Decreto di irreperibilità (art. 159)InquadramentoLa personale partecipazione dell'indagato/imputato al procedimento deve essere garantita in ogni modo. Pertanto, quando non sia possibile eseguire le notificazioni a quest'ultimo occorre procedere a specifiche ricerche dirette al rintraccio. Se questi accertamenti danno esito negativo, l'indagato/imputato è dichiarato irreperibile e nel prosieguo è rappresentato dal difensore. Formulan. ... / ... NR PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... ovvero TRIBUNALE PENALE DI ... ... SEZIONE DECRETO DI IRREPERIBILITÀ (art. 159 c.p.p.) Il Pubblico Ministero (ovvero il Giudice) Letti gli atti del procedimento penale indicato in epigrafe, nei confronti di: 1. ..., nato il ... a ..., residente in ..., difeso di ufficio dall'Avv. ... del Foro di ...; 2. ..., nata il ... a ..., residente in ..., difesa di ufficio dall'Avv. ... del Foro di ...; per i reati previsti e puniti dagli artt. a) .... In ... Commesso/Accertato in ..., il .... b) .... In ... Commesso/Accertato in ..., il .... Ritenuto che hanno dato esito negativo le ricerche dell'indagato, estese al luogo di nascita, dell'ultima residenza anagrafica, dell'ultima dimora e di abituale esercizio della sua attività lavorativa (nonché mediante interrogazione all'archivio informatico del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, da cui non risulta che l'indagato sia ristretto presso case circondariali o istituti di pena); Dichiara la irreperibilità di ..., nato il ... a .... Dispone, conseguentemente, che la notificazione a ... del presente atto, della comunicazione di nomina di difensore d'ufficio, del contestuale avviso di conclusione delle indagini preliminari e degli eventuali successivi atti del procedimento, sia notificata al difensore d'ufficio dello stesso, già designato, a norma di legge, in persona dell'Avv. ..., del Foro di .... Manda la Segreteria per i conseguenti adempimenti. Luogo e data ... Il sostituto Procuratore della Repubblica (ovvero il Giudice) ... CommentoQuando non è possibile eseguire le notificazioni all'indagato in via ordinaria (e cioè nei modi previsti dall'art. 157 c.p.p. e sempre che questi non abbia eletto o dichiarato domicilio ex art. 161 c.p.p.), l'autorità giudiziaria dispone nuove ricerche, in particolare: - nel luogo di nascita, - nel luogo dell'ultima residenza anagrafica o dell'ultima dimora, - nel luogo dove egli abitualmente esercita la sua attività lavorativa - presso l'amministrazione carceraria centrale. Le ricerche vanno eseguite cumulativamente, e non alternativamente o parzialmente, in tutti i luoghi suindicati Cass. I, n. 11341/2020). Peraltro, la disposizione non contiene un'elencazione tassativa dei luoghi in cui debbono essere assunte le informazioni necessarie, ma impone di compiere tutti quegli accertamenti che, sulla base delle circostanze emergenti agli atti, si rivelino logicamente utili e oggettivamente praticabili (Cass. V, n. 35103/2015, che qualifica affetto da nullità assoluta, che si estende agli atti successivamente compiuti, il decreto di irreperibilità emesso senza verifica presso l'autorità di polizia dell'eventuale rilascio di un permesso di soggiorno dal quale desumere il recapito dell'imputato straniero). Per quel che riguarda il luogo di esercizio dell'attività lavorativa, deve nondimeno emergere dagli atti che si tratti di una sede “abituale” e non solo “occasionale” (Cass. II, n. 15674/2016). Più in generale, l'obbligo di accertamenti è condizionato all'oggettiva praticabilità delle singole verifiche, che rappresenta il limite logico di ogni garanzia processuale. (Cass. II, n. 39329/2016 che ha ritenuto legittimo il decreto di irreperibilità emesso sulla base del verbale di vane ricerche dell'imputato, cittadino straniero, presso l'ultima residenza anagrafica rilevando che, nel corso delle investigazioni, nessuno era stato in grado di riferire notizie sul luogo ove si era trasferito; lo stesso imputato ricorrente aveva omesso di indicare l'attività lavorativa svolta in precedenza; non vi erano notizie circa il suo eventuale rientro nel paese di origine; non sussiste l'obbligo di disporre ricerche all'estero dell'imputato ivi residente, del quale si ignori l'esatto recapito). Anche le ricerche all'estero, pertanto, dovranno essere obbligatoriamente espletate soltanto se quelle svolte nel territorio dello Stato consentono di individuare la località ove l'imputato dimora o esercita abitualmente la sua attività ed in cui, quindi, può utilmente effettuarsi la ricerca per l'accertamento di un esatto indirizzo (Cass. VI, n. 29147/2016). È in ogni caso nullo il decreto di irreperibilità dell'imputato iscritto nel registro dell'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (A.I.R.E.) se non sia preceduto dal tentativo di notifica presso lo Stato di residenza (Cass. II, n. 35712/2013). Non può essere però dichiarato irreperibile l'imputato, residente o dimorante all'estero in luogo certo, che rifiuti di ricevere la raccomandata con avviso di ricevimento ai sensi dell'art. 169 c.p.p., contenente l'informazione sull'addebito e l'invito ad eleggere o dichiarare domicilio in Italia, o ne ometta il ritiro all'ufficio postale: in questo caso, non occorre procedere allo svolgimento di nuove ricerche e la compiuta giacenza della raccomandata equivale ad effettiva ricezione, con conseguente perfezionamento della procedura di notificazione (Cass. V, n. 47542/2016). È sorto contrasto in giurisprudenza sulla questione se occorra necessariamente procedere anche a contattare un numero di utenza mobile reperibile agli atti (secondo Cass. IV, n. 47746/2015, recentemente confermata da Cass. V, n. 34993/2020, una simile omissione rende le ricerche incomplete, violando il principio di effettività dell'indagine. Cass. II, n. 2886/2015 focalizza invece la propria riflessione sulla circostanza che l'utenza cellulare è priva di qualsiasi collegamento certo ad una persona o ad un luogo, a differenza della utenza telefonica fissa, la cui conoscenza permette di allargare la ricerca anche al luogo ove l'utenza è installata, con possibile acquisizione di ulteriori notizie circa l'attuale dimora del ricercato). Se tutte queste ricerche non danno esito positivo, l'autorità giudiziaria emette decreto di irreperibilità con il quale designa un difensore all'indagato che ne sia eventualmente privo e ordina che la notificazione sia eseguita mediante consegna di copia al difensore, che rappresenta da lì in avanti l'indagato irreperibile (art. 159 c.p.p.). In merito, a scioglimento di un risalente contrasto giurisprudenziale, La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha recentemente precisato che “la mancata notifica a mezzo posta per irreperibilità del destinatario nel domicilio dichiarato, eletto o determinato per legge, attestata dall'addetto al servizio postale, comporta, a norma dell'art. 170 c.p.p., senza necessità di ulteriori adempimenti, la consegna dell'atto al difensore ex art. 161, comma 4, c.p.p., salvo che l'imputato, per caso fortuito o forza maggiore, non sia stato nella condizione di comunicare il mutamento del luogo dichiarato od eletto, dovendosi, in tal caso, applicare le disposizioni degli artt. 157 e 159 c.p.p.” (Cass. S.U., n. 14573/2021). Dalla condizione di irreperibilità, con conseguente notificazione degli atti al difensore, discende il venir meno dell'obbligo di traduzione degli atti processuali in favore dell'indagato/imputato alloglotta che non comprende la lingua italiana, anche dopo la riformulazione dell'art. 143 c.p.p. (Cass. II, n. 12101/2015). Ogni decreto di irreperibilità deve essere rinnovato ad ogni mutamento di fase ed ogni volta deve essere preceduto da nuove ricerche nei luoghi sopra indicati (art. 160 c.p.p.). Il decreto di irreperibilità emesso dal Giudice o dal Pubblico Ministero nel corso delle indagini preliminari cessa pertanto di avere efficacia con la pronuncia del provvedimento che definisce l'udienza preliminare (decreto di rinvio a giudizio o sentenza di non luogo a procedere) ovvero, nei procedimenti a citazione diretta, con la chiusura delle indagini preliminari. Il decreto emesso dal Pubblico Ministero ai fini della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari è inefficace ai fini della notifica del decreto che dispone il giudizio emesso dal G.U.P. (Cass. V, n. 50080/2017). Il decreto di irreperibilità diretto alla notificazione degli atti introduttivi dell'udienza preliminare ovvero del provvedimento che dispone il giudizio cessa di avere efficacia con la pronuncia della sentenza di primo grado. La Suprema Corte (Cass. VI, n. 9571/2019), ha precisato che n on è affetto da abnormità il provvedimento con cui il tribunale, accertata la nullità della notifica all'imputato del decreto di citazione per pregressa nullità della dichiarazione di irreperibilità, disponga la restituzione degli atti al Pubblico Ministero, in quanto lo stesso non si pone al di fuori del sistema processuale, costituendo esercizio di un potere riconosciuto al Giudice dall'ordinamento, e non determina un'indebita regressione o un'irrimediabile stasi del procedimento. La notifica del decreto di fissazione del giudizio di appello all'imputato già dichiarato irreperibile deve essere preceduta, a pena di nullità assoluta, dalla emissione di un nuovo decreto di irreperibilità anche quando la persistenza dello stato di irreperibilità è stata accertata, con la emissione di un nuovo decreto, in occasione della notifica dell'estratto della sentenza contumaciale, determinandosi, in difetto, una nullità di ordine generale ex art. 178, lett. c) c.p.p. (Cass. V, n. 13560/2015; Cass. IV, n. 1863/2014). Allo stesso modo, il decreto di irreperibilità emesso dal Giudice di secondo grado cessa di avere efficacia con la pronuncia della sentenza. Nel momento in cui si ha però notizia del domicilio dell'imputato dichiarato irreperibile, le notificazioni devono essere effettuate nelle forme ordinarie, senza che sussista la necessità di una revoca formale del decreto di irreperibilità, trattandosi di un provvedimento di natura meramente dichiarativa (Cass. III, n. 46457/2019). Diversa dall'indagato irreperibile è invece la figura del latitante, definito come colui che “volontariamente si sottrae alla custodia cautelare, agli arresti domiciliari, al divieto di espatrio, all'obbligo di dimora o a un ordine con cui si dispone la carcerazione”. Analogamente, con il provvedimento che dichiara la latitanza, il Giudice designa un difensore di ufficio al latitante che ne sia privo e fa depositare in cancelleria copia dell'ordinanza con la quale è stata disposta la misura rimasta ineseguita, dandone avviso al difensore. Gli effetti processuali della latitanza operano soltanto nel procedimento penale nel quale essa è stata dichiarata. Al latitante è equiparato l'evaso ovvero chi si allontani dal luogo in cui si trovi legalmente ristretto in via cautelare o definitiva (art. 296 c.p.p.). Modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (l . n. 134 /2021 ) La legge delega al Governo per l'efficienza del processo penale, all'art. 1, comma 7, lett. e), prevede che, in caso di imputato irreperibile (o comunque di imputato per il quale non risultano sodisfatte le condizioni per procedere in assenza), il Giudice pronunci sentenza inappellabile di non doversi procedere. Fino alla scadenza del doppio dei termini di cui all'art. 157 c.p.p. devono essere svolte idonee ricerche della persona nei cui confronti è stata pronunciata sentenza di non doversi procedere, al fine di renderla edotta della sentenza, del fatto che il procedimento penale sarà riaperto e dell'obbligo di eleggere o dichiarare domicilio ai fini delle notificazioni. La Riforma prevede, altresì, che durante le ricerche, si assumano, su richiesta di parte, le prove non rinviabili, osservando le forme previste per il dibattimento. Nel caso in cui la persona ricercata venga rintracciata, deve essere data tempestiva notizia all'autorità giudiziaria, che revocherà la sentenza di non doversi procedere e fisserà una nuova udienza per la prosecuzione del procedimento. |