Richiesta di applicazione di una sanzione sostitutiva (art. 444 e art. 53, l. n. 689/1981)

Ferraro Salvatore

Inquadramento

La richiesta di patteggiamento proposta al giudice può avere ad oggetto non solo la pena detentiva, ma anche le sanzioni applicate in sostituzione della pena detentiva previste dagli artt. 53 e ss. l. n. 689/1981 e da altre leggi speciali: la semilibertà o la detenzione domiciliare (per la pena detentiva entro il limite di quattro anni), il lavoro di pubblica utilità (per la pena detentiva entro il limite di tre anni) e la pena pecuniaria (per la pena detentiva entro il limite di un anno). I due benefici per l'imputato, ovvero la riduzione premiale per il rito e la sostituzione della pena detentiva breve, si cumulano.

Formula

AL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI PRESSO IL TRIBUNALE DI.... OVVERO AL GIUDICE DELL'UDIENZA PRELIMINARE PRESSO IL TRIBUNALE DI.... OVVERO AL TRIBUNALE PENALE DI.... SEZIONE IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA (DOTT.....) IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE

RICHIESTA DI APPLICAZIONE DI UNA SANZIONE SOSTITUTIVA

(ARTT. 444 C.P.P. E 53 L. N. 689/1981)

Il sottoscritto Avv..... [1], con studio in.... via...., quale difensore di ufficio/fiducia come da atto di nomina già depositato in data.... opp. come da atto di nomina allegato, di:

...., nato a...., il...., residente a.... in via...., con domicilio ivi dichiarato opp. con domicilio eletto presso....;

indagato/imputato nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R., n..... /.... R.G. GIP/Dib.;

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.)...., commesso in...., il....;

opp.

per i reati previsti e puniti dagli artt.:

a).... c.p., commesso in...., il....;

b).... legge.... /...., commesso in...., il....;

c).... d.P.R..... /...., commesso in...., il....;

d).... d.lgs..... /...., commesso in...., il....;

difensore munito di procura speciale, già depositata agli atti del procedimento in data.... opp. come da atto allegato alla presente richiesta;

visti gli artt. 444 c.p.p. e 53 l. n. 689/1981,

CHIEDE

nei confronti dell'indagato/imputato.... e per il reato/i reati sopra specificato/i l'applicazione della sanzione sostitutiva della pena pecuniaria di Euro.... di multa/ammenda ovvero del lavoro di pubblica utilità per il periodo di.... giorni/mesi ovvero della semilibertà/detenzione domiciliare per il periodo di.... giorni/mesi, così determinata [2]:

previo riconoscimento della circostanza/delle circostanze [3] di cui all'art. /agli artt....., prevalenti sulle/equivalenti alle aggravanti contestate

pena base [4]:.... anni/mesi di reclusione/arresto e.... Euro di multa/ammenda;

ridotta/aumentata ex art. [5]:.... anni/mesi di reclusione/arresto e.... Euro di multa/ammenda;

aumentata ex art. 99, comma...., c.p.[6]:.... anni/mesi di reclusione/arresto e.... Euro di multa/ammenda;

aumentata ex art. 81, comma 1 o comma 2, c.p.[7]:.... anni/mesi di reclusione/arresto e.... Euro di multa/ammenda;

ridotta per il rito [8]:.... anni/mesi di reclusione/arresto e.... Euro di multa/ammenda, pena finale [9] ;

sostituita la pena detentiva, ex art. 53 l. n. 689/1981, con:

la pena pecuniaria [10] di Euro.... di multa/ammenda;

OVVERO

il lavoro di pubblica utilità [11] per il periodo di.... mesi/giorni;

la semilibertà [12] per il periodo di.... mesi/giorni;

la detenzione domiciliare [13] per il periodo di.... mesi/giorni.

Con il riconoscimento del beneficio della sospensione condizionale della pena [14], subordinando la richiesta alla concessione di tale beneficio [15].

In merito alle pene accessorie [16] previste dall'art..... chiede che le stesse non vengano applicate, considerato che....

OVVERO

In merito alle pene accessorie previste dall'art.... chiede che le stesse vengano applicate per la durata di.....

In merito ai beni in sequestro [17] chiede il dissequestro e la restituzione all'avente diritto, rilevando che....

OVVERO

In merito ai beni in sequestro chiede che venga disposta la confisca (facoltativa) sui seguenti beni opp. per il seguente importo:.....

Si allega:

1) procura speciale;

opp.

2) atto di nomina a difensore di fiducia, con allegata la procura speciale.

Luogo e data....

Firma....

V°, il pubblico ministero presta il consenso.

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1] La richiesta di patteggiamento può essere presentata direttamente dalla persona sottoposta ad indagini oppure a mezzo procuratore speciale e la sottoscrizione deve essere autenticata da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore (art. 446, comma 3, c.p.p., così come modificato dall'art. 25, comma 1 lett. c), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021). Nella procura speciale rilasciata al difensore deve essere espressamente indicato il potere di presentare istanza di patteggiamento. Ai fini della validità della richiesta non è indispensabile la forma scritta; tuttavia, anche qualora sia manifestata oralmente, come nel caso dell'udienza di convalida di arresto, la richiesta e il consenso vengono comunque riportati nel verbale d'udienza redatto dal cancelliere del giudice per le indagini preliminari.

[2] Nella dosimetria della pena di cui si chiede l'applicazione occorre seguire questo ordine: a) pena base; b) aumenti o diminuzioni per le circostanze del reato (prima le circostanze speciali, poi quelle comuni); c) eventuale aumento per la recidiva (se non subvalente rispetto alle attenuanti, v. infra); d) aumento per il concorso formale dei reati o per la continuazione fra i reati; e) riduzione per il rito.

[3] Ai fini del riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), dopo il d.l. n. 92/2008 conv. in l. n. 125/2008, che ha introdotto il comma 3 di detto articolo, non è sufficiente la sola incensuratezza dell'indagato/imputato, occorrendo ulteriori elementi o circostanze che, non essendo già contemplate quali attenuanti (speciali o comuni), giustifichino comunque l'attenuazione del trattamento sanzionatorio, come, per esempio, la condotta processuale del reo (confessione spontanea, collaborazione prestata nel corso delle indagini), il comportamento successivo alla commissione del reato (parziale riparazione o risarcimento del danno), le condizioni di vita del reo (giovane età, situazione di emarginazione sociale, arretratezza culturale).

[4] La pena base è da individuare fra il minimo e il massimo edittale della pena prevista dal legislatore per la fattispecie contestata, tenendo conto dei criteri fissati dall'art. 133 c.p.

[5] In caso di una sola circostanza, attenuante o aggravante, si effettuare l'aumento o la diminuzione prevista dal legislatore. Se concorrono più attenuanti o più aggravanti, andranno effettuate tante diminuzioni o tanti aumenti quante sono le circostanze (ogni diminuzione/aumento va operato sulla quantità di pena risultante dalla precedente diminuzione/aumento). Se concorrono sia circostanze attenuanti sia circostanze aggravanti, si deve effettuare il giudizio di bilanciamento ex art. 69 c.p., che si può tradurre in un'equivalenza delle circostanze, o in una prevalenza/subvalenza delle une rispetto alle altre. Nel primo caso (equivalenza) le circostanze attenuanti e aggravanti si elidono a vicenda; di conseguenza, non verrà operata alcuna riduzione o aumento di pena (è come se non vi fosse alcuna circostanza). Nel secondo caso (subvalenza/prevalenza) sono le circostanze di un tipo a prevalere sulle altre, eliminandole sotto il profilo sanzionatorio. Pertanto, la pena base verrà soltanto ridotta o aumentata a seconda che a prevalere siano le attenuanti o le aggravanti. Nel caso di concorso di circostanze aggravanti ad effetto speciale, ovvero con aumento della pena superiore ad 1/3, l'art. 63, comma 4, c.p. prevede che si applichi la pena stabilita per la circostanza più grave, ma il giudice può aumentarla. In riferimento ad alcune fattispecie criminose il legislatore esclude la circostanza aggravante dal giudizio di bilanciamento (v. 628, comma 4, c.p.; art. 186, comma 2-septies, C.d.S.). In tale ipotesi, si opererà prima l'aumento per l'aggravante e poi la riduzione per l'attenuante.

[6] In caso di contestazione della recidiva, qualora sussistano una o più attenuanti, l'art. 69, comma 4, c.p. consente la prevalenza delle attenuanti sulla recidiva solo nel caso di recidiva semplice (comma 1 dell'art. 99 c.p.) e di recidiva specifica e/o infraquinquennale (commi 2 e 3). In caso di recidiva reiterata (comma 4) è possibile soltanto l'equivalenza delle circostanze. Va aggiunto che la sussistenza di precedenti condanne a carico dell'indagato/imputato possono precludere l'applicazione della sanzione sostitutiva ai sensi dell'art. 59 l. n. 689/1971.

[7] Nel caso di più reati in contestazione vi sono due possibilità: a) se i reati sono stati commessi con una sola azione od omissione (concorso formale ex art. 81, comma 1, c.p.) oppure con più azioni od omissioni, ma in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (continuazione ex art. 81, comma 2, c.p.), deve essere individuata la fattispecie più grave, per poi calcolare l'aumento per l'altro reato o gli aumenti per gli altri reati; b) se non sussiste né un concorso formale né la continuazione, si ha un concorso materiale di reati e il cumulo delle pene secondo le regole disposte dagli artt. 71 e ss. c.p.p. Nel caso dell'art. 81, commi 1 e 2, c.p. per l'individuazione della fattispecie più grave si deve tenere conto dei limiti edittali dei reati (compiendo una valutazione in astratto delle fattispecie, così come precisato dalla giurisprudenza), seguendo i criteri fissati dall'art. 16, comma 3, c.p.p.: i delitti sono più gravi delle contravvenzioni; fra i delitti e le contravvenzioni è più grave il reato con il massimo della pena più elevato; a parità di massimo edittale della pena, è più grave il reato con il minimo edittale più alto; si tiene conto della pena pecuniaria solo in caso di parità delle pene detentive.

[8] La riduzione per il rito è fino ad 1/3. A differenza del rito abbreviato, in cui la riduzione è fissa (di 1/3), nel caso del patteggiamento la riduzione può avvenire anche in misura inferiore a 1/3. Per effetto della decurtazione la pena non può mai risultare inferiore ai limiti di legge fissati dagli artt. 23 e ss. c.p.

[9] La pena finale non può superare i 4 anni di pena detentiva se si chiede la sostituzione con semilibertà e la detenzione domiciliare, i 3 anni di pena detentiva se si chiede il lavoro di pubblica utilità, 1 anno di pena detentiva se si chiede la sostituzione con la pena pecuniaria.

[10] La conversione della pena detentiva con la pena pecuniaria è disciplinata dal novellato art. 56-quater l. n. 689/1981. Per determinare l'ammontare della pena pecuniaria sostitutiva il giudice individua il valore giornaliero al quale può essere assoggettato l'imputato e lo moltiplica per i giorni di pena detentiva. Il valore giornaliero non può essere inferiore a 5 Euro e superiore a 2.500 euro e corrisponde alla quota di reddito giornaliero che può essere impiegata per il pagamento della pena pecuniaria, tenendo conto delle complessive condizioni economiche, patrimoniali e di vita dell'imputato e del suo nucleo familiare. Alla sostituzione della pena detentiva con la pena pecuniaria si applica l'art. 133-ter c.p.

[11] Il lavoro di pubblica utilità è regolamentato dall'art. 56-bis l. n. 689/1981. Il lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione di attività non retribuita in favore della collettività da svolgere presso lo Stato, le Regioni, le Province, le Città metropolitane, i Comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato. L'attività viene svolta di regola nell'ambito della regione in cui risiede il condannato e comporta la prestazione di non meno di sei ore e non più di quindici ore di lavoro settimanale da svolgere con modalità e tempi che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute del condannato. Tuttavia, se il condannato lo richiede, il giudice può ammetterlo a svolgere il lavoro di pubblica utilità per un tempo superiore. La durata giornaliera della prestazione non può comunque oltrepassare le otto ore. Ai fini del computo della pena, un giorno di lavoro di pubblica utilità consiste nella prestazione di due ore di lavoro. Fermo quanto previsto dall'art. 56-bis, le modalità di svolgimento del lavoro di pubblica utilità sono determinate con decreto del Ministro della giustizia, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'art. 8 del d.lgs. n. 281/1997. In caso di sentenza di applicazione della pena ai sensi dell'art. 444 c.p.p., il positivo svolgimento del lavoro di pubblica utilità, se accompagnato dal risarcimento del danno o dalla eliminazione delle conseguenze dannose del reato, ove possibili, comporta la revoca della confisca eventualmente disposta, salvi i casi di confisca obbligatoria, anche per equivalente, del prezzo, del profitto o del prodotto del reato ovvero delle cose la cui fabbricazione, uso e porto, detenzione o alienazione costituiscano reato.

[12] La semilibertà è disciplinata dall'art. 55 l. n. 689/1981. La semilibertà sostitutiva comporta l'obbligo di trascorrere almeno otto ore al giorno in un istituto di pena e di svolgere, per la restante parte del giorno, attività di lavoro, di studio, di formazione professionale o comunque utili alla rieducazione ed al reinserimento sociale, secondo il programma di trattamento predisposto e approvato ai sensi dei commi seguenti. I condannati alla semilibertà sostitutiva sono assegnati in appositi istituti o nelle apposite sezioni autonome di istituti ordinari, di cui al secondo comma dell'art. 48 della l. n. 354/1975, situati nel comune di residenza, di domicilio, di lavoro o di studio del condannato o in un comune vicino. Durante il periodo di permanenza negli istituti o nelle sezioni indicate nel primo periodo, il condannato è sottoposto alle norme della l. n. 354/1975, e del d.P.R. n. 230/2000, in quanto compatibili. Nei casi di cui all'articolo 66, il direttore riferisce al magistrato di sorveglianza e all'ufficio di esecuzione penale esterna. Il semilibero è sottoposto a un programma di trattamento predisposto dall'ufficio di esecuzione penale esterna ed approvato dal giudice, nel quale sono indicate le ore da trascorrere in istituto e le attività da svolgere all'esterno. L'ufficio di esecuzione penale esterna è incaricato della vigilanza e dell'assistenza del condannato in libertà, secondo le modalità previste dall'art. 118 del d.P.R. n. 230/2000.

[13] L'art. 56 l. n. 689/1981 disciplina la detenzione domiciliare sostitutiva. La detenzione domiciliare sostitutiva comporta l'obbligo di rimanere nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora ovvero in luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza ovvero in comunità o in case-famiglia protette, per non meno di dodici ore al giorno, avuto riguardo a comprovate esigenze familiari, di studio, di formazione professionale, di lavoro o di salute del condannato. In ogni caso, il condannato può lasciare il domicilio per almeno quattro ore al giorno, anche non continuative, per provvedere alle sue indispensabili esigenze di vita e di salute, secondo quanto stabilito dal giudice. Il giudice dispone la detenzione domiciliare sostitutiva tenendo conto anche del programma di trattamento elaborato dall'ufficio di esecuzione penale esterna, che prende in carico il condannato e che riferisce periodicamente sulla sua condotta e sul percorso di reinserimento sociale. Il luogo di esecuzione della pena deve assicurare le esigenze di tutela della persona offesa dal reato e non può essere un immobile occupato abusivamente. Se il condannato non ha la disponibilità di un domicilio idoneo, l'ufficio di esecuzione penale esterna predispone il programma di trattamento, individuando soluzioni abitative anche comunitarie adeguate alla detenzione domiciliare. Il giudice, se lo ritiene necessario per prevenire il pericolo di commissione di altri reati o per tutelare la persona offesa, può prescrivere procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, conformi alle caratteristiche funzionali e operative degli apparati di cui le Forze di polizia abbiano l'effettiva disponibilità. La temporanea indisponibilità di tali mezzi non può ritardare l'inizio della esecuzione della detenzione domiciliare. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'art. 275-bis, commi 2 e 3, del codice di procedura penale.

[14] Il beneficio della sospensione condizionale non è astrattamente incompatibile con l'applicazione di una sanzione sostitutiva. La Suprema Corte (Cass. IV, n. 46157/2021) ha precisato che la sostituzione della pena detentiva con la corrispondente pena pecuniaria è compatibile con la sospensione condizionale della pena, essendovi l'interesse del condannato ad ottenere entrambi i benefici, posto che, in caso di revoca della sospensione condizionale della pena, può essere sottoposto all'esecuzione della sola pena pecuniaria, come determinata in sede di conversione.

[15] Se l'istante subordina la richiesta di patteggiamento alla sospensione condizionale della pena, vincola la propria richiesta al riconoscimento da parte del giudice del beneficio de quo. In tal caso il giudice o accoglie l'istanza applicando anche la sospensione condizionale della pena o rigetta l'istanza. La richiesta del beneficio della pena sospesa, comunque, può essere formulata senza condizionare l'istanza di patteggiamento. In tale ipotesi il giudice può accogliere la richiesta di applicazione della pena, non riconoscendo il beneficio in oggetto.

[16]La Riforma Cartabia (art. 25, comma 1 lett. a), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021) ha modificato l'art. 444, comma 1, c.p.p. prevedendo che le parti, in caso di patteggiamento con pena superiore a due anni, possano accordarsi anche in materia di pene accessorie, ovvero formulando al giudice richiesta di non applicazione delle stesse o di applicazione per una durata determinata.

[17]Sui beni sottoposti a sequestro (probatorio o preventivo) nel corso delle indagini preliminari l'indagato ha diritto alla restituzione, a meno che non sia prevista la confisca obbligatoria o, in caso di confisca facoltativa, il giudice non decida di disporla. Va aggiunto che la Riforma Cartabia, nei casi del cd. patteggiamento allargato, ha previsto, altresì, che la confisca facoltativa possa essere oggetto dell'accordo tra le parti, consentendo di chiedere al giudice di non disporla o di disporla con riferimento a specifici beni o a un importo determinato.

Commento

Tipologia delle sanzioni sostitutive; le condizioni oggettive e soggettive per la loro applicazione

La cd. Riforma Cartabia (art. 71 del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021) è intervenuta modificando l'intero sistema delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, ampliando le possibilità applicative, in una evidente ottica di limitazione dell'istituto carcerario in fase di esecuzione della pena.

Dopo la novella legislativa l'imputato, nel presentare richiesta di patteggiamento al giudice, può chiedere l'applicazione di una delle sanzioni sostitutive della pena detentiva previste dalla l. n. 689/1981, ovvero: a) la pena pecuniaria; b) il lavoro di pubblica utilità; c) la semilibertà; d) la detenzione domiciliare.

Oltre alle sanzioni sostitutive previste dalla legge del 1981, vi sono altre ipotesi di sanzioni sostitutive previste dal legislatore: a) il lavoro di pubblica utilità per i reati di guida sotto l'influenza di alcool o in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti (artt. 186, comma 9, e 187, comma 8-bis, d.lgs. n. 285/1992) e per i fatti di lieve entità in materia di sostanze stupefacenti (art. 73, comma 5-bis, d.P.R. n. 309/1990; b) l'espulsione dello straniero irregolare (art. 16 d.lgs. n. 286/1998).

Diverse dalle sanzioni sostitutive sono le misure alternative alla detenzione previste dall'ordinamento penitenziario (l. n. 354/1975), come l'affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà, le quali vengono applicate non in sede di giudizio, ma in fase di esecuzione della pena già applicata.

Per le sanzioni sostitutive previste dall'art. 53 l. n. 689/1981 la richiesta di applicazione può essere avanzata solo qualora sussistano determinate condizioni oggettive e soggettive.

Sotto il profilo oggettivo la sanzione sostitutiva può essere applicata solo in caso di pena detentiva breve (art. 53 l. n. 689/1981), ovvero di una pena detentiva applicata: a) entro il limite di un anno, per essere sostituita dalla pena pecuniaria; b) entro il limite di tre anni, per essere sostituita dal lavoro di pubblica utilità; c) entro il limite di quattro anni, per essere sostituita dalla semilibertà o dalla detenzione domiciliare. La Riforma Cartabia ha chiaramente aumentato i limiti di pena per agevolare l'applicazione delle sanzioni sostitutive.

Le condizioni soggettive sono fissate dal novellato art. 59 d.lgs. n. 689/1981, il quale stabilisce il divieto di sostituzione delle pene detentive brevi nei seguenti casi: a) nei confronti di chi ha commesso il reato per cui si procede entro tre anni dalla revoca della semilibertà, della detenzione domiciliare o del lavoro di pubblica utilità ai sensi dell'articolo 66, ovvero nei confronti di chi ha commesso un delitto non colposo durante l'esecuzione delle medesime pene sostitutive; è fatta comunque salva la possibilità di applicare una pena sostitutiva di specie più grave di quella revocata; b) con la pena pecuniaria, nei confronti di chi, nei cinque anni precedenti, è stato condannato a pena pecuniaria, anche sostitutiva, e non l'ha pagata, salvi i casi di conversione per insolvibilità ai sensi degli artt. 71 e 103; c) nei confronti dell'imputato a cui deve essere applicata una misura di sicurezza personale, salvo i casi di parziale incapacità di intendere e di volere; d) nei confronti dell'imputato di uno dei reati di cui all'art. 4-bis della l. n. 354/1975, salvo che sia stata riconosciuta la circostanza attenuante di cui all'art. 323-bis, secondo comma, del codice penale. Le disposizioni del presente articolo non si applicano agli imputati minorenni.

L'art. 56-ter fissa le prescrizioni comuni alla semilibertà, alla detenzione domiciliare e al lavoro di pubblica utilità, ovvero:

1) il divieto di detenere e portare a qualsiasi titolo armi, munizioni ed esplosivi, anche se è stata concessa la relativa autorizzazione di polizia;

2) il divieto di frequentare abitualmente, senza giustificato motivo, pregiudicati o persone sottoposte a misure di sicurezza, a misure di prevenzione o comunque persone che espongano concretamente il condannato al rischio di commissione di reati, salvo si tratti di familiari o di altre persone conviventi stabilmente;

3) l'obbligo di permanere nell'ambito territoriale, di regola regionale, stabilito nel provvedimento che applica o dà esecuzione alla pena sostitutiva;

4) il ritiro del passaporto e la sospensione della validità ai fini dell'espatrio di ogni altro documento equipollente;

5) l'obbligo di conservare, di portare con sé e di presentare ad ogni richiesta degli organi di polizia il provvedimento che applica o dà esecuzione alla pena sostitutiva e l'eventuale provvedimento di modifica delle modalità di esecuzione della pena, adottato a norma dell'art. 64.

Al fine di prevenire la commissione di ulteriori reati, il giudice può altresì prescrivere il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Si applica l'art. 282-ter del codice di procedura penale, in quanto compatibile.

L'art. 57 regolamenta la durata e gli effetti delle pene sostitutive e i criteri di ragguaglio. La durata della semilibertà sostitutiva e della detenzione domiciliare sostitutiva è pari a quella della pena detentiva sostituita. La durata del lavoro di pubblica utilità corrisponde a quella della pena detentiva sostituita ed è determinata sulla base dei criteri di cui all'art. 56-bis. Per ogni effetto giuridico, la semilibertà sostitutiva, la detenzione domiciliare sostitutiva e il lavoro di pubblica utilità sostitutivo si considerano come pena detentiva della specie corrispondente a quella della pena sostituita ed un giorno di pena detentiva equivale a un giorno di semilibertà sostitutiva, di detenzione domiciliare sostitutiva o di lavoro di pubblica utilità sostitutivo. La pena pecuniaria si considera sempre come tale, anche se sostitutiva della pena detentiva.

Nel caso di richiesta di applicazione di una sanziona sostitutiva l'imputato deve scegliere quale sanzione chiedere in sostituzione della pena detentiva breve e operare la conversione. Isolata è la pronuncia della Suprema Corte (Cass. IV, n. 71/2012) che si è espressa a favore della sostituzione della pena detentiva in pena pecuniaria e poi della pecuniaria in altra sanzione sostitutiva (lavoro di pubblica utilità). Secondo l'orientamento largamente maggioritario (Cass. IV, n. 27602/2014; Cass. IV, n. 19183/2016; Cass. IV, n. 27519/2017) è ammessa una sola sostituzione (della pena detentiva in sanzione sostitutiva), trattandosi di distinti regimi sanzionatori di adeguamento della sanzione al caso concreto.

La giurisprudenza (Cass. III, n. 2070/1999) ha precisato che nel caso in cui l'istanza di applicazione della pena riguardi più reati uniti dal vincolo della continuazione, la valutazione sull'applicabilità della sanzione sostitutiva va compiuta sulla base della pena risultante dall'aumento determinato dal suddetto vincolo con successiva riduzione della stessa a norma dell'art. 444 c.p.p. Questo trattamento, sebbene deroghi a quanto dispone l'art. 53, ultimo comma l. n. 689/1981, costituisce una situazione di maggior favore per l'imputato ed è coerente con la funzione deflattiva attribuita ai riti speciali.

La discrezionalità del giudice nell'applicazione della sanzione sostitutiva

Il novellato art. 58 della l. n. 689/1981 stabilisce che in caso di richiesta di applicazione di una sanzione sostitutiva il giudice non è obbligato a sostituire la pena detentiva breve, trattandosi di un potere discrezionale. La discrezionalità riguarda non solo l'an della sostituzione e il quantum (nel caso di pena pecuniaria, applicandosi l'art. 133 c.p.), ma anche la tipologia di sanzione sostitutiva da applicare, considerato che il giudice deve scegliere quella più idonea a rieducare il condannato e, anche attraverso opportune prescrizioni, ad assicurare la prevenzione del pericolo di commissione di altri reati. Il comma 2 dell'art. 58 specifica che il giudice tra le pene sostitutive sceglie quella più idonea alla rieducazione e al reinserimento sociale del condannato con il minor sacrificio della libertà personale, indicando i motivi che giustificano l'applicazione della pena sostitutiva e la scelta del tipo. Quando il giudice applica la semilibertà o la detenzione domiciliare, deve indicare le specifiche ragioni per cui ritiene inidonei nel caso concreto il lavoro di pubblica utilità o la pena pecuniaria. In ogni caso, nella scelta tra la semilibertà, la detenzione domiciliare o il lavoro di pubblica utilità, il giudice tiene conto delle condizioni legate all'età, alla salute fisica o psichica, alla maternità, o alla paternità nei casi di cui all'art. 47-quinquies, comma 7, della l. 354/1975, fermo quanto previsto dall'articolo 69, terzo e quarto comma. Il giudice tiene altresì conto delle condizioni di disturbo da uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o alcoliche ovvero da gioco d'azzardo, certificate dai servizi pubblici o privati autorizzati indicati all'art. 94, comma 1, d.P.R. n. 309/1990, nonché delle condizioni di persona affetta da AIDS conclamata o da grave deficienza immunitaria, certificate dai servizi indicati dall'art. 47-quater, comma 2, della l. n. 354/1975. Il giudice, poi, non può disporre una pena sostitutiva se ordina la sospensione condizionale della pena e se sussistono fondati motivi per ritenere che le prescrizioni non saranno adempiute dal condannato. Pertanto, anche in caso di sentenza di patteggiamento il giudice è obbligato a motivare in merito all'applicazione e alla scelta della sanzione sostitutiva (Cass. IV, n. 48574/2013).

Nel caso in cui l'imputato chieda l'applicazione di una sanzione sostitutiva alla pena detentiva, il giudice, qualora ritenga di non poter applicare la sanzione sostitutiva, deve rigettare l'istanza di patteggiamento (Cass. VI, n. 17198/2007). Ciò in quanto, in tema di patteggiamento, l'eventuale richiesta dell'imputato di applicazione di una sanzione sostitutiva non è alternativa, ma è congiunta a quella di applicazione della pena. Per il giudice, quindi, non vi è alcuna possibilità di scindere i termini del patto intervenuto tra le parti, che ha natura unitaria in vista dell'applicazione della pena concordata.

Inoltre, la Suprema Corte ha precisato che in caso di patteggiamento, il giudice non ha la possibilità di applicare la sanzione sostitutiva della pena detentiva se non è espressamente richiesta dalle parti (Cass. V, n. 15079/2011).

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