Rinuncia alla querela (art. 339)

Alessandro Leopizzi
Costantino De Robbio

Inquadramento

Il titolare del diritto di querela in relazione a un determinato reato può rinunciare preventivamente all'esercizio di questo diritto, con una espressa dichiarazione ovvero per fatti concludenti, eliminando alla radice ogni dubbio sulla procedibilità durante la pendenza del termine per presentare l'istanza di punizione.

Formula

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... [1]

DICHIARAZIONE DI RINUNCIA ALLA QUERELA [2]

Il sottoscritto...., nato a.... il...., C.F....., recapito telefonico.... (casa/ufficio), recapito cellulare (....), e-mail.... @...., residente a....,

PREMESSO

di essere titolare del diritto di querela nei confronti di.... (ovvero di ignoti [3] contro uno o più soggetti compiutamente indicati, se possibile precisandone le generalità [4] ), in relazione ai fatti avvenuti in data...., in.... [5] (in particolare,.... [6] ).

RINUNCIA

espressamente ad esercitare il proprio diritto di querela in relazione ai fatti sopra esposti [7].

RINUNCIA

altresì all'azione civile per le restituzioni e per il risarcimento del danno [8].

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]L'individuazione della autorità giudiziaria competente da parte del rinunciante alla querela non è ovviamente vincolante, né tantomeno obbligatoria. In taluni casi, d'altronde (ad esempio, quando si presenti l'atto presso un ufficio di polizia giudiziaria di altro circondario), può essere utile per orientare, sin dal primo colpo d'occhio, la futura attività di trasmissione dell'incartamento.

[2]La rinuncia può avvenire non solo per dichiarazione scritta oppure resa oralmente all'autorità, ma anche per fatti concludenti (art. 124, comma 3, c.p. “Vi è rinuncia tacita, quando chi ha facoltà di proporre querela ha compiuto fatti incompatibili con la volontà di querelarsi”).

[3]Qualora si nutrano sospetti, più o meno fondati, sull'identità dell'autore del fatto (ad esempio, un vicino di casa, dopo una lite in ambito condominiale) pare opportuno mantenere formalmente l'atto a carico di ignoti.

[4]Ovvero esplicitando ogni circostanza utile all'individuazione: il sindaco di una data città, il titolare di un certo esercizio commerciale, un pubblico funzionario in servizio presso un determinato ufficio in un preciso contesto temporale, l'ex coniuge, etc.

[5]Precisare compiutamente il luogo (con ogni utile dettaglio, ad esempio: “alla via.... all'altezza del civico n..... ” oppure “in località.... del Comune di.... ”) e la data (se del caso, indicando anche l'orario, sia pure approssimativo) in cui si sono svolti i fatti.

[6]Succinta esposizione dei fatti da cui deriva il diritto di querela.

[7]La rinuncia non può essere soggettivamente frazionata (art. 124, comma 4, c.p. “La rinuncia si estende di diritto a tutti coloro che hanno commesso il reato”).

[8] Secondo l'art. 339, comma 3, c.p.p., “con la stessa dichiarazione può essere fatta rinuncia anche all'azione civile per le restituzioni e per il risarcimento del danno”. Questa ulteriore dichiarazione non rappresenta un elemento necessario dell'atto di rinuncia alla querela. Essa discenderà dunque, solo se del caso, da accordi intervenuti con il querelando, nell'ambito di opportuni contatti durante il trimestre concesso alla persona offesa per la presentazione della querela.

Commento

Il diritto di querela non può essere esercitato quando il titolare vi abbia preventivamente rinunciato, in maniera espressa oppure tacita. Deve essere annoverata tra i cosiddetti actus legitimi, dal momento che, ai sensi dell'art. 339, comma 2, c.p.p., non ammette l'apposizione di un termine o di una condizione.

La rinuncia, che implica l'estinzione del diritto di querela, può essere efficacemente posta in essere soltanto in epoca successiva alla commissione del fatto di reato. Il sistema non potrebbe tutelare una soluzione contraria: prima della consumazione del reato, non esiste alcun diritto di querela (che si risolverebbe di fatto in una autorizzazione dell'avente diritto, in parte assimilabile alla causa di giustificazione di cui all'art. 50 c.p.) e la rinuncia risulterebbe tamquam non esset per l'inesistenza del diritto a cui si intende abdicare.

Risulta d'altronde priva di efficacia anche la rinuncia intervenuta dopo oltre tre mesi dalla commissione del fatto o dalla conoscenza di quest'ultimo da parte della persona offesa, per il medesimo motivo della già intervenuta estinzione del diritto di querela a seguito della infruttuosa scadenza del termine di legge per la sua presentazione.

La rinuncia è un atto unilaterale (sia pure recettizio) e pertanto, al contrario della remissione, non richiede accettazione da parte del “querelabile”. Essa si estende di diritto a tutti coloro che hanno commesso il reato. Se il genitore, il tutore o il curatore abbiano rinunciato alla facoltà di esercitare il diritto di querela, il minore ultraquattordicenne e l'inabilitato mantengono intatto il proprio diritto di proporre querela (art. 338 c.p.p. e art. 124 c.p.). Nel caso in cui il querelante manifesti contestualmente la volontà di perseguire alcuni colpevoli e non altri, l'intento punitivo prevale ai sensi dell'art. 123 c.p., mentre la rinuncia risulta inoperante, in quanto implicitamente sottoposta alla condizione che vengano perseguiti gli altri responsabili e pertanto inefficace ex art. 339, comma 2, c.p.p.

La rinuncia espressa alla querela è fatta personalmente o a mezzo di procuratore speciale, con dichiarazione sottoscritta, rilasciata all'interessato o a un suo rappresentante. La dichiarazione può anche essere fatta oralmente a un ufficiale di polizia giudiziaria o a un notaio, i quali, accertata l'identità del rinunciante, redigono verbale che, a pena di inefficacia dell'atto, deve essere sottoscritto anche dal dichiarante.

La rinuncia tacita, ex art. 124 c.p., consegue al compimento di fatti incompatibili con la volontà di querelarsi connotati da serietà e univocità, di modo che non può riconoscersi natura di rinuncia tacita alla stipula di un contratto di transazione in ordine al danno subito (Cass. sez. fer., n. 39184/2013) e neppure a una generica intenzione di rinuncia menzionata in una relazione di servizio della polizia giudiziaria (Cass. V, n. 35564/2012).

Si è però ipotizzato, con validi argomenti, che possa ammettersi la conversione in rinuncia tacita di una rinuncia espressa priva dei requisiti di forma imposti dalla legge (ad esempio, con dichiarazione orale fatta non alla polizia giudiziaria, ma all'interessato), dal momento che il mezzo giuridico che si intendeva adoperare per affermare ritualmente la volontà di non richiedere la punizione dell'autore di un fatto di reato non presenta, in ipotesi, uno o più elementi indispensabili per la giuridica esistenza dell'atto, ma costituisce nondimeno un “fatto incompatibile con la volontà di querelarsi”.

La dichiarazione di rinuncia può essere esplicitamente estesa anche all'azione civile per le restituzioni e il risarcimento del danno (art. 339 c.p.p.). L'estensione, in difetto di menzione espressa, non può ritenersi automatica o implicita, dal momento che la volontà di perseguire penalmente l'autore del reato non è sovrapponibile con quella di ottenere da quest'ultimo il ristoro in via aquiliana di quanto patito.

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