Richiesta di rescissione del giudicato (art. 629-bis)InquadramentoL'istituto della rescissione del giudicato era stato introdotto dall'art. 11, comma 5, l. n. 67/2014 per completare il quadro delle garanzie richieste dalla Corte europea dei diritti dell'uomo in tema di processo in absentia. Originariamente collocato nell'ambito dei poteri della Corte di Cassazione (art. 625-bis c.p.p.), per effetto delle innovazioni apportate dalla l. n. 103/2017, l'istituto della rescissione del giudicato è stato innestato all'interno della disciplina della revisione. Come noto, secondo la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, coerentemente con le linee guida del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa e in particolare la regola n. 1, secondo la quale “nessuno può essere sottoposto a giudizio se non è stato raggiunto effettivamente da una citazione”, la legittimità di un processo celebrato in assenza dell'imputato può ammettersi soltanto nel caso in cui vi siano le condizioni per ritenere che tale assenza corrisponda ad una sua scelta consapevole e volontaria. In forza degli orientamenti giurisprudenziali (per vero improntati ad un certo rigore) che, nel breve periodo di vita dell'istituto, si sono formati, sul richiedente incombe l'onere di dimostrare, in presenza delle situazioni dalle quali il legislatore presume la conoscenza del procedimento da parte del condannato, di aver osservato un comportamento adeguato e diligente e, dunque, in definitiva, la non rimproverabilità della mancata conoscenza. Si rammenta, infatti, che sempre in giurisprudenza si ammette che il processo si svolge legittimamente in assenza e che l'imputato versa in una situazione di colpevole mancata conoscenza dello stesso (che non può dare luogo a rescissione del giudicato) nelle situazioni considerate dall'art. 420-bis c.p.p., perché, potendosi avere certezza dalla elezione di domicilio, dalla nomina del difensore etc., che l'imputato abbia conoscenza delle fasi iniziali del procedimento, si può pretendere dallo stesso un onere di diligenza circa lo sviluppo dello stesso (così, tra le tante, Cass. II, n. 14787/2017; Cass. II, n. 33574/2016, in Cass. pen., 2017, 268). Il condannato con sentenza pronunciata in assenza che intenda eccepire nullità assolute ed insanabili, derivanti dall'omessa citazione in giudizio propria e/o del proprio difensore nel procedimento di cognizione, non può adire il Giudice dell'esecuzione per richiedere ai sensi dell'art. 670 c.p.p. in relazione ai detti vizi, la declaratoria dell'illegittimità del titolo di condanna e la sua non esecutività. Può, invece, proporre richiesta di rescissione del giudicato ai sensi dell'art. 629-bis c.p.p., allegando l'incolpevole mancata conoscenza della celebrazione del processo che possa essere derivata dalle indicate nullità (Cass. S.U., n. 15498/2020). L'art. 37, d.lgs. n. 150/2022 ha integralmente riscritto l'art. 629-bis c.p.p. in coerenza con la modifica della disciplina del procedimento in assenza lungo tutto l'iter processuale attuata dalla riforma. Alla luce delle modifiche apportate, l'ambito applicativo del rimedio è destinato ad operare fuori dai casi in cui opera l'istituto di nuovo conio della revisione europea ex art. 628-bis c.p.p., laddove il condannato e la persona sottoposta a misura di sicurezza con sentenza definitiva, nei cui confronti si sia proceduto in assenza, forniscano la prova che: a) la dichiarazione di assenza sia stata effettuata in carenza dei presupposti di cui all'art. 420-bis c.p.p. (in tutte le ipotesi ivi previste); b) non abbiano avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo; c) non abbiano potuto proporre impugnazione contro la sentenza nei termini senza loro colpa. L'operatività del rimedio restitutorio richiede la concorrente sussistenza di tutte e tre le condizioni legittimanti la richiesta, ossia che l'imputato dimostri di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non aver potuto incolpevolmente impugnare la sentenza di cui chiede la rescissione nei termini. Pur limitandosi sostanzialmente la nuova disciplina a reiterare quella ante riforma (senza, cioè, recepire quanto indicato dal legislatore delegante, che sollecitava una complessiva revisione del rimedio in linea con l'art. 9 direttiva 2016/343/UE, al fine di superare le criticità esistenti), occorre rilevare come sia scomparso il riferimento al fatto che si debba essere proceduto in assenza per tutta la durata del processo, essendo ora espressamente richiesto, sempre e comunque, che la dichiarazione di assenza sia stata effettuata in carenza dei presupposti di cui all'art. 420- bis c.p.p. Inoltre, rispetto alla formulazione previgente del secondo comma, viene meno il riferimento al fatto che, quando la richiesta sia presentata dal difensore, costui deve essere munito di una procura speciale autenticata. Infine, relativamente a quanto preveduto nel comma terzo, nella nuova formulazione è richiesto che, nel caso in cui sia accolta la richiesta di rescissione del giudicato, la Corte di Appello, nel revocare la sentenza, deve disporre la trasmissione degli atti non sempre e comunque al giudice di primo grado (come era previsto in precedenza), ma al giudice della fase o del grado in cui si è verificata la nullità. FormulaCORTE DI APPELLO DI.... SEZIONE PENALE [1] RICHIESTA DI RESCISSIONE DEL GIUDICATO *** Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia munito di procura speciale rilasciata in calce al presente atto di 1....., nato a.... il....; condannato nel procedimento penale n..... /...., PREMESSO – che con sentenza pronunciata in data.... /.... /.... dal Tribunale/Corte di Appello.... [2] il Sig..... è stato condannato in assenza dichiarata ai sensi degli artt. 420-bis, 484 c.p.p.; – che l'assenza è stata dichiarata in difetto dei presupposti richiesti dall'art. 420-bis c.p.p. per i seguenti motivi....; chiede che la Corte voglia dichiarare la rescissione del giudicato di cui alla sentenza sopra richiamata. Luogo e data.... Firma.... PROCURA SPECIALE *** Il sottoscritto.... nato a.... il.... /.... /....; PREMESSO – che nei suoi confronti è stata emessa sentenza di condanna pronunciata in sua assenza dal Tribunale/Corte di Appello.... [3] ; – che l'assenza è stata dichiarata in difetto delle condizioni previste dall'art. 420-bis c.p.p.; – che intende richiedere la rescissione del giudicato, nomina suo difensore l'Avv....., con studio in...., via...., al quale conferisce procura speciale perché nel suo interesse proponga richiesta di rescissione del giudicato. La presente procura si intende conferita per ogni grado del giudizio e comprende il potere di impugnare eventuali provvedimenti emessi nell'ambito del presente giudizio. Luogo e data.... Firma.... Per autentica Avv..... [4] Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1]Indicare la sezione. [2]Potrebbe riguardare una sentenza pronunciata dalla corte di assise, dalla corte di assise di appello o dal Giudice di pace. [3]Anche in questo caso la procura potrebbe riguardare una sentenza pronunciata dalla corte di assise, dalla corte di assise di appello o dal Giudice di pace. [4]La sottoscrizione deve essere autenticata. CommentoPrincipi generali La l. n. 67/2014, pur avendo abolito l'istituto della contumacia, non ha escluso del tutto la possibilità della celebrazione di un processo in assenza del suo principale protagonista, che può verificarsi almeno con riguardo a de-terminate ipotesi, normativamente descritte, dalle quali si fa discendere la presunzione che egli ne abbia avuto conoscenza. La riforma Cartabia, innovando significativamente la disciplina, adeguandosi a quanto pretese in sede europea, impone la conoscenza reale, certa ed efefttiva del “processo”, come si ricava dalle modifiche subite dall'art. 420-bis e ss. c.p.p. interamente riscritta, si può affermare dalla novella. L'art. 420-bis c.p.p., infatti, stabilisce un maggiore onere per gli organi tenuti a portare a conoscenza dell'imputato l'atto di instaurazione del processo: se, infatti, l'imputato, libero o detenuto, non è presente all'udienza, il giudice procede in sua assenza: a) quando l'imputato è stato citato a comparire a mezzo di notificazione dell'atto in mani proprie o di persona da lui espressamente delegata al ritiro dell'atto; b) quando l'imputato ha espressamente rinunciato a comparire o, sussistendo un impedimento ai sensi dell'art. 420-ter c.p.p., ha rinunciato espressamente a farlo valere. Ma il giudice procede in assenza dell'imputato anche quando ritiene altrimenti provato che lo stesso ha effettiva conoscenza della pendenza del processo e che la sua assenza all'udienza è dovuta ad una scelta volontaria e consapevole. A tal fine il giudice tiene conto delle modalità della notificazione, degli atti compiuti dall'imputato prima dell'udienza, della nomina di un difensore di fiducia e di ogni altra circostanza rilevante. Invero, il giudice procede in assenza quando l'imputato è stato dichiarato latitante o si è in altro modo volontariamente sottratto alla conoscenza della pendenza del processo. Salvo che la legge disponga altrimenti, l'imputato dichiarato assente è rappresentato dal difensore. Al di là dei casi in cui l'imputato deve ritenersi presente, il giudice prima di procedere alla pronuncia della sentenza di non luogo ai sensi dell'art. 420-quater c.p.p., rinvia l'udienza e dispone che l'avviso di cui all'art. 419 c.p.p., la richiesta di rinvio a giudizio e il verbale d'udienza siano notificati all'imputato personalmente ad opera della polizia giudiziaria. Peraltro, l'ordinanza che dichiara l'assenza dell'imputato è revocata anche d'ufficio se, prima della decisione, l'imputato compare. L'imputato è restituito nel termine per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto: a) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si è trovato nell'assoluta impossibilità di comparire in tempo utile per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa; b) se fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non essere potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto; c) se comunque risulta che le condizioni per procedere in sua assenza non erano soddisfatte. Al di là di tali ipotesi, se risulta che le condizioni per procedere in assenza non erano soddisfatte, il giudice revoca, anche d'ufficio, l'ordinanza che dichiara l'assenza dell'imputato. Peculiare appare, peraltro, il regime dettato anche in sede d'appello, atteso che con l'atto di appello va sollevata la questione della mancata osservanza del regime previsto per l'assente, fermo quanto disposto dall'art. 604 c.p.p. come modificato dal d. lgs. n. 150/2022. Ciò premesso, fermo restando il rispetto dell'intera disciplina della verifica dell'assenza, per consentire al condannato o al sottoposto a misura di sicurezza con sentenza passata in giudicato di dimostrare la incolpevole mancata conoscenza della celebrazione del processo a suo carico, l'art. 629-bis c.p.p. regola la rescissione del giudicato. Si ricorda come tale strumento non trovi applicazione per i casi dell'art. 628-bis c.p.p. cioè per l'eliminazione degli effetti pregiudizievoli delle dicisioni adottate in violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali o dei Protocolli addizionali.– Per ovviare ad una serie di inconvenienti che l'attribuzione della competenza funzionale a decidere sulle richiesta di rescissione del giudicato alla Corte di Cassazione aveva dato luogo, l'art. 1, commi 68 e 69, l. n. 103/2017 ha attribuito alla Corte di Appello – già funzionalmente competente per l'altro rimedio straordinario esperibile avverso le sentenze irrevocabili, vale a dire la revisione – la competenza a decidere sulle richieste di rescissione dei giudicati avverso le sentenze irrevocabili di condanna o di applicazione di misure di sicurezza pronunciate nei confronti di persona che, rimasta assente per l'intera durata del processo, possa dimostrare che la sua mancata partecipazione sia dipesa da una incolpevole ignoranza della celebrazione del processo a suo carico. A differenza di quanto prescrive l'art. 633 c.p.p. in tema di revisione (che per la determinazione della competenza territoriale della Corte di Appello rinvia all'art. 11 c.p.p.), il nuovo art. 629-bis c.p.p. individua la Corte territorialmente competente in quella del distretto in cui ha sede il Giudice che ha emesso il provvedimento oggetto di rescissione. A parte tale modifica di un certo rilievo, la nuova disciplina, per quanto concerne gli altri profili dell'istituto, non presenta innovazioni particolarmente significative. Identici, infatti, sono i presupposti applicativi dell'istituto e le modalità di introduzione del rimedio, costituito da una richiesta che deve essere presentata, a pena di inammissibilità, personalmente dall'interessato o dal difensore munito di procura speciale. Anche sul punto, l'art. 629-bis c.p.p. conferma che essa può essere autenticata nelle forme previste dall'art. 583, comma 3, c.p.p., cioè a dire, da un notaio, da altra persona autorizzata o dal difensore. Inoltre, va precisato che, nel caso di successione di leggi in materia di rescissione del giudicato, ove non vi sia disciplina transitoria, deve aversi riguardo non già al momento di emissione della sentenza passata in giudicato, bensì a quello nel quale il condannato in “assenza” sia venuto a conoscenza del provvedimento, potendo solo da tale momento esercitare il diritto di impugnazione straordinario di tipo “restitutorio” (Cass. S.U., n. 380/2021). La richiesta è presentata presso la cancelleria della Corte di Appello che decide sulla stessa osservando le forme di cui all'art. 127 c.p.p. Analogamente a quanto già previsto dall'art. 625-ter c.p.p., anche dopo la riforma apportata dalla l. n. 103/2017, viene ribadito che, nel caso in cui la Corte di Appello accolga la richiesta di rescissione, il procedimento regredisca alla fase del giudizio di primo grado. Attraverso il richiamo all'art. 489, comma 2, in particolare, viene confermato che nel corso del rinnovato processo, l'imputato potrà richiedere l'ammissione di prove a discarico ai sensi dell'art. 493 c.p.p., la riacquisizione delle prove già assunte, nonché, in forza della previsione di cui all'art. 489, comma 2, c.p.p. (espressamente richiamato dall'art. 629-bis), il giudizio abbreviato, l'applicazione della pena, oltre che, sebbene non espressamente rievocata, la messa alla prova. Attraverso un rinvio alla disposizione di cui all'art. 635 c.p.p., è previsto che la Corte di Appello possa in qualunque momento disporre (con ordinanza, eventualmente ricorribile per cassazione), la sospensione dell'esecuzione della pena o della misura di sicurezza ed applicare una delle misure coercitive previste dagli artt. 281,282,283 e 284 c.p.p. In caso di inammissibilità della richiesta di rescissione, il richiedente potrà essere condannato alle spese secondo la regola generale prevista dall'art. 592 c.p.p. Pur nel silenzio dell'art. 629-bis c.p.p., è preconizzabile anche l'estensione della applicabilità dell'art. 637, comma 4, c.p.p. che, in tema di revisione, prevede che in caso di rigetto della richiesta la Corte possa condannare chi l'ha proposta al pagamento delle spese del procedimento. Da ultimo va rimarcato che, attraverso il rinvio contenuto nel comma 4 dell'art. 629-bis c.p.p. all'art. 640 c.p.p., si prevede che avverso l'ordinanza che definisce il procedimento introdotto con la richiesta di rescissione del giudicato può essere proposto ricorso per cassazione. Poiché nulla è detto riguardo alle forme con le quali dovrà essere trattato il ricorso, deve ritenersi che troverà applicazione l'art. 611 c.p.p., che, in questi casi, prescrive che la corte decida in camera di consiglio, senza partecipazione delle parti, sui motivi, sulle richieste del procuratore generale e sulle memorie Forme e termini L'art. 629-bis c.p.p. conferma che la rescissione del giudicato debba essere introdotta da una richiesta presentata, a pena di inammissibilità, personalmente dall'interessato o dal difensore munito di procura speciale autenticata. Nel vigore dell'art. 625-bis c.p.p., quando cioè la competenza funzionale a decidere sulla richiesta di rescissione del giudicato era stata attribuita alla Corte di Cassazione, sulle modalità di presentazione della richiesta si era formato in giurisprudenza un orientamento che può oggi essere applicato alla nuova previsione. In particolare, è stato affermato che la richiesta di rescissione non può essere presentata da persona diversa dal difensore munito da procura speciale ex art. 122 c.p.p., ancorché delegato da quest'ultimo al deposito dell'atto (così Cass. III, n. 20903/2017); che essa non può essere presentata mediante spedizione di raccomandata A/R da parte del difensore, insieme all'atto di nomina ed alla procura speciale rilasciatagli, attesa l'esplicita disciplina in proposito, che contempla la “presentazione personale” dell'istanza nella cancelleria del Giudice competente (così Cass. III, n. 38513/2016). Ancora, è stato affermato che è inammissibile la richiesta di rescissione presentata dal difensore non munito di procura speciale ex art. 122 c.p.p. (Cass. V, n. 14058/2016; conf. Cass. II, n. 40914/2015) ovvero presentata a mezzo fax (in tal senso Cass. I, n. 23426/2015). La richiesta di rescissione, per contro, può essere presentata dal detenuto a norma dell'art. 123 c.p.p. al direttore dell'istituto penitenziario presso il quale si trova detenuto (così Cass. VI, n. 26631/2016). Di recente, la Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità della richiesta di rescissione del giudicato depositata, con le forme di cui agli artt. 582 c.p.p., in un luogo diverso dalla cancelleria della Corte di Appello nel cui distretto ha sede il Giudice che ha emesso il provvedimento, stante la tassatività delle modalità di presentazione previste dall'art. 629-bis, comma 2, c.p.p. (Cass. V, n. 23075/2021). Anche con riferimento ai tempi di presentazione della richiesta di rescissione, la nuova previsione riproduce quanto già previsto nel vigore dell'abrogato art. 625-ter c.p.p.: essa deve essere presentata, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni dal momento dell'avvenuta conoscenza del procedimento. La richiesta deve essere depositata nella cancelleria della Corte di Appello e, soprattutto, che quest'ultima provvede in camera di consiglio con le forme di cui all'art. 127 c.p.p. |