Istanza di ammissione alla semilibertà (art. 50 l. n. 354/1975)InquadramentoAnche l'istanza di semilibertà rientra fra quelle utili alla protrazione della sospensione dell'ordine di esecuzione fino alla decisione del tribunale di sorveglianza, per quanto possa apparire eccentrica, rispetto alle naturali prospettive di risocializzazione dei condannabili in stato di libertà, l'adozione di una misura in sé concepita quale misura-ponte fra il carcere e la libertà. Non è insolito tuttavia che l'istanza venga proposta in via subordinata rispetto ad una principale istanza di affidamento in prova al servizio sociale, in linea con l'ipotesi di semilibertà prevista dall'ultima parte del comma 2 dell'art. 50 ord. pen., per i casi previsti dall'art. 47, quando mancano i presupposti per l'affidamento in prova al servizio sociale. FormulaPROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE ORDINARIO DI.... [1] per il TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA DI.... ISTANZA DI AMMISSIONE ALLA SEMILIBERTÀ (ART. 50 L. N. 354/1975) Il sottoscritto [Avv..... del foro di...., in qualità di difensore di] (Cognome e nome del condannato), nato a.... il.... e residente a.... in via...., ove dichiara il proprio domicilio anche ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 677, comma 2-bis c.p.p., condannato in regime di esecuzione pena detentiva sospesa ex art. 656, comma 5 c.p.p. nell'esecuzione n..... SIEP, PREMESSO CHE la pena oggetto dell'esecuzione (indicare la misura della pena da eseguire e di quella originaria, se si tratta di un residuo) rientra nei limiti previsti dall'art. 50, comma 1/comma 2 l. n. 354/1975; la misura richiesta è idonea a favorire il graduale reinserimento sociale del condannato (indicare il percorso trattamentale cui si prospetta di dare corso con la misura richiesta, con particolare riguardo all'attività lavorativa ed alle eventuali ulteriori attività risocializzative extramurarie che vi si intendono includere); tanto premesso, CHIEDE di essere/che il suddetto Sig. (Cognome e nome del condannato) sia ammesso ad espiare la pena oggetto dell'esecuzione in semilibertà. Luogo e data.... Sottoscrizione.... [1]L'atto può essere presentato presso la Procura della Repubblica ovvero presso la Procura Generale, in ragione dell'attribuzione prevista dall'art. 655, comma 1 c.p.p. CommentoLe istanze per l'ammissione ad una misura alternativa alla detenzione (o l'istanza di sospensione dell'esecuzione ex art. 90 d.P.R. n. 309/1990) avanzate durante la fase di sospensione dell'esecuzione ex art. 656, comma 5, c.p.p. non richiedono forme diverse dalle analoghe istanze proposte dallo stato di detenzione, dalle quali si discostano unicamente perché devono essere presentate presso l'ufficio del pubblico ministero che procede all'esecuzione (affinché mantenga lo stato di sospensione dell'esecuzione fino alla decisione del Tribunale di sorveglianza) ed indirizzate al Tribunale di sorveglianza del distretto a cui quell'ufficio appartiene, in deroga agli ordinari criteri di competenza ancorati al luogo di detenzione o di residenza del condannato. Il contenuto è difficilmente tipizzabile in quanto funzionale a dare conto non solo delle condizioni di ammissibilità della misura richiesta (in parte già delibate dal pubblico ministero all'atto della sospensione dell'esecuzione), ma anche dei suoi presupposti di merito, che dipendono dalla fattispecie concreta. Rilevano pertanto tutte le possibili argomentazioni idonee ad influire sul giudizio prognostico che il Tribunale di sorveglianza sarà chiamato a svolgere circa l'idoneità della misura richiesta a prevenire il pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Le possibili tematiche di interesse sono le stesse che costituiscono l'oggetto dell'istruttoria che il Tribunale di sorveglianza sarà chiamato a svolgere attraverso l'acquisizione di informazioni rituali (casellario e carichi pendenti), le informazioni c.d. di polizia (provenienti dalla forze dell'ordine) ed attraverso l'inchiesta socio-familiare dell'U.E.P.E., oggi qualificata come osservazione del comportamento. Potrà essere utile fornire ragguagli sulle vicende giudiziarie, passate o ancora in corso, del condannato, per arricchire il contenuto delle suddette informazioni, nonché illustrare le sue condizioni di vita sociale e familiare, con particolare riguardo alle situazioni abitative e lavorative direttamente incidenti sulla formulazione del programma dell'affidamento in prova e della semilibertà e sulle prescrizioni della detenzione domiciliari, in modo da favorire o indirizzare l'inchiesta socio-familiare e la decisione favorevole del Tribunale di sorveglianza. Di rilievo sono anche le allegazioni concernenti l'eventuale intervenuto risarcimento del danno o lo svolgimento di attività di volontariato o in favore della collettività, nonché le produzioni di documentazione sanitaria o di consulenze medico-legali per le misure correlate alle condizioni di salute del condannato. A fortiori, può rilevare se il condannato sia stato ammesso o intenda chiedere di essere ammesso a programmi di giustizia riparativa, la cui rilevanza nell'ambito del percorso trattamentale è oggi esplicitamente sancita da plurime disposizioni di legge. Per le misure correlate allo stato di alcoldipendenza o tossicodipendenza, è necessario, a pena di inammissibilità, allegare la certificazione attestante la diagnosi prevista dall'art. 116, comma 2, lett. d) d.P.R. n. 309/1990 o la relazione prevista dall'art. 123 d.P.R. cit. L'omissione determina la revoca della sospensione dell'ordine di esecuzione ai sensi dell'art. 656, comma 8 c.p.p. Ogni altra produzione documentale può essere invece integrata, ai sensi dell'art. 656, comma 6 c.p.p., fino a cinque giorni prima dell'udienza fissata per la decisione dinanzi al Tribunale di sorveglianza. Consentito, ed anzi consigliabile, presentare istanze volte alla concessione di più misure in via alternativa e subordinata, poiché la detenzione domiciliare c.d. ordinaria e la semilibertà sono, anche normativamente, inquadrabili come alternative minori all'affidamento in prova. Inoltre, la Corte di Cassazione ha precisato come l'ammissione alla semilibertà può essere deliberata anche in difetto di previo accesso del detenuto a misure extramurarie meno impegnative attraverso le quali verificare l'esito positivo del percorso dal medesimo intrapreso, atteso che l'art. 50 ord. pen. non prevede alcuna obbligatoria gradualità, demandando invece al giudice di compiere una valutazione non rigidamente predeterminata – di cui è tenuto a render conto nella motivazione del provvedimento – in ordine ai progressi compiuti dal detenuto nel corso del trattamento, ferma la necessità che ricorrano altresì le condizioni per un suo graduale reinserimento nella società (Cass. I, n. 49/2020). Da ultimo, ai fini del calcolo della soglia di pena per l'ammissione al regime di semilibertà, deve aversi riguardo non già alla pena irrogata con la sentenza di condanna ma a quella in concreto da espiarsi dopo le detrazioni conseguenti all'eventuale applicazione delle cause di estinzione della pena e, in particolare, dell'indulto (Cass. I, n. 3617/2022). |