Richiesta dell'imputato di applicazione della pena nei procedimenti a citazione diretta (art. 554-ter, comma 2) 

Salvatore Ferraro

Inquadramento

Nei procedimenti a citazione diretta l'imputato può presentare la richiesta di applicazione della pena (c.d. istanza di patteggiamento) al Giudice dell'udienza predibattimentale prima che venga fissata l'udienza dibattimentale. Se il Pubblico Ministero presta il consenso e il Giudice accoglie l'istanza pronunciando sentenza, tale richiesta porta alla definizione del giudizio di primo grado. 

Formula

AL TRIBUNALE PENALE DI ...

SEZIONE ...

in composizione monocratica (dott. ... )

RICHIESTA DI APPLICAZIONE DELLA PENA

(artt. 444 e 554-ter, comma 2, c.p.p.)

Il sottoscritto Avv. ... [1], con studio in ... via ..., quale difensore di ufficio/fiducia di:

..., nato a ..., il ..., residente a ... in via ..., con domicilio ivi dichiarato ovvero con domicilio eletto presso ...;

imputato nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R., n. ... / ... R.G. Dib.;

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.) ..., commesso in ..., il ...;

ovvero

per i reati previsti e puniti dagli artt.:

a) ... c.p., commesso in ..., il ...;

b) ... legge ... / ..., commesso in ..., il ...;

c) ... d.P.R. ... / ..., commesso in ..., il ...;

d) ... d.lgs. ... / ..., commesso in ..., il ...;

difensore di ufficio,

ovvero

difensore di fiducia, come da atto di nomina già depositato in data ... ovvero come da atto di nomina allegato,

munito di procura speciale, già depositata agli atti del procedimento in data ... ovvero come da atto allegato alla presente richiesta;

rilevato che, con decreto emesso in data ..., l'imputato è stato citato in giudizio davanti a codesta A.G., quale Giudice dell'udienza predibattimentale fissata per il giorno ... e per i reati sopra indicati;

visti gli artt. 444 e 554-ter, comma 2, c.p.p.,

CHIEDE

nei confronti dell'imputato ... e per il reato/i reati sopra specificato/i l'applicazione della pena di ... anni/mesi di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda, così determinata [2]:

previo riconoscimento della circostanza/delle circostanze [3] di cui all'art./agli artt. ..., prevalenti sulle/equivalenti alle aggravanti contestate

pena base [4]: ... anni/mesi di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda;

ridotta/aumentata ex art. [5]: ... anni/mesi di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda;

aumentata ex art. 99, comma ..., c.p.[6]: ... anni/mesi di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda;

aumentata ex art. 81, comma 1 o comma 2, c.p.[7]: ... anni/mesi di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda;

ridotta per il rito [8]: ... anni/mesi di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda, pena finale [9].

Con il riconoscimento del beneficio della sospensione condizionale della pena [10], subordinando la richiesta alla concessione di tale beneficio [11].

In merito alle pene accessorie [12] previste dall'art. ... chiede che le stesse non vengano applicate, considerato che ...;

ovvero

In merito alle pene accessorie previste dall'art. ... chiede che le stesse vengano applicate per la durata di ....

In merito ai beni in sequestro [13] chiede il dissequestro e la restituzione all'avente diritto, rilevando che ...;

ovvero

In merito ai beni in sequestro chiede che venga disposta la confisca (facoltativa) sui seguenti beni opp. per il seguente importo: ....

Si allega:

1) decreto di citazione a giudizio;

2) procura speciale;

ovvero

3) atto di nomina a difensore di fiducia, con allegata la procura speciale.

Luogo e data ...

Firma ...

V. il Pubblico Ministero presta il consenso.

Luogo e data ...

Firma ...

1. La richiesta di patteggiamento può essere presentata direttamente dalla persona sottoposta ad indagini oppure a mezzo procuratore speciale e la sottoscrizione deve essere autenticata da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore (art. 446, comma 3, c.p.p., così come modificato dall'art. 25, comma 1, lett. c), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021). Nella procura speciale rilasciata al difensore deve essere espressamente indicato il potere di presentare istanza di patteggiamento. Ai fini della validità della richiesta non è indispensabile la forma scritta; tuttavia, anche qualora sia manifestata oralmente, come nel caso dell'udienza di convalida di arresto, la richiesta e il consenso vengono comunque riportati nel verbale d'udienza redatto dal cancelliere del Giudice per le indagini preliminari.

2. Nella dosimetria della pena di cui si chiede l'applicazione occorre seguire questo ordine: a) pena base; b) aumenti o diminuzioni per le circostanze del reato (prima le circostanze speciali, poi quelle comuni); c) eventuale aumento per la recidiva (se non subvalente rispetto alle attenuanti, v. infra); d) aumento per il concorso formale dei reati o per la continuazione fra i reati; e) riduzione per il rito.

3. Ai fini del riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), dopo il d.l. n. 92/2008 conv. in l. n. 125/2008, che ha introdotto il comma 3 di detto articolo, non è sufficiente la sola incensuratezza dell'imputato, occorrendo ulteriori elementi o circostanze che, non essendo già contemplate quali attenuanti (speciali o comuni), giustifichino comunque l'attenuazione del trattamento sanzionatorio, come, per esempio, la condotta processuale del reo (confessione spontanea, collaborazione prestata nel corso delle indagini), il comportamento successivo alla commissione del reato (parziale riparazione o risarcimento del danno), le condizioni di vita del reo (giovane età, situazione di emarginazione sociale, arretratezza culturale).

4. La pena base è da individuare fra il minimo e il massimo edittale della pena prevista dal legislatore per la fattispecie contestata, tenendo conto dei criteri fissati dall'art. 133 c.p.

5. In caso di una sola circostanza, attenuante o aggravante, si deve effettuare l'aumento o la diminuzione prevista dal legislatore. Se concorrono più attenuanti o più aggravanti, andranno effettuate tante diminuzioni o tanti aumenti quante sono le circostanze (ogni diminuzione/aumento va operato sulla quantità di pena risultante dalla precedente diminuzione/aumento). Se concorrono sia circostanze attenuanti sia circostanze aggravanti, si deve effettuare il c.d. giudizio di bilanciamento ex art. 69 c.p., che si può tradurre in un'equivalenza delle circostanze, o in una prevalenza/subvalenza delle une rispetto alle altre. Nel primo caso (equivalenza) le circostanze attenuanti e aggravanti si elidono a vicenda; di conseguenza, non verrà operata alcuna riduzione o aumento di pena (è come se non vi fosse alcuna circostanza). Nel secondo caso (subvalenza/prevalenza) sono le circostanze di un tipo a prevalere sulle altre, eliminandole sotto il profilo sanzionatorio. Pertanto, la pena base verrà soltanto ridotta o aumentata a seconda che a prevalere siano le attenuanti o le aggravanti. Nel caso di concorso di circostanze aggravanti ad effetto speciale, ovvero con aumento della pena superiore ad 1/3, l'art. 63, comma 4 c.p. prevede che si applichi la pena stabilità per la circostanza più grave. In riferimento ad alcune fattispecie criminose il legislatore esclude la circostanza aggravante dal giudizio di bilanciamento (v. art. 628, comma 4, c.p.; art. 186, comma 2-septies, C.d.S.). In tale ipotesi, si opererà prima l'aumento per l'aggravante e poi la riduzione per l'attenuante.

6. In caso di contestazione della recidiva, qualora sussistano una o più attenuanti, l'art. 69, comma 4, c.p. consente la prevalenza delle attenuanti sulla recidiva solo nel caso di recidiva semplice (comma 1) e di recidiva specifica e/o infraquinquennale (commi 2 e 3). In caso di recidiva reiterata (comma 4) è possibile soltanto l'equivalenza delle circostanze.

7. Nel caso di più reati in contestazione vi sono due possibilità: a) se i reati sono stati commessi con una sola azione od omissione (concorso formale ex art. 81, comma 1, c.p.) oppure con più azioni od omissioni, ma in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (continuazione ex art. 81, comma 2, c.p.), deve essere individuata la fattispecie più grave, per poi calcolare l'aumento per l'altro reato o gli aumenti per gli altri reati; b) se non sussiste né un concorso formale né la continuazione, si ha un concorso materiale di reati e il cumulo delle pene secondo le regole disposte dagli artt. 71 e ss. c.p.p. Nel caso dell'art. 81, commi 1 e 2, c.p. per l'individuazione della fattispecie più grave si deve tenere conto dei limiti edittali dei reati (compiendo una valutazione in astratto delle fattispecie, così come precisato dalla giurisprudenza), seguendo i criteri fissati dall'art. 16, comma 3, c.p.p.: i delitti sono più gravi delle contravvenzioni; fra i delitti e le contravvenzioni è più grave il reato con il massimo della pena più elevato; a parità di massimo edittale della pena, è più grave il reato con il minimo edittale più alto; si tiene conto della pena pecuniaria solo in caso di parità delle pene detentive.

8. La riduzione per il rito è fino ad 1/3. A differenza del rito abbreviato, in cui la riduzione è fissa (di 1/3), nel caso del patteggiamento la riduzione può avvenire anche in misura inferiore a 1/3. Per effetto della decurtazione la pena non può mai risultare inferiore ai limiti di legge fissati dagli artt. 23 ss. c.p.

9. La pena finale non può superare i 5 anni di pena detentiva (solo o congiunta alla pena pecuniaria). In caso di pena pari o inferiore a 2 anni di pena detentiva la sentenza di patteggiamento garantisce all'imputato i benefici di cui all'art. 445 c.p.p.

10. Il beneficio della sospensione condizionale della pena può essere richiesto al Giudice non solo nel caso di imputato incensurato, ma anche nel caso di soggetto già precedentemente condannato, senza o con sospensione condizionale della pena. In questo secondo caso, ovvero in caso di soggetto che ha già beneficato una volta della sospensione condizionale della pena, il Giudice può concedere per la seconda volta il beneficio in oggetto, sempre che la pena che verrà applicata, sommandosi alla precedente già sospesa, non vada a superare il limite di 2 anni fissato dal legislatore. In tale ipotesi, comunque, il Giudice, nel concedere per la seconda volta la sospensione condizionale della pena (art. 165, comma 2, c.p.), deve subordinare il riconoscimento del beneficio in oggetto all'adempimento di uno degli obblighi previsti dall'art. 165, comma 1, c.p. (obbligo di restituzione, obbligo di pagamento della somma liquidata a titolo di risarcimento del danno, pubblicazione della sentenza a titolo di riparazione del danno, obbligo di eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, obbligo di prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato comunque non superiore alla durata della pena sospesa).

11. Se l'istante subordina la richiesta di patteggiamento alla sospensione condizionale della pena, vincola la propria richiesta al riconoscimento da parte del Giudice del beneficio de quo. In tal caso il Giudice o accoglie l'istanza, applicando anche la sospensione condizionale della pena, o rigetta l'istanza. La richiesta del beneficio della pena sospesa, comunque, può essere formulata senza condizionare l'istanza di patteggiamento. In tale ipotesi il Giudice può accogliere la richiesta di applicazione della pena anche senza riconoscere il beneficio in oggetto.

12. La Riforma Cartabia (art. 25, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021) ha modificato l'art. 444, comma 1, c.p.p. prevedendo che le parti, in caso di patteggiamento con pena superiore a due anni, possano accordarsi anche in materia di pene accessorie, ovvero formulando al Giudice richiesta di non applicazione delle stesse o di applicazione per una durata determinata.

13. Sui beni sottoposti a sequestro (probatorio o preventivo) nel corso delle indagini preliminari l'indagato ha diritto alla restituzione, a meno che non sia prevista la confisca obbligatoria o, in caso di confisca facoltativa, il Giudice non decida di disporla. Va aggiunto che la Riforma Cartabia, nei casi del c.d. patteggiamento allargato, ha previsto, altresì, che la confisca facoltativa possa essere oggetto dell'accordo tra le parti, consentendo di chiedere al Giudice di non disporla o di disporla con riferimento a specifici beni o a un importo determinato.

Commento

Il termine per la presentazione della richiesta di patteggiamento

Prima della Riforma Cartabia Il termine entro il quale la richiesta di applicazione della pena doveva essere presentata al Giudice nei procedimenti a citazione diretta era fissato dall'art. 555, comma 2, c.p.p.: fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento, ovvero durante la fase degli atti introduttivi (costituzione delle parti e questioni preliminari).

Con la novella legislativa (art. 32, comma 1, lett. d), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021) è stata completamente modificata la fase processuale antecedente alla dichiarazione di apertura del dibattimento. Il legislatore del 2022, infatti, per tutti i reati a citazione diretta ha previsto la celebrazione dell'udienza predibattimentale, in chiara similitudine all'udienza preliminare. L'udienza si celebra davanti ad un Giudice diverso da quello del dibattimento e ha lo scopo di arrivare ad un'immediata definizione del processo nei casi in cui ciò sia possibile. Il Giudice dell'udienza predibattimentale, infatti, è chiamato a valutare se sussiste una causa di estinzione del reato, se risulta una causa per cui l'azione penale non doveva essere iniziata o proseguita, se risulta che il fatto non è più previsto dalla legge come reato, se risulta che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato o che l'imputato non è punibile per qualsiasi causa. In tutti questi casi il Giudice dell'udienza predibattimentale pronuncia sentenza di non luogo a procedere. Così come pronuncia la medesima sentenza nel caso in cui gli elementi di prova raccolti non consentano una ragionevole previsione di condanna. Per consentire al Giudice dell'udienza predibattimentale le suddette valutazioni è previsto che l'ufficio della procura trasmetta al Giudice non solo il fascicolo del dibattimento, ma anche il fascicolo del Pubblico Ministero.

Alla medesima udienza, prima che il Giudice pronunci sentenza di non luogo a procedere e prima che fissi per la prosecuzione del giudizio la data dell'udienza dibattimentale, possono essere richiesti riti alternativi, fra cui il patteggiamento (art. 454-ter, commi 2 e 3, c.p.p.). Va aggiunto che l'udienza predibattimentale si svolge in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del Pubblico Ministero e del difensore dell'imputato.

Nel caso di dissenso del Pubblico Ministero o di rigetto dell'istanza di patteggiamento la Corte di Cassazione, modificando il precedente orientamento contrario (Cass. VI, n. 41120/2008; Cass. I, n. 7390/2006), ha affermato che l'imputato può presentare la richiesta di giudizio abbreviato, purché avanzata entro lo stesso termine (Cass. IV, n. 45838/2017; Cass. II, n. 10462/2016).

Così come in caso di rigetto dell'istanza di rito abbreviato condizionato è consentito formulare richiesta di patteggiamento. È altresì ammissibile la richiesta di giudizio abbreviato subordinata al non accoglimento dell'istanza di patteggiamento (Cass. I, n. 26755/2007).

Invece, nel caso in cui vi sia stata ammissione al rito abbreviato, è preclusa la possibilità di convertire il rito abbreviato in patteggiamento per l'alternatività dei procedimenti speciali. Sul punto le recenti sentenze della Corte di Cassazione (Cass. IV, n. 42260/2017, Cass. III, n. 21456/2015) si sono uniformate alla pronuncia del 1994 delle Sezioni Unite (Cass., S.U., n. 12752/1994).

Il termine fissato dal legislatore ha carattere perentorio. Solo la sussistenza di un caso di forza maggiore o caso fortuito, ovvero con la rimessione in termini ai sensi dell'art. 175 c.p.p., consente all'imputato di accedere al patteggiamento anche dopo l'apertura del dibattimento (Corte cost., n. 101/1993, in Giur. it., 1993, I, 1, 1828). Un accordo sulla pena intervenuto fra le parti nel corso dell'istruttoria dibattimentale sarebbe illegittimo e non potrebbe essere accolto dal Giudice (Cass. VI, n. 20390/2009).

Sul punto è da menzionare la sentenza della Corte costituzionale (Corte cost., n. 265/1994), che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli artt. 516 e 517 c.p.p. nella parte in cui non prevedono la facoltà dell'imputato di richiedere al Giudice del dibattimento l'applicazione di pena a norma dell'art. 444 c.p.p. relativamente al fatto diverso o al reato concorrente contestato in dibattimento, quando la nuova contestazione concerna un fatto già risultante dagli atti di indagine al momento dell'esercizio dell'azione penale ovvero quando l'imputato abbia tempestivamente e ritualmente proposto la richiesta di applicazione di pena in ordine alle originarie imputazioni.

Il dissenso del Pubblico Ministero

Nel caso in cui il Pubblico Ministero non presti il consenso alla richiesta di applicazione della pena avanzata dall'imputato, l'organo requirente deve motivare il proprio dissenso ex art. 446, comma 6, c.p.p. Pertanto, nel manifestare il proprio diniego alla richiesta di rito alternativo della difesa il Pubblico Ministero deve spiegare le ragioni su cui lo stesso si fonda (errata qualificazione giuridica del fatto, calcolo della pena non corretto, pena troppo mite in relazione alla gravità del fatto, non riconoscibilità di attenuanti e benefici, insussistenza del vincolo della continuazione) (Sechi, Sul dissenso del Pubblico Ministero all'applicazione della pena su richiesta, in Giur. it., 1990, II, 276). Il mancato risarcimento del danno da parte dell'imputato alla persona offesa o al danneggiato dal reato non può legittimare il dissenso del Pubblico Ministero (Cass. IV, n. 10393/2000, Bosio). Sulla possibilità di patteggiare anche in mancanza di risarcimento a favore della parte civile si è pronunciata la Corte costituzionale (Corte cost., n. 443/1990).

La motivazione del dissenso del Pubblico Ministero è necessaria per consentire al Giudice di accogliere l'istanza di applicazione della pena anche in assenza di accordo fra le parti. Infatti, il dissenso del Pubblico Ministero impedisce al Giudice solo di pronunciare immediatamente la sentenza ex art. 444 c.p.p., ma non nelle fasi successive del giudizio di primo e secondo grado (dopo la chiusura del dibattimento di primo grado o del giudizio di appello). Infatti, ex art. 448 c.p.p. il Giudice, se ritiene ingiustificato il dissenso dell'organo dell'accusa, può pronunciare una sentenza con cui applica la pena richiesta e, quindi, una pronuncia del tutto equiparabile a una sentenza di patteggiamento (Cass. S.U., n. 36084/2005; Cass. IV, n. 12309/2003, in Cass. pen., 2004, 1327, con nota di Monastero).

In giurisprudenza si registra un contrasto sulla facoltà del Giudice di valutare come ingiustificato il precedente dissenso del Pubblico Ministero e pronunciare sentenza di patteggiamento all'esito del dibattimento. La Corte di Cassazione ha affermato che tale facoltà spetti al Giudice anche quando il difensore dell'imputato, in sede di precisazione della conclusioni, non abbia rinnovato l'istanza di applicazione della pena (Cass. II, n. 56387/2017). In passato, invece, la Suprema Corte si era espressa in termini esattamente opposti (Cass. IV, n. 20610/2005), sostenendo che solo in caso di rinnovazione dell'istanza di patteggiamento da parte del difensore dell'imputato in sede di precisazione delle conclusioni il Giudice del dibattimento è legittimato a pronunciare sentenza ex art. 444 c.p.p.

Richiesta di patteggiamento parziale

Nel caso in cui la contestazione del Pubblico Ministero riguardi una pluralità di reati l'istanza di patteggiamento non può essere limitata ad una parte di essi. La Corte di Cassazione ha affermato, infatti, l'inammissibilità della richiesta di patteggiamento parziale, se limitata solo ad un frammento della condotta di reato oggetto di imputazione (Cass. III, n. 7724/2018).

Anche nel caso di più reati contestati al medesimo imputato la giurisprudenza, con orientamento prevalente, ha affermato l'inammissibilità della richiesta parziale di patteggiamento, ovvero limitata soltanto ad alcune fattispecie criminose (Cass. II, n. 28696/2010; Cass. III, n. 41138/2013). Tuttavia, in seguito la Suprema Corte ha affermato che tale istanza è comunque ammissibile, qualora la separazione sia utile per la speditezza del processo, perché l'azione penale è stata esercitata nei confronti del medesimo imputato per fatti tra loro non connessi o che, comunque, non potevano essere nemmeno riuniti ai sensi dell'art. 17 c.p.p. (Cass. III, n. 10109/2016). Ulteriore ipotesi di patteggiamento parziale è stata individuata nel caso in cui per i reati non compresi nell'accordo sulla pena sussistano cause di non punibilità rilevanti ai sensi dell'art. 129 c.p.p. (Cass. II, n. 28225/2010). Minoritario, invece, è l'orientamento che consente il patteggiamento soltanto per alcuni reati contestati (Cass. III, n. 34915/2011).

La Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021)

La recente novella legislativa è intervenuta sul rito alternativo del c.d. patteggiamento introducendo delle integrazioni allo scopo evidente di agevolarne l'applicazione.

In primo luogo, nei casi di patteggiamento con pena superiore a due anni, è stata prevista la possibilità per le parti di inserire nell'accordo da presentare al Giudice anche le pene accessorie e la confisca facoltativa (art. 25, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021). Prima della riforma, le parti non potevano concordare alcunché in merito ai suddetti istituti, che erano rimessi alla discrezione del Giudice. L'unica possibilità per le parti era formulare le proprie richieste al Giudice indipendentemente dall'accorgo negoziale raggiunto con la controparte sulla pena. Dopo la novella, invece, l'indagato/imputato e il Pubblico Ministero possono concordare anche se e quali pene accessorie applicare nonché la loro durata. Inoltre, le parti possono concordare che non venga ordinata la confisca facoltativa o che la stessa venga disposta su specifici beni o per un importo determinato. In tali ipotesi, se il Giudice non concorda con le parti sulle richieste in tema di pene accessorie e confisca facoltativa, deve rigettare l'istanza di patteggiamento.

In secondo luogo, sempre allo scopo di favorire l'acceso a questo rito premiale, è stato modificato il comma 1-bis dell'art. 445 c.p.p., sugli effetti della sentenza di patteggiamento. Oltre che nei giudizi civili e amministrativi, è stato previsto che la sentenza di patteggiamento non abbia efficacia e non possa essere utilizzata a fini di prova anche nei giudizi tributari e disciplinari nonché nei giudizi relativi all'accertamento della responsabilità contabile (art. 25, comma 1, lett. b), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021).

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