Ricorso per cassazione per inosservanza delle norme processuali, stabilite a pena di nullità, di inutilizzabilità, di inammissibilità o di decadenza (art. 606, comma 1, lett. c)

Alessandro Diddi

Inquadramento

Il ricorso per cassazione costituisce lo strumento di impugnazione che, ai sensi dell'art. 111 Cost., può essere sempre proposto avverso le sentenze ed i provvedimenti in materia di libertà personale.

Il ricorso per cassazione può essere considerato un mezzo di impugnazione a motivi vincolati, in quanto le doglianze che possono essere rappresentate sono solo quelle riconducibili ad uno dei cinque casi di ricorso di cui all'art. 606 c.p.p. e la Corte di Cassazione ha una cognizione del procedimento limitata ai motivi proposti.

Ai sensi dell'art. 606, comma 3, c.p.p., infatti, il ricorso è inammissibile (oltre che nel caso in cui sia proposto per motivi manifestamente inammissibili o per violazioni di legge non dedotte con i motivi di appello) quando i motivi addotti siano diversi da quelli consentiti dalla legge.

I c.d. errores in procedendo sono costituiti dalla mancata osservanza di una norma processuale che, tuttavia, rileva solo se prevista a pena di nullità, inutilizzabilità, inammissibilità o decadenza (Cass. VI, n. 7336/2004).

Anche nella decisione delle questioni processuali, la Corte di Cassazione attua la funzione nomofilattica che, quale organo supremo della giustizia, ai sensi dell'art. 65 ord. giud., assicura l'esatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge, l'unità del diritto oggettivo nazionale.

Formula

CORTE DI CASSAZIONE SEZIONI PENALI

RICORSO PER CASSAZIONE

***

Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia di

1....., nata a.... il....;

imputato nel procedimento penale n..... /....,

propone ricorso per cassazione avverso la sentenza pronunciata in data.... dalla Corte di Appello/Tribunale [1] di....;

impugnando specificamente i punti relativi.... riferiti ai capi.... per il seguente motivo [2] :

- violazione dell'art. 606, comma 1, lett. c), c.p.p. in relazione all'art..... per inosservanza delle norme processuali a pena di nullità, inutilizzabilità, inammissibilità e/o decadenza.

Chiede l'annullamento con/senza rinvio della sentenza impugnata.

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]In questa parte dell'atto occorre ottemperare a quanto prescrive l'art. 581 c.p.p. a mente del quale l'atto di impugnazione si propone con atto scritto nel quale sono indicati il provvedimento impugnato, la data del medesimo ed il Giudice che lo ha emesso. Le sentenze pronunciate in sede di appello dal tribunale sono quelle emesse sull'impugnazione delle sentenze del Giudice di pace.

[2]Ai sensi dell'art. 581 c.p.p. l'impugnazione deve contenere la specifica indicazione, a pena di inammissibilità, dei capi o dei punti della decisione ai quali si riferisce l'impugnazione. Nel caso di violazione di norme processuali, il vizio dovrebbe riguardare l'intera sentenza e non un punto o un capo particolare.

Commento

Principi generali

Con il ricorso per cassazione, essendo un atto a struttura vincolata, possono essere dedotti solo motivi rientranti tra quelli di cui all'art. 606 c.p.p.

Erronea applicazione di una legge processuale

Per denunciare questo caso di ricorso, occorre individuare sempre la norma di carattere processuale che espressamente contiene la previsione dell'effetto invalidante per il caso della sua violazione. Si deve ricordare, infatti, che nel processo la materia delle invalidità è governata dal principio di tassatività (artt. 173,177 e 191 c.p.p.) per cui solo la precisa individuazione della disposizione processuale consente di individuare l'eventuale conseguenza invalidante.

Solo nel caso in cui si intenda far valere un'abnormità (che ricorre quando il provvedimento impugnato esula completamente dal sistema processuale e determina una stasi del procedimento) è possibile radicare un ricorso senza individuare una norma processuale di riferimento.

Con riferimento alle violazioni a pena di nullità, la possibilità di una loro rilevabilità in sede di legittimità dipende da diversi fattori.

Anzitutto quello della individuabilità della sanzione processuale. Se, infatti, molte volte la disposizione che si assume violata prevede espressamente la nullità per il caso della sua mancata osservanza, altre volte questo non avviene in maniera esplicita per cui occorre fare riferimento, alle previsioni di carattere generale di cui all'art. 178 c.p.p.

Superato tale primo vaglio, occorre verificare la concreta deducibilità della violazione attraverso il ricorso.

Solo le nullità assolute (di cui all'art. 179 c.p.p.) sono rilevabili in ogni stato e grado del processo. Per tutte le altre potrebbero essersi verificate decadenze (artt. 180,181, e 182 c.p.p.) o sanatorie (art. 183 c.p.p.) che ne impediscono la deducibilità in cassazione.

Si rammenta che ai sensi dell'art. 180 c.p.p. le nullità diverse da quelle assolute (c.d. intermedie) non possono essere né rilevate, né dedotte dopo la deliberazione della sentenza di primo grado ovvero, se si sono verificate nel giudizio, dopo la deliberazione della sentenza del grado successivo e che le nullità diverse da quelle assolute e c.d. intermedie (le nullità relative) oltre a poter essere dichiarate solo su eccezione di parte, devono essere eccepite (quando si tratti di nullità concernenti gli atti delle indagini preliminari e quelli compiuti nell'incidente probatorio e le nullità concernenti gli atti dell'udienza preliminare) prima che sia pronunciato il provvedimento previsto dall'art. 424 c.p.p. ovvero (quando manchi l'udienza preliminare) entro il termine previsto dal successivo art. 491 (ed entro il medesimo termine previsto dal comma 1 di quest'ultima disposizione devono essere eccepite le nullità concernenti il decreto che dispone il giudizio ovvero gli atti preliminari al dibattimento).

Le nullità relative, poi, una volta tempestivamente eccepite, devono essere riproposte con l'impugnazione della sentenza.

Ai sensi dell'art. 182 c.p.p., peraltro, tutte le nullità diverse da quelle assolute, non possono essere eccepite da chi vi ha dato o ha concorso a darvi causa ovvero non ha interesse all'osservanza della disposizione violata e, quando la parte assiste al compimento dell'atto, esse devono essere eccepite prima del suo compimento ovvero, se ciò non è possibile, immediatamente dopo.

A norma dell'art. 183, poi, le nullità sono sanate se la parte interessata ha rinunciato espressamente ad eccepirle ovvero ha accettato gli effetti dell'atto ovvero se si è avvalsa della facoltà al cui esercizio l'atto omesso o nullo è preordinato. Solo nel caso in cui la nullità dell'atto derivi da un mancato avviso di una garanzia difensiva, alla cui conoscenza l'avviso stesso è preordinato, la sua deducibilità, da parte dell'indagato o dell'imputato che vi abbia assistito, non è soggetta ai limiti previsti dall'art. 182, comma 2, c.p.p. (Cass. S.U., n. 5396/2015).

Nell'ambito di tale schema, deve essere ricordato che la giurisprudenza della Corte, con un orientamento antiformalistico, inaugurato in relazione alla violazione delle forme previste per le notificazioni degli atti (Cass. S.U., n. 19602/2008; Cass. S.U., n. 119/2004), ha escluso la nullità nei casi in cui risulti provato che risulti provato che la inosservanza della previsione non abbia impedito all'imputato di conoscere l'esistenza dell'atto e di esercitare il diritto di difesa (Cass. III, n. 44880/2014).

Recentemente, la Corte ha escluso la configurabilità di un'invalidità in presenza di una violazione di una norma processuale che, pur potendo astrattamente essere considerata prevista a pena di nullità, costituisca in realtà un abuso del processo che consiste in un vizio, per sviamento, della funzione, ovvero in una frode alla funzione, e si realizza allorché un diritto o una facoltà processuali sono esercitati per scopi diversi da quelli per i quali l'ordinamento processuale astrattamente li riconosce all'imputato, il quale non può in tale caso invocare la tutela di interessi che non sono stati lesi e che non erano in realtà effettivamente perseguiti (Cass. S.U., n. 155/2011 la quale ha escluso la violazione del diritto alla difesa, ravvisando un concreto pregiudizio dell'interesse obiettivo dell'ordinamento, e di ciascuna delle parti, alla celebrazione di un giudizio equo in tempi ragionevoli, in presenza di una situazione nella quale lo svolgimento e la definizione del processo di primo grado erano stati ostacolati da un numero esagerato di iniziative difensive – attraverso il reiterato avvicendamento di difensori in chiusura del dibattimento, la proposizione di eccezioni di nullità manifestamente infondate e di istanze di ricusazione inammissibili – con il solo obiettivo di ottenere una reiterazione tendenzialmente infinita delle attività processuali).

Talvolta la giurisprudenza richiede che la dedotta invalidità si accompagni la prova della effettiva incidenza della invalidità sulla tenuta complessiva del provvedimento.

Sebbene il principio possa essere in astratto applicato alla deduzione di qualunque vizio dell'atto, di esso viene fatta applicazione soprattutto nell'ipotesi in cui con il ricorso per Cassazione si deduca l'inutilizzabilità di un elemento a carico. In tali casi, la corte esige che il motivo di ricorso deve illustrare, a pena di inammissibilità, l'incidenza dell'eventuale eliminazione di tale elemento ai fini della cosiddetta “prova di resistenza”, essendo in ogni caso necessario valutare se le risultanze residue, nonostante l'espunzione di quella inutilizzabile, risultino sufficienti a giustificare l'identico convincimento (Cass. II, n. 37678/2015). In tema di intercettazioni di comunicazioni, qualora in sede di legittimità venga eccepita l'inutilizzabilità dei relativi risultati, è onere della parte, a pena di inammissibilità del motivo per genericità, indicare specificamente l'atto che si ritiene affetto dal vizio denunciato e la rilevanza degli elementi probatori desumibili dalle conversazioni, posto che l'omissione di tali indicazioni incide sulla valutazione della concretezza dell'interesse ad impugnare (Cass. VI, n. 13213/2016).

Richieste

La violazione dell'art. 606, comma 1, lett. c), c.p.p. può determinare, a seconda i casi, un annullamento con o senza rinvio del provvedimento impugnato (ed in tal senso devono essere articolare le richieste nell'atto di ricorso).

Ai sensi dell'art. 620 c.p.p., la Corte pronunzia sentenza di annullamento senza rinvio se la sentenza è nulla a norma e nei limiti dell'art. 522 c.p.p. in relazione a un reato concorrente e a un fatto nuovo (lett. e) ed f)).

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