti di copia conforme e di notifica) riferibili al procedimento di opposizione di cui all'art. 99 T.U. Spese di Giustizia. Invero, tanto la cognizione dei giudici penali sull'opposizione, quanto l'accessorietà della medesima al procedimento penale nel quale era stato emesso il decreto reiettivo impugnato, consentono di ritenere più corretta l'applicazione della decurtazione dei compensi nel limite di 1/3 previsto in materia penale dall'art. 106-bis, T.U. Spese di Giustizia. Va precisato, peraltro, che in caso di accoglimento del ricorso di opposizione di cui all'art. 99 T.U. Spese di Giustizia, a norma dell'art. 109, T.U. Spese di Giustizia, gli effetti decorrono dalla data in cui l'istanza è stata presentata o è pervenuta all'ufficio del magistrato o dal primo atto in cui interviene il difensore, se l'interessato fa riserva di presentare l'istanza e questa è presentata entro i venti giorni successivi. Quanto sopra richiamato comporta l'effetto della retroattività degli effetti che permetterà quindi all'avvocato di chiedere il rimborso delle spese che – nelle more del procedimento di opposizione – avesse dovuto anticipare nel procedimento penale nel quale il beneficio era stato rifiutato (ad es. diritti di copia). Invece, qualora una prima istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato sia stata rigettata o dichiarata inammissibile per un fatto imputabile al richiedente (come nel caso di specie, essendo il diniego dipeso, dapprima, dalla mancata allegazione del documento d'identità e, poi, dalla carenza della documentazione fiscale attestante la situazione reddituale del ricorrente), l'accoglimento della successiva istanza, in difetto di impugnativa del diniego, non può retroagire alla precedente (Cass. civ. VI, n. 35028/2022). |