Dichiarazione d'impugnazione dell'imputato per gli interessi civili (art. 574)InquadramentoNel processo penale possono trovare ingresso anche interessi diversi da quelli strettamente collegati alla pretesa punitiva. Ai sensi dell'art. 185 c.p., infatti, ogni reato obbliga l'imputato alle restituzioni nonché al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale secondo le norme civili. Sempre ai sensi dell'art. 185 c.p. dei danni possono essere chiamati a rispondere anche persone terze che, a norma delle leggi civili, però, debbono rispondere per il fatto dell'imputato. Ai sensi dell'art. 74 c.p.p. il soggetto al quale il reato ha recato danno ovvero i suoi successori universali, possono esercitare nel processo penale l'azione civile per le restituzioni ed il risarcimento nei confronti dell'imputato e del responsabile civile. Qualora nel processo penale si inserisca anche l'azione civile, ai sensi dell'art. 538 c.p.p. il Giudice penale, quando pronuncia sentenza di condanna decide anche sulle domande risarcitorie avanzate dalla parte civile. Le statuizioni contenute nella sentenza di condanna sugli interessi civili, danno luogo ad un autonomo capo della sentenza (principio di accessorietà) che l'imputato, qualora intenda impugnarlo, deve specificamente indicarlo, ai sensi dell'art. 581 c.p.p., con l'atto di impugnazione. Va ricordato, poi, che ai sensi dell'art. 541 c.p.p. con la sentenza che accoglie la domanda di restituzione o di risarcimento del danno, il Giudice condanna altresì l'imputato (ed eventualmente il responsabile civile in solido con l'imputato stesso) al pagamento delle spese processuali in favore della parte civile (sempre che non ritenga di compensarle ricorrendo giusti motivi).
Ai sensi dell'art. 573 c.p.p. L'impugnazione per gli interessi civili è proposta, trattata e decisa con le forme ordinarie del processo penale. La riforma Cartabia (d. lgs. n. 150 del 2022) ha inserito all'art. 573 c.p.p. un nuovo comma 1-bis a mente del quale quando la sentenza è impugnata per i soli interessi civili, il giudice d'appello e la Corte di cassazione, se l'impugnazione non è inammissibile, rinviano per la prosecuzione, rispettivamente, al giudice o alla sezione civile competente, che decide sulle questioni civili utilizzando le prove acquisite nel processo penale e quelle eventualmente acquisite nel giudizio civile. La previsione importa il trasferimento al giudice civile a condizione che l'impugnazione sia ammissibile. Al riguardo la Cassazione a Sezioni Unite ha affermato che la disposizione è destinata tuttavia a trovare applicazione con esclusivo riferimento alle “impugnazioni per i soli interessi civili proposte relativamente ai giudizi nei quali la costituzione di parte civile è intervenuta in epoca successiva al 30 dicembre 2022, data di entrata in vigore della citata disposizione ai sensi dell'art. 99-bis del predetto d.lgs. n. 150 del 2022” (Cass. S.U., n. 38481/2023. Le Sezioni semplici hanno, invece, affermato che all'imputato è precluso ricorrere avverso l'appello proposto dalla parte civile posto che l'interesse degli imputati a ottenere una declaratoria di inammissibilità dell'impugnazione proposta dalla parte civile (in questo caso potenzialmente rilevante ex art. 652 c.p.p.) è tutelabile dinanzi al giudice civile, perché il provvedimento emesso dal giudice penale ex art. 573, comma 1-bis c.p.p., dato il suo carattere di valutazione provvisoria e senza contraddittorio, investe solo il fumus della ammissibilità senza svolgere efficacia preclusiva (Cass. Sez. V. 16 giugno 2023, n. 30752). In ogni caso, l'impugnazione per i soli interessi civili non sospende l'esecuzione delle disposizioni penali del provvedimento impugnato. Ai sensi del combinato degli artt. 573 e 574 c.p.p., infatti, l'imputato può anzitutto proporre impugnazione contro i capi della sentenza che riguardano la sua condanna alle restituzioni ed al risarcimento del danno oltre che contro quelli relativi alla refusione delle spese processuali a favore della parte civile stessa. Per effetto del principio estensivo contenuto nell'art. 574, comma 4, c.p.p. è tuttavia previsto che l'impugnazione dell'imputato contro la pronuncia di condanna penale o di assoluzione estende i suoi effetti alla pronuncia di condanna alle restituzioni, al risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese processuali, se questa pronuncia dipende dal capo o dal punto impugnato. Con l'atto di impugnazione l'imputato, oltre che il capo concernente la responsabilità civile, può impugnare altresì l'ordinanza con la quale, ai sensi dell'art. 491 c.p.p., sia stata respinta la questione concernente la costituzione della parte civile. A tal riguardo, si deve ricordare che l'ordinanza in questione deve essere espressamente oggetto di impugnazione ai sensi dell'art. 586 c.p.p. L'art. 574, prevede che l'imputato possa altresì proporre impugnazione contro le disposizioni della sentenza di assoluzione relative alle domande da lui proposte per il risarcimento del danno e per la rifusione delle spese processuali. La previsione deve essere collegata con quanto prescrive l'art. 541 c.p.p. il quale prevede che con la sentenza che rigetta la domanda di restituzione o di risarcimento del danno o che assolve l'imputato per cause diverse dal difetto di imputabilità, il Giudice, se ne è fatta richiesta, possa condannare la parte civile alla rifusione delle spese processuali sostenute dall'imputato nonché, se vi è colpa grave, al risarcimento dei danni causati all'imputato o al responsabile civile. Va ricordato, sul punto, che in questi casi, l'impugnazione per gli interessi civili è proposta, trattata e decisa con le forme ordinarie del processo penale. Si deve ricordare che, ai sensi dell'art. 587 c.p.p., l'impugnazione proposta dall'imputato giova anche al responsabile civile e alla persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria e, quella proposta dal responsabile civile o dalla persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria, giova all'imputato anche agli effetti penali, purché, in quest'ultimo caso, essa non sia fondata su motivi esclusivamente personali. FormulaCORTE DI APPELLO DI ... /CORTE DI CASSAZIONE IMPUGNAZIONE PER GLI INTERESSI CIVILI *** Il sottoscritto Avv. ..., con studio in ..., via ..., difensore di ... imputato nel proc n. ... / ... propone appello/ricorso per cassazione avverso la sentenza pronunciata in data ... dal tribunale di ... /Giudice di pace di ... /Corte di appello di ... [1]. Impugnando specificamente i punti relativi ... riferiti al capo civile con il quale il Giudice [2] ... per i seguenti motivi ... [3]. Si impugna altresì l'ordinanza emessa ai sensi dell'art. 491 c.p.p. con la quale il Giudice in data ... / ... / ... rigettava la richiesta di esclusione della parte civile [4] e/o la richiesta di esclusione del responsabile civile [5]. Chiede che la Corte di appello/Corte di Cassazione voglia riformare la sentenza nella parte in cui ha disposto la condanna dell'imputato al risarcimento del danno ed alle spese/condannare la parte civile alle spese relative all'azione civile ed al risarcimento dei danni/annullare la sentenza [6]. Ai sensi degli artt. 600/613 c.p.p. chiede la revoca o la sospensione della provvisoria esecuzione ricorrendo i seguenti gravi motivi ... (ed il seguente irreparabile danno) [7]. Luogo e data ... Firma ... 1. In questa parte dell'atto occorre ottemperare a quanto prescrive l'art. 581 c.p.p. 2. Va precisata la statuizione civile che si impugna (condanna dell'imputato alle spese e risarcimento dei danni; mancata condanna della parte civile alle spese ed al risarcimento del danno). 3. Ai sensi dell'art. 581 c.p.p. l'impugnazione deve contenere la specifica indicazione, a pena di inammissibilità, dei capi o dei punti della decisione ai quali si riferisce l'impugnazione. 4. Ai sensi dell'art. 80 c.p.p. l'imputato ed il responsabile civile (oltre che il Pubblico Ministero) possono proporre richiesta motivata di esclusione della parte civile. 5. Ai sensi dell'art. 86 c.p.p. l'imputato può proporre richiesta di esclusione del responsabile civile. 6. Le conclusioni variano a seconda che l'atto sia destinato ad ottenere l'eliminazione o la riforma delle statuizioni civili contro l'imputato ovvero ad ottenere la condanna della parte civile al pagamento in suo favore delle spese e del risarcimento del danno nonché a seconda che l'atto di impugnazione sia un appello ovvero un ricorso per cassazione. 7. Solo nel caso di richiesta presentata in pendenza di ricorso per cassazione. Le ragioni per le quali la Corte di appello o la Corte di Cassazione possono sospendere, in pendenza di impugnazione, l'esecuzione della condanna, sono differentemente disciplinate dagli artt. 605 e 613 c.p.p. Mentre nel caso di sospensione richiesta con l'atto di appello, a seguito di Corte cost. n. 353/1994, il Giudice può disporre la sospensione della provvisoria esecuzione qualora ricorrano gravi motivi, nel caso di sospensione richiesta in pendenza del ricorso, la Corte può prendere in considerazione la richiesta proposta dall'imputato (o dal responsabile civile) solo qualora possa derivare grave ed irreparabile danno. CommentoPrincipi generali Per effetto dell'introduzione della domanda con la quale il danneggiato richiede la restituzione e/o il risarcimento dei danni patiti nel processo penale, la sentenza penale può contenere più capi che riguardano interessi civili. Ciascuno di essi è suscettibile di essere oggetto di autonoma impugnazione. Ai sensi dell'art. 573 c.p.p. è possibile per l'imputato proporre un'impugnazione per i soli interessi civili. Essa, qualora non accompagnata anche da quella riguardante i capi penali, non sospende l'esecuzione delle disposizioni penali del provvedimento impugnato. L'impugnazione per gli interessi civili è proposta con il mezzo previsto per le disposizioni penali della sentenza ed è trattata e decisa con le forme ordinarie del processo penale. Le statuizioni civili che possono essere oggetto di impugnazioni da parte dell'imputato sono di tre tipi. Anzitutto quelle contenute nella sentenza con la quale l'imputato viene condannato per il capo con riferimento al quale è stata esercitata l'azione civile. Ai sensi dell'art. 538 c.p.p., infatti, quando pronuncia sentenza di condanna, il Giudice decide sulla domanda per le restituzioni e il risarcimento del danno proposta a norma degli artt. 74 e ss. e, qualora vi sia stata la citazione del responsabile civile o questi sia intervenuto spontaneamente nel processo, il Giudice lo condanna in solido con l'imputato, sempre che, ovviamente, vi sia titolo per la sua responsabilità, al risarcimento dei danni in favore della parte civile. Ai sensi dell'art. 541, comma 1, c.p.p., ancora, con la sentenza che accoglie la domanda di restituzione o di risarcimento del danno, il Giudice condanna l'imputato (oltre che il responsabile civile citato o intervenuto) al pagamento delle spese processuali in favore della parte civile, salvo che non ritenga di disporre, per giusti motivi, la compensazione totale o parziale delle stesse. In base, infine, all'art. 541, comma 2, c.p.p. quando rigetta la domanda di restituzione o di risarcimento del danno ovvero quando proscioglie l'imputato per cause diverse dal difetto di imputabilità, se ne viene stata fatta richiesta da parte dell'imputato, il Giudice può condannare la parte civile sia alla rifusione delle spese processuali sostenute dall'imputato (e dal responsabile civile) per effetto dell'azione civile (sempre che non ricorrano giustificati motivi per la compensazione totale o parziale), sia al risarcimento dei danni causati all'imputato o al responsabile civile qualora vi sia stata colpa grave della parte civile. Motivi I motivi andranno specificatamente articolati a seconda del contenuto delle statuizioni della sentenza impugnata. Se la sentenza contiene una condanna generica al risarcimento del danno, l'impugnazione potrà limitarsi a contestare la legittimazione della parte civile e, più in generale, il nesso di causalità tra la condotta costitutiva della fattispecie penale ed il danno di cui la parte civile denuncia l'esistenza. Nel caso in cui, invece, il Giudice ha liquidato, in tutto o in parte, il danno i motivi potranno anche concernere la determinazione dell'entità dello stesso. Per converso, qualora l'impugnazione concerna il mancato accoglimento della richiesta dell'imputato di condanna della parte civile al pagamento delle spese processuali o del risarcimento del danno derivante dall'esercizio dell'azione civile, i motivi potranno riguardare sia l'an che il quantum delle spese e del danno. A tal proposito, si deve osservare che mentre la refusione delle spese, nel caso di rigetto della domanda della parte civile o di assoluzione dell'imputato, è praticamente automatica ed il Giudice può ometterla solo nel caso in cui ricorrano giustificati motivi per statuirne la loro compensazione, nel caso in cui si sia richiesta la condanna della parte civile al risarcimento del danno, il presupposto è che quest'ultima sia incorsa in colpa grave. È evidente, pertanto, che l'atto di impugnazione, in omaggio al requisito di specificità dei motivi di cui all'art. 581 c.p.p., aggravata dalla riforma Cartabia, dovrà contestare le ragioni per le quali, nel caso delle spese, il Giudice ha ritenuto di compensarle ovvero, nel caso di mancato riconoscimento del danno, non ha riconosciuto la colpa grave. Nell'evenienza, poi, in cui il Giudice abbia provveduto alla liquidazione delle spese o del danno, l'imputato può impugnare anche il punto concernente la determinazione del loro ammontare. Da ultimo, la Cassazione ha stabilito l'ammissibilità dell'appello proposto dall'imputato avverso la sentenza del Giudice di pace di condanna alla pena pecuniaria, ancorché non sia stato impugnato il capo relativo alla condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, in quanto l'art. 37, d.lgs. n. 274/2000 deve essere coordinato con la disposizione di cui all'art. 574, comma 4, c.p.p., per la quale l'impugnazione proposta avverso i punti della sentenza riguardanti la responsabilità dell'imputato estende i suoi effetti agli altri punti che dipendano dai primi, fra i quali sono ricompresi quelli concernenti il risarcimento del danno, che ha il necessario presupposto nell'affermazione della responsabilità penale (Cass. II, n. 9897/2018; Cass. II, n. 20190/2017; Cass. V, n. 17784/2017). La sospensione dell'esecuzione provvisoria delle statuizioni civilistiche contenute nella sentenza di primo grado Si deve sottolineare che in base all'art. 538 c.p.p., se pronuncia condanna dell'imputato al risarcimento del danno, il Giudice provvede altresì alla sua liquidazione, salvo che sia prevista la competenza di altro Giudice. Di regola, a differenza di quanto previsto dall'art. 282 c.p.c. in forza del quale la sentenza di primo grado pronunciata dal Giudice civile è provvisoriamente esecutiva tra le parti, nel processo penale il capo civile della sentenza non è mai provvisoriamente esecutiva. Solo le pronunce del Giudice di appello sull'azione civile, in forza dell'art. 605 c.p.p. sono immediatamente esecutive. Cionondimeno, ai sensi dell'art. 540 c.p.p., se ricorrono giustificati motivi, a richiesta dalla parte civile la condanna alle restituzioni e al risarcimento del danno può essere dichiarata provvisoriamente esecutiva. Qualora, le prove acquisite non consentono la liquidazione del danno, ai sensi dell'art. 539 c.p.p. il Giudice pronuncia condanna generica e rimette le parti davanti al Giudice civile. In tale ipotesi è possibile anche che, a richiesta della parte civile, l'imputato e il responsabile civile siano condannati al pagamento di una provvisionale nei limiti del danno per cui si ritiene già raggiunta la prova. In tutti i casi in cui il Giudice di primo grado dichiari la provvisoria esecuzione delle statuizioni civili, l'imputato (ed il responsabile civile) per contrastare tale punto del capo civile deve espressamente richiedere con l'atto di impugnazione, ai sensi dell'art. 600 c.p.p., la revoca o la sospensione spiegando, nel caso in cui la richiesta abbia ad oggetto la provvisionale di cui all'art. 539, comma 2, c.p.p., i gravi motivi che sostengono la richiesta. A tale riguardo, si rammenta che nell'originaria previsione, l'art. 600 c.p.p. prevedeva che la sospensione dell'esecuzione della condanna al pagamento della provvisionale potesse essere disposta quando potesse derivare all'imputato (o al responsabile civile) un grave ed irreparabile danno. La Corte costituzionale con sentenza n. 353/1994 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma terzo dell'art. 600 c.p.p. «nella parte in cui prevede che il Giudice d'appello può disporre la sospensione dell'esecuzione della condanna al pagamento della provvisionale "quando possa derivarne grave e irreparabile danno", anziché "quando ricorrono gravi motivi"». Si deve evidenziare che secondo la giurisprudenza l'istanza dell'imputato diretta ad ottenere la revoca o la sospensione della provvisoria esecutorietà della condanna al pagamento di una provvisionale deve essere formulata insieme con l'atto di appello e, a pena di inammissibilità, non può essere proposta separatamente e successivamente all'impugnazione della sentenza (così Cass. III, n. 2860/2014 che, in motivazione, ha avuto modo di precisare che l'ordinanza con la quale la Corte di appello si pronuncia su tale richiesta, a sua volta, non è autonomamente ricorribile in Cassazione, in ossequio al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione). La richiesta di sospensione della provvisoria esecuzione e della provvisionale deve essere decisa con ordinanza dalla Corte di appello in un'apposita udienza assunta in camera di consiglio. In virtù del principio di tassatività, l'ordinanza con la quale il Giudice di appello, ai sensi dell'art. 600, comma 3, c.p.p., rigetta la richiesta dell'imputato di sospensione dell'esecuzione della condanna al pagamento di una provvisionale in favore della parte civile, disposta dal Giudice di primo grado, sia inoppugnabile (Cass. I, n. 44603/2013). La sospensione dell'esecuzione provvisoria delle statuizioni civilistiche contenute nella sentenza di secondo grado Come accennato, a differenza di quanto avviene in primo grado (ove la esecuzione provvisoria delle statuizioni civilistiche dipende da una decisione ad hoc del Giudice), la pronuncia del Giudice civile sull'azione civile sono immediatamente esecutive. In questi casi, in pendenza del ricorso per cassazione, l'imputato (ed il responsabile civile) può chiedere, ai sensi dell'art. 612 c.p.p., alla Corte la sospensione dell'esecuzione della condanna civile. In tale ipotesi, a differenza di quanto previsto dall'art. 600 c.p.p., la richiesta di sospensione delle statuizioni civili recate dalla sentenza impugnata deve contenere la prova della futura insolvenza del creditore che metta in pericolo la possibilità di recupero della somma (Cass. VI, n. 9091/2012) ovvero, quando prospetti il pericolo di un "danno grave ed irreparabile" derivante dall'esecuzione della statuizione. Secondo la Corte di Cassazione, il danno non deve necessariamente essere costituito dalla necessità di dover pagare una spropositata somma di denaro, che metta in pericolo non solo la possibilità di recupero, ma altresì elida in modo estremamente rilevante il patrimonio dell'obbligato. Grava sull'istante l'onere di dimostrare che la somma da versare in esecuzione della condanna abbia un'incidenza rilevante sul proprio patrimonio, non potendosi ritenere il "grave ed irreparabile" danno solo in base a considerazioni di carattere oggettivo (Cass. VI, n. 29617/2016; Cass. IV, n. 1813/2005). |