Richiesta di giudizio abbreviato dopo la richiesta del Pubblico Ministero di giudizio immediato (art. 458)Inquadramentola presente istanza contiene la richiesta di rito abbreviato c.d. ordinario, con cui si chiede di essere giudicati sulla base degli atti, presentata dopo l'emissione del decreto di giudizio immediato. FormulaILL.MO GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI presso il Tribunale di ... [1][2] Richiesta di giudizio abbreviato a seguito di giudizio immediato chiesto dal P.M. (art. 458 c.p.p.) [3] Il sottoscritto Avv. ... [4], nella sua qualità di difensore e procuratore speciale (come da nomina e procura allegati al presente atto; all. nn. 2 e 3) del Sig. ..., nato a ... il ..., imputato nel procedimento n. ... / ... R.G.N.R. – n. ... / ... per la violazione degli articoli ...; premesso che in data ... è stato notificato al predetto imputato decreto di giudizio immediato e in data ... avviso della data fissata per il giudizio immediato allo scrivente difensore (all. n. 1), considerato che il Giudice di ... non risulta territorialmente competente per le seguenti ragioni: ... [5] (esporre le ragioni che portano a ritenere incompetente territorialmente il Giudice adito) chiede che la S. Ill.ma riconosca la propria incompetenza e trasmetta gli atti al Pubblico Ministero presso il Giudice di ... . Qualora l'eccezione di incompetenza territoriale sia ritenuta infondata, che il procedimento sia definito nella forma del giudizio abbreviato [6]. Alla richiesta di giudizio immediato è allegata la prova che la stessa è stata notificata al P.M. nel rispetto di quanto imposto dall'art. 458, comma 1, c.p.p.[7]. Luogo e data ... Firma ... Si allega: 1. decreto di giudizio immediato e avviso della data fissata per il giudizio medesimo [8] ; 2. nomina a difensore; 3. procura speciale [9] ; 4. attestazione di deposito che copia della presente istanza è stata depositata al P.M. [1] 1. L'istanza di abbreviato viene formulata nel caso in cui la richiesta di giudizio immediato provenga dal P.M. ai sensi degli artt. 453 ss. c.p.p. La disciplina in parola, invece, non si applica quando la richiesta provenga dall'imputato (v. art. 458, comma 3, c.p.p.). La formula prende in considerazione il caso di richiesta di abbreviato c.d. ordinario. Nulla esclude che si possa chiedere l'abbreviato condizionato ai sensi dell'art. 438, comma 5, c.p.p. In questo ultimo caso la richiesta potrebbe essere respinta, nell'udienza si può chiedere l'abbreviato ordinario oppure l'applicazione pena su richiesta di parte (v. art. 458, comma 2-bis, c.p.p.). [2] 2. In passato si discuteva, oggi è pacifico che il procedimento che viene definito con rito abbreviato verrà giudicato non dal Tribunale (in composizione monocratica o collegiale) individuato nel decreto di giudizio immediato, bensì dal Giudice per le indagini preliminari a cui dovrà essere dunque indirizzata la richiesta. Il Giudice, persona fisica, chiamato a celebrare il rito abbreviato non potrà però essere lo stesso Giudice, persona fisica, che ha emesso il decreto di giudizio immediato, in quanto incompatibile ai sensi dell'art. 34, comma 2 c.p.p. L'udienza originariamente fissata per il giudizio immediato nel relativo decreto verrà annullata e seguirà decreto con fissazione di nuova udienza in camera di consiglio in cui si valuterà la richiesta presentata (v. art. 458, comma 2, c.p.p., come modificato dal d.lgs. n. 150/2022). [3] 3. In questo caso, stante la peculiarità della procedura delineata dall'art. 458 c.p.p., la richiesta può essere presentata solamente per iscritto. Ciò deve avvenire entro quindici giorni dall'ultima delle notifiche del decreto di giudizio immediato (notificato al solo imputato) oppure dell'avviso della data fissata per il giudizio immediato (unico atto che ai sensi dell'art. 456, comma 5, c.p.p. deve essere notificato al difensore dell'imputato). La richiesta deve contenere la prova della avvenuta notifica dell'istanza al Pubblico Ministero. Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il P.D.P. (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). La presente istanza scritta può essere dunque depositata anche in modo analogico. In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. Anche il sistema delle notifiche è stato profondamente mutato dalle novità introdotte con il d.lgs. n. 150/2022 che ha previsto le notificazioni con le modalità telematiche. Anche le notificazioni al P.M., in base a quanto disposto dall'art. 153 c.p.p., sono eseguite con le modalità indicate dall'art. 148, comma 1, c.p.p. In attesta dell'entrata in vigore del nuovo regime, per il deposito degli atti, istanze e documenti, che avverrà il quindicesimo giorno successivo all'approvazione dei regolamenti previsti dall'art. 87, d.lgs. n. 150/2022, è prevista una normativa transitoria tratteggiata dall'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022 (si veda per maggiori specificazioni la parte dedicata al commento). Come è noto, lo scorso 4 luglio 2023 è stato emanato decreto del Ministro della giustizia che allargava il catalogo degli atti che devono necessariamente essere depositati con il PDP. La sua entrata in vigore, originariamente prevista per il 20 luglio 2023, è stata posticipata a fine anno. [4] 4. Anche in questo caso, l'istanza di definizione con il rito speciale in parola deve provenire personalmente dall'imputato o da un suo procuratore speciale, che può essere il difensore (come normalmente accade) oppure anche una terza persona. La procura speciale per la richiesta di definizione del procedimento con rito abbreviato deve contenere la sottoscrizione dell'imputato autenticata con le forme previste dall'art. 438, comma 2, c.p.p. L'autentica quindi può essere effettuata dal difensore dell'imputato, da un notaio oppure da altra persona a ciò espressamente autorizzata. La richiesta può anche provenire dal sostituto processuale, purché però nella procura speciale rilasciata al difensore, quest'ultimo sia stato autorizzato a nominare sostituti. In mancanza di valida procura speciale e di consenso dell'imputato (che può essere anche implicito e quindi ravvisato nell'acquiescenza allo svolgimento dell'imputato presente) lo svolgimento del rito comporta una nullità che, secondo la giurisprudenza, è di ordine generale e a regime intermedio, rilevabile dunque entro i limiti temporali di cui all'art. 180 c.p.p. [5] 5. In passato si discuteva, in generale, della possibilità di eccepire l'incompetenza per territorio con la richiesta di giudizio abbreviato. Oggi, a seguito delle modifiche apportate all'art. 458 dall'art. 1, commi 46 e 47 della l. n. 103/2017 (c.d. Legge Orlando), è espressamente previsto che nella richiesta di abbreviato a seguito di decreto di giudizio immediato chiesto dal P.M., l'imputato (anche a mezzo difensore, stante l'estensione operata dall'art. 99 c.p.p.) possa eccepire l'incompetenza territoriale del Giudice. Si tratta di una richiesta eventuale (qualora vi sia ragione di sollevarla). Qualora ciò non accada, la richiesta di abbreviato deve essere compilato togliendo tutti i riferimenti alla competenza territoriale. [6] 6. Affinché il procedimento venga definito con il rito abbreviato non è chiesta alcuna formula sacramentale, essendo sufficiente che si evinca in modo inequivoco che quella è la volontà dell'imputato, anche se manifestata a mezzo di procuratore speciale. [7] 7. In passato, il giudizio immediato si riteneva potesse essere attivato solo con riferimento a quei reati per i quali l'esercizio dell'azione penale avviene nelle forme del rinvio a giudizio, non potendo essere possibile invece nei casi di citazione diretta a giudizio che mancavano di udienza preliminare (v. Cass. II, n. 30673/2019 secondo il quale, in caso di giudizio immediato per reati per i quali era prevista la citazione diretta, si determinava una nullità di ordine generale a regime intermedio). Oggi il giudizio immediato, invece, è possibile anche per i reati a citazione diretta a giudizio e si caratterizza per la mancata celebrazione dell'udienza predibattimentale (v. art. 558-bis c.p.p.). Si applicano le disposizioni del titolo IV del libro sesto in quanto compatibili. [8] 8. Si tratta di documento che si suggerisce di allegare per consentire una immediata identificazione del decreto cui l'istanza di riferisce. [9] 9. L'allegazione della nomina a difensore e procura speciale, che possono essere anche contenute in un unico documento, è necessaria qualora non siano già in atti e la richiesta provenga da soggetto diverso dall'imputato. CommentoIl rito abbreviato: natura e caratteristiche Il giudizio abbreviato è il primo rito speciale disciplinato dal codice di procedura penale e si caratterizza per il fatto che il giudice utilizza, ai fini della decisione, gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini. Nel testo originariamente previsto, i requisiti per l'ammissione erano tre: 1) richiesta dell'imputato; 2) consenso del Pubblico ministero; 3) valutazione del giudice sulla possibilità di definire il processo allo “stato degli atti” senza alcuna integrazione probatoria. Nel sistema invece attualmente in vigore, delineato principalmente a seguito delle novità introdotte dalla l. n. 479/1999 (c.d. Legge Carotti), ma anche di interventi legislativi successivi (d.l. n. 82/2000 convertito con modifiche con l. n. 144/2000, ma anche da d.l. n. 341/2000 conv. con l. n. 4/2001), che hanno fatto seguito a prese di posizione della Corte costituzionale, il rito abbreviato ha perso la fisionomia di rito basato su logiche negoziali, per assumere invece la forma di rito che trova come unico presupposto la richiesta dell'imputato (Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2017). Modifiche talmente radicali che in dottrina ci si era subito chiesti se il nuovo giudizio abbreviato post Carotti avesse mantenuto un'identità sostanziale con il vecchio, oppure si trattasse solo di identità nominale (Orlandi, Sub art. 27 l. 16.12.1999, n. 497, in L eg. pen., 2000, 438). Con una felice espressione si evidenzia che si è passati da un modello di giudizio “allo stato degli atti”, su cui si basava l'impalcatura originaria del rito, ad un nuovo rito “ad attività probatoria contratta” (Amodio, Giudice unico e garanzie difensive nella procedura penale riformata, in Studi Pisapia, II, Milano, 2000). La relativa disciplina è stata interessata da ulteriori modifiche introdotte, in primo luogo, con la l. n. 103/2017 (c.d. Legge Orlando) che però non ne aveva stravolto i tratti essenziali, avendo codificato, in buona parte, i risultati cui erano pervenuti approdi giurisprudenziali consolidati. La riforma del 2017 ha espressamente previsto che: 1) la richiesta di giudizio abbreviato proposta nell'udienza preliminare determina la sanatoria delle nullità non assolute e delle inutilizzabilità diverse da quelle derivanti dalla violazioni di un divieto probatorio e preclude la possibilità di sollevare questioni sulla competenza per territorio del giudice (v. art. 438, comma 6-bis c.p.p.); 2) la presentazione dell'istanza dopo il deposito di indagini difensive consente al P.M. di chiedere un termine non superiore a sessanta giorni per lo svolgimento di indagini suppletivi sui temi introdotti dalla difesa (v. art. 438, comma 4 c.p.p.); 3) vi è la possibilità di presentare domande subordinate di accesso a riti diversi (art. 438, comma 5-bis c.p.p.), in caso di rigetto della richiesta di abbreviato condizionata a integrazione probatoria (per tutte le novità v. Galluzzo, voce Giudizio abbreviato dopo la riforma Orlando, in Dig. d. pen. , Agg. X, 2018). La legge n. 33/2019 ha vietato l'abbreviato per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo commessi successivamente alla entrata in vigore della novella, disposizione che aveva suscitato questioni di costituzionalità fugate però dalla Corte (v. Corte cost., n. 260/2020). Qualora però il giudice del dibattimento ritenga non corretta la dichiarazione di inammissibilità riduce la pena ai sensi dell'art. 442 comma 3 c.p.p. (v. Cass. I, n. 35808/2023). Il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. riforma Cartabia) ha riscritto la disposizione che indica i presupposti per l'accesso al rito condizionato (art. 438 comma 5), ha espressamente previsto la possibilità di reiterare la richiesta di abbreviato condizionato rigettata o dichiarata inammissibile in udienza preliminare (art. 438 comma 6-bis c.p.p.) e la riduzione di un ulteriore sesto della pena se l'imputato e il suo difensore non propongono impugnazione contro la sentenza di condanna (art. 442 comma 2-bis). Nulla si dice in caso di richiesta di abbreviato condizionato rigettata presentata nell'udienza predibattimentale di cui agli artt. 554-bis ss. c.p.p. I modelli di giudizio abbreviato continuano a rimanere due: un primo, definibile ordinario, basato sulla richiesta semplice dell'imputato con cui questi chiede di essere giudicato allo stato degli atti, un secondo, oramai qualificato come condizionato, in cui la richiesta di accesso al rito in parola è subordinata a integrazione probatoria. I due modelli hanno in comune: 1) modalità di forma, tempi e modi di proposizione della richiesta e la scomparsa della necessità del consenso del P.M. (v. art. 438, commi 1 e 2 c.p.p.); 2) il riconoscimento al giudice di poteri integrativi ex officio qualora ritenga di non poter decidere allo stato degli atti (v. art. 441, comma 5 c.p.p.); 3) identiche regole di decisione e le conseguenze sulla sanzione per la scelta del rito, che sarà ridotta di un mezzo in caso di contravvenzione (novità introdotta dalla Legge Orlando) e di un terzo in caso di delitto; 4) identico il regime delle impugnazioni (v. art. 443 c.p.p.); 5) riduzione di ulteriore sesto in caso di mancanza di impugnazione, disposta dal Giudice dell'esecuzione (v. art. 442 comma 2-bis come introdotto dalla riforma Cartabia) La differenza è che in caso di richiesta semplice, l'imputato ha diritto (che la giurisprudenza definisce potestativo) ad essere giudicato, senza che giudice e P.M. possano in alcun modo interloquire (così Cass. I, n. 30276/2001 che spiega come l'ordinanza di accoglimento da parte del giudice sia un atto dovuto). In caso di richiesta di abbreviato condizionato ad integrazione probatorio il giudice dispone il giudizio abbreviato unicamente nel caso in cui l'integrazione probatoria richiesta risulti necessaria ai fini della decisione e realizzi comunque una economia processuale in relazione ai prevedibili tempi dell'istruzione dibattimentale (nuova formulazione dell'art. 438 comma 5 come riscritto dal d.lgs. n. 150/2022). In caso di ammissione al rito abbreviato condizionato, il P.M. può chiedere l'ammissione di prova contraria. La richiesta di abbreviato: forme, modi e tempi La richiesta di essere giudicati allo stato degli atti, sia che la stessa sia semplice o condizionata, è un atto personalissimo dell'imputato che può essere compiuto dal medesimo, personalmente, oppure per mezzo di procuratore speciale. Per quanto riguarda la forma, l'istanza può essere presentata per iscritto oppure oralmente. Qualora la richiesta scritta provenga direttamente dall'imputato e questi non sia presente in udienza (altrimenti v. infra), la richiesta deve essere sottoscritta e la stessa deve essere autenticata dal difensore che così può depositare l'istanza per l'ammissione al rito speciale anche se non munito di procura speciale (si vedano le considerazioni contenute in Cass. V, n. 7012/1995; ma anche Trib. Torino 26 gennaio 1990). Se l'imputato è presente in udienza, l'istanza orale formulata dal suo difensore, senza che l'imputato eccepisca alcunché, è altrettanto sufficiente a instaurare validamente il rito, in quanto la richiesta proviene da soggetto che è deputato ad agire nell'interesse dell'imputato medesimo ed è tale da conferire all'inerzia di quest'ultimo portata dimostrativa della volontà di aderire alla richiesta formulata del legale (così espressamente in motivazione Cass. S.U., n. 9977/2008; più di recente Cass. III, n. 1946/2016). La procura speciale deve avere la sottoscrizione autenticata dal difensore (come normalmente accade) o da altro soggetto legittimato (ad es. notaio). Per quanto riguarda i requisiti della procura, individuati dall'art. 122 c.p.p., non è necessaria alcuna formula sacramentale, ma è sufficiente che l'atto contenga un'indicazione minima dell'oggetto per cui è conferita (v. Cass. V, n. 11647/2016) e può essere anche rilasciata in via preventiva (all'atto dell'assunzione dell'incarico per esempio) per l'eventualità che si verifichino i presupposti per il compimento dell'atto (v. art. 37 disp. att. c.p.p.). La Suprema Corte ha ritenuto che la procura rilasciata per la richiesta di “riti alternativi” non meglio specificati consente al difensore dell'imputato di chiedere il giudizio abbreviato, tanto semplice che condizionato (v. Cass. IV, n. 30401/2022; Cass. III, n. 44469/2009). Si ricordi che con l'entrata in vigore, a pieno regime, della riforma Cartabia opererà l'art. 122 comma 2-bis secondo il quale la procura speciale deve essere depositata in copia informatica autenticata , salvo l'obbligo di conservare l'originale analogico da esibire a richiesta dell'autorità giudiziaria. Il sostituto processuale del difensore, nominato ai sensi dell'art. 102 c.p.p., può chiedere che l'imputato venga ammesso al rito abbreviato, purché, però, nella procura il destinatario della stessa sia autorizzato a nominare sostituti (cfr. con specifico riferimento all'abbreviato Cass. II, n. 45297/2017; si veda anche Cass. S.U., n. 12213/2017 che affronta la questione della legittimazione del sostituto processuale del difensore munito di procura speciale a costituirsi parte civile e arriva alla medesima soluzione). Se la richiesta proviene da soggetto non legittimato, si verifica una nullità di ordine generale a regime intermedio, deducibile o comunque rilevabile prima della pronuncia della sentenza del grado di appello (v. ex plurimisCass. VI, n. 22528/2018). Qualora la richiesta di abbreviato venga formulata con riferimento a reati per i quali l'azione penale è esercitata con la richiesta di rinvio a giudizio ai sensi dell'art. 416 c.p.p., l'istanza può essere proposta in udienza preliminare anche dopo la formulazione delle conclusioni da parte del p.m., al più tardi, per ciascun imputato, nel momento in cui il proprio difensore formula le proprie conclusioni definitive (così pacificamente dopo Cass. S.U., n. 20214/2014). Se invece l'azione penale viene esercitata con citazione diretta, l'istanza deve essere formulata – così recita l'art. 554-ter comma 3 c.p.p. - prima che il giudice pronunci sentenza di non luogo a procedere. La formulazione non è felicissima, posto che detta sentenza è eventuale, ma considerazione di ordine logico e sistematico deve portare a ritenere che il termine ultimo è quello precedente a quello in cui il giudice si ritira per la decisione (così L.N. Meazza, La nuova udienza predibattimentale, in Aa.Vv., Le indagini preliminari, l'udienza preliminare e la nuova udienza predibattimentale, Torino, 2023, p. 300). La richiesta di abbreviato subordinato ad integrazione probatoria Come già evidenziato, la richiesta di abbreviato può essere semplice oppure condizionata ad integrazione probatoria. In quest'ultimo caso, il giudice ammette l'imputato al rito abbreviato unicamente nel caso in cui l'integrazione risulti necessaria alla decisione e il giudizio abbreviato realizzi comunque un'economia processuale in relazione all'istruzione dibattimentale (v. art. 438, comma 5, terzultimo periodo c.p.p., come modificato dal d.lgs. n. 31/2024). In relazione al primo requisito (necessità ai fini della decisione, presupposto rimasto immutato anche dopo l'intervento della Riforma Cartabia), il punto di riferimento per comprenderne il reale significato può essere ancora ravvisato in una decisione di alcuni anni addietro delle sezioni unite, che ha spiegato come le prove cui subordinare la richiesta di abbreviato devono essere «integrative, non sostitutive, del materiale già acquisito ed utilizzabile come base cognitiva [quindi] circoscritte e strumentali ai ‘fini della decisione' di merito, quale essenziale e indefettibile supporto logico delle stesse» ed aventi oggettiva e sicura utilità/idoneità a far conseguire un probabile risultato probatorio che assicuri il completo accertamento dei fatti rilevanti nel giudizio (in questi termini Cass. S.U., n. 44711/2004; più di recente v. Cass. VI, n. 48642/2014). Con riferimento al secondo requisito, prima delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 150 del 2022, una decisione della Corte costituzionale sembrava svalutarlo, quando precisava che il giudizio abbreviato dovrebbe essere posto a raffronto con il rito dibattimentale e, quindi, in relazione a quest'ultimo, si tradurrebbe sempre e comunque in una considerevole economica processuale rispetto alla più onerosa formazione della prova in contraddittorio (Corte cost. n. 115/2001). Nella giurisprudenza di legittimità erano state invece ritenute corrette le decisioni del giudice di merito che ha rigettato le richieste di sentire sette testimoni (Cass. III, n. 28141/2012) e di esaminare un collaboratore di giustizia da sentire su una quantità rilevante di vicende coinvolgenti una pluralità di soggetti (Cass. III, n. 6175/2014) in quanto si trattava di integrazioni probatorie incompatibili con le esigenze di economia processuale proprie del rito. Adesso, dopo le modifiche operate dalla Riforma del 2022, c'è chi sostiene che il presupposto non sia diverso da quello previgente (v. Relazione Ufficio Massimario, 5 gennaio 2023, p. 106, che ritiene che scopo della modifica è solo quello di rendere la disposizione più determinata rispetto al passato), chi invece che sia stato profondamente ampliato (v. F. D'ARCANGELO, Procedimenti speciali, La riforma del sistema penale, 2022, 175). In ogni caso, di fronte ad una richiesta di rito abbreviato condizionato il Giudice ha due possibilità: o rigettarla oppure accogliere integralmente le richieste probatorie a cui è subordinata la richiesta. Non possibile invece un accoglimento parziale, per un orientamento giurisprudenziale sarebbe un atto abnorme (Cass. VI, n. 17661/2015; Cass. VI, n. 42696/2008; Cass. I, n. 4490/2007) per un secondo invece tale da integrare una nullità generale a regime intermedio (Cass. II, n. 39170/2021; Cass. I, n. 11605/2017; Cass. VI, n. 20676/2016; Cass. VI, n. 28895/2009). La richiesta di integrazione probatoria deve essere formulata in modo analitico e specifico con l'indicazione esaustiva del mezzo e l'oggetto dell'integrazione probatoria in modo da consentire dal giudice la verifica della sussistenza dei parametri di ammissibilità (v. Giunchedi, Il giudizio abbreviato, in Procedura penale, a cura di Gaito, 2018 il quale suggerisce di redigere un atto non dissimile dalla lista ex art. 468 c.p.p.). Non sono previste limitazioni in ordine al tipo di prova da richiedere, essendo necessaria la sua capacità dimostrativa, ben potendo l'imputato anche chiedere una prova atipica, ma in questo caso il giudice dovrà verificarne l'ammissibilità anche alla luce di quanto disposto dall'art. 189 c.p.p. (v. Giunchedi, Il giudizio abbreviato, in Procedura penale, cit.). L'esame o l'interrogatorio dell'imputato non possono considerarsi integrazione probatoria cui subordinare il rito abbreviato ai sensi dell'art. 438, comma 5 c.p.p. L'art. 441 stabilisce infatti che nel giudizio abbreviato si osservano le disposizioni previste per l'udienza preliminare ad eccezione di quelle di cui agli artt. 422 e 423. Ne deriva che è applicabile comunque l'art. 421 c.p.p. che prevede per l'imputato la possibilità di rendere dichiarazioni spontanee, di sottoporsi a interrogatorio oppure ad esame (così Cass. VI, n. 46785/2017; Cass. V, n. 1937/2010). Qualora la richiesta di abbreviato condizionato venga respinta, l'imputato (o chi per lui) può ripresentarla dinanzi al giudice del dibattimento, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento (Cass. S.U., n. 44711/2004 cit., Corte cost. n. 169/2003 e più di recente, seppure a contrario, Cass. V, n. 7012/2017; adesso espressamente previsto da art. 438-comma 6-ter), qualora venga ulteriormente respinta, il giudice che accerti che esistevano i presupposti per accoglierla, deve applicare la riduzione pena. In questo ultimo caso, la giurisprudenza è però divisa sulla questione se il giudice del dibattimento possa tenere conto, al fine di valutare che il diniego era ingiustificato, delle maggiori informazioni acquisite a seguito dell'istruttoria dibattimentale (in senso positivo Cass. VI, n. 41695/2016; Cass. VI, n. 48643/2014; in senso negativo Cass. I, n. 27604/2021; Cass. II, n. 51817/2013). Se il rigetto avviene a seguito di istanza presentata in caso di giudizio immediato, l'imputato può riproporre, nella stessa udienza in cui è stata effettuata la valutazione, istanza di abbreviato ordinario o applicazione pena su richiesta di parte (v. art. 458 comma 2-bis c.p.p.). La presentazione di domande subordinate di accesso a riti diversi La legge Orlando ha introdotto un comma, il 5-bis, all'art. 438 c.p.p., che stabilisce che «Con la richiesta presentata ai sensi del comma 5 può essere proposta in via subordinata, per il caso del suo mancato accoglimento, anche la richiesta del comma 1 ovvero quella di applicazione della pena ai sensi dell'art. 444». Si tratta di una novità normativa che vuol rispondere a quell'orientamento giurisprudenziale e dottrinale che ritiene che la disposizione di cui all'art. 438, comma 6 c.p.p., secondo la quale in caso di rigetto la richiesta possa essere riproposta fino alla formulazione delle conclusioni, consenta unicamente la riproposizione del giudizio abbreviato condizionato (v. Galluzzo, Giudizio abbreviato (dopo la riforma Orlando), in Dig.d. pen. , Agg., 2018). I giudizi abbreviati c.d. atipici: la richiesta a seguito di decreto a citazione a giudizio, di giudizio immediato e i n sede di giudizio direttissimo La richiesta di abbreviato può essere presentata anche in procedimenti nell'ambito dei quali non è prevista l'udienza preliminare. Le forme e i modi della richiesta sono gli stessi per quanto riguarda il procedimento con decreto di citazione a giudizio e in sede di giudizio direttissimo (in caso di giudizio immediato sono richiesti alcuni adempimenti che si rendono necessari per le peculiarità del rito), ciò che cambia, in ogni caso, è la tempistica di presentazione. Entrando nello specifico, qualora si proceda con decreto di citazione diretta a giudizio, il termine per la proposizione della richiesta è rappresentato dalla conclusione dell'udienza di comparizione predibattimentale (v. nuovo art. 554-ter comma 3 c.p.p. introdotto dal d.lgs. 150/2022). In caso di giudizio immediato, l'imputato o il suo procuratore speciale possono presentare istanza di accesso al rito abbreviato entro quindici giorni dall'ultima notifica all'imputato o al difensore, rispettivamente, del decreto o dell'avviso della data fissata per il giudizio immediato (v. art. 458 comma 1 c.p.p. come modificato da Corte cost. n. 120/2002; al difensore non viene notificato il decreto di giudizio immediato, ma solo l'avviso di fissazione dell'udienza: v. art. 456 comma 5 c.p.p.). L'istanza deve essere depositata presso la cancelleria del gip che ha emesso il decreto. Forme e contenuti sono gli stessi già indicati (v. supra). Occorre però depositare anche la prova dell'avvenuta notifica al P.M. Le notifiche al P.M., quando entrerà a pieno regime la riforma c.d. Cartabia, avverranno con modalità telematiche di cui all'art. 148 comma 1 c.p.p. e, nel caso di cui all'art. 148 comma 4 c.p.p. (espressa previsione di legge, assenza o idoneità di un domicilio digitale, per la sussistenza di impedimenti tecnici che rendono impossibile il ricorso alle modalità telematiche), mediante consegna di copia dell'atto in forma analogica nella segreteria del PM (v. art. 153 comma 1 c.p.p.). Le parti private possono effettuare le notifiche anche ai sensi di quanto disciplinato dall'art. 152 c.p.p.: 1) notificazione con modalità telematica eseguita dal difensore a mezzo PEC; 2) invio di copia dell'atto in forma di documento analogico effettuata dal difensore con raccomandata con avviso di ricevimento. La documentazione della notifica realizzata mediante invio di raccomandata avviene ai sensi dell'art. 56 disp. att. c.p.p., mentre le modalità e la documentazione della notifica con modalità telematica eseguita dal difensore sono disciplinate dall'art. 56-bis disp. att. c.p.p. L'art. 87 d.lgs. n. 150/2022 prevede che le regole tecniche per le notificazioni con modalità telematiche saranno dettate da decreti emanati dal Ministero della Giustizia da adottarsi entro il 31 dicembre 2023 (i decreti sono previsti dall'art. 87 commi 1 e 3 d.lgs. n. 150 del 2022). Da questa previsione e della lettura dell'intera disciplina delle notificazioni (ad es. posticipo dell'entrata in vigore dell'art. 111-bis c.p.p.), si deduce che le innovazioni relative alle notificazioni con modalità telematiche entreranno in vigore con l'adozione dei citati decreti ministeriali (cfr. V.A. Boga, Le notificazioni, in Aa.Vv., Le indagini preliminari, l'udienza preliminare e la nuova udienza dibattimentale, Torino, 2023, p. 163). La previsione mediante invio per raccomandata, invece, già prevista prima della Riforma dalla vecchia formulazione dell'art. 152 c.p.p., è attualmente operativa. In attesa dei su indicati decreti, e nei quindici giorni successivi alla loro entrata in vigore, oltre che per raccomandata ai sensi dell'art. 152 c.p.p., la notifica al PM potrà dunque avvenire mediante invio dell'istanza mediante PEC agli indirizzi di posta certificata dell'ufficio indicati in apposito provvedimento del Direttore per i sistemi informativi automatizzati che indica anche le specifiche tecniche (v. art. 87-bis d.lgs. n. 150 del 2022). Nonostante il deposito cartaceo da parte degli avvocati sia ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il PDP (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116 comma 3-bis c.p.p.: v. art. 87 comma 4 d.lgs. n. 150 del 2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87 comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111 commi 2-bis, 2-ter e 2-quter, 111-bis, 111-ter c.p.p.), la riformulazione dell'art. 153 c.p.p., che consente il deposito in segreteria solo in casi specifici, sembra non ammettere la notifica al PM mediante deposito in segreteria al di fuori delle ipotesi di cui all'art. 184 comma 4 c.p.p. Come è noto, lo scorso 4 luglio 2023 è stato emanato il decreto del Ministro della giustizia che ha allargato il catalogo degli atti obbligatoriamente depositabili con PDP. La sua entrata in vigore, originariamente prevista per il 20 luglio 2023, è stata posticipata a fine anno. Il decreto contempla nel catalogo la richiesta di giudizio immediato (v. art. 1 n. 75). A seguito di richiesta di abbreviato, il giudice per le indagini preliminari (persona fisica diversa rispetto a quella che ha emesso il decreto) deve fissare udienza in camera di consiglio ai sensi dell'art. 458, comma 2 c.p.p. Con la riforma Orlando, è previsto che nella richiesta di abbreviato a seguito di giudizio immediato occorra eccepire l'incompetenza per territorio (v. art. 458, comma 1, ultimo periodo c.p.p., come modificato dall'art. 1, l. n. 103/2017). In caso di giudizio direttissimo, la richiesta deve essere presentata prima dell'apertura del dibattimento. La revoca della richiesta di giudizio abbreviato La richiesta di giudizio abbreviato può essere revocata fino a che la stessa non abbia prodotto i suoi effetti, dunque fino a quando non è stata pronunciata l'ordinanza di ammissione ai sensi dell'art. 438, comma 4 c.p.p. (v. Cass. IV, n. 19528/2008; Cass. VI, n. 22480/2013). La giurisprudenza di legittimità ritiene però che, qualora la richiesta segua l'emissione del decreto di giudizio immediato, la revoca possa intervenire solamente fino a quando viene adottato il provvedimento di fissazione dell'udienza di cui all'art. 458, comma 2 c.p.p., perché con l'adozione di detto provvedimento, ancorché con lo stesso si valuti unicamente la presenza di cause di inammissibilità dell'istanza rilevabili ictu oculi, la richiesta di abbreviato esplica i suoi effetti (Cass. VI, n. 33908/2017; Cass. VI, n. 20803/2017; Cass. V, n. 21568/2015). Con riferimento al rito abbreviato chiesto a seguito di giudizio immediato, la Corte di Cassazione ha avuto modo di spiegare che la richiesta può essere revocata quando il materiale probatorio si arricchisca di un accertamento di particolare rilievo per la posizione dell'imputato, senza che la difesa sia resa edotta del deposito con il relativo avviso e sia stato acquisito dopo la richiesta di rito abbreviato (Cass. II, n. 34854/2023). Il ruolo della parte civile. In particolare la mancata accettazione del rito La parte civile, in tema di ammissione al rito abbreviato, subisce le scelte dell'imputato e può unicamente accettare o meno tale rito. Non ha alcuna possibilità di formulare istanze istruttorie, neppure nel caso in cui la richiesta di abbreviato sia subordinata a integrazione probatoria. L'art. 438, comma 5 ultimo periodo c.p.p. riconosce, infatti, il diritto all'ammissione alla prova contraria unicamente al pubblico ministero (v. Cass. II, n. 320/2004; v. anche Cass. IV, n. 18974/2009; in dottrina Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2017; precisano che la parte civile non abbia diritto alla controprova Cass. VI, n. 24771/2022; Cass. IV, n. 42117/2021). Unica attività che la parte civile può compiere è quella, nel caso in cui il giudice disponga una perizia, di nominare un proprio consulente tecnico, in quanto non trattasi di attività di formulazione della prova, ma di intervento e assistenza alle operazioni del perito (v. Cass. IV, n. 18974/2009). Qualora la parte civile accetti il rito, la sentenza irrevocabile di assoluzione ha, nei suoi confronti, efficacia di giudicato (v. art. 652, comma 2 c.p.p.). Efficacia di giudicato che la sentenza di assoluzione non ha in caso di mancata accettazione del rito (Tonini, Manuale di procedura penale, 2017). La mancata accettazione del rito, che preclude l'operare dell'art. 75, comma 3 c.p.p. (disposizione che prevede la sospensione del processo civile in attesa della pronuncia di primo grado), deve essere espressamente manifestata (sia oralmente che per iscritto), non essendo invece sufficiente esprimere un semplice parere contrario alla richiesta di rito abbreviato condizionato a integrazione probatoria (Cass. II, n. 19243/2017) oppure limitarsi a non esprimere nulla (Cass. I, n. 10001/2004). Forme del procedimento. In particolare la richiesta di udienza pubblica L'udienza si svolge in camera di consiglio. L'imputato, o tutti gli imputati, se sono più di uno, può (possono) chiedere che il procedimento (di primo grado, v. Cass. I, n. 8163/2015 che ha ritenuto una tale disciplina compatibile con l'art. 6 della CEDU) si svolga nella forma dell'udienza pubblica (v. art. 441 c.p.p.). è sufficiente che anche solo un imputato manifesti la volontà contraria alla pubblica udienza, che il giudice deve procedere in camera di consiglio. Non trattandosi di atto personalissimo, la richiesta di udienza pubblica può essere effettuata, ex art. 99, comma 1 c.p.p., direttamente dal difensore, che l'imputato può però neutralizzare ai sensi dell'art. 99, comma 2 c.p.p. Si ritiene che la richiesta debba essere formalizzata prima dell'inizio dell'udienza. Il rigetto ingiustificato della richiesta produce una nullità che deve considerarsi relativa (Cass. I, n. 27231/2015) e quindi eccepibile entro i limiti di cui agli artt. 181,182 e 183 c.p.p. Le nuove contestazioni all' interno del giudizio abbreviato Instaurato il giudizio abbreviato c.d. ordinario, il Pubblico ministero non può effettuare nuove contestazioni (v. per le conseguenze che derivano in caso di sentenza che condanna l'imputato sulla base di nuove contestazioni effettuate dal P.M.: Cass. VI, n. 13117/2010; Cass. III, n. 35624/2007). Come già evidenziato, infatti, non è applicabile al rito in parola l'art. 423 c.p.p., che è però destinato a ritornare operativo qualora il giudice ritenga di non potere giudicare allo stato degli atti e di assumere, ai sensi dell'art. 441, comma 5 c.p.p., gli elementi necessari ai fini della decisione (le nuove contestazioni devono essere giustificate dai nuovi elementi acquisiti: v. Cass. V, n. 7047/2008). Applicabile, invece, l'art. 423 c.p.p. quando venga chiesto e accolto l'abbreviato c.d. condizionato. Qualora il giudice eserciti i poteri officiosi di integrazione probatoria ai sensi dell'art. 441, comma 5 c.p.p. oppure vengano acquisite le prove cui l'imputato ha subordinato l'abbreviato ai sensi dell'art. 438, comma 5 c.p.p., il P.M. può invocare l'art. 423 c.p.p. e effettuare nuove contestazioni. Una parte di giurisprudenza ammetteva il ricorso a tale strumento anche al fine di supplire all'indeterminatezza originaria del capo di imputazione (v. Cass. VI, n. 5200/2017 che addirittura evidenzia come l'imputato non possa chiedere che il procedimento continui nelle forme del rito ordinario qualora le nuove contestazioni non derivino da nuove emergenze, ma riguardino fatti o circostanze già in atti), oramai invece è pacifico che la modifica dell'imputazione possa avvenire solo per i fatti emersi a seguito delle integrazioni richieste dalla parte oppure disposta di ufficio al Giudice (v. da ultimo Cass. III, n. 3961/2021; già in precedenza Cass. SSUU, n. 5788/2020). Qualora il P.M. proceda a nuove contestazioni, l'imputato ha due possibilità. In primo luogo, può chiedere che il giudizio si svolga nelle forme ordinarie. Richiesta che può essere formulata personalmente dall'imputato o da un suo procuratore speciale. In questo caso il giudice deve revocare l'ordinanza di ammissione del rito abbreviato e fissare l'udienza preliminare o la sua prosecuzione. In secondo luogo, il procedimento prosegue nelle forme dell'abbreviato, ma l'imputato può chiedere nuove prove anche al di fuori dei limiti di cui all'art. 438 comma 5 c.p.p. Dalla chiara formulazione normativa si evince che le nuove prove siano quelle pertinenti alla nuova accusa (Bricchetti, Pistorelli, Il giudizio abbreviato. Profili teorico-pratici, Milano 2012). Il P.M. ha la possibilità di chiedere prova contraria. Al fine di decidere quale delle due strategie adottare, l'imputato o il suo difensore possono anche chiedere un termine a difesa, non superiore ai dieci giorni, che il giudice deve concedere. In caso di inerzia da parte dell'imputato o il nuovo difensore, il rito proseguirà nelle forme del rito abbreviato anche se ne è mutato (almeno parzialmente) l'oggetto. |