Richiesta di sospensione dell'esecuzione della condanna civile (art. 612)

Alessandro Diddi

Inquadramento

L'oggetto della richiesta di sospensione è sostanzialmente costituito dal capo della sentenza con il quale viene accolta la richiesta restitutoria e/o risarcitoria avanzata dalla parte civile.

L'istanza, come recentemente precisato dalle Sezioni Unite, può riguardare anche la provvisionale (Cass. S.U., n. 53153/2016).

Ai sensi dell'art. 605, comma 3, c.p.p. le pronunce del Giudice di appello sull'azione civile sono immediatamente esecutive e nelle more del giudizio di legittimità, a richiesta dell'imputato o del responsabile civile, la Corte di Cassazione, con ordinanza assunta de plano ai sensi dell'art. 612 c.p.p., può sospendere l'esecuzione della condanna civile, quando può derivarne grave e irreparabile danno.

Formula

CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE PENALE [1]

RICHIESTA DI SOSPENSIONE DELL'ESECUZIONE DELLA CONDANNA CIVILE

***

Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia di...., nato a.... il....;

imputato/responsabile civile [2] nel procedimento penale n..... /....;

PREMESSO

– che in data.... /.... /.... è stato presentato ricorso per cassazione avverso la sentenza pronunciata da....;

– che con la citata sentenza è stata disposta la condanna alla restituzione/risarcimento dei danni quantificati in.... [3] ;

– che dall'esecuzione della condanna civile deriva un grave ed irreparabile danno costituito dal fatto....;

Chiede la sospensione dell'esecuzione della condanna civile.

Luogo e data....

Firma....

[1]Va indicata la sezione.

[2]Ai sensi dell'art. 612 c.p.p. solo l'imputato o il responsabile civile possono proporre l'istanza.

[3]Si deve trattare della liquidazione contenuta nella sentenza.

Commento

Principi generali

Nel processo penale possono trovare ingresso anche interessi diversi da quelli strettamente collegati alla pretesa punitiva. Ai sensi dell'art. 185 c.p., infatti, ogni reato obbliga l'imputato alle restituzioni nonché al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale secondo le norme civili. Sempre ai sensi dell'art. 185 c.p. dei danni possono essere chiamati a rispondere anche persone terze che, a norma delle leggi civili, debbono rispondere per il fatto dell'imputato.

Ai sensi dell'art. 74 c.p.p. il soggetto al quale il reato ha recato danno ovvero i suoi successori universali, possono esercitare nel processo penale l'azione civile per le restituzioni ed il risarcimento nei confronti dell'imputato e del responsabile civile.

Qualora nel processo penale si inserisca anche l'azione civile, ai sensi dell'art. 538 c.p.p., il Giudice penale, quando pronuncia sentenza di condanna, decide anche sulle domande risarcitorie avanzate dalla parte civile. Le statuizioni contenute nella sentenza di condanna sugli interessi civili, danno luogo ad un autonomo capo della sentenza (principio di accessorietà).

A differenza di quanto statuisce l'art. 282 c.p.c. (in forza del quale la sentenza di primo grado è provvisoriamente esecutiva tra le parti), l'esecutività del capo civile della sentenza deve essere pronunciato dal Giudice, ai sensi del combinato degli artt. 539 e 540 c.p.p., su richiesta della parte civile.

Ai sensi dell'art. 605 c.p.p., però, le pronunce del Giudice di appello sull'azione civile sono sempre immediatamente esecutive e l'unico modo che la parte ha per ottenere la sospensione di tale effetto è quello di provocare una decisione ad hoc della Corte.

Un rimedio analogo è previsto nel caso di appello. Si rammenta, infatti, che in tutti i casi in cui il Giudice di primo grado dichiari la provvisoria esecuzione delle statuizioni civili, l'imputato (ed il responsabile civile) per contrastare tale punto del capo civile deve espressamente richiedere con l'atto di impugnazione, ai sensi dell'art. 600 c.p.p., la revoca o la sospensione spiegando, nel caso in cui la richiesta abbia ad oggetto la provvisionale di cui all'art. 539, comma 2, c.p.p., i gravi motivi che sostengono la richiesta.

Mentre l'istanza dell'imputato e/o del responsabile civile diretta ad ottenere la revoca o la sospensione della provvisoria esecutorietà della condanna al pagamento di una provvisionale deve essere formulata insieme con l'atto di appello e, a pena di inammissibilità, non può essere proposta separatamente e successivamente all'impugnazione della sentenza (così Cass. III, n. 2860/2014 che, in motivazione, ha avuto modo di precisare che l'ordinanza con la quale la Corte di Appello si pronuncia su tale richiesta, a sua volta, non è autonomamente ricorribile in cassazione, in ossequio al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione), nel procedimento dinanzi alla Corte di Cassazione è previsto che a richiesta dell'imputato o del responsabile civile, la Corte può, con ordinanza adottata in camera di consiglio, sospendere, ai sensi dell'art. 612 c.p.p., in pendenza del ricorso, l'esecuzione della condanna civile quando può derivarne grave ed irreparabile danno.

La richiesta di sospensione dell'esecuzione della condanna civile prevista dall'art. 612 c.p.p. è decisa dalla Corte di Cassazione con procedura de plano, cioè senza adozione di contraddittorio preventivo (Cass. S.U., n. 53153/2016).

Le ragioni per le quali la Corte può adottare il provvedimento di sospensione sono certamente più stringenti di quelle previste per la Corte di Appello. A tale riguardo, si rammenta che nell'originaria formulazione, l'art. 600 c.p.p. prevedeva che la sospensione dell'esecuzione della condanna al pagamento della provvisionale potesse essere disposta qualora derivasse all'imputato (o al responsabile civile) un grave ed irreparabile danno. La Corte costituzionale con sentenza n. 353/1994 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 3 dell'art. 600 c.p.p. «nella parte in cui prevede che il Giudice d'appello può disporre la sospensione dell'esecuzione della condanna al pagamento della provvisionale “quando possa derivarne grave e irreparabile danno”, anziché “quando ricorrono gravi motivi”».

Mentre dunque ai sensi dell'art. 600 la Corte di Appello può sospendere l'esecuzione quando ricorrono gravi motivi, ai sensi dell'art. 612 c.p.p. la Corte di Cassazione deve accertare la ricorrenza di gravi ed irreparabili danni.

In questi casi, dunque, in pendenza del ricorso per cassazione, l'imputato (ed il responsabile civile) può chiedere, ai sensi dell'art. 612 c.p.p., alla Corte la sospensione dell'esecuzione della condanna civile ma, a differenza di quanto previsto dall'art. 600 c.p.p., occorrerà dimostrare la futura insolvenza del creditore che metta in pericolo la possibilità di recupero della somma (Cass. VI, n. 9091/2012) ovvero il pericolo di un “danno grave ed irreparabile” derivante dall'esecuzione della statuizione.

Secondo la Corte di Cassazione, il danno non deve necessariamente essere costituito dalla necessità di dover pagare una spropositata somma di denaro, che metta in pericolo non solo la possibilità di recupero, ma altresì elida in modo estremamente rilevante il patrimonio dell'obbligato. Grava sull'istante l'onere di dimostrare che la somma da versare in esecuzione della condanna abbia un'incidenza rilevante sul proprio patrimonio, non potendosi ritenere il “grave ed irreparabile” danno solo in base a considerazioni di carattere oggettivo (Cass. VI, n. 29617/2016; Cass. IV, n. 1813/2005).

La Corte di Cassazione ha precisato che, in tema di sospensione dell'esecuzione della condanna civile ai sensi dell'art. 612 c.p.p., ai fini della valutazione del danno grave e irreparabile, in presenza di più soggetti solidalmente obbligati deve tenersi conto della specifica azione di regresso accordata al soggetto adempiente nei confronti dei coobbligati, di tal che è onere del ricorrente dimostrare la concreta inidoneità della predetta azione a soddisfare i propri bisogni essenziali (Cass. II, n. 29925/2018).

Ai fini dell'accoglimento dell'istanza di sospensione dell'esecuzione della condanna civile al pagamento di una provvisionale, è necessario che ricorra un pregiudizio eccessivo per il debitore, che può consistere nella distruzione di un bene non reintegrabile ovvero, se si tratta di somme di denaro, nel nocumento derivante dal palese stato di insolvibilità del destinatario della provvisionale, tale da rendere impossibile o altamente difficoltoso il recupero di quanto pagato, nel caso di modifica della condanna (Cass. IV, n. 927/2022).

Le ragioni della sospensione

Le ragioni per le quali la Corte di Cassazione può sospendere l'esecuzione vanno rapportate nell'ambito del grave ed irreparabile danno che può derivare dall'anticipata esecuzione delle statuizioni civili.

Dal panorama giurisprudenziale emerge che ai fini dell'accoglimento da parte della Corte di Cassazione della richiesta di sospensione dell'esecuzione della condanna civile si richiede la esibizione della prova, da parte dell'istante, della futura insolvenza del creditore che metta in pericolo la possibilità di recupero della somma, ovvero che la somma da versare elida in modo estremamente rilevante il proprio patrimonio (Cass. VI, n. 29617/2016). Ancora, si è affermato che ai fini dell'accoglimento della richiesta di sospensione dell'esecuzione della condanna civile al pagamento di una provvisionale è necessaria la ricorrenza di un pregiudizio eccessivo per il debitore, che può consistere nella distruzione di un bene non reintegrabile ovvero, se si tratta di somme di denaro, nel nocumento derivante dal palese stato di insolvibilità del destinatario della provvisionale, tale da rendere impossibile o altamente difficoltoso il recupero di quanto pagato, nel caso di modifica della condanna (Cass. IV, n. 28589/2016). Secondo altro orientamento, l'accoglimento della richiesta di sospensione dell'esecuzione della condanna civile al pagamento di una somma di denaro postula la prova, ad onere dell'interessato, dell'assoluta necessità della somma stessa al soddisfacimento di bisogni essenziali non altrimenti fronteggiabili (Cass. IV, n. 45897/2015; Cass. IV, n. 51194/2015) ovvero quando l'importo da pagare è in assoluto tanto elevato da incidere sensibilmente sullo stato economico di qualunque persona, ovvero quando esso risulta elevato se commisurato al patrimonio complessivo dell'obbligato, patrimonio da valutare anche nella prospettiva degli incrementi futuri conseguenti allo svolgimento dell'attività lavorativa o di qualsiasi attività lucrativa (Cass. IV, n. 40075/2015).

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