Eccezione sull'inosservanza delle disposizioni in tema di udienza preliminare a seguito di modifica dell'imputazione (art. 516, comma 1-ter)Inquadramentola relativa istanza viene formulata quando, a seguito di nuove contestazioni, il reato oggetto delle stesse prevede l'udienza preliminare che non si è svolta neppure per i fatti originariamente contestati. FormulaALL'ECC.MO TRIBUNALE DI ... IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA ECCEZIONE SULL'INOSSERVANZA DELLE DISPOSIZIONI IN TEMA DI UDIENZA PRELIMINARE A SEGUITO DI MODIFICA DELL'IMPUTAZIONE [1] (art. 516, comma 1-ter, c.p.p.) Il sottoscritto Avv. ..., nella sua qualità di difensore del Sig. ..., nato a ... il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... R.G. per la violazione degli articoli ..., in relazione alla modifica del capo di imputazione [2] operata dal Pubblico Ministero all'udienza del ... (inserisci data) con la quale ha contestato all'imputato il seguente diverso fatto ... (indicare in cosa sono consistite le modifiche del capo di imputazione); considerato CHE il reato così modificato, a differenza di quello originariamente contestato, è tra quelli per i quali è prevista l'udienza preliminare ... (inserire le ragioni che portano a ritenere che il reato prevede l'udienza preliminare); eccepisce ai sensi dell'art. 516, comma 1-ter, c.p.p. l'inosservanza delle disposizioni relative che prevedono l'esercizio dell'azione penale attraverso la richiesta del rinvio a giudizio e chiede che gli atti vengano trasmessi al P.M. Con ogni ossequio. Luogo e data ... Firma ... 1. L'eccezione può essere proposta oralmente o per iscritto, in udienza ma anche fuori udienza. In questo ultimo caso occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il P.D.P. (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quter, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. Come è noto, lo scorso 4 luglio 2023 in attuazione dell'art. 87 comma 6-bis d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150 è stato emanato dal Ministro della giustizia un decreto che ha allargato il catalogo degli atti che devono essere necessariamente depositati dai difensori attraverso il Portale di deposito telematico. Ciò vale per tutti gli Uffici giudiziari ad eccezione della Procura presso il Tribunale per i minorenni, il Tribunale per i minorenni, il Tribunale di sorveglianza e la Corte di Cassazione e le fasi della esecuzione penale e quella disciplinata dal libro XI del codice di rito (intitolato rapporti giurisdizionali con autorità straniere). Il deposito deve avvenire con le modalità dettate con il provvedimento del diretto generale dei sistemi informativi automatizzati del Ministero dell'11 luglio 2023 e non vale per il deposito in udienza che potrà dunque continuare con le modalità tradizionali. Le novità dovevano entrare in vigore il 20 luglio 2023, ma la medesima è stata posticipata a fine anno. La richiesta in parola non rientrava comunque tra gli atti contemplati dal decreto ministeriale del 4 luglio. 2. Tale disposizione si applica sia nel caso in cui venga contestato un reato diverso ai sensi dell'art. 516 c.p.p., sia nel caso in cui venga contestato un reato diversamente circostanziato o un reato legato dal vincolo della continuazione o in concorso formale con quello originariamente contestato ai sensi dell'art. 517 c.p.p. CommentoLe contestazioni suppletive e le questioni sulla competenza, sull'osservanza della disciplina delle attribuzioni del Giudice e sulle modalità di esercizio dell'azione penale da parte del P.M. Gli artt. 516,517 e 518 c.p.p. consentono al Pubblico Ministero di modificare il capo di imputazione o comunque di effettuare contestazioni ulteriori rispetto a quelle originariamente contenute nel capo di imputazione. Ciò è possibile quando il fatto risulti diverso da quello descritto nel decreto che dispone il giudizio (art. 516 c.p.p.) oppure emergono reati connessi ai sensi dell'art. 12, lett. b) (cioè legati da concorso formale o in continuazione con quelli originariamente contestati), una circostanza aggravante non contenuta nel capo di imputazione (art. 517 c.p.p.) oppure un fatto di reato nuovo non connesso ai sensi dell'art. 12, lett. b) (art. 518 c.p.p.). In quest'ultimo caso la contestazione nel medesimo procedimento è possibile solo se vi è il consenso dell'imputato presente, altrimenti il Pubblico Ministero deve procedere nelle forme ordinarie (art. 518 c.p.p.). Nei casi previsti dagli artt. 516 e 517 c.p.p., invece, il P.M. può procedere direttamente in udienza a svolgere le proprie ulteriori contestazioni. Se l'imputato è presente, e la contestazione non riguarda la recidiva, il medesimo può chiedere un termine a difesa che il Giudice deve concedergli, sospendendo il dibattimento per un termine compreso tra venti e quaranta giorni e fissando nuova udienza (art. 519, commi 1 e 2). Se invece l'imputato è assente, il Pubblico Ministero deve procedere alla contestazione chiedendo che la stessa sia inserita a verbale e che questo sia notificato all'imputato (anche se la nuova contestazione riguardi la recidiva: v. Cass. II, n. 25728/2011). Pure in questo caso il Giudice sospende il dibattimento per un periodo compreso tra venti e quaranta giorni e fissa una nuova udienza (art. 520 c.p.p.). Il P.M. può procedere a nuova contestazione sempre che questa riguardi un reato che non ecceda la competenza del Giudice (cosa che accade qualora il reato risulti di competenza della Corte di Assise, anziché del Tribunale). Qualora ciò si verifichi (ad es. perché l'istruttoria dibattimentale fa emergere che l'originario reato di sfruttamento della prostituzione debba più correttamente qualificarsi come tratta di persone di cui all'art. 601 c.p.), spetterà al Giudice riqualificare il fatto e trasmettere gli atti al P.M. affinché proceda nelle forme ordinarie (v. Cass. I, n. 27212/2010). Se la nuova contestazione riguarda fatti che rimangono nella competenza del Giudice, il P.M. può procedere, ma se si tratta di reati che rientrano nelle attribuzioni del tribunale in composizione collegiale oppure reati per il quale è prevista l'udienza preliminare e questa non si è svolta, l'inosservanza delle relative disposizioni deve essere eccepita immediatamente se il dibattimento non è sospeso (perché l'imputato è presente e non ritiene di dover chiedere un termine a difesa) oppure prima del compimento di ogni altro atto nella nuova udienza, fissata dal Giudice a seguito di richiesta di termine a difesa avanzata dall'imputato presente oppure in attesta della notifica dell'estratto del verbale all'imputato assente (art. 516, commi 1-bis e 1-ter). L'eccezione può essere formulata per iscritto (come nella formula che precede che riguarda specificamente l'ipotesi di cui all'art. 516, comma 1-ter, c.p.p.) oppure anche oralmente. Qualora la stessa sia fondata, e per il reato oggetto di nuova contestazione è prevista l'udienza preliminare che non si è tenuta (si pensi ad esempio una truffa semplice che risulta aggravata dall'essere commessa a danno di ente pubblico), il Giudice deve trasmettere gli atti al P.M. (si vedano artt. 516, comma 1-ter, c.p.p. e 550, comma 2, c.p.p. e Cass. sez. fer., n. 35729/2013 che precisa come l'eccezione in parola possa essere validamente proposta solo se l'udienza non si è affatto svolta e non invece quando l'udienza preliminare si sia svolta con riferimento alle originarie contestazioni). Se invece il reato oggetto di nuove contestazioni rientra nelle attribuzioni del tribunale in composizione collegiale, anziché in quello monocratico, ma l'udienza preliminare si è comunque svolta (si pensi ad un'istruttoria che fa emergere che il fatto debba più correttamente qualificarsi come estorsione aggravata dalle più persone riunite che circonvenzione d incapace in concorso) il Giudice deve trasmettere gli atti al tribunale in composizione collegiale affinché proceda (v. artt. 516, comma 1-bis e 33-septies c.p.p.). Questo ultima ipotesi, come detto, si verifica se l'udienza preliminare si è comunque svolta, altrimenti si ricade nel caso che precede (mancato svolgimento di udienza preliminare, con trasmissione atti al P.M.). Si discute se a seguito di modifica del capo di imputazione che comporti lo spostamento del locus commissi delicti o comunque comporti l'individuazione di un diverso Giudice territorialmente competente si possa sollevare la relativa eccezione di incompetenza territoriale. Ad un orientamento più risalente che riteneva preclusa la possibilità di sollevare validamente l'eccezione oltre i limiti temporali normalmente previsti (si veda Cass. V, n. 14696/1999; Cass. IV, n. 41991/2003), se ne contrappone uno più recente che invece ammette che si possa far valere la questione sulla competenza territoriale dopo le contestazioni suppletive di cui agli artt. 516 ss. c.p.p. (v. Cass. I, n. 47520/2007; Cass. VI, n. 40249/2006). |