Richiesta di correzione di errore materiale (art. 130, comma 1-bis)InquadramentoIn caso di errore materiale relativo alla denominazione o al computo della pena applicata il Giudice che ha emesso la sentenza di patteggiamento, su richiesta di parte o d'ufficio, può disporre la correzione della specie o della quantità di pena da irrogare con un semplice procedimento camerale. In caso di impugnazione della sentenza, invece, provvede alla correzione dell'errore materiale la Corte di Cassazione. FormulaAL TRIBUNALE PENALE DI ... SEZIONE ... in composizione monocratica (dott. ... ) in composizione collegiale RICHIESTA DI CORREZIONE DI ERRORE MATERIALE (art. 130, comma 1-bis, c.p.p.) Il sottoscritto Avv. ..., con studio in ... via ..., quale difensore di ufficio/fiducia di: ..., nato a ..., il ..., residente a ... in via ..., con domicilio ivi dichiarato ovvero con domicilio eletto presso ...; imputato nel procedimento penale n. ... / ... R.G.N.R., n. ... / ... R.G. GIP/Dib.; per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.) ..., commesso in ..., il ...; ovvero per i reati previsti e puniti dagli artt.: a) ... c.p., commesso in ..., il ...; b) ... legge ... / ..., commesso in ..., il ...; c) ... d.P.R. ... / ..., commesso in ..., il ...; d) ... d.lgs. ... / ..., commesso in ..., il ...; PREMESSO che in merito al procedimento penale sopra indicato codesta A.G. in data ... ha emesso sentenza di patteggiamento n. ... / ... Reg. Sent., applicando nei confronti dell'imputato ... la pena di mesi/giorni ... di reclusione/arresto e ... Euro di multa/ammenda; che nella sentenza in oggetto è contenuto un chiaro refuso tipografico relativo all'indicazione della specie di pena applicata ovvero al computo della pena applicata, in quanto alla pagina ... rigo ... risulta scritto “ ... ” anziché “ ... ”, così come richiesto dalle parti nella istanza di patteggiamento; che si tratta di un evidente errore materiale; che la sentenza in questione non è stata oggetto di impugnazione; visto l'art. 130, comma 1-bis, c.p.p.; CHIEDE che, sentite le parti, si proceda alla correzione del suddetto errore materiale, di modo che nella sentenza di applicazione pena n. ... / ... Reg. Sent., emessa il ..., là dove si dice “ ... ”, debba invece leggersi ed intendersi “ ... ”. Si allegano i seguenti documenti: 1) sentenza di applicazione pena n. ... / ... Reg. Sent. emessa il ...; 2) richiesta di applicazione pena del ...; Luogo e data ... Firma ... Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. CommentoCon l'art. 1, comma 49, l. n. 103/2017 (c.d. “Riforma Orlando”, vigente dal 3 agosto 2017) è stato introdotto il comma 1-bis dell'art. 130 c.p.p. Il legislatore, evidentemente allo scopo di ridurre i ricorsi per cassazione delle sentenze di patteggiamento, ha introdotto una nuova ipotesi di correzione di errore materiale (che vale solo per le sentenze di patteggiamento), utilizzando esattamente la medesima formula prevista dall'art. 619 c.p.p. (rettifica della sentenza quando sia stata erroneamente indicata la specie o il computo della pena), che, per interpretazione costante, non era applicabile fuori dei casi ivi previsti. Nel codice di rito, oltre all'ipotesi generale dell'art. 130 c.p.p., erano già previste ipotesi particolari di correzione di errore materiale della sentenza: art. 66, comma 3, c.p.p. (rettifica delle erronee generalità attribuite all'imputato), art. 535, comma 4, c.p.p. (in caso di omessa condanna alle spese), art. 547 c.p.p. (qualora sia necessario completare la motivazione insufficiente oppure sia mancante o incompleto uno dei requisiti di legge – intestazione, generalità dell'imputato, imputazione, conclusione delle parti, motivazione, dispositivo, data e sottoscrizione del Giudice), art. 668 c.p.p. (sulla condanna di una persona in luogo di un'altra per errore di nome), art. 624, comma 3, c.p.p. (per l'ipotesi di omessa dichiarazione nel dispositivo di quali parti della sentenza diventano irrevocabili dopo l'annullamento parziale della Corte di Cassazione). Diversamente dalle altre ipotesi particolari, in questo caso il legislatore, sotto il profilo sistematico, ha scelto di inserire la novella nell'art. 130 c.p.p. e non, come sarebbe stato più logico, nel titolo dedicato all'applicazione della pena su richiesta delle parti. La correzione può essere chiesta sia dall'imputato che dal Pubblico Ministero, ma può essere disposta anche d'ufficio dal Giudice. Nel caso in cui la sentenza di patteggiamento sia stata impugnata, il legislatore ha previsto espressamente la competenza della Corte di Cassazione a provvedere alla rettifica dell'errore materiale ai sensi dell'art. 619, comma 2, c.p.p. Se tuttavia il ricorso viene dichiarato inammissibile, allora la competenza a decidere in merito torna al Giudice che ha pronunciato la sentenza di applicazione della pena. Le modalità procedurali sono le stesse previste per qualsiasi correzione di errore materiale: l'art. 130, comma 2, c.p.p. indica il rito camerale ai sensi dell'art. 127 c.p.p. Pertanto, il Giudice fissa la data dell'udienza in camera di consiglio, avvisando le parti almeno dieci giorni prima. Fino a cinque giorni prima dell'udienza le parti possono depositare delle memorie. In udienza non è necessaria la presenza delle parti; tuttavia, se sussiste un loro legittimo impedimento, l'udienza è rinviata. Anche sulle modalità da seguire ai fini della correzione, in assenza di diposizioni specifiche, si deve fare ricorso alla norma generale di cui all'art. 130, comma 2, c.p.p.: il Giudice provvede con ordinanza, annotata sull'originale della sentenza rettificata e comunicata o notificata senza ritardo alle parti e a tutti gli interessati, i quali possono proporre ricorso per cassazione nel caso in cui vi sia stata violazione del contraddittorio e la parte ricorrente sia titolare di un concreto interesse a partecipare alla camera di consiglio per allegare fatti o situazioni decisive, direttamente incidenti sul provvedimento impugnato. La novella legislativa del 2017 individua due ipotesi in cui è possibile fare ricorso alla procedura di correzione di errore materiale della sentenza di patteggiamento: a) quando è stata indicata erroneamente la specie di pena applicata; b) quando è stata indicata erroneamente la quantità di pena applicata. Si deve trattare, pertanto, o di un errore nella denominazione della pena (ad esempio, l'imputato è stato condannato alla pena dell'arresto, ma doveva essere condannato alla pena della reclusione, trattandosi di delitto) o di un errore nel computo della pena (relativo al conteggio che ha portato all'individuazione della pena finale o concernente la sola indicazione della pena finale). Deve trattarsi, pertanto, di una mera rettifica, che, come nel caso generale del comma 1 dell'art. 130 c.p.p., non determina una modificazione essenziale della sentenza. Solo entro questi limiti lo strumento di rettifica è utilizzabile legittimamente, in quanto va ad adeguare la rappresentazione grafica della volontà del magistrato all'univoco e trasparente contenuto del comando giudiziale. In sostanza, la sentenza è rettificabile ex art. 130, comma 1-bis, c.p.p., se dagli atti del procedimento emerga in modo chiaro la volontà del Giudice che ha pronunciato la sentenza, anche se sotto il profilo materiale tale volontà è stata formalizzata in modo fallace dal Giudice. La materialità dell'errore sussiste in senso proprio solo quando vi è divergenza, manifesta e casuale, tra la volontà del Giudice e il correlativo mezzo di espressione: divergenza di immediata rilevabilità ed emendabile con semplici operazioni meccaniche di adeguamento sostitutivo o integrativo, che non potranno mai riguardare il processo di formazione del giudizio o richiedere un'indagine diretta a stabilire quale fu la reale volontà o l'idea manifestata col processo di documentazione (Cass. S.U., n. 7946/2008). In questo senso, l'errore può risultare del tutto evidente nella sua materialità nel caso in cui la sentenza di patteggiamento si sia discostata dalla richiesta delle parti, in cui o il conteggio o la specie di pena era stato indicato correttamente. Così come può farsi ricorso alla procedura di rettifica di errore materiale nel caso di divergenza fra il dispositivo letto in udienza e il dispositivo in calce alla motivazione, ma non nel caso in cui Giudice non abbia applicato una sanzione amministrativa accessoria o una pena accessoria, trattandosi di omissioni sostanziali. Si possono fare ulteriori esempi di applicabilità della norma in esame: omessa indicazione di una circostanza o di un elemento (quale la continuazione) influente sul calcolo della pena, quando detto elemento sia stato comunque tenuto in considerazione nella sentenza; la mancata concessione della sospensione condizionale della pena cui era stata subordinata la richiesta di patteggiamento (Cass. III, n. 3741/2020); l'omessa statuizione sulle spese processuali. Invece, è stato espressamente escluso il procedimento di correzione degli errori materiali dopo il passaggio in giudicato della sentenza in caso di disposizione della confisca, in quanto all'omessa pronunzia ablatoria è possibile porre rimedio solo con lo strumento previsto dall'art. 676 c.p.p., specificamente dettato per l'ipotesi di beni oggetto di confisca obbligatoria (Cass. VI, n. 25602/2020). |