Richiesta di giudizio abbreviato (art. 438, comma 1)InquadramentoLa presente istanza è finalizzata a far sì che il procedimento sia definito con rito abbreviato c.d. ordinario, con cui si chiede di essere giudicati sulla base degli atti, presentata davanti al Giudice dell'udienza preliminare. FormulaALL'ILL.MO SIG. GIUDICE DELL'UDIENZA PRELIMINARE PRESSO IL TRIBUNALE DI.... [1] RICHIESTA DI GIUDIZIO ABBREVIATO (ART. 438, COMMA 1, C.P.P.) [2] Il sottoscritto Avv..... [3], nella sua qualità di difensore e procuratore speciale (come da nomina e procura allegati al presento atto) del Sig....., nato a.... il...., imputato nel procedimento n..... /.... R.G.N.R. – n..... /.... R.G. per la violazione degli articoli.... con il presente atto; CHIEDE che il procedimento sia definito in udienza preliminare allo stato degli atti, secondo le disposizioni di cui agli artt. 438 ss. [4]. Luogo e data.... Firma.... Si allega: 1. nomina a difensore; 2. procura speciale. Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1]Il Giudice al quale chiedere il rito abbreviato cambia a seconda di quali siano state le modalità di esercizio dell'azione penale rispetto al reato per il quale si procede. In questa sede il riferimento è ai casi in cui l'azione penale viene esercitata attraverso la richiesta di rinvio a giudizio di cui all'art. 416 c.p.p. [2]La richiesta può essere presentata per iscritto (come nel caso di specie), ma anche oralmente, in ogni modo fino a quando non sono state rassegnate le conclusioni a norma degli artt. 421 e 422 c.p.p. Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il PDP (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). La presente istanza può essere dunque depositata anche in modo analogico. In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. [3]L'istanza di definizione con il rito speciale in parola deve provenire personalmente dall'imputato o da un suo procuratore speciale, che può essere il difensore (come normalmente accade) oppure anche una terza persona. La procura speciale per la richiesta di definizione del procedimento con rito abbreviato deve contenere la sottoscrizione dell'imputato autenticata con le forme previste dall'art. 438, comma 3, c.p.p. L'autentica quindi può essere effettuata dal difensore dell'imputato, da un notaio oppure da altra persona a ciò espressamente autorizzata. La richiesta può anche provenire dal sostituto processuale, purché però nella procura speciale rilasciata al difensore, quest'ultimo sia stato autorizzato a nominare sostituti. In mancanza di valida procura speciale e di consenso dell'imputato (che può essere anche implicito e quindi ravvisato nell'acquiescenza allo svolgimento dell'imputato presente) lo svolgimento del rito comporta una nullità che, secondo la giurisprudenza, è di ordine generale e a regime intermedio, rilevabile dunque entro i limiti temporali di cui all'art. 180 c.p.p. L'art. 122, comma 2-bis, c.p.p., che entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti attuativi, prevede che la procura speciale sia depositata in copia informatica autenticata con firma digitale, con obbligo di conservare originale analogico da esibire su richiesta della Autorità giudiziaria. [4]Nella formula sopra indica viene riportata la lettera dell'art. 438, comma 1, c.p.p. In realtà per chiedere che il procedimento venga definito con il rito abbreviato non è chiesta alcuna formula sacramentale, essendo sufficiente che si evinca in modo inequivoco che quella è la volontà dell'imputato, anche se manifestata a mezzo di procuratore speciale. CommentoIl rito abbreviato: natura e caratteristiche Il giudizio abbreviato è il primo rito speciale disciplinato dal codice di procedura penale e si caratterizza per il fatto che il Giudice utilizza, ai fini della decisione, gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini. Nel testo originariamente previsto, i requisiti per l'ammissione erano tre: 1) richiesta dell'imputato; 2) consenso del Pubblico Ministero; 3) valutazione del Giudice sulla possibilità di definire il processo allo “stato degli atti” senza alcuna integrazione probatoria. Nel sistema invece attualmente in vigore, delineato principalmente a seguito delle novità introdotte dalla l. n. 479/1999 (c.d. Legge Carotti), ma anche di interventi legislativi successivi (d.l. n. 82/2000 convertito con modifiche con l. n. 144/2000, ma anche da d.l. n. 341/2000 conv. con l. n. 4/2001), che hanno fatto seguito a prese di posizione della Corte costituzionale, il rito abbreviato ha perso la fisionomia di rito basato su logiche negoziali, per assumere invece la forma di rito che trova come unico presupposto la richiesta dell'imputato (Tonini, Manuale di procedura penale, 2017). Modifiche talmente radicali che in dottrina ci si era subito chiesti se il nuovo giudizio abbreviato post Carotti avesse mantenuto un'identità sostanziale con il vecchio, oppure si trattasse solo di identità nominale (Orlandi, Sub art. 27 l. 16.12.1999, n. 497, in Leg. pen., 2000, 438). Con una felice espressione si evidenzia che si è passati da un modello di giudizio “allo stato degli atti”, su cui si basava l'impalcatura originaria del rito, ad un nuovo rito “ad attività probatoria contratta” (Amodio, Giudice unico e garanzie difensive nella procedura penale riformata, in Studi Pisapia, II, Milano, 2000). La relativa disciplina è stata interessata da una prima serie di modifiche introdotte con la l. n. 103/2017 (c.d. Legge Orlando) che però non ne ha stravolto i tratti essenziali, avendo codificato, in buona parte, i risultati cui erano pervenuti approdi giurisprudenziali consolidati. La riforma del 2017 ha espressamente previsto che: 1) la richiesta di giudizio abbreviato proposta nell'udienza preliminare determina la sanatoria delle nullità non assolute e delle inutilizzabilità diverse da quelle derivanti dalla violazioni di un divieto probatorio e preclude la possibilità di sollevare questioni sulla competenza per territorio del Giudice (v. art. 438, comma 6-bis, c.p.p.); 2) la presentazione dell'istanza dopo il deposito di indagini difensive consente al P.M. di chiedere un termine non superiore a sessanta giorni per lo svolgimento di indagini suppletivi sui temi introdotti dalla difesa (v. art. 438, comma 4, c.p.p.); 3) vi è la possibilità di presentare domande subordinate di accesso a riti diversi (art. 438, comma 5-bis, c.p.p.), in caso di rigetto della richiesta di abbreviato condizionata a integrazione probatoria (per tutte le novità v. Galluzzo, voce Giudizio abbreviato dopo la riforma Orlando, in Dig. d. pen., Agg. X, 2018). La l. 12 aprile 2019, n. 33 ha successivamente introdotto il comma 1-bis dell'art. 438, prevedendo che il giudizo abbreviato non possa essere ammesso pe i delitti puniti con la pena dell'ergastolo. Una disposizione che aveva sollevato un dibattito però sopito dalla Corte costituzionale che ne ha ammesso la compatibiltà con la Carta fondamentale (v. Corte cost., n. 214/2021, n. 214; ma anche Corte cost., n. 207/2022). Recenti modifiche sono state apportate dalla riforma c.d. Cartabia (d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150) che ha modificato l'art. 438 comma 5, prevdendo che l'abbreviato condizionato possa essere disposto se è necessaria ai fini della decisione, tenuto conto degli atti già acquisiti e utilizzati, e se realizza un'economia processuale, in relazione ai prevedibili tempi dell'istruzione dibattimentale, il comma 6-ter del medesimo articolo, contemplando espressamente la possiiblità di riproporre la richiesta prima dell'apertura del dibattimento (rendendolo compatibile con le conclusioni di Corte cost., n. 169/2003), introdotto il comma 2-bis dell'art. 442 c.p.p., che prevede che in caso di mancata impugnazione della sentenza di condanna la pena inflitta è ridotta di un ulteriore sesto dal giudice dell'esecuzione. (solo in caso di mancata impugnazione, non di rinuncia: v. Cass. I, n. 16054/2023). I modelli di giudizio abbreviato sono due: un primo, definibile ordinario, basato sulla richiesta semplice dell'imputato con cui questi chiede di essere giudicato allo stato degli atti, un secondo, oramai qualificato come condizionato, in cui la richiesta di accesso al rito in parola è subordinata a integrazione probatoria. I due modelli hanno in comune: 1) modalità di forma, tempi e modi di proposizione della richiesta e la scomparsa della necessità del consenso del P.M. (v. art. 438, commi 1 e 2, c.p.p.); 2) il riconoscimento al Giudice di poteri integrativi ex officio qualora ritenga di non poter decidere allo stato degli atti (v. art. 441, comma 5, c.p.p.); 3) identiche regole di decisione e le conseguenze sulla sanzione per la scelta del rito, che sarà ridotta di un mezzo in caso di contravvenzione (novità introdotta dalla Legge Orlando) e di un terzo in caso di delitto; 4) identico il regime delle impugnazioni (v. art. 443 c.p.p.); 5) riduzione di 1/6 della pena inflitta in caso di mancata impugnazione (art. 442 comma 2-bis). La differenza è che in caso di richiesta semplice, l'imputato ha diritto (che la giurisprudenza definisce potestativo) ad essere giudicato, senza che Giudice e P.M. possano in alcun modo interloquire (così Cass. I, n. 30276/2001 che spiega come l'ordinanza di accoglimento da parte del Giudice sia un atto dovuto). In caso di richiesta di abbreviato condizionato ad integrazione probatorio il Giudice dispone il giudizio abbreviato unicamente nel caso in cui l'integrazione probatoria richiesta risulti necessaria ai fini della decisione e compatibile con le finalità di economia processuale, tenuto conto dei prevedibili empi dell'istruzione dibattimentale. In caso di ammissione al rito abbreviato condizionato, il P.M. può chiedere l'ammissione di prova contraria (non invece la parte civile: v. da ultimo Cass. VI, n. 24771/2022). La richiesta di abbreviato: forme, modi e tempi La richiesta di essere giudicati allo stato degli atti, sia che la stessa sia semplice o condizionata, è un atto personalissimo dell'imputato che può essere compiuto dal medesimo, personalmente, oppure per mezzo di procuratore speciale. Per quanto riguarda la forma, l'istanza può essere presentata per iscritto oppure oralmente. Qualora la richiesta scritta provenga direttamente dall'imputato e questi non sia presente in udienza (altrimenti v. infra), la richiesta deve essere sottoscritta e la stessa deve essere autenticata dal difensore che così può depositare l'istanza per l'ammissione al rito speciale (si vedano le considerazioni contenute in Cass. V, n. 7012/1995; ma anche Trib. Torino 26 gennaio 1990). Se l'imputato è presente in udienza, l'istanza orale formulata dal suo difensore, senza che l'imputato eccepisca alcunché, è altrettanto sufficiente a instaurare validamente il rito, in quanto la richiesta proviene da soggetto che è deputato ad agire nell'interesse dell'imputato medesimo ed è tale da conferire all'inerzia di quest'ultimo portata dimostrativa della volontà di aderire alla richiesta formulata del legale (così espressamente in motivazione Cass. S.U., n. 9977/2008; più di recente Cass. III, n. 1946/2016). La procura speciale deve avere la sottoscrizione autenticata dal difensore (come normalmente accade) o da altro soggetto legittimato (ad es. notaio). Per quanto riguarda i requisiti della procura, individuati dall'art. 122 c.p.p., non è necessaria alcuna formula sacramentale, ma è sufficiente che l'atto contenga un'indicazione minima dell'oggetto per cui è conferita (v. Cass. V, n. 11647/2016) e può essere anche rilasciata in via preventiva (all'atto dell'assunzione dell'incarico per esempio) per l'eventualità che si verifichino i presupposti per il compimento dell'atto (v. art. 37 disp. att. c.p.p.). La Suprema Corte ha ritenuto che la procura rilasciata per la richiesta di “riti alternativi” non meglio specificati consente al difensore dell'imputato di chiedere il giudizio abbreviato, tanto semplice che condizionato (v. Cass. III, n. 44469/2009; negli esatti termini Cass. IV, n. 30401/2022). Il sostituto processuale del difensore, nominato ai sensi dell'art. 102 c.p.p., può chiedere che l'imputato venga ammesso al rito abbreviato, purché, però, nella procura il destinatario della stessa sia autorizzato a nominare sostituti (cfr. con specifico riferimento all'abbreviato Cass. II, n. 45297/2017; si veda anche Cass. S.U., n. 12213/2017 che affronta la questione della legittimazione del sostituto processuale del difensore munito di procura speciale a costituirsi parte civile e arriva alla medesima soluzione). Se la richiesta proviene da soggetto non legittimato, si verifica una nullità di ordine generale a regime intermedio, deducibile o comunque rilevabile prima della pronuncia della sentenza del grado di appello (v. ex plurimis, Cass. VI, n. 22528/2018). Qualora la richiesta di abbreviato venga formulata con riferimento a reati per i quali l'azione penale è esercitata con la richiesta di rinvio a giudizio ai sensi dell'art. 416 c.p.p., l'istanza può essere proposta in udienza preliminare anche dopo la formulazione delle conclusioni da parte del p.m., al più tardi, per ciascun imputato, nel momento in cui il proprio difensore formula le proprie conclusioni definitive (così pacificamente dopo Cass. S.U., n. 20214/2014). La richiesta di abbreviato subordinato ad integrazione probatoria Come già evidenziato, la richiesta di abbreviato può essere semplice oppure condizionata ad integrazione probatoria. In quest'ultimo caso, il Giudice ammette l'imputato al rito abbreviato unicamente nel caso in cui l'integrazione, tenuto conto degli atti già acquisiti ed utilizzabili, risulti necessaria alla decisione e sia compatibile con le finalità di economia processuale proprie del rito, in relazione ai prevedibili tempi dell'istruzione dibattimentale (v. art. 438, comma 5, terzultimo periodo c.p.p., come modificato dalla riforma c.d. Cartabia). Con riferimento al primo requisito (necessità ai fini della decisione), il punto di riferimento per comprenderne il reale significato può essere ancora ravvisato in una decisione di alcuni anni addietro delle sezioni unite, che ha spiegato come le prove cui subordinare la richiesta di abbreviato devono essere «integrative, non sostitutive, del materiale già acquisito ed utilizzabile come base cognitiva [quindi] circoscritte e strumentali ai ‘fini della decisione' di merito, quale essenziale e indefettibile supporto logico delle stesse» ed aventi oggettiva e sicura utilità/idoneità a far conseguire un probabile risultato probatorio che assicuri il completo accertamento dei fatti rilevanti nel giudizio (in questi termini Cass. S.U., n. 44711/2004; più di recente v. Cass. VI, n. 48642/2014). Con riferimento al secondo requisito (compatibilità con le finalità probatorie del rito), una decisione della Corte costituzionale sembrava svalutarlo, quando aveva precisato che il giudizio abbreviato deve essere posto a raffronto con il rito dibattimentale e, quindi, in relazione a quest'ultimo, si traduce sempre e comunque in una considerevole economica processuale rispetto alla più onerosa formazione della prova in contraddittorio (Corte cost., n. 115/2001). Nella giurisprudenza di legittimità erano state invece ritenute corrette le decisioni del Giudice di merito che aveva rigettato le richieste di sentire sette testimoni (Cass. III, n. 28141/2012) e di esaminare un collaboratore di giustizia da sentire su una quantità rilevante di vicende coinvolgenti una pluralità di soggetti (Cass. III, n. 6175/2014) in quanto si trattava di integrazioni probatorie incompatibili con le esigenze di economia processuale proprie del rito. Il nuovo requisito, introdotto con il d.lgs. n. 150 del 2022, l'economia processuale deve essere valutata in relazione ai prevedibili tempi dell'economia processuale. Con riferimento a tale nuovo requisito c'è chi ha spiegato che non introduce sostanziali novità, ma specifica con maggior precisione le condizioni in presenza delle quali può essere disposto l'abbreviato con integrazione probatoria (v. Relazione massimario, n. 2/2023, 105). A tale indirizzo se ne contrappone invece un diverso che sottolinea come i presupposti per l'istituto in parola siano stati ampliati (v. Gialuz, Per un processo penale più efficiente e giusto. Guida alla lettura della riforma Cartabia (profili processuali), in SP, 2022, 53). Di fronte ad una richiesta di rito abbreviato condizionato il Giudice ha due possibilità: o rigettarla oppure accogliere integralmente le richieste probatorie a cui è subordinata la richiesta. Non possibile invece un accoglimento parziale, per un orientamento giurisprudenziale sarebbe un atto abnorme (Cass. VI, n. 17661/2015; Cass. VI, n. 42696/2008; Cass. I, n. 4490/2007) per un secondo invece tale da integrare una nullità generale a regime intermedio (Cass. I, n. 11605/2017; Cass. VI, n. 20676/2016; Cass. VI, n. 28895/2009). La richiesta di integrazione probatoria deve essere formulata in modo analitico e specifico con l'indicazione esaustiva del mezzo e l'oggetto dell'integrazione probatoria in modo da consentire dal Giudice la verifica della sussistenza dei parametri di ammissibilità (v. Giunchedi, Il giudizio abbreviato, in Procedura penale, a cura di Gaito, 2018 il quale suggerisce di redigere un atto non dissimile dalla lista ex art. 468 c.p.p.). Non sono previste limitazione in ordine al tipo di prova da richiedere, essendo necessaria la sua capacità dimostrativa, ben potendo l'imputato anche chiedere una prova atipica, ma in questo caso il Giudice dovrà verificarne l'ammissibilità anche alla luce di quanto disposto dall'art. 189 c.p.p. (v. Giunchedi, Il giudizio abbreviato, in Procedura penale, cit.). L'esame o l'interrogatorio dell'imputato non possono considerarsi integrazione probatoria cui subordinare il rito abbreviato ai sensi dell'art. 438, comma 5, c.p.p. L'art. 441 stabilisce infatti che nel giudizio abbreviato si osservano le disposizioni previste per l'udienza preliminare ad eccezione di quelle di cui agli artt. 422 e 423. Ne deriva che è applicabile comunque l'art. 421 c.p.p. che prevede per l'imputato la possibilità di rendere dichiarazioni spontanee, di sottoporsi a interrogatorio oppure ad esame (così Cass. VI, n. 46785/2017; Cass. V, n. 1937/2010). Qualora la richiesta di abbreviato condizionato venga dichiarata inammissibile o respinta, l'imputato (o chi per lui) può ripresentarla dinanzi al Giudice del dibattimento, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento (in passato Cass. S.U., n. 44711/2004 cit., Corte cost., n. 169/2003 e più di recente, seppure a contrario, Cass. V, n. 7012/2017; adesso espressamente art. 438 comma 6-ter introdotto dalla l. n. 33 del 2019 e arricchito dal d.lgs. n. 150 del 2022), qualora venga ulteriormente respinta, il Giudice che accerti che esistevano i presupposti per accoglierla, deve applicare la riduzione pena. In questo ultimo caso, la giurisprudenza è però divisa sulla questione se il Giudice del dibattimento possa tenere conto, al fine di valutare che il diniego era ingiustificato, delle maggiori informazioni acquisite a seguito dell'istruttoria dibattimentale (in senso positivo Cass. VI, n. 41695/2016; Cass. VI, n. 48643/2014; in senso negativo Cass. II, n. 51817/2013). La presentazione di domande subordinate di accesso a riti diversi La legge Orlando ha introdotto un comma, il 5-bis, all'art. 438 c.p.p., che stabilisce che «Con la richiesta presentata ai sensi del comma 5 può essere proposta in via subordinata, per il caso del suo mancato accoglimento, anche la richiesta del comma 1 ovvero quella di applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444». Si tratta di una normativa che vuol rispondere a quell'orientamento giurisprudenziale e dottrinale che ritiene che la disposizione di cui all'art. 438, comma 6, c.p.p., secondo la quale in caso di rigetto la richiesta possa essere riproposta fino alla formulazione delle conclusioni, consenta unicamente la riproposizione del giudizio abbreviato condizionato (v. Galluzzo, Giudizio abbreviato (dopo la riforma Orlando), in Dig. d. pen., Agg., 2018). I giudizi abbreviati c.d. atipici: la richiesta a seguito di decreto a citazione a giudizio, di giudizio immediato e in sede di giudizio direttissimo La richiesta di abbreviato può essere presentata anche in procedimenti nell'ambito dei quali non è prevista l'udienza preliminare. Le forme e i modi della richiesta sono gli stessi per quanto riguarda il procedimento con decreto di citazione a giudizio e in sede di giudizio direttissimo (in caso di giudizio immediato sono richiesti alcuni adempimenti che si rendono necessari per le peculiarità del rito), ciò che cambia, in ogni caso, è la tempistica di presentazione. Entrando nello specifico, qualora si proceda con decreto di citazione diretta a giudizio, il termine per la proposizione della richiesta è rappresentato prima che venga pronunciato il provvedimento di chiusura della nuova udienza predibattimentale (v. art. 554-ter, comma 2, c.p.p.). Per quanto riguarda, invece, il giudizio direttissimo rimane il limite dell'apertura del dibattimento (v. art. 452 comma 2 c.p.p.). In caso di giudizio immediato, l'imputato o il suo procuratore speciale possono presentare istanza di accesso al rito abbreviato entro quindici giorni dall'ultima notifica all'imputato o al difensore, rispettivamente, del decreto o dell'avviso della data fissata per il giudizio immediato (v. art. 458, comma 1, c.p.p. come modificato da Corte cost., n. 120/2002; al difensore non viene notificato il decreto di giudizio immediato, ma solo l'avviso di fissazione dell'udienza: v. art. 456, comma 5, c.p.p.). L'istanza deve essere depositata presso la cancelleria del gip che ha emesso il decreto. Forme e contenuti sono gli stessi già indicati (v. supra). Occorre però depositare anche la prova dell'avvenuta notifica al P.M. Le notifiche al P.M., quando entrerà a pieno regime la riforma c.d. Cartabia, avverranno con modalità telematiche di cui all'art. 148, comma 1, c.p.p. e, nel caso di cui all'art. 148, comma 4, c.p.p. (espressa previsione di legge, assenza o idoneità di un domicilio digitale, per la sussistenza di impedimenti tecnici che rendono impossibile il ricorso alle modalità telematiche), mediante consegna di copia dell'atto in forma analogica nella segreteria del P.M. (v. art. 153, comma 1, c.p.p.). Le parti private possono effettuare le notifiche anche ai sensi di quanto disciplinato dall'art. 152 c.p.p.: 1) notificazione con modalità telematica eseguita dal difensore a mezzo PEC; 2) invio di copia dell'atto in forma di documento analogico effettuata dal difensore con raccomandata con avviso di ricevimento. La documentazione della notifica realizzata mediante invio di raccomandata avviene ai sensi dell'art. 56 disp. att. c.p.p., mentre le modalità e la documentazione della notifica con modalità telematica eseguita dal difensore sono disciplinate dall'art. 56-bis disp. att. c.p.p. L'art. 87, d.lgs. n. 150/2022 prevede che le regole tecniche per le notificazioni con modalità telematiche saranno dettate da decreti emanati dal Ministero della Giustizia da adottarsi entro il 31 dicembre 2023 (i decreti sono previsti dall'art. 87, commi 1 e 3, d.lgs. n. 150/2022). Da questa previsione e della lettura dell'intera disciplina delle notificazioni (ad es. posticipo dell'entrata in vigore dell'art. 111-bis c.p.p.), si deduce che le innovazioni relative alle notificazioni con modalità telematiche entreranno in vigore con l'adozione dei citati decreti ministeriali (cfr. V. A. Boga, Le notificazioni, in Aa.Vv., Le indagini preliminari, l'udienza preliminare e la nuova udienza dibattimentale, Torino, 2023, p. 163). La previsione mediante invio per raccomandata, invece, già prevista prima della Riforma dalla vecchia formulazione dell'art. 152 c.p.p., è attualmente operativa. In attesa dei su indicati decreti, e nei quindici giorni successivi alla loro entrata in vigore, oltre che per raccomandata ai sensi dell'art. 152 c.p.p., la notifica al P.M. potrà dunque avvenire mediante invio dell'istanza mediante PEC agli indirizzi di posta certificata dell'ufficio indicati in apposito provvedimento del Direttore per i sistemi informativi automatizzati che indica anche le specifiche tecniche (v. art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022). Nonostante il deposito cartaceo da parte degli avvocati sia ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il PDP (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter c.p.p.), la riformulazione dell'art. 153 c.p.p., che consente il deposito in segreteria solo in casi specifici, sembra non ammettere la notifica al P.M. mediante deposito in segreteria al di fuori delle ipotesi di cui all'art. 184, comma 4, c.p.p. A seguito di richiesta di abbreviato, il Giudice per le indagini preliminari (persona fisica diversa rispetto a quella che ha emesso il decreto) deve fissare udienza in camera di consiglio, al fine di valutare l'istanza, ai sensi dell'art. 458, comma 2, c.p.p. In caso di giudizio immediato, qualora venga presentata istanza di applicazione pena su richiesta di parte ai sensi dell'art. 446 c.p.p., il giudice fissa udienza. In caso di dissenso del PM o di rigetto, l'imputato può chiedere, tra le varie cose, anche il rito abbreviato (v. art. 458-bis c.p.p. introdotto dal d.lgs. n. 150 del 2022). Con la riforma Orlando, è previsto che nella richiesta di abbreviato a seguito di giudizio immediato occorra eccepire l'incompetenza per territorio (v. art. 458, comma 1, ultimo periodo c.p.p., come modificato dall'art. 1, l. n. 103/2017). La revoca della richiesta di giudizio abbreviato La richiesta di giudizio abbreviato può essere revocata fino a che la stessa non abbia prodotto i suoi effetti, dunque fino a quando non è stata pronunciata l'ordinanza di ammissione ai sensi dell'art. 438, comma 4, c.p.p. (v. Cass. IV, n. 19528/2008; Cass. VI, n. 22480/2013). La giurisprudenza di legittimità ritiene però che, qualora la richiesta segua l'emissione del decreto di giudizio immediato, la revoca possa intervenire solamente fino a quando viene adottato il provvedimento di fissazione dell'udienza di cui all'art. 458, comma 2, c.p.p., perché con l'adozione di detto provvedimento, ancorché con lo stesso si valuti unicamente la presenza di cause di inammissibilità dell'istanza rilevabili ictu oculi, la richiesta di abbreviato esplica i suoi effetti (Cass. VI, n. 33908/2017; Cass. VI, n. 20803/2017; Cass. V, n. 21568/2015). Il ruolo della parte civile. In particolare la mancata accettazione del rito La parte civile, in tema di ammissione al rito abbreviato, subisce le scelte dell'imputato e può unicamente accettare o meno tale rito. Non ha alcuna possibilità di formulare istanze istruttorie, neppure nel caso in cui la richiesta di abbreviato sia subordinata a integrazione probatoria. L'art. 438, comma 5, ultimo periodo c.p.p. riconosce, infatti, il diritto all'ammissione alla prova contraria unicamente al Pubblico Ministero (v. Cass. II, n. 320/2004; v. anche Cass. IV, n. 18974/2009; in dottrina Tonini, Manuale di procedura penale, 2017). Unica attività che la parte civile può compiere è quella, nel caso in cui il Giudice disponga una perizia, di nominare un proprio consulente tecnico, in quanto non trattasi di attività di formulazione della prova, ma di intervento e assistenza alle operazioni del perito (v. Cass. IV, n. 18974/2009; v. anche Cass. IV, 42117/2021). Qualora la parte civile accetti il rito, la sentenza irrevocabile di assoluzione ha, nei suoi confronti, efficacia di giudicato (v. art. 652, comma 2, c.p.p.). Efficacia di giudicato che la sentenza di assoluzione non ha in caso di mancata accettazione del rito (Tonini, Manuale di procedura penale, 2017). La mancata accettazione del rito, che preclude l'operare dell'art. 75, comma 3, c.p.p. (disposizione che prevede la sospensione del processo civile in attesa della pronuncia di primo grado), deve essere espressamente manifestata (sia oralmente che per iscritto), non essendo invece sufficiente esprimere un semplice parere contrario alla richiesta di rito abbreviato condizionato a integrazione probatoria (Cass. II, n. 19243/2017) oppure limitarsi a non esprimere nulla (Cass. I, n. 10001/2004). Forme del procedimento. In particolare la richiesta di udienza pubblica L'udienza si svolge in camera di consiglio. L'imputato, o tutti gli imputati, se sono più di uno, può (possono) chiedere che il procedimento (di primo grado, v. Cass. I, n. 8163/2015 che ha ritenuto una tale disciplina compatibile con l'art. 6 della Cedu) si svolga nella forma dell'udienza pubblica (v. art. 441 c.p.p.). è sufficiente che anche solo un imputato manifesti la volontà contraria alla pubblica udienza, che il Giudice deve procedere in camera di consiglio. Non trattandosi di atto personalissimo, la richiesta di udienza pubblica può essere effettuata, ex art. 99, comma 1, c.p.p., direttamente dal difensore, che l'imputato può però neutralizzare ai sensi dell'art. 99, comma 2, c.p.p. Si ritiene che la richiesta debba essere formalizzata prima dell'inizio dell'udienza. Il rigetto ingiustificato della richiesta produce una nullità che deve considerarsi relativa (Cass. I, n. 27231/2015) e quindi eccepibile entro i limiti di cui agli artt. 181,182 e 183 c.p.p. Le nuove contestazioni all'interno del giudizio abbreviato Instaurato il giudizio abbreviato c.d. ordinario, il Pubblico Ministero non può effettuare nuove contestazioni (v. per le conseguenze che derivano in caso di sentenza che condanna l'imputato sulla base di nuove contestazioni effettuate dal P.M.: Cass. VI, n. 13117/2010; Cass. III, n. 35624/2007). Come già evidenziato, infatti, non è applicabile al rito in parola l'art. 423 c.p.p., che è però destinato a ritornare operativo qualora il Giudice ritenga di non potere giudicare allo stato degli atti e di assumere, ai sensi dell'art. 441, comma 5, c.p.p., gli elementi necessari ai fini della decisione (le nuove contestazioni devono essere giustificate dai nuovi elementi acquisiti: v. Cass. V, n. 7047/2008). Applicabile, invece, l'art. 423 c.p.p. quando venga chiesto e accolto l'abbreviato c.d. condizionato. Qualora il Giudice eserciti i poteri officiosi di integrazione probatoria ai sensi dell'art. 441, comma 5, c.p.p. oppure vengano acquisite le prove cui l'imputato ha subordinato l'abbreviato ai sensi dell'art. 438, comma 5, c.p.p., il P.M. può invocare l'art. 423 c.p.p. e effettuare nuove contestazioni. Il P.M. può attivare i poteri che l'art. 423 c.p.p. gli riconosce unicamente nel caso in cui ciò si renda necessario dai nuovi elementi acquisiti e dal mutato assetto dello stato degli atti (Cass. su, n. 5788/2019; così in dottrina Bricchetti, Pistorelli, Il giudizio abbreviato. Profili teorico-pratici, Milano, 2005). In passato, una parte di giurisprudenza ammetteva il ricorso a tale strumento anche al fine di supplire all'indeterminatezza originaria del capo di imputazione (v. da ultimo Cass. VI, n. 5200/2017 che addirittura evidenzia come l'imputato non possa chiedere che il procedimento continui nelle forme del rito ordinario qualora le nuove contestazioni non derivino da nuove emergenze, ma riguardino fatti o circostanze già in atti). Qualora il P.M. proceda a nuove contestazioni, si aprono vari scenari. In primo luogo, l'imputato può chiedere che il giudizio si svolga nelle forme ordinarie. Richiesta che può essere formulata personalmente dall'imputato o da un suo procuratore speciale. In questo caso il Giudice deve revocare l'ordinanza di ammissione del rito abbreviato e fissare l'udienza preliminare o la sua prosecuzione. Se a seguito delle contestazioni, il reato per cui si procede prevede la pena dell'ergastolo il giudice revoca il rito e anche in questo caso fissa udienza preliminare o la sua prosecuzione. Il procedimento prosegue nelle forme dell'abbreviato, ma l'imputato può chiedere nuove prove anche al di fuori dei limiti di cui all'art. 438, comma 5, c.p.p. Dalla chiara formulazione normativa si evince che le nuove prove siano quelle pertinenti alla nuova accusa (Bricchetti, Pistorelli, Il giudizio abbreviato. Profili teorico-pratici, Milano, 2012). Il P.M. ha la possibilità di chiedere prova contraria. Al fine di decidere quale delle due strategie adottare, l'imputato o il suo difensore possono anche chiedere un termine a difesa, non superiore ai dieci giorni, che il Giudice deve concedere. In caso di inerzia da parte dell'imputato o il nuovo difensore, il rito proseguirà nelle forme del rito abbreviato anche se ne è mutato (almeno parzialmente) l'oggetto. |