Ordine provvisorio di immediata liberazione di persona erroneamente sottoposta ad esecuzione (art. 667, comma 3)InquadramentoL'accertamento dell'identità fisica della persona privata della libertà personale rappresenta la garanzia fondamentale che il procedimento penale assicura per l'imputato e per l'indagato (art. 129 c.p.p.); nel processo di esecuzione tale tutela è apprestata dall'art. 667 c.p.p., dove il Giudice deve compiere ogni accertamento necessario, anche a mezzo della polizia giudiziaria; ne ordina poi la liberazione immediata in caso di sbaglio. Il rito è semplificato e celere, in deroga al procedimento esecutivo di cui all'art. 666 c.p.p.; la procedura semplificata è stata estesa inoltre ad ulteriori casi tassativamente previsti dagli artt. 667,668,672,676 c.p.p. FormulaPROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... [1] ordine provvisorio di immediata liberazione di persona arrestata *** Proc. N. ... Provvedimento N. ... Il Pubblico Ministero ... visto l'ordine di carcerazione emesso in data ... ed eseguito dalle autorità di pubblica sicurezza in data ... , nel procedimento n. ... R.G.N.R., nei confronti di ... , attualmente detenuto presso la Casa circondariale di ... , - rilevato che il Sig. ... non è la persona nei cui confronti deve essere eseguita la pena, dal momento che ... (qui: indicare gli elementi da cui si può ricavare l'errore di persona); - rilevato che, tuttavia, tale condizione si palesa nell'evidenza immediata, senza che siano necessari ulteriori adempimenti ... (qui: motivare la necessità di un provvedimento immediato; motivare l'evidenza dell'errore) - rilevato che occorre dare esecuzione al sopraindicato provvedimento e che, per l'effetto, deve essere disposta l'immediata liberazione dell'interessato. Visto l'art. 667, comma 3, c.p.p. DISPONE la liberazione della persona sopraindicata MANDA alla segreteria per la trasmissione in copia del presente provvedimento e per gli adempimenti di competenza al Giudice dell'esecuzione competente. Luogo e data ... Il Pubblico Ministero ... Consegnata/trasmessa a ... in data ... , ad ore .... Avvenuta scarcerazione avvenuta in data .... 1. In questo caso, l'ordine viene eseguito dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale competente, Ufficio dell'esecuzione, affinchè il Pubblico Ministero competente si attivi per la valutazione dell'evidenza dell'errore sull'identità fisica ed emetta decreto motivato di liberazione della persona in stato di arresto (provvedimento “provvisorio” fino all'intervento definitivo del Giudice dell'esecuzione). CommentoPremessa. La nozione L'art. 667 c.p.p. disciplina l'ipotesi in cui si procede, per l'esecuzione di una pena, all'arresto di persona sulla cui identità fisica sussistono dubbi, e ciò anche se l'errore dipenda da insufficiente accertamento in sede di cognizione. La disposizione è finalizzata a rimediare ad eventuali errori di esecuzione del titolo esecutivo sul presupposto che quest'ultimo si sia formato nei confronti del vero colpevole, ma rischia di essere eseguito nei confronti di altro e diverso soggetto. In questi casi, il Giudice dell'esecuzione, sia di ufficio sia su istanza di parte, interroga l'interessato e compie indagini utili all'identificazione della persona nei cui confronti si sta procedendo. Qualora accerti l'errore, il Giudice dell'esecuzione dovrà ordinare la liberazione dell'arrestato; se, invece, l'identità rimane incerta dovrà sospendere l'esecuzione, invitando il Pubblico Ministero a compiere ulteriori indagini. Indicazioni operative Come si è detto sopra, il presupposto applicativo della norma è che vi sia ragione di dubitare dell'identità della persona arrestata per esecuzione di pena o perché evasa mentre scontava una condanna. Si precisa che la previsione riguarda solo le ipotesi di dubbio sull'identità fisica che possono colpire il condannato, raggiunto dall'ordine di esecuzione di cui all'art. 656 c.p.p. In tali casi, il Giudice dell'esecuzione interroga la persona in vinculis e compie ogni indagine strumentale alla sua identificazione, anche con l'ausilio della polizia giudiziaria. Due sono gli esiti possibili: l'accertamento dissipa ogni dubbio circa l'identità personale dell'arrestato ovvero lascia inalterato lo stato di incertezza. Nel primo caso, se l'atto esecutivo si è diretto nei confronti di chi doveva esserne l'effettivo destinatario, nulla quaestio: la detenzione è mantenuta senza soluzione di continuità, previa ordinanza ad hoc del Giudice dell'esecuzione; se, al contrario, l'atto ha colpito persona diversa, è ordinata l'immediata liberazione. Nel secondo caso, si sancisce che il Giudice, disposta la sospensione dell'esecuzione, provveda comunque alla liberazione del detenuto ed inviti il Pubblico Ministero a procedere ad ulteriori investigazioni. L'art. 667 c.p.p. prevede anche l'ipotesi di intervento immediato del Pubblico Ministero, data l'evidenza dell'errore compiuto: il Pubblico Ministero del luogo dove si trova l'arrestato ordina la liberazione del condannato con decreto motivato, efficace sino a quando non interviene il Giudice dell'esecuzione competente, a cui sono trasmessi gli atti. Tale ultima disposizione è evidentemente ispirata al favor rei, dato che si intende assicurare l'immediata attuazione del provvedimento di liberazione per evitare dannose ed inutili limitazioni della libertà personale, soprattutto nei casi in cui il Giudice dell'esecuzione ha sede in luogo diverso da quello in cui si trova l'ufficio del Pubblico Ministero competente. Gli atti provvisori del magistrato del Pubblico Ministero sono trasmessi al Giudice dell'esecuzione che accerterà, in via definitiva, se vi sia identità tra la persona arrestata e quella condannata. Si noti, in ogni caso, come l'intervento del Pubblico Ministero sia limitato all'evidenza dell'errore; non pare, infatti, che il magistrato sia legittimato ad interrogare l'arrestato. Il procedimento de plano : profili generali e aspetti critici La necessità di dissipare ogni dubbio circa l'identità fisica della persona arrestata suggerisce di perseguire l'intento tramite un rito celere e semplificato, con la previsione di un procedimento de plano nel quale le formalità sono contenute al minimo ed il Giudice decide con ordinanza notificata all'interessato e comunicata al Pubblico Ministero. Questo procedimento è stato – come si è detto in apertura – esteso anche ad ulteriori casi tassativamente previsti, dagli artt. 667,668,672,676 c.p.p., che non necessitano di un'immediata convocazione delle parti interessate. Il rito de plano è altresì previsto per le ipotesi di estinzione della pena, qualora non debba essere disposta successivamente all'adozione dell'affidamento in prova ovvero alla liberazione condizionale; relativamente alle pene accessorie, alla confisca e alla restituzione di quanto sequestrato, nell'ipotesi di confisca ex art. 12-sexies del d.l. n. 306/1992, conv. in l. n. 356/1992. Il Giudice dell'esecuzione provvede de plano anche nei confronti degli enti qualora risulti necessaria la cessazione dell'esecuzione delle sanzioni per amnistia o per estinzione del reato; ovvero nei casi in cui si debba disporre la confisca e la restituzione dei beni sequestrati; ovvero nell'ipotesi in cui si debba provvedere, in stato d'interdizione dall'esercizio dell'attività, per l'autorizzazione a compiere atti di ordinaria gestione; ovvero, ancora, nel caso di nomina del commissario giudiziale e di confisca del guadagno conseguito in costanza di gestione commissariale. Le peculiarità del rito semplificato sono date dalla mera eventualità del contraddittorio che si ripristina solo in caso di opposizione avverso la decisione (trattasi di un'ipotesi di contraddittorio eventuale e differito). Si ricorda che una richiesta manifestamente infondata o che costituisce una mera riproposizione di una precedente già rigettata è inammissibile: la sanzione di cui all'art. 666, comma 2, c.p.p. costituisce – per unanime dottrina e giurisprudenza – una previsione a contenuto generale che trova applicazione anche nella materia in cui opera il rito de plano exartt. 667, comma 4, c.p.p. Unanime la giurisprudenza nel ritenere che la mancata adozione della fase preliminare de plano, prima dell'eventuale svolgimento dell'ordinaria procedura camerale in sede esecutiva, non costituisce causa di nullità, dovendo ritenersi operante il principio di tassatività delle nullità enunciato dall'art. 177 c.p.p. Questione controversa concerne, invece, la circostanza se sia ammissibile che il Giudice dell'esecuzione possa attivare la procedura camerale dell'art. 666 c.p.p. anche per la trattazione di un giudizio per il quale è previsto il rito semplificato: secondo un primo orientamento della giurisprudenza di legittimità, tale provvedimento sarebbe immediatamente impugnabile per cassazione, dato che il Giudice dell'esecuzione avrebbe agito irritualmente, a norma dell'art. 666 c.p.p., anziché de plano, ai sensi dell'art. 667, comma 4, c.p.p. (Cass. I, n. 15070/2006; Cass. I, n. 17331/2006; Cass. I, n. 37343/2007; Cass. I, n. 18223/2007); secondo altro orientamento, invece, l'unico rimedio esperibile sarebbe dato dall'opposizione davanti allo stesso Giudice dell'esecuzione (così, v. Cass. V, n. 37134/2009). Il Consiglio dei Ministri del 27 settembre 2018, su proposta del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, ha approvato, in esame definitivo, i decreti legislativi che, in attuazione della legge delega per la riforma del codice penale, del codice di procedura penale e dell'ordinamento penitenziario (l. n. 103/2017), introducono nuove disposizioni relative all'ordinamento penitenziario e all'esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni. Per quanto di interesse, il d.lgs. n. 123/2018, ha modificato in parte l'art. 678 c.p.p., estendendo il rito semplificato di cui al comma 4 dell'art. 667 c.p.p., anche ad altri casi, per cui al comma 1 dell'art. 678 c.p.p. si prevede che: “1. Il magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti alle misure di sicurezza e alla dichiarazione di abitualità o professionalità nel reato o di tendenza a delinquere, e il tribunale di sorveglianza, nelle materie di sua competenza, se non diversamente previsto, procedono, a richiesta del Pubblico Ministero, dell'interessato, del difensore o di ufficio, a norma dell'art. 666. Quando vi è motivo di dubitare dell'identità fisica di una persona, procedono comunque a norma dell'art. 667, comma 4”. Ancora si introduce il comma 1-bis, per cui: “Il magistrato di sorveglianza, nelle materie attinenti alla rateizzazione e alla conversione delle pene pecuniarie, alla remissione del debito e alla esecuzione della semidetenzione e della libertà controllata, il tribunale di sorveglianza, nelle materie relative alle richieste di riabilitazione, alla valutazione sull'esito dell'affidamento in prova, anche in casi particolari, alla dichiarazione di estinzione del reato conseguente alla liberazione condizionale e al differimento dell'esecuzione della pena nei casi previsti dal comma 1, numeri 1) e 2), e l'art. 146 c.p., procedono a norma dell'art. 667, comma 4”. L'opposizione Il provvedimento emesso de plano dal Giudice dell'esecuzione può essere oggetto di opposizione da parte del Pubblico Ministero, dell'interessato e del suo difensore. Il rimedio si propone dinnanzi allo stesso Giudice-ufficio che ha adottato il provvedimento (così, v. Cass. III, n. 28337/2003). Si ritiene che non si integri una causa di incompatibilità, sebbene il Giudice abbia già deciso la medesima questione, dato che l'opposizione non ha natura di impugnazione (così v., Cass. I, n. 14928/2008). Il termine per proporre opposizione è di quindici giorni (al quale si applica la disciplina della sospensione feriale). Trascorso il termine indicato, matura una decadenza, nel senso che sulla decisione si forma il c.d. giudicato “res sic et stantibus”: per adire nuovamente il Giudice dell'esecuzione, occorrerà che sopraggiungano altri fatti nuovi. L'atto di opposizione non presenta una forma tipica e non è affetto da nullità se non sono esplicitati i motivi. Non si applicano infatti le modalità di presentazione del gravame di cui agli artt. 582 e 583 c.p.p. (così, v. Cass. S.U., n. 29022/2001). Con la sua proposizione si instaura il contraddittorio e si incardina il procedimento rituale di cui all'art. 666 c.p.p.: pertanto, l'interessato deve essere assistito da un difensore (per cui il Giudice deve dare avviso della nomina di un difensore e comunicare la fissazione dell'udienza alle parti almeno dieci giorni prima della data fissata). Per la natura di rimedio non impugnatorio, l'opposizione impone l'osservanza della disposizione generale di cui all'art. 121 c.p.p. che prevede il deposito dell'atto in cancelleria. Si ritiene affetto da nullità il provvedimento del Giudice dell'esecuzione che decide su un oggetto diverso da quello per cui si è avuta l'opposizione (così, v. Cass. S.U., n. 29022/2001). In applicazione poi del principio di conversione dell'impugnazione di cui all'art. 568, comma 5, c.p.p., qualora sia stato erroneamente proposto ricorso per cassazione avverso un provvedimento del Giudice dell'esecuzione, qualificato il ricorso come opposizione, la Cassazione deve disporre la trasmissione degli atti al Giudice competente (v. Cass. VI, n. 35408/2010). Recenti approdi della Corte costituzionale Con una recente pronuncia di illegittimità costituzionale, la Corte costituzionale si è pronunciata sul comma 4 dell'art. 667 c.p.p. (v. Corte cost., n. 109/2015), ritenendo che in relazione agli artt. 667, comma 4, 663, comma 3 e 676 c.p.p. si debba rilevare un profilo di contrasto agli artt. 111, comma 1 e 117 Cost. “nella parte in cui non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento di opposizione contro l'ordinanza in materia di applicazione della confisca si svolga, davanti al Giudice dell'esecuzione, nelle forme della pubblica udienza”. Le recenti modifiche apportate dalla c.d. riforma Cartabia Per quanto riguarda il sistema delle impugnazioni, anche quella di cui all'art. 667 c.p.p. partecipa delle modifiche apportate con la c.d. riforma Cartabia che ha inciso significativamente sull'art. 582 c.p.p.: in primo luogo, la riforma ha cambiato il comma 1 dell'art. 582 c.p.p., sancendo che l'impugnazione può essere presentata solo con modalità telematiche, secondo il principio generale espresso dall'art. 111-bis c.p.p. Ha inserito il comma 1-bis mantenendo la possibilità per le parti private di presentare l'atto di impugnazione personalmente, anche a mezzo di un incaricato, nella cancelleria del Giudice a quo. Viene meno la possibilità di depositare l'impugnazione presso la cancelleria del tribunale o del Giudice di pace di un luogo diverso da quello di emissione del provvedimento nonché il deposito presso un agente consolare all'estero. Nelle more del riassetto organizzativo si applica l'art. 87-bis, inserito tra le disposizioni transitorie del d.lgs. n. 150/2022, ad opera del d.l. n. 162/2022, convertito dalla l. n. 199/2022, che regola il deposito degli atti di impugnazione. |