Ricorso per cassazione avverso l'ordinanza di inammissibilità della richiesta di revisione del processo (art. 634)

Alessandro Diddi

Inquadramento

Sulla domanda di revisione la Corte di Appello individuata ai sensi dell'art. 11 c.p.p. è chiamata a svolgere una preliminare delibazione sulla ammissibilità della stessa.

A norma dell'art. 634 c.p.p. la Corte di Appello dichiara d'ufficio, con ordinanza, l'inammissibilità della relativa richiesta, qualora sia stata proposta fuori delle ipotesi previste dagli artt. 629 e 630 c.p.p. o senza l'osservanza delle disposizioni contenute negli artt. 631, 632, 633 e 641 stesso codice, ovvero risulti manifestamente infondata.

L'ordinanza è notificata al condannato e a colui che ha proposto la richiesta, i quali possono ricorrere per cassazione.

Formula

CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE PENALE

RICORSO PER CASSAZIONE

***

Il sottoscritto Avv..... [1], con studio in...., via...., difensore di fiducia munito di procura speciale rilasciata in calce alla richiesta di revisione [2], di:

1....., nato a.... il....;

condannato nel procedimento penale n..... /.... [3],

PREMESSO

– che con sentenza pronunciata in data.... /.... /.... dal.... [4] il Sig..... è stato condannato alla pena di....;

– che avverso tale decisione è stata proposta richiesta di revisione;

– che con ordinanza pronunciata in data.... /.... /.... la Corte di Appello di.... ha dichiarato l'inammissibilità della richiesta per le seguenti ragioni....,

propone ricorso per cassazione avverso l'ordinanza con la quale la Corte di Appello di.... in data.... /.... /.... dichiarava l'inammissibilità della richiesta di revisione per i seguenti motivi:

a) violazione dell'art. 606, comma 1, lett. c), c.p.p. in relazione all'art. 634 c.p.p. per aver la Corte di Appello dichiarato l'inammissibilità fuori dei casi consentiti;

b) violazione dell'art. 606, comma 1, lett. e), c.p.p. per aver l'ordinanza impugnata omesso di motivare o comunque per aver illogicamente e contraddittoriamente motivato con riferimento alla fondatezza dei motivi di revisione.

chiede che la Corte voglia disporre l'annullamento dell'impugnata ordinanza con rinvio ad altra Corte di Appello.

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

[1]Ai sensi dell'art. 613 c.p.p. il ricorso per cassazione può essere proposto solo da Avvocato iscritto nell'albo speciale.

[2]Qualora non rilasciata in occasione della presentazione della richiesta di revisione (essa potrebbe essere stata presentata personalmente dal condannato) la nomina deve essere rilasciata al difensore con apposita dichiarazione.

[3]Poiché la revisione potrebbe essere stata introdotta da uno degli altri soggetti legittimati a proporre la richiesta di revisione (un suo prossimo congiunto ovvero la persona che ha sul condannato l'autorità tutoria, gli eredi, i suoi prossimi congiunti o il curatore), va indicato il soggetto dal quale il difensore ha ricevuto il mandato.

[4]Indicare l'autorità giudiziaria che ha emesso la sentenza.

Commento

Principi generali

La revisione costituisce un rimedio di impugnazione straordinario che può essere proposto in ogni tempo a favore dei condannati, anche se la pena è già stata eseguita o è estinta, dopo che la sentenza è divenuta irrevocabile.

Sulla richiesta di revisione decide, con sentenza emessa in pubblica udienza, la Corte di Appello individuata ai sensi dell'art. 11 c.p.p. avverso la quale è proponibile, ai sensi dell'art. 640 c.p.p. ricorso per cassazione.

Va rammentato che a seguito della presentazione della richiesta di revisione viene svolta dalla Corte di Appello una preliminare fase destinata a verificare l'ammissibilità della richiesta che si può concludere con un'ordinanza impugnabile, ai sensi dell'art. 634 c.p.p., con ricorso per cassazione.

Secondo la giurisprudenza, in tema di revisione, sussiste distinzione logico-funzionale tra la fase rescindente – avente ad oggetto la preliminare delibazione sulla non manifesta infondatezza della richiesta, con riferimento alla astratta capacità demolitoria del giudicato, rilevabile ictu oculi, da parte del novum dedotto – e quella successiva, c.d. rescissoria, che si instaura mediante la citazione del condannato e nella quale il Giudice è tenuto a procedere alla celebrazione del giudizio con le forme e le modalità di assunzione della prova nel contraddittorio proprie del dibattimento, in attuazione dei principi costituzionali del giusto processo (Cass. III, n. 15402/2016).

L'ordinanza di inammissibilità della richiesta viene pronunciata dalla corte territoriale quando la stessa è stata proposta fuori delle ipotesi previste dagli artt. 629 e 630 o senza l'osservanza delle disposizioni previste dagli artt. 631, 632, 633, 641, quando la stessa risulti manifestamente infondata.

A tale riguardo, va sottolineato come la norma di cui all'art. 634 c.p.p. secondo la quale la Corte di Appello dichiara d'ufficio, con ordinanza, l'inammissibilità della relativa richiesta, qualora sia stata proposta fuori delle ipotesi previste dagli artt. 629 e 630 c.p.p. o senza l'osservanza delle disposizioni contenute negli artt. 631, 632, 633 e 641 stesso codice, ovvero risulti manifestamente infondata, non preclude l'adozione della declaratoria, per i medesimi motivi, con la sentenza conclusiva del giudizio, una volta che questo sia stato disposto (Cass. S.U., n. 28/2001; Cass. S.U., n. 624/2001).

Di regola le valutazioni di inammissibilità della richiesta possono essere compiute anche de plano, spettando alla Corte di Appello l'apprezzamento discrezionale circa la necessità di adottare il rito camerale partecipato per i casi di inammissibilità che non siano di evidente ed immediato accertamento (Cass. III, n. 34945/2015). È invalsa la prassi di richiedere il preventivo parere della procura generale sulla domanda di revisione. In tali casi, di esso deve essere data comunque comunicazione alla parte richiedente, in modo da consentirle di contraddire sul punto (Cass. S.U., n. 15189/2012).

Per manifesta infondatezza della richiesta di revisione che ne determina l'inammissibilità deve intendersi l'evidente inidoneità delle ragioni poste a suo fondamento a consentire una verifica circa l'esito del giudizio: requisito che è tutto intrinseco alla domanda in sé e per sé considerata, restando riservata alla fase del merito ogni valutazione sull'effettiva capacità delle allegazioni a travolgere, anche nella prospettiva del ragionevole dubbio, il giudicato (Cass. I, n. 40815/2010).

A tal proposito, è inammissibile, per manifesta infondatezza, la richiesta di revisione fondata non sull'acquisizione di nuovi elementi di fatto, ma su una diversa valutazione di prove già conosciute ed esaminate nel giudizio, ovvero su prove che, sia pur formalmente nuove, sono inidonee “ictu oculi” a determinare un effetto demolitorio del giudicato (Cass. V, n. 44925/2017).

In tema di impugnazione, vige il principio di tassatività. L'art. 568, comma 3, c.p.p., a tale riguardo, statuisce che il diritto di impugnazione spetta soltanto a colui al quale la legge espressamente lo conferisce.

Ai sensi dell'art. 634 c.p.p. possono proporre ricorso per cassazione avverso l'ordinanza che dichiara l'inammissibilità della richiesta di revisione, coloro i quali l'hanno proposta.

La richiesta di revisione, ai sensi dell'art. 632 c.p.p., può essere richiesta dal condannato e da persone a questi legato da rapporti di parentela (prossimo congiunto ovvero persona che ha sul condannato l'autorità tutoria e, se il condannato è deceduto, eredi o suoi prossimi congiunti) nonché dal procuratore generale presso la Corte di Appello nel cui distretto fu pronunciata la sentenza di condanna.

Tutti questi soggetti devono certamente ritenersi legittimati a proporre ricorso per cassazione.

Si rammenta che in base all'art. 638 c.p.p. in caso di morte del condannato dopo la presentazione della richiesta di revisione, il presidente della Corte di Appello nomina un curatore, il quale esercita i diritti che nel processo di revisione sarebbero spettati al condannato. Anche questo soggetto può proporre ricorso per cassazione.

L'ordinanza con la quale la Corte di Appello dichiara l'inammissibilità della richiesta nella fase degli atti preliminari, è notificata al condannato e a colui che ha proposto la richiesta che entro quindici giorni possono proporre ricorso per cassazione.

Una particolarità del giudizio di revisione, è costituta dal fatto che in caso di accoglimento del ricorso, la Corte di Cassazione rinvia il giudizio di revisione ad altra Corte di Appello individuata secondo i criteri di cui all'art. 11 c.p.p.

Essendo certamente applicabile l'art. 613 c.p.p. il ricorso per cassazione deve, a pena di inammissibilità, essere presentato da avvocato iscritto nell'albo speciale.

Forme e presupposti

Per il ricorso per cassazione avverso l'ordinanza di inammissibilità della richiesta di revisione non sono previste forme particolari. Ad esso di applica la disciplina prevista dagli artt. 606 c.p.p. e ss. c.p.p.

In pratica, però, i motivi che possono sostenere l'impugnazione possono essere verosimilmente costituiti dalla violazione della lett. c) (qualora la Corte di Appello abbia dichiarato l'inammissibilità fuori dei casi previsti dall'art. 634 c.p.p.) o dalla violazione della lett. e) (nel caso in cui la Corte di Appello abbia dichiarato la infondatezza dei motivi con motivazione mancante perché inidonea o apparente ovvero abbia illogicamente o contraddittoriamente motivato con riferimento alla infondatezza) dell'art. 606 c.p.p.

Il ricorso deve essere presentato nella cancelleria della Corte di Appello che ha emesso l'ordinanza entro quindici giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto.

Tempi

Poiché la decisione sull'ammissibilità della revisione è emessa in camera di consiglio, il ricorso, ai sensi dell'art. 585 c.p.p., può essere proposto nel termine di quindici giorni dalla notificazione dell'ordinanza che, ai sensi dell'art. 634 c.p.p. deve essere disposta nei confronti del condannato e di colui che ha proposto la richiesta.

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