Rinuncia all'assunzione di prove già ammesse (art. 495)InquadramentoCon il presente atto si manifesta al Giudice che procede la volontà di rinunciare a prove che sono state a lui richieste e già ammesse, con contestuale richiesta alle altre parti processuali di esprimere il proprio consenso alla rinuncia. FormulaALL'ECC.MO TRIBUNALE DI ... IN COMPOSIZIONE ... [1] RINUNCIA ALL'ASSUNZIONE DI PROVE GIÀ AMMESSE (ART. 495, COMMA 4-BIS, C.P.P.) Il sottoscritto Avv. ... [2], nella sua qualità di difensore di fiducia/ufficio del Sig. ..., nato a ... il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G., per la violazione degli artt. ... dichiara di RINUNCIARE alle prove già ammesse di seguito elencate: 1. ...; 2. ... . (si deve evidenziare specificamente quale siano le prove già ammesse alla cui assunzione si vuole rinunciare, ad es. indicando il nome del testimone o del consulente tecnico, sottolineando, se possibile, ogni altro elemento utile per l'individuazione da parte del Giudice della prova oggetto di rinuncia, come ad es. indicazione della lista ex art. 468 c.p.p. in cui il teste è indicato e del numero che lo identifica nell'elenco contenuto nella stessa). Il sottoscritto chiede alle altre parti processuali di manifestare il proprio consenso alla rinuncia [3]. Luogo e data ... Firma ... 1. Una tale richiesta viene formulata qualora si svolga il dibattimento, il Giudice di primo grado sarà dunque il tribunale in composizione monocratica o collegiale, ma anche la Corte di assise o il Giudice di pace. In caso di rinnovazione dibattimentale una tale richiesta può anche essere formulata anche al Giudice di appello. 2. La richiesta può provenire dal difensore dell'imputato (come nella formula), ma anche dal Pubblico Ministero o dal difensore delle altre parti processuali (parte civile, responsabile civile e civilmente obbligato pena pecuniaria). 3. Il soggetto che presenta la rinuncia potrebbe anche chiedere preventivamente il consenso alla rinuncia alle altre parti, allegando la relativa formulazione per iscritto alla presente richiesta di rinuncia. CommentoLa rinuncia alle prove già ammesse Prima della riforma operata con la l. n. 397/2000 (recante “Disposizioni in materia di indagini difensive”), l'orientamento giurisprudenziale maggioritario riteneva che la richiesta di rinuncia all'assunzione di una prova già ammessa, ad opera della parte che l'aveva richiesta, non vincolasse il Giudice ad accoglierla, ma imponesse l'emissione di un'ordinanza di revoca che valutasse la superfluità della stessa in base alla previsione di cui all'art. 495, comma 4, c.p.p. (v. Cass. VI, n. 5976/1997). Il legislatore del 2000 ha introdotto il comma 4-bis che riconosce espressamente, alla parte che l'aveva richiesta, la possibilità di rinunciare alla prova già ammessa, purché però vi sia il consenso delle altre parti. La disposizione in parola non impone alcuna formula particolare. La rinuncia può essere avanzata per iscritto, ma anche proposta oralmente. Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il P.D.P. (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quter, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). La presente istanza può essere dunque depositata anche in modo analogico. In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. Lo scorso 4 luglio 2023 è stato emanato un decreto che allarga il catalogo degli atti che devono essere necessariamente depositati con il PDP. L'entrata in vigore, originariamente prevista per il 20 luglio, è stata posticipata a fine anno. La presenta istanza non è specificamente contemplata dal decreto. Si discute se essa, pur non espressa, possa però essere colta anche da comportamenti concludenti tenuti dalla parte processuale. In questo senso è orientata quella giurisprudenza che ritiene che la mancata citazione del teste per l'udienza, sebbene non determini la decadenza della prova (c'è un indirizzo che invece sostiene la decadenza: v. ad esempio Cass. VI, n. 594/2017; Cass. IV, n. 31541/2020), possa essere legittimamente valutata dal Giudice come comportamento significativo della volontà della parte richiedente di rinunciare alla prova già ammessa (così Cass. III, n. 20851/2015 che ha ritenuto legittima la revoca dell'ordinanza ammissiva della prova per la ripetuta assenza del teste a discarico che il difensore non documentava essere mai stato raggiunto dalla raccomandata inviatagli; v. anche Cass. III, n. 20267/2014; Cass. III, n. 46325/2011; Cass. III, n. 24302/2010; Cass. III, n. 2103/2008). Sulla stessa linea, la Suprema Corte quando ha avuto occasione di precisare che, in tema di prova testimoniale, il comportamento del P.M. che si limiti ad escutere il teste, già sentito in incidente probatorio, solo su fatti specifici sopravvenuti e, per il resto, chieda conferma delle dichiarazioni rese, deve essere interpretato come sostanziale rinuncia all'escussione del teste sui temi di prova oggetto dell'incidente probatorio (Cass. VI, n. 13844/2016). Il valore dell'opposizione alla rinuncia ad opera delle altre parti La formulazione della disposizione in parola sembra non lasciare spazio a dubbi. L'operare della rinuncia alla prova è subordinata al consenso delle altre parti le quali, con la propria opposizione, impediscono alla stessa di produrre i propri effetti (v. in questo senso Cass. VI, n. 26541/2015 che ha spiegato come l'onere di provvedere alla citazione permanga a carico di chi aveva originariamente chiesto l'ammissione). Tuttavia si sta affermando un opposto indirizzo, secondo il quale, quando una parte rinuncia all'esame di un proprio testimone, le altre hanno diritto a insistere all'esame solo se ilo nome del testimone era inserito nella loro lista testimoniale, valendo altrimenti la loro richiesta come mera sollecitazione all'esercizio dei poteri officiosi del Giudice ex art. 507 c.p.p. (così da ultimo Cass. V, n. 39764/2017; ma anche Cass. I, n. 13338/2015; Cass. VI, n. 23025/2004). La Cassazione ha avuto modo di precisare che, in caso di rinuncia, spetta comunque al Giudice valutare tenendo conto dell'efficacia dimostrativa della prova rinunciata (Cass. II, n. 28915/2020). |