Richiesta di correzione di errore materiale della sentenza (art. 547)

Lottini Riccardo

Inquadramento

La presente richiesta è diretta ad attivare la procedura di correzione di errore materiale di cui agli articoli 130 e 547 c.p.p. che può essere utile per emendare la sentenza che, pur affermando la responsabilità dell'imputato e il suo obbligo di risarcire il danno, non si sia pronunciata sulla richiesta di condanna dell'imputato medesimo alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile.

Formula

ALL'ECC.MO TRIBUNALE DI.... IN COMPOSIZIONE.... [1]

RICHIESTA DI CORREZIONE DI ERRORE MATERIALE

(ART. 547 C.P.P.)

Il sottoscritto Avv....., nella sua qualità di difensore del Sig....., nato a.... il...., parte civile costituita nel procedimento n..... /.... R.G.N.R. - n..... /.... R.G. aperto in danno del Sig....., per la violazione degli articoli....;

PREMESSO

In data.... è stata pronunciata la sentenza n..... con cui il Sig....., imputato nel procedimento n..... /.... R.G.N.R. – n..... /.... R.G. è stato condannato alla pena di.... e al risarcimento del danno in favore della parte civile liquidato in Euro.....

La sentenza impugnata non si è però pronunciata in ordine alla condanna dell'imputato alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile nel giudizio, nonostante ciò fosse stato specificamente richiesto dal difensore della medesima nelle conclusioni scritte depositate nell'udienza del.... a cui era stata allegata nota spese ai sensi dell'art. 153 disp. att. c.p.p.[2].

PQM

il sottoscritto, Avv..... difensore della parte civile.... Sig....., come sopra generalizzata

CHIEDE

a Codesto Ecc.mo Collegio/alla S.V. Ill.ma di attivare la procedura per la correzione dell'errore materiale, fissare udienza e condannare il Sig..... alla rifusione delle spese di costituzione quantificate in Euro...., come da nota spese che nuovamente si allega [3].

Luogo e data....

Firma....

Si allega:

1. copia sentenza di cui si chiede la correzione dell'errore materiale;

2. copia conclusioni scritte depositate ai sensi dell'art. 523, comma 2, c.p.p. nell'udienza del....;

3. nota spese depositata ai sensi dell'art. 153 disp. att. c.p.p.

[1]Il Giudice al quale presentare l'istanza è colui che ha pronunciato il provvedimento che si vuole emendare, dunque non necessariamente il Tribunale, ma anche il Giudice dell'abbreviato o che si è pronunciato ai sensi degli artt. 444 ss. c.p.p., finanche al Giudice di pace, la Corte di Assise.

[2]Tale formula è stata concepita qualora si chieda l'emenda della mancata pronuncia della rifusione delle spese processuali sostenute nel grado di giudizio dalla parte civile. Qualora si chiede la correzione della errata o incompleta pubblicazione dell'ordine di pubblicazione della sentenza di condanna, la formula dovrà essere modificata di conseguenza.

[3]Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il PDP (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). La presente istanza può essere dunque depositata anche in modo analogico. In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche.

Commento

La correzione dell'errore materiale e le omissioni emendabili

L'art. 547 c.p.p. prevede che, al di fuori delle ipotesi di nullità sancite dal codice (artt. 125, comma 3 e 546, comma 3, c.p.p.), se la sentenza è incompleta in quanto la motivazione è insufficiente oppure se manca o è incompleto alcuno dei requisiti indicati dall'art. 546, si può procedere alla loro emenda attraverso la procedura di correzione dell'errore materiale ai sensi dell'art. 130 c.p.p.

La procedura di correzione dell'errore materiale può essere attivata anche di ufficio, secondo la lettera dell'art. 130 c.p.p. Se ne ricava che può anche essere originata da una richiesta di parte.

Con riferimento ai requisiti richiesti, in generale, è possibile ricorrere allo strumento in parola quando vi sia la necessità di rimediare ad una disarmonia tra la formale espressione di una decisione e il suo reale contenuto, mentre, invece, è preclusa ove la correzione si risolva nella sostituzione o nella modificazione essenziale della decisione (Cass. V, n. 11064/2017; Cass. III, n. 3936/2017).

Se si guarda alla casistica che si è formata relativamente alla disposizione di cui all'art. 547 c.p.p., si ritiene che sia ammissibile il procedimento di correzione dell'errore materiale in caso di mancanza di motivazione che richieda un intervento dal contenuto oggettivamente vincolato senza integrazioni di tipo valutativo (così Cass. VI, n. 1008/2009 che però ha escluso che nel caso di specie la mancata motivazione potesse essere emendata con il ricorso allo strumento in parola) oppure l'applicazione di una pena accessoria o della confisca obbligatoria la cui irrogazione consegua ex lege, senza che necessiti di alcuna valutazione da parte del Giudice (Cass. VI, n. 36700/2010 con riferimento alla pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per la durata fissa di anni cinque; Cass. VI, n. 2944/2009 in caso di confisca obbligatoria). È inammissibile, invece, il ricorso alla procedura di correzione dell'errore materiale ex art. 130 c.p.p. per ovviare ad errori di fatto contenuti nella sentenza di legittimità, emendabili esclusivamente con il ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p., che disciplina l'unico rimedio esperibile per l'eliminazione di tali di errori (Cass. VI, n. 8337/2021). Così come non può farsi ricorso alla procedura di correzione dell'errore materiale nel caso di omessa pronuncia dell'ordine di demolizione del manufatto abusivo con la sentenza di condanna per reati edilizi, dovendo essere in tal caso proposta impugnazione da parte del Pubblico Ministero (Cass. III, n. 12950/2021).

La mancata o erronea pronuncia sulle spese processuali e sulla pubblicazione della sentenza di condanna

Particolarmente interessante in questa sede la questione relativa al se, la procedura di correzione di errore materiale di cui all'art. 547 c.p.p., possa essere attivata per emendare la mancata pronuncia del Giudice che ha emesso il provvedimento in ordine alla condanna dell'imputato alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile per il grado di giudizio.

A fronte di un minoritario orientamento che nega una tale possibilità (si veda ad esempio Cass. IV, n. 46840/2011), l'orientamento prevalente si pronuncia in senso affermativo, sulla base della constatazione che la condanna delle spese in favore della parte civile ha natura accessoria che, in mancanza di elementi fattuali che potrebbero portare alla compensazione, comporta a carico del Giudice una semplice operazione di tipo tecnico-esecutivo, da svolgersi sulla base di presupposti e parametri oggettivi predeterminati (così con riferimento alla correzione della sentenza di patteggiamento Cass. S.U., n. 7945/2008; relativamente al dibattimento di primo grado Cass. V, n. 51169/2013; con riferimento alla sentenza di appello Cass. VI, n. 6360/2016 e Cass. IV, n. 5805/2021; o che conclude il giudizio in cassazione, Cass. II, n. 17326/2013).

La giurisprudenza evidenzia che si possa ricorrere alla procedura in parola anche per correggere la incompleta o inesatta indicazione della testata giornalistica su cui pubblicare la sentenza di condanna a titolo di risarcimento del danno ai sensi degli artt. 186 c.p. e 547 c.p.p., in quanto si tratta di attività che non richiede alcuna valutazione in ordine alla specie ed entità della sanzione (Cass. III, n. 874/1998).

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