Ordinanza in materia di applicazione o revoca di misure di sicurezza (art. 679)InquadramentoIl procedimento applicativo di misure di sicurezza personali è disciplinato a norma dell'art. 679 c.p.p.; estranea all'area di operatività della disposizione è la confisca e le misure di sicurezza applicate provvisoriamente durante il giudizio di cognizione. L'art. 679, comma 2, demanda al magistrato di sorveglianza l'adozione dei provvedimenti relativi all'applicazione della misura di sicurezza e ad ogni questione proposta al riguardo. Tale previsione abbraccia anche le modalità delle misure di sicurezza e delle relative restrizioni della libertà personale secondo le prescrizioni imposte, fra cui rientra l'obbligo di risiedere in un certo luogo nel caso della libertà vigilata. Si tratta di poteri decisori che vanno distinti dai restanti compiti che possono riguardare semplicemente il sovraintendere all'esecuzione secondo quanto previsto nel comma successivo (Cass. I, n. 7494/2022). FormulaIL MAGISTRATO DI SORVEGLIANZA DI ... [1] ORDINANZA DI APPLICAZIONE O DI REVOCA DI MISURA SI SICUREZZA *** Proc. N. ... Ordinanza N. ... per applicazione o revoca Vista la richiesta del Pubblico Ministero avanzata in data ... al Magistrato di Sorveglianza di ... in ordine all'accertamento della pericolosità sociale del Sig. ... , prosciolto per infermità di mente parziale, ai sensi dell'art. 89 c.p., con sentenza di data ... emessa dal ... di ... , Visti gli atti, a scioglimento della riserva, a seguito di udienza camerale del ... , sentite le parti, viene emessa la seguente ORDINANZA per applicazione 1. Sulla scorta della richiesta del Pubblico Ministero in ordine all'accertamento della pericolosità sociale sussistente in capo al Sig. ... , si osserva che: - il Sig. ... è stato prosciolto per infermità di mente parziale (ai sensi dell'art. 89 c.p.), con sentenza di data ... emessa da ... di ... , divenuta irrevocabile il ... , nel procedimento n. ... R.G.N.R., con la quale era stata disposta la misura di sicurezza personale del tipo ... ; - durante il periodo di carcerazione presofferto il Sig. ... ha serbato una condotta irreprensibile, tenuto conto che ... ; - la misura di sicurezza personale a carico del Sig. ... ha avuto quindi inizio il ... con termine finale previsto per il ... ; - pur dando atto di un percorso trattamentale di recupero positivo, permane in capo al Sig. ... una condizione di pericolosità sociale tale da richiedere la sottoposizione dello stesso alla misura di sicurezza personale. oppure per revoca: - durante il periodo di sottoposizione alla misura di sicurezza attualmente in corso il Sig. ... ha rispettato le prescrizioni e ha serbato un buon comportamento, come attesta la documentazione ... (qui: specificare anche in base alla richiesta della difesa e alla documentazione allegata; oltre che alla documentazione dei servizi sociali); - in ragione del percorso trattamentale, il Collegio osserva che può dirsi venuta meno la pericolosità sociale del Sig. ... ed è quindi possibile un pieno e completo reinserimento sociale. Per tali ragioni, Sulle conclusioni del Pubblico Ministero, sentita la difesa OSSERVA per applicazione di misura di sicurezza personale che permangono in capo al Sig. ... segnali di pericolosità sociale tale da richiedere la prosecuzione della misura di sicurezza personale ... (qui: specificare il tipo di misura di sicurezza applicata; le prescrizioni e le forme di controllo sul territorio e dei servizi sociali). per revoca per cessata pericolosità sociale: che risultano integrati i presupposti per la revoca della misura di sicurezza personale del tipo ... con conseguente immediata liberazione del Sig. .... P.Q.M. revoca la misura di sicurezza personale disposta con ordinanza n. ... di data ... , con conseguente liberazione del Sig. .... oppure applica al Sig. ... la misura di sicurezza personale del tipo ... (come prosecuzione di quella già in corso o nelle forme più attenuate). Si comunichi a ... ; si notifichi la presente ordinanza al Sig. ... e al difensore .... Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di rito. Luogo e data ... Il Magistrato ... 1. In tema di competenza territoriale valgono i criteri stabiliti nell'art. 677 c.p.p. Quando l'interessato è detenuto, la competenza si individua con riferimento all'istituto di pena in cui l'interessato stesso si trova al momento dell'istanza, della richiesta del Pubblico Ministero o degli atti introduttivi del procedimento, non potendo avere rilievo, nel rispetto del principio della perpetuatio jurisdictionis, che, per il ritardo nell'esame della richiesta da parte dell'ufficio, nel frattempo il condannato sia stato rimesso in libertà andando a risiedere in altro luogo. CommentoIl “processo di sicurezza” Il procedimento applicativo di misure di sicurezza personali è disciplinato dall'art. 679 c.p.p.; estranee all'area di operatività della disposizione sono, invece, la confisca e le misure di sicurezza applicate provvisoriamente durante il giudizio di cognizione. Quanto ai provvedimenti in tema di delinquenza qualificata, quelli dichiarativi della abitualità e professionalità nel reato sono espressamente menzionati dall'art. 678, comma 1, c.p.p.; pertanto, la dichiarazione di abitualità nel reato, con conseguente applicazione della misura di sicurezza — dopo la sentenza irrevocabile di condanna — deve essere adottata con provvedimento del magistrato di sorveglianza, non rientrando tra le competenze del Giudice dell'esecuzione. La dichiarazione di tendenza a delinquere è riservata, invece, in via esclusiva al Giudice della cognizione (ex art. 109, comma 3, c.p.); tuttavia, il processo di sicurezza è la via obbligata da seguire ove tali provvedimenti debbano essere revocati. Competenza Una volta divenuta irrevocabile la sentenza di condanna o di proscioglimento e negli altri casi stabiliti dalla legge (id est: dichiarazione di abitualità, professionalità o tendenza a delinquere ed estinzione della pena), la competenza ad ordinare le misure di sicurezza è attribuita, in via esclusiva, al magistrato di sorveglianza, che procede su richiesta del Pubblico Ministero o di ufficio, a norma dell'art. 679 c.p.p., in relazione all'art. 205, comma 2, c.p. La competenza del magistrato di sorveglianza ha carattere funzionale e, come tale, in caso di violazione, è sempre rilevabile, anche di ufficio, a norma dell'art. 21, comma 1, c.p.p. (così, v. Cass. I, n. 3108/2015). In tema di competenza territoriale valgono i criteri stabiliti nell'art. 677 c.p.p.: quando l'interessato è detenuto, la competenza si individua con riferimento all'istituto di pena in cui l'interessato stesso si trova al momento dell'istanza, della richiesta del Pubblico Ministero o degli atti introduttivi del procedimento, non potendo avere rilievo, nel rispetto del principio della perpetuatio jurisdictionis, che, per il ritardo nell'esame della richiesta da parte dell'ufficio, nel frattempo il condannato sia stato rimesso in libertà andando a risiedere in altro luogo. Accertamento della pericolosità Compito precipuo attribuito al magistrato di sorveglianza è l'accertamento della sussistenza della pericolosità sociale al momento in cui deve avere inizio l'esecuzione della misura di sicurezza personale e della sua persistenza nel corso di essa. Tale accertamento deve essere effettivo: ciò è stato ribadito anche dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 291/2013, con riferimento al giudizio di pericolosità sociale inerente all'applicazione delle misure di prevenzione previsto dall'art. 15 del d.lgs. n. 159/2011, censurato nella parte in cui non prevede, nel caso in cui l'esecuzione di una misura di prevenzione personale rimanga sospesa a causa della detenzione della persona ad essa sottoposta, che il Giudice che l'ha disposta rivaluti anche di ufficio la persistenza della pericolosità stessa al momento della effettiva applicazione della misura (v. Cass. I, n. 30101/2015). Con riguardo alla pericolosità sociale dell'infermo e del seminfermo di mente, in seguito alla riforma introdotta dall'art. 1, comma 1, lett. b), del d.l. n. 52/2014, conv., con modif., in l. n. 81/2014, il relativo accertamento deve essere condotto sulla base delle qualità soggettive della persona e senza tenere conto delle condizioni di vita individuale, familiare e sociale dell'interessato; non costituisce inoltre elemento idoneo a supportare il giudizio di pericolosità sociale la sola mancanza di programmi terapeutici individuali (v. Corte cost., n. 186/2015). La riforma da ultima citata risulta particolarmente significativa in materia, dato che si stabilisce il principio per cui le misure di sicurezza detentive non possono – non in ogni caso – durare più del massimo della pena stabilita per il reato commesso, calcolato ai sensi dell'art. 278 c.p.p. (essendo, peraltro, precluso un nuovo internamento, anche in presenza di violazioni delle prescrizioni). Questioni di legittimità costituzionale e casistica Dichiarata inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli artt. 676, comma 1, e 679, comma 1, c.p.p., sollevata in riferimento all'art. 3 Cost. Il criterio di competenza stabilito dell'art. 679, comma 1, c.p.p., rientra nella discrezionalità del legislatore, che è ampia nella materia processuale. Essendo strettamente connessa all'accertamento del reato commesso, la misura della confisca ex art. 240 c.p. è logicamente conseguenziale che competente a disporla sia non già il magistrato di sorveglianza ma - peraltro limitatamente alla confisca obbligatoria - il Giudice che ha competenza sull'esecuzione della sentenza (Corte cost., n. 250/2018). Dichiarata infondata la manifesta illegittimità sollevata in Cassazione della disciplina rispetto agli artt. 25 e 117 Cost. e artt. 5 e 7 CEDU, sotto il profilo della sostanziale duplicazione della pena detentiva, attesa l'ontologica differenza tra le misure di sicurezza, che si connotano per la perspicua funzione special-preventiva, volta ad evitare il riacutizzarsi delle spinte a delinquere di un soggetto socialmente pericolo resosi autore di un fatto di reato o di un fatto dalla legge allo stesso equiparato, e la pena, avente finalità anche retributive e special-preventive (Cass. I, n. 50458/2017). Per quanto riguarda la casistica, si è ribadito l'onere incombente sul magistrato di sorveglianza, in esecuzione della misura, di verificare la persistenza della pericolosità del condannato non solo rispetto alla gravità del fatto commesso, ma anche in relazione ai fatti successivi e al comportamento serbato durante e dopo l'espiazione della pena (Cass. I, n. 1027/2018; Cass. n. 20703/2016; Cass. I, n. 13795/2015; Cass. I, n. 3108/2014). Sulla competenza funzionale del magistrato di sorveglianza: «Quando deve essere applicata una misura di sicurezza personale, successivamente alla pronuncia della sentenza di condanna, la decisione del magistrato di sorveglianza competente, è legittimamente emessa anche se fa seguito a domanda formulata da un Ufficio del Pubblico Ministero sprovvisto di competenza per territorio, posto che il magistrato di sorveglianza, a norma dell'art. 679 c.p.p., procede in tale ipotesi anche "d'ufficio"» (Cass. I, n. 3082/2014). In materia di espulsione dello straniero: “In tema di misure di sicurezza personali, non può trovare esecuzione il provvedimento di espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, disposto ai sensi dell'art. 86 del d.P.R. n. 309/1990, qualora sussista il serio pericolo che il destinatario sia sottoposto nel Paese d'origine alla pena di morte ovvero a trattamento inumani o degradanti, senza che assuma rilievo, in tal caso, la valutazione relativa alla gravità del fatto ed alla pericolosità sociale del reo” (Cass. I, n. 49242/2017). |