Domanda di grazia (art. 681)InquadramentoL'istituto della grazia è regolato dagli artt. 87 Cost., 174 c.p. e 681 c.p.p.: i primi due articoli si occupano della disciplina contenutistica e formale, individuando nel Presidente della Repubblica l'organo competente a rendere il provvedimento di grazia ed il codice penale individua gli effetti che tale provvedimento è in grado di produrre rispetto all'esecuzione della pena principale e delle pene accessorie. L'art. 681 c.p.p., invece, delinea il procedimento per il riconoscimento di tale beneficio, identificando una fase introduttiva, una istruttoria, una decisoria ed infine una esecutiva. FormulaAL SIG. PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA [1] Domanda di grazia *** Il sottoscritto Avv. ... [2] del Foro di ... , con studio in ... , difensore di fiducia, come da nomina allegata, del Sig. ... , nato il ... , a ... , premesso - che il Sig. ... con sentenza emessa il ... dal ... di ... ; ... divenuta irrevocabile il ... è stato condannato per il reato di ... e, per l'effetto, condannato alla pena di ... ; - che il Sig. ... per l'effetto della condanna si trova attualmente detenuto o internato presso ... ; - che il Sig. ... intende chiedere la grazia, dato che ... (qui: inserire le motivazioni); Tanto premesso, pertanto, il sottoscritto difensore chiede che l'Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica voglia, ai sensi dell'art. 681 c.p.p., concedergli la grazia per la residua pena da scontare. Allega: - la nomina difensiva [3]; - ... (la documentazione utile a sostegno della richiesta). Con la massima osservanza. Luogo e data ... Il richiedente ... per autentica ... Avv. ... 1. La domanda di grazia deve essere diretta al Presidente della Repubblica e deve essere presentata al magistrato di sorveglianza se l'istante è detenuto o internato o al Procuratore generale della Repubblica se l'istante non è detenuto o internato. 2. I soggetti legittimati sono quelli che vengono individuati tassativamente nella previsione normativa, il condannato personalmente o un suo prossimo congiunto – da individuarsi attraverso i parametri ex art. 307, comma 4, c.p. – il convivente, il tutore, il curatore o, infine, l'avvocato. 3. Si osserva come il difensore possa essere, ma non necessariamente, lo stesso che ha assistito l'interessato durante il processo conclusosi con sentenza irrevocabile; non richiedendosi, in ogni caso, una nomina ad hoc per una tale incombenza. CommentoPremessa. La nozione L'istituto della grazia è regolato dagli artt. 87 Cost., 174 c.p. e 681 c.p.p.: i primi due articoli si occupano della disciplina contenutistica e formale, individuando nel Presidente della Repubblica l'organo competente a rendere il provvedimento di grazia ed il codice penale individua gli effetti che tale provvedimento è in grado di produrre rispetto all'esecuzione della pena principale e delle pene accessorie. L'art. 681 c.p.p., invece, delinea il procedimento per il riconoscimento di tale beneficio, identificando una fase introduttiva, una istruttoria, una decisoria ed infine una esecutiva. La disposizione contiene due novità rispetto al passato (suo precedente, art. 595 del codice del 1930): da una parte, si estende la cerchia dei soggetti legittimati a proporre l'istanza per l'interessato, includendo anche il convivente more uxorio; dall'altra, si conferiscono poteri istruttori al magistrato di sorveglianza, nel caso in cui, essendo il condannato detenuto o internato, la domanda venga presentata a tale organo giurisdizionale. Legittimazione L'art. 681, comma 1, c.p.p. si limita – a livello procedurale – ad indicare che la domanda di grazia debba essere indirizzata al Presidente della Repubblica e presentata al Ministro della Giustizia. Per la sua presentazione, legittimati sono – come anticipato – i soggetti tassativamente indicati dalla norma e cioè il condannato o un suo prossimo congiunto, che andrà individuato sulla base del disposto di cui al comma 4 dell'art. 307 c.p., il convivente, il tutore, il curatore e, infine, l'avvocato. Con riferimento all'avvocato, si esclude che debba essere il medesimo avvocato che ha seguito il condannato durante il procedimento di cognizione; così, come, stante il silenzio della disposizione, non pare necessario che l'avvocato sia munito di un mandato ad hoc per presentare la richiesta dell'istanza. I poteri del magistrato di sorveglianza L'art. 681, comma 1, c.p.p. dispone che, nell'ipotesi di soggetto detenuto o internato, i legittimati possano inoltrare la domanda al magistrato di sorveglianza, impegnando direttamente tale organo giurisdizionale nella raccolta dei dati probatori. Secondo l'art. 109 del reg. esec. (il d.P.R. n. 230/2000), spetta al magistrato di sorveglianza formulare un “parere motivato” circa la concedibilità in capo al soggetto del beneficio richiesto e pertanto sollecita l'inoltro della domanda in tempi rapidi (“entro il più breve tempo possibile”), e comunque entro termini compatibili con l'acquisizione di dati istruttori presso la Direzione dell'istituto penitenziario o presso l'Ufficio Esecuzione Penale Esterna. Una volta sollecitate le osservazioni al Procuratore generale, il magistrato di sorveglianza formula il “parere motivato”, che trasmette, unitamente alla domanda e alla documentazione acquisita, al Ministro della Giustizia. Si continua a prevedere in capo al procuratore generale della Corte d'Appello del distretto del Giudice che ha deliberato la condanna un potere propositivo di assumere informazioni circa la concedibilità di tale beneficio per il soggetto libero. Al riguardo, si è esclusa la configurabilità di un conflitto di competenza tra magistrato di sorveglianza e Procuratore generale presso la Corte d'Appello in ordine all'istruzione della domanda di grazia ex art. 681, comma 2, c.p.p., dato che nel procedimento di grazia l'Autorità giudiziaria non vanta alcun potere decisorio, dovendo compiere unicamente l'attività di acquisizione di elementi di giudizio strumentale alla pronuncia che deve essere adottata dal Ministro della giustizia nell'esercizio di una funzione non giurisdizionale (Cass. I, n. 39342/2002). La proposta del consiglio di disciplina Oltre che dai soggetti sopra citati, il procedimento per la concessione della grazia è attivabile, ai sensi dell'art. 681, comma 3, c.p.p., tramite il consiglio di disciplina dell'istituto penitenziario presso cui si trova il condannato. L'adozione del provvedimento di grazia Quanto alla titolarità del potere di grazia, la Corte Costituzionale decidendo sul conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato, sorto a seguito di dichiarazione del Ministro della Giustizia di non dare corso alla determinazione del Presidente della Repubblica relativa alla concessione della grazia, ha escluso che il Ministro della Giustizia possa impedire la prosecuzione del procedimento volto alla adozione della determinazione del Presidente della Repubblica relativa alla concessione della grazia (v. Corte cost., n. 200/2006). Pertanto, la Corte ha ritenuto che, a fronte della determinazione presidenziale favorevole alla adozione dell'atto di clemenza, la controfirma del decreto concessorio, da parte del Ministro della Giustizia, costituisce l'atto con il quale il Ministro si limita ad attestare la completezza e la regolarità dell'istruttoria e del procedimento seguito. La fase esecutiva Conseguentemente all'emissione del decreto presidenziale che dispone la grazia, il Pubblico Ministero presso il Giudice che ha deliberato la condanna ne cura l'esecuzione, ordinando l'immediata scarcerazione del detenuto qualora l'espiazione della pena sia già in corso. Da evidenziare che, in difformità da quanto accade relativamente alle altre cause estintive, non è richiesta alcuna specifica declaratoria da parte degli organi giurisdizionali per l'applicazione del provvedimento di grazia. Nel contempo, il Pubblico Ministero competente per l'esecuzione provvede altresì affinché, “senza ritardo”, sia fatta annotazione dell'indicato decreto in margine o in fine all'originale della sentenza o del decreto penale di condanna (ex art. 192 disp. att.). |