Ricorso per cassazione contro l'ordinanza di revoca (art. 464-octies)

Alessandro Leopizzi
Angelo Salerno

Inquadramento

In caso di trasgressione degli obblighi e delle prescrizioni o di commissione di nuovi reati da parte dell'indagato/imputato, il giudice, anche di ufficio, può disporre con ordinanza la revoca dell'ordinanza di sospensione del procedimento con messa alla prova, previa fissazione di un'udienza in camera di consiglio con tempestivo avviso alle parti. Questo provvedimento è ricorribile per cassazione per violazione di legge.

Formula

ALLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE IN SEDE PENALE [1]

RICORSO PER CASSAZIONE [2]

* * *

Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., C.F....., PEC.... @...., iscritto nell'albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori dal...., difensore di fiducia (ovvero di ufficio), di

1....., nato a.... il....;

2....., nata a.... il....;

indagato (ovvero imputato) nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R., pendente presso la procura della Repubblica di....;

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.)....

per i reati previsti e puniti dagli artt.

a).... c.p.

b)...., l..... /....

c)...., d.P.R.....

d)...., d.lgs.....

PROPONE RICORSO

avverso l'ordinanza emessa il.... dal Giudice per le Indagini Preliminari (ovvero dal Giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale di....) (ovvero dal Tribunale di.... in composizione monocratica), con la quale è stata revocata la sospensione del procedimento con messa alla prova ai sensi degli artt. 168-bis ss. c.p. e 464-bis ss. c.p.p., per i seguenti

MOTIVI [3]

1. Violazione dell'art. 606, lett. b) c.p.p. (in relazione all'art..... [4] c.p.). (esporre, in maniera chiara e sintetica, un breve resoconto della vicenda procedimentale e un ancor più breve sunto dell'ordinanza).

Tale decisione non convince.

In primo luogo, secondo la tradizionale giurisprudenza, (rappresentare, con altrettanta sintesi, il quadro normativo e giurisprudenziale in cui deve inquadrarsi la dedotta violazione).

Nel caso di specie, può osservarsi come (descrivere la ravvisata inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche, di cui si deve tener conto nell'applicazione della legge penale).

Si precisa dunque, in relazione a quanto sinora esposto, (indicare in estrema sintesi, l'oggetto, il contenuto, le implicazioni del vizio dedotto).

2. Violazione dell'art. 606, lett. c) c.p.p. (in relazione all'art..... [5] c.p.p.). (esporre, in maniera chiara e sintetica, un breve resoconto della vicenda procedimentale e un ancor più breve sunto dell'ordinanza).

Le conclusioni a cui è pervenuto il giudicante non appaiono corrette.

In primo luogo, secondo la tradizionale giurisprudenza, (rappresentare, con altrettanta sintesi, il quadro normativo e giurisprudenziale in cui deve inquadrarsi la dedotta violazione).

Nel caso di specie, può osservarsi come (descrivere la ravvisata inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità, di inutilizzabilità, di inammissibilità o di decadenza).

Si precisa dunque, in relazione a quanto sinora esposto, (indicare in estrema sintesi, l'oggetto, il contenuto, le implicazioni del vizio dedotto).

Ci si duole, in conclusione, dell'inosservanza e dell'erronea applicazione della legge penale (e processuale penale), nei profili sopra evidenziati, del provvedimento impugnato e si chiede che la Suprema Corte adìta voglia porvi rimedio, accogliendo le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia la Suprema Corte di Cassazione, in accoglimento della proposta impugnazione, annullare l'ordinanza di cui in premesse, con ogni conseguente pronuncia.

Si indicano quali atti oggetto delle censure dedotte con i motivi del ricorso:

– Ordinanza del (indicare l'autorità giudiziaria emittente) in data....;

–....

–.....

Si allegano i seguenti documenti [6].

1)....;

2).....

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]Secondo il Protocollo d'intesa tra la Corte di Cassazione e il Consiglio Nazionale Forense in merito alle regole redazionali dei motivi di ricorso in materia penale del 17 dicembre 2015, per quanto riguarda i caratteri e l'impaginazione, si prescrive: “Utilizzare fogli A4 (naturalmente anche intestati); margine orizzontale sinistro 3,5 cm (così che non sia di impedimento in caso di fascicolazione); margine orizzontale destro almeno 2,5 cm; margini verticali 2,5 cm; carattere preferibilmente Verdana (facilita la modificazione del formato), dimensione di almeno 12 pt nel testo e con un'interlinea 1,5”.

[2]In linea con le previsioni del codice di procedura penale, l'atto dovrà contenere i seguenti elementi secondo le indicazioni dello schema:

1) parte ricorrente;

2) provvedimento impugnato;

3) indicazione della norma incriminatrice;

4) eventuale altro riferimento normativo attinente all'oggetto del ricorso;

5) esposizione dei motivi, ciascuno articolato come segue:

- epigrafe

- esposizione

- precisazioni;

6) conclusioni;

7) indicazione degli atti oggetto delle censure dedotte con i motivi del ricorso;

8) sottoscrizione;

9) indice degli allegati (citato Protocollo d'intesa).

[3]I motivi di impugnazione, esposti separatamente in relazione alle singole doglianze dovranno essere articolati in EPIGRAFE - ESPOSIZIONE - PRECISAZIONI, intese queste ultime come oggetto, contenuto, implicazioni del vizio dedotto.

In particolare:

- i vizi di legittimità dovranno essere esposti distinguendo le singole doglianze con riferimento ai casi dell'articolo 606 c.p.p. ovvero ad altre norme;

- ogni motivo dovrà essere introdotto da una epigrafe che indichi il vizio dedotto, le norme che si assumono violate e i riferimenti alla fattispecie prevista dall'articolo 606 c.p.p. ovvero ad altre norme;

- l'esposizione dei motivi, avente caratteristiche di sinteticità e chiarezza, dovrà evitare la riproduzione del contenuto degli atti processuali oggetto del gravame essendo sufficiente la specifica indicazione degli stessi integrata dalla elencazione di seguito prevista;

- dovranno evitarsi altresì ridondanti trascrizioni di riferimenti giurisprudenziali;

- in calce ad ogni singola doglianza saranno precisati, in relazione a quanto specificamente esposto, l'oggetto, il contenuto, le implicazioni del vizio dedotto.

La redazione dei motivi aggiunti seguirà le medesime indicazioni di cui ai punti che precedono (citato Protocollo d'intesa).

[4]Ad esempio, dell'art. 168-bis c.p., laddove eventuali violazioni della legge sostanziale (in tema di lavoro di pubblica utilità, affidamento ai servizi sociali, etc.) ripercuotano i loro effetti sull'ordinanza di revoca.

[5]In particolare, dell'art. 464-octies c.p.p. che regola il subprocedimento di revoca, anche disciplinandone gli obblighi di contraddittorio, e dell'art. 127 c.p.p. in tema di procedimento in camera di consiglio, nonché se del caso anche delle altre disposizioni del titolo V-bis, che delineano la disciplina procedimentale dell'istituto, quale nuovo procedimento speciale.

[6]In relazione al requisito dell'autosufficienza gli atti oggetto di doglianza dovranno essere specificamente indicati nel corpo dei motivi con ciò evitando integrali copiature degli stessi. In calce al ricorso andrà compilato un elenco degli atti menzionati ed utili alla valutazione, indicando per ciascuno di essi la posizione nel fascicolo processuale, così da agevolarne la consultazione (citato Protocollo d'intesa).

Commento

In tema di impugnazione dell'ordinanza di revoca, è opportuno premettere come il giudice, prima di emettere tale provvedimento deve sentire le parti e la persona offesa, fissando all'uopo un'apposita udienza camerale partecipata, “per la valutazione dei presupposti della revoca”. Il pubblico ministero, l'indagato/imputato e il suo difensore, nonché la persona offesa devono essere conseguentemente avvisati almeno dieci giorni prima dell'udienza (art. 464-octies c.p.p.).

Il giudice dunque non può procedere alla revoca de plano. Una simile modalità definitoria determina una violazione del contraddittorio da cui consegue la nullità del provvedimento (a regime intermedio ex art. 178, comma 1, lett. c), c.p.p.Cass. VI, n. 45889/2019), impugnabile con ricorso per cassazione nel termine di quindici giorni dal momento in cui la parte ne abbia avuto notizia (Cass. V, n. 57506/2017).

Nel merito, la revoca della messa alla prova (anche di ufficio) discende dall'esito negativo della probation (segnalato in primo luogo dalle relazioni dell'UEPE, di cadenza tendenzialmente almeno trimestrale, sull'andamento del programma e sul comportamento tenuto, nonché sulle eventuali trasgressioni),

– per grave e reiterata trasgressione del programma di trattamento o delle prescrizioni,

– per il rifiuto opposto alla prestazione del lavoro di pubblica utilità,

– per la commissione per grave e reiterata trasgressione del programma di trattamento o delle prescrizioni,

– per il rifiuto opposto alla prestazione del lavoro di pubblica utilità,

– per la commissione per grave e reiterata trasgressione del programma di trattamento o delle prescrizioni,

– per la commissione durante il periodo di prova di un nuovo delitto non colposo o di reato della stessa indole di quello per cui si procede.

Secondo la giurisprudenza, il periodo durante il quale deve essere commesso il nuovo reato ha inizio solo con l'emissione dell'ordinanza di sospensione ai sensi dell'art. 464-quater c.p.p., e non con la presentazione della richiesta da parte dell'interessato o col provvedimento che, recependo l'istanza, rimette all'ufficio incaricato la elaborazione del programma di trattamento (Cass. V, n. 43645/2017). In ogni caso, il giudice può valutare anche un procedimento penale in corso, in quanto, laddove la violazione di obblighi sia costitutiva di un'ipotesi di reato, possono essere apprezzati i fatti storicamente accertati e non è necessario attendere il passaggio in giudicato dell'eventuale condanna per stabilire se il condannato sia ancora meritevole del beneficio ottenuto (Cass. VII, ord. n. 37680/2017), dovendo il giudice verificare che la commissione del reato sia provata in termini di elevata probabilità, attraverso una delibazione della serietà dell'ipotesi accusatoria compiuta sulla scorta di una solida base cognitiva, avuto riguardo, qualora il nuovo fatto-reato costituisca ancora una semplice notitia criminis, alla documentazione allegata alla richiesta di revoca o prodotta dalle parti, agli elementi ed alle argomentazioni offerti nel corso dell'udienza ex art. 464-octies, c.p.p. e alle eventuali dichiarazioni rese dall'interessato. Qualora, invece, nel giudizio di merito su detto reato siano intervenute decisioni (quali la sentenza di primo grado, il decreto dispositivo del giudizio o provvedimenti cautelari “irrevocabili”), il giudice non può prescindere da tali delibazioni compiute nell'autonomo procedimento nel contraddittorio delle parti (Cass. VI, n. 28826/2018).

A seguito della revoca, il procedimento riprende il suo corso dal momento in cui era rimasto sospeso e cessa l'esecuzione delle prescrizioni e degli obblighi imposti.

Ad analoghe conclusioni perviene il giudicante in sede di valutazione finale della messa alla prova, una volta integralmente decorso il periodo di sospensione, qualora deponga in tal senso la relazione conclusiva dell'ufficio di esecuzione penale esterna che ha preso in carico l'indagato/imputato ovvero altri elementi di sufficiente consistenza (art. 464-septies c.p.p.). Qualora la revoca sia stata disposta dal giudice per le indagini preliminari, questi, una volta riconosciuto l'esito negativo della prova non potrà disporre la restituzione degli atti al pubblico ministero anziché la prosecuzione del procedimento, perché l'imputazione formulata dal pubblico ministero ai sensi dell'art. 464-ter, comma 3, c.p.p. unitamente al consenso sulla richiesta, ha natura di esercizio dell'azione penale. La restituzione degli atti al pubblico ministero configurerebbe dunque un atto abnorme (Cass. IV, n. 32981/2021).

In entrambi i casi, l'istanza di sospensione non può essere riproposta (art. 464-novies c.p.p.).

La natura dell'impugnazione pone una serie di limiti cospicui alla parte impugnante, in ossequio al principio devolutivo: il ricorso attribuisce alla corte la cognizione del procedimento solo per quanto attiene ai motivi proposti ed alle questioni rilevabili di ufficio in ogni stato e grado del processo (art. 609 c.p.p.). In ogni caso, i motivi deducibili sono tassativamente elencati dall'art. 606 c.p.p.:

a) esercizio da parte del giudice di una potestà riservata dalla legge a organi legislativi o amministrativi ovvero non consentita ai pubblici poteri;

b) inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche, di cui si deve tener conto nell'applicazione della legge penale;

c) inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità, di inutilizzabilità, di inammissibilità o di decadenza;

d) mancata assunzione di una prova decisiva, quando la parte ne ha fatto richiesta anche nel corso dell'istruzione dibattimentale limitatamente alla ammissione delle prove indicate dall'imputato a discarico sui fatti costituenti oggetto delle prove a carico e dal pubblico ministero a carico dell'imputato sui fatti costituenti oggetto delle prove a discarico;

e) mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione, quando il vizio risulta dal testo del provvedimento impugnato ovvero da altri atti del processo specificamente indicati nei motivi di gravame.

L'indicazione di motivi diversi, al pari della sua manifesta infondatezza, causa l'inammissibilità del ricorso.

Nel caso di specie, tuttavia, l'impugnazione è ammessa solo per violazione di legge (art. 464-octies c.p.p.).

La Corte di Cassazione ha evidenziato che, la richiesta dell'imputato di procedere con rito abbreviato, formulata a seguito della revoca dell'ordinanza di sospensione del procedimento, implica la rinuncia all'autonoma impugnazione del provvedimento di revoca poiché, optando per la definizione nel merito del giudizio, l'istante abbandona l'intento di proseguire il subprocedimento di messa alla prova (Cass. VI, n. 13747/2021).

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