Richiesta di assegnazione del ricorso alle Sezioni Unite (art. 610)InquadramentoLe Sezioni Unite non rappresentano un ulteriore grado di giurisdizione bensì una mera articolazione interna della Corte di Cassazione. Ai sensi degli artt. 66 e 67, r.d. n. 12/1941, infatti, le Sezioni Unite costituiscono una particolare composizione dell'organo giudicante della Corte Suprema che, anziché giudicare con il numero invariabile di cinque votanti, giudica con il numero invariabile di nove votanti provenienti dalle singole sezioni penali. Esse, ai sensi dell'art. 170 disp. att. c.p.p. sono convocate con decreto del presidente della Corte di Cassazione o del presidente aggiunto da lui delegato e sono presiedute dal presidente della stessa corte o, su sua delegazione, dal presidente aggiunto o da un presidente di sezione. Ai sensi dell'art. 610, comma 2, c.p.p. è il presidente della Corte di Cassazione, nella fase degli atti preliminari, ad assegnare il ricorso alle Sezioni Unite quando le questioni proposte sono di speciale importanza o quando occorre dirimere contrasti insorti tra le decisioni delle singole sezioni. L'assegnazione alle Sezioni Unite, può essere disposta dal presidente anche su richiesta del procuratore generale e delle parti. Anche quando il ricorso è assegnato ad una delle sezioni ordinarie è possibile che siano investite le Sezioni Unite. Ai sensi dell'art. 618 c.p.p., infatti, se una sezione della Corte rileva che la questione di diritto sottoposta al suo esame ha dato luogo, o può dar luogo, a un contrasto giurisprudenziale, può con ordinanza rimettere il ricorso alle Sezioni Unite. A tale riguardo si deve rammentare che in forza delle modifiche apportate all'art. 618 c.p.p. dalla l. n. 103/2017 se una sezione della Corte ritiene di non condividere il principio di diritto enunciato in un precedente delle Sezioni Unite non può discostarsene incondizionatamente, dovendo rimettere a queste ultime, con ordinanza, la decisione del ricorso. Anche in questo caso la sezione può disporre la trasmissione motu proprio o su richiesta delle parti o di ufficio. Nel caso di investitura delle Sezioni Unite su iniziativa di una delle sezioni semplici, ai sensi dell'art. 172 disp. att. c.p.p., è previsto che il presidente della corte restituisca alla sezione il ricorso qualora siano stati assegnati alle Sezioni Unite altri ricorsi sulla medesima questione o il contrasto giurisprudenziale risulti superato. Tale iniziativa è inibita qualora la rimessione alle Sezioni Unite da parte di una sezione semplice della Corte avvenga sulla base di ragioni che possono dare luogo a nuovo contrasto giurisprudenziale ovvero per non condivisione del principio contenuta in una precedente decisione delle Sezioni Unite. In queste ipotesi, infatti, ai sensi del combinato disposto degli artt. 618 c.p.p. e 172, comma 2, disp. att. c.p.p., il presidente non può restituire gli atti alla sezione ma deve assegnare il ricorso alle Sezioni Unite. FormulaPRESIDENTE DELLA CORTE DI CASSAZIONE [1] Sezioni Penali RICHIESTA ASSEGNAZIONE DEL RICORSO ALLE SEZIONI UNITE *** Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia di...., nato a.... il....; imputato nel procedimento penale n..... /....; PREMESSO – che in data.... /.... /.... è stato presentato ricorso per cassazione avverso la sentenza pronunciata da....; – che con i motivi di ricorso veniva, tra l'altro, proposta la seguente questione di diritto.... [2] ; – che in relazione alla questione proposta con i motivi di ricorso si registra il seguente contrasto giurisprudenziale tra le singole sezioni della Corte; – (oppure) che le questioni proposte sono di speciale importanza; – (oppure) che nonostante in relazione alla questione proposta si registri una decisione della Corte a Sezioni Unite si ritiene che il principio di diritto enunciato dalla sentenza n..... /.... non possa essere condiviso per le seguenti ragioni..... Chiede che il presidente voglia assegnare il ricorso alle Sezioni Unite. Luogo e data.... Firma.... [1]Tenuto conto che in base all'art. 618 c.p.p. anche il presidente della sezione al quale il ricorso è stato assegnato ai sensi dell'art. 610 c.p.p. può rimettere il ricorso alle Sezioni Unite. L'istanza, nel caso in cui il ricorso fosse già stato assegnato ad una delle sezioni della Corte, va indirizzata al presidente della sezione. [2]Occorre in questa parte riassumere brevemente la questione di diritto con riferimento alla quale si ritiene possano sussistere i presupposti per una decisione delle Sezioni Unite. CommentoPrincipi generali Nonostante la maggiore vincolatività che assumono le decisioni della Corte di Cassazione nella sua composizione allargata, non vi è una sovraordinazione gerarchica delle Sezioni Unite rispetto a quelle semplici ed è pertanto inammissibile il ricorso proposto avverso la sentenza della Corte di Cassazione proposto innanzi alle Sezioni Unite. La Corte ha chiarito che nel nostro sistema processuale, tanto in quello disciplinato dal codice abrogato che in quello vigente, non esiste alcuna possibilità di gravame avverso le sentenze della Corte di Cassazione e perché, inoltre, alle Sezioni Unite non è riconosciuta alcuna autonomia istituzionale esterna rispetto alle singole sezioni, fatta eccezione per i casi tassativamente previsti dalla legge (Cass. II, n. 2927/1994). Come per le sentenze pronunciate dalle sezioni semplici, ai sensi dell'art. 173 disp. att. c.p.p., la Corte enuncia il principio di diritto nel caso di annullamento con rinvio. Nel caso delle Sezioni Unite, però, vi sono due particolarità di cui si deve tenere conto perché, sempre in base all'art. 173, disp. att. c.p.p. (comma 3), le sentenze pronunciate dalla corte nella sua più autorevole composizione contengono sempre l'enunciazione del principio di diritto sul quale si basa la decisione. Inoltre, ai sensi dell'art. 618, comma 1-ter, c.p.p., il principio di diritto può essere enunciato dalle Sezioni Unite, anche d'ufficio, quando il ricorso è dichiarato inammissibile per una causa sopravvenuta. Una volta assegnato il ricorso alle Sezioni Unite queste decidono l'intera impugnazione non essendo consentito, in quanto estraneo al sistema, un riparto delle attribuzioni tra Sezioni Unite e sezioni semplici, con riguardo alla cognizione del medesimo ricorso, sì da devolvere alle Sezioni Unite la sola risoluzione della questione per la quale la rimessione sia avvenuta e ad una successiva pronuncia, spettante alla sezione semplice, la cognizione dei motivi residuali (Cass. S.U., n. 26/2000). La richiesta di assegnazione del ricorso alle Sezioni Unite non esige forme particolari o formule solenni. Il contenuto dell'atto è strettamente collegato alle ragioni che, in base agli artt. 610 e 618 c.p.p., rendono possibile l'intervento delle Sezioni Unite. Come detto, esse non configurano un ulteriore grado di giurisdizione, bensì una diversa composizione del collegio che prevede la partecipazione di magistrati provenienti dalle varie sezioni e che esprime al massimo livello la funzione nomofilattica che l'art. 65 ord. giud. riserva alla Corte di Cassazione quale organo supremo di giustizia. Come sottolineato dalla stessa giurisprudenza di legittimità, l'uniforme interpretazione della legge, che l'art. 65 ord. giud. demanda appunto alla Corte, significa uguaglianza di trattamento dei cittadini di fronte alla legge, sicché la nomofilachia è diretta espressione del principio espresso dall'art. 3 della Costituzione. Essa sempre in base all'art. 65 ord. giud. appartiene ad ogni sezione della Corte medesima; ma quando, essendovi decisioni in contrasto, intervengono le Sezioni Unite per mettere fine ad una incertezza interpretativa, la decisione delle Sezioni Unite costituisce una sorta di annuncio implicito di giurisprudenza futura determinante affidamento per gli utenti della giustizia in generale e per il cittadino in particolare: in tale ipotesi la funzione nomofilattica ha un peso dominante su altri valori e le sezioni semplici devono prenderne atto (Cass. III, n. 7455/1994). In sintesi, le ragioni per le quali è possibile che il presidente della Corte (nella fase degli atti preliminari, ai sensi dell'art. 610, comma 2, c.p.p.) o quello di una delle sezioni semplici (dopo che il presidente ha disposto l'assegnazione del ricorso ai sensi dell'art. 610, comma 1-bis, c.p.p.) rimettano il ricorso alle Sezioni Unite, sono di tre ordini: quando la questione devoluta sia di particolare importanza; quando in relazione alla questione devoluta si registrano contrasti giurisprudenziali delle singole sezioni; quando si ritiene che vi siano argomenti per sollecitare una rivisitazione di un principio di diritto espresso dalle Sezioni Unite. La Suprema Corte ha di recente ribadito che la richiesta, rivolta dai difensori delle parti al Collegio, di rimettere alle Sezioni Unite una questione di speciale importanza è irricevibile perché l'art. 610, comma 2, c.p.p., attribuisce al solo Presidente della Corte di Cassazione, su richiesta del Procuratore generale, delle parti, o d'ufficio, il potere di investire le Sezioni Unite di tali questioni (Cass. IV, n. 32899/2021). In un non recente precedente, la Corte, a proposito del contrasto, ha osservato dall'art. 618 c.p.p. sarebbe dato evincersi che mentre è doverosa la trattazione del ricorso alle Sezioni Unite quando la questione stessa abbia dato luogo o possa dar luogo ad indirizzi giurisprudenziali contrastanti; non, altrettanto, quando tra sezioni ovvero all'interno di una singola sezione si registri un qualche dissenso inconsapevole che si presti ad essere agevolmente superato sulla base di più meditato esame e di un semplice coordinamento di non equivoche disposizioni di legge (Cass. VI, n. 2801/1993). Presupposto indispensabile per la rimessione di una questione alle Sezioni Unite a norma dell'art. 618 c.p.p. è che assoluta inconciliabilità fra le diverse affermazioni di principio, emerga ictu oculi, dalla comparazione fra determinate massime, e non la mera possibilità che una certa pronuncia si riveli incompatibile con una delle interpretazioni – o delle implicazioni – che sia lecito attribuire ad un'altra (Cass. VI, n. 865/1993). Non è agevole definire quando una questione proposta possa essere considerata di speciale importanza. Ad essa la Corte è ricorsa quando si tratta di questione nuove, perché introdotte da nuove disposizione normative ovvero per prevenire potenziali contrasti (come, ad esempio, recentemente avvenuto, avuto riguardo alla problematica sottesa alla portata applicativa dell'art. 603 c.p.p. e segnatamente al diverso orientamento riguardo alla necessità o meno di rinnovazione dell'assunzione della prova dichiarativa in appello in caso di riforma in senso assolutorio della sentenza di primo grado (in questo caso il contrasto si era manifestato tra Cass. II, n. 4157/2017, ed i principi affermati da Cass. S.U., n. 27620/2016, e Cass. S.U., n. 18620/2017). Forme Premesso che l'istanza non esige formalità particolari, nella redazione della stessa occorrerà descrivere la questione di diritto proposta ed illustrare i diversi orientamenti giurisprudenziali che si sono formati nell'ambito delle diverse sezioni e, qualora si tratti di questione di particolare importanza, occorrerà spiegare perché la questione sottoposta possa dare luogo ad incertezze a causa dell'oscurità della legge o delle conseguenze alle quali, un'eventuale decisione di un certo segno, potrebbe dare luogo. A tale riguardo, potrebbe essere utile anche evidenziare gli eventuali contrasti che esistono nella giurisprudenza di merito. Diverso è il caso in cui si richieda una rivisitazione di un principio affermato dalle Sezioni Unite. Sebbene non siano mancati ripensamenti da parte delle Sezioni Unite rispetto a propri orientamenti, in genere la decisione che vengono emesse dalla corte nella sua più autorevole composizione assumono una certa stabilità. Fermo restando tale considerazione, nessun precedente può essere considerato così stabile da non poter richiedere una sua messa in discussione. Per rafforzare la funzione che l'art. 65 ord. giud. ha assegnato alla Corte, vale a dire quella di assicurare l'esatta osservanza della legge, l'uniforme interpretazione della legge e l'unita del diritto oggettivo, come visto l'art. 618 c.p.p., ha imposto un meccanismo più sofisticato per provocare l'intervento delle Sezioni Unite allorquando una delle sezioni semplici ritenga di discostarsi dal principio enunciato da un precedente della corte nella sua più autorevole composizione. Il d.l. n. 89 del 2024 Il d.l. n. 89 del 2024 è intervenuto recentemente su questo precetto normativo nei seguenti termini: “All’articolo 610, comma 5, del codice di procedura penale, sono apportate le seguenti modificazioni: a) le parole «se il ricorso sarà deciso a seguito di udienza pubblica ovvero in camera di consiglio» sono sostituite dalle seguenti: «che il ricorso sarà deciso in camera di consiglio, senza la presenza delle parti, salvo il disposto dell’articolo 611»; b) dopo il primo periodo è aggiunto il seguente: «Nei procedimenti da trattare con le forme previste dall’articolo 127 il termine è ridotto ad almeno venti giorni prima dell’udienza.»”. Se prima della riforma il tempo utile era di almeno “trenta giorni prima della data dell’udienza, la cancelleria ne dà avviso al procuratore generale e ai difensori, indicando se il ricorso sarà deciso a seguito di udienza pubblica ovvero in camera di consiglio”, adesso questo comma stabilisce che: “Almeno trenta giorni prima della data dell’udienza, la cancelleria ne dà avviso al procuratore generale e ai difensori, indicando che il ricorso sarà deciso in camera di consiglio, senza la presenza delle parti, salvo il disposto dell’articolo 611” c.p.p. Ne discende che il ricorso alla forma camerale nel giudizio in Cassazione, senza la presenza delle parti, diviene la regola, e non più una mera alternativa, salvo quanto stabilito dall’art. 611 c.p.p., con particolar riguardo a quanto previsto in questo articolo ai commi 1-bis e 1-quater c.p.p.. E’, poi, contemplata una ulteriore previsione di legge che introduce, rispetto ai trenta giorni stabiliti di norma come il periodo entro il quale la cancelleria deve avvisare il procuratore generale e i difensori della data dell’udienza, un lasso temporale più breve per questi adempimenti, fissato in 20 giorni, e che concerne i procedimenti da trattare con le forme previste dall’articolo 127 c.p.p. e, quindi, quelli da doversi celebrare in camera di consiglio.
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