Richiesta di immediata liberazione del minore sottoposto ad arresto o fermo (art. 18 d.P.R. n. 448/1988)

Francesca Tribisonna

Inquadramento

In caso di arresto o fermo del minorenne, il pubblico ministero dispone con decreto motivato che l'arrestato o il fermato sia posto immediatamente in libertà, anche su sollecitazione della difesa, in caso di errore di persona, di arresto o fermo eseguito fuori dai casi previsti dalla legge, di mancato rispetto dei termini da parte della p.g. per la messa a disposizione del minore e di mancato rispetto dei termini da parte del P.M. per la richiesta di convalida della misura precautelare.

Formula

n..... R.N.R.

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE PER I MINORENNI DI.... [1]

Il sottoscritto Avv....., del Foro di...., con Studio in...., via...., difensore (di fiducia/d'ufficio) di...., nato a...., il...., residente in...., via...., persona sottoposta alle indagini preliminari nel procedimento penale n..... R.N.R. per il/i reato/i di cui all'art. /agli artt.....,

PREMESSO

– che, in data...., il proprio Assistito veniva tratto in arresto/sottoposto a fermo in ordine al reato....;

– che, tuttavia, risulta evidente che l'arresto/il fermo veniva eseguito per errore di persona;

OPPURE

– che, tuttavia, risulta evidente che l'arresto/il fermo veniva eseguito fuori dei casi previsti dalla legge per l'arresto (ad es. manca lo stato di flagranza o quasi flagranza ex art. 382 c.p.p.; oppure non si procede per uno dei reati per i quali, a norma dell'art. 23, può essere disposta la misura della custodia cautelare; oppure sussiste una causa di giustificazione o di non punibilità ex art. 385 c.p.p.; oppure il minore ha un'età inferiore ai quattordici anni)/per il fermo (ad. es. manca lo stato di flagranza o quasi flagranza ex art. 382 c.p.p.; oppure mancano i gravi indizi di colpevolezza; oppure non si procede per uno dei reati per i quali, a norma dell'art. 23, può essere disposta la misura della custodia cautelare e, quando la legge stabilisce la pena della reclusione, questa non è inferiore nel minimo a due anni; oppure sussiste una causa di giustificazione o di non punibilità ex art. 385 c.p.p.; oppure il minore ha un'età inferiore ai quattordici anni);

OPPURE

– che la misura dell'arresto/del fermo è divenuta inefficace a norma dell'art. 386, comma 7, c.p.p. (ad es. in quanto gli ufficiali e gli agenti di p.g. non hanno posto l'arrestato/il fermato a disposizione del P.M. non oltre 24 ore dall'arresto/dal fermo; oppure in quanto gli ufficiali e gli agenti di P.G. non hanno trasmesso il verbale di arresto/fermo al P.M. entro 24 ore dall'arresto/dal fermo);

OPPURE

– che la misura dell'arresto/del fermo è divenuta inefficace a norma dell'art. 390, comma 3 c.p.p.

(in quanto il pubblico ministero non ha richiesto la convalida al giudice per le indagini preliminari entro 48 ore dall'arresto/dal fermo),

CHIEDE

che l'Ill.mo pubblico ministero procedente Voglia disporre con decreto motivato l'immediata liberazione del proprio Assistito.

Si allega documentazione utile a suffragare quanto esposto.

Con osservanza.

Luogo e data....

Firma avvocato....

[1]La l. n. 134/2022 (Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari), che con il d.lgs. n. 150/2022 ha dato attuazione alla cd. Riforma Cartabia, non ha apportato significative innovazioni nella sfera della giustizia penale minorile.

Sulla medesima ha, invece, inciso maggiormente la riforma del processo civile, con il d.lgs n. 149/2022, di attuazione della l. n. 206/2021 (Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata), comportando cambiamenti sostanziali. Infatti, alla Sezione VII del Capo IV, si prevede l'abrogazione del Tribunale per i minorenni e l'istituzione del Tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie, composto dalla sezione distrettuale, costituita presso ciascuna sede di Corte di appello o di sezione di Corte di appello, e da una o più sezioni circondariali costituite presso ogni sede di Tribunale ordinario.

Si tratta di una statuizione che, come previsto all'art. 49, avrà effetto decorsi due anni dalla data della pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale - e, dunque, a partire dal 18 ottobre 2024 - e si applicherà ai procedimenti introdotti successivamente a tale data, mentre i procedimenti penali già pendenti davanti al tribunale per i minorenni alla citata data proseguiranno davanti alla sezione distrettuale del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie con l'applicazione delle norme anteriormente vigenti.

Le sezioni distrettuali, così come accade attualmente ai Tribunali per i minorenni, hanno, tra le altre, competenza in materia penale e di sorveglianza e, nella logica di garantire l'intervento di una giurisdizione “specializzata”, se ne è confermata la scelta di collegialità con il necessario contributo dell'esperto.

Sempre nell'ottica del favor minoris, analoghe esigenze di specializzazione possono rinvenirsi nella previsione secondo cui presso il Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie vi sia un ufficio autonomo del pubblico ministero, con sede nel capoluogo del distretto, escludendo, così, che debbano essere costituiti uffici circondariali della procura.

In ogni sezione distrettuale del Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie vengono incaricati uno o più magistrati per i provvedimenti previsti dal codice di procedura penale per la fase delle indagini preliminari. Il giudice per le indagini preliminari resta, come accadeva già antecedentemente alla riforma, un giudice monocratico.

Con la riformulazione dell'art. 50-bis, comma 2, r.d. n. 12/1941, si è previsto che “nell'udienza preliminare e nel giudizio abbreviato richiesto dall'imputato in seguito a un decreto di giudizio immediato, la sezione distrettuale del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie giudica composta da un magistrato e da due giudici onorari esperti della stessa sezione”, dunque a maggioranza non togata.

Commento

L'arresto e il fermo: principi generali

Nell'applicazione delle misure restrittive della libertà personale a carico di un soggetto minorenne trovano puntuale rispetto tutti i principi che connotano la peculiarità della situazione minorile e il trattamento differenziato, che impone il ricorso ad una normativa ad hoc e l'applicazione di una serie di guarentigie di tutela. Così, ad un numerus clausus di misure precautelari – l'arresto (art. 16), il fermo (art. 17) e la misura appositamente pensata per i minorenni, quale l'accompagnamento a seguito di flagranza (art. 18-bis) – fa da contraltare una precipua regolamentazione dei profili pratici ed applicativi contenuta nel d.P.R. n. 448/1988 (art. 18) e nelle disposizioni di attuazione exd.lgs. n. 272/1989 (art. 20), con alcuni espliciti richiami al codice di procedura penale e con il consueto rimando alle previsioni in esso contenute per quanto non espressamente disciplinato, secondo il principio di sussidiarietà e adeguatezza applicativa di cui all'art. 1, comma 1 d.P.R. n. 448/1988.

La delicatezza della materia, poi, impone il severo perseguimento di un giusto bilanciamento tra le esigenze legate all'accertamento del reato e quelle poste a presidio della tutela della fragilità intimamente connessa alla giovane età del soggetto coinvolto nella procedura giudiziaria. In questa direzione, l'intera normativa in tema di misure precautelari – ed, invero, anche di quelle cautelari – si fonda sulla duplice necessità di apprestare adeguate cautele a presidio della personalità del minorenne e quella di non interrompere i processi educativi in atto, nel convincimento che una tutela rafforzata del minore sia più che mai necessaria proprio nelle prime fasi in cui, a seguito della commissione di un fatto di reato, si ritenga di intervenire con una misura temporaneamente privativa della libertà personale. In tal senso, già la Relazione al d.P.R. n. 448/1988 affermava testualmente che la libertà personale “acquista una complessità e una delicatezza ancor maggiore di quelle che le sono proprie, dovendosi tener conto, insieme con le esigenze di cautela processuale, della fragilità caratteriale propria del minorenne e della necessità di non causare dannose interruzioni dei processi di evoluzione della personalità eventualmente in atto”.

Nel complesso, si tratta di un sistema improntato al carattere dell'eccezionalità, della facoltatività e ad un marcato favor libertatis secondo le indicazioni della Corte costituzionale e delle fonti sovranazionali (Regole di Pechino, § 10; Raccomandazione R[03] 20, § 15). Tali riferimenti normativi sono, infatti, perentori nel sottolineare le speciali esigenze di tutela del minore nel “primo contatto” con l'apparato giustizia (Presutti, Le limitazioni della libertà personale, in Bargis (a cura di), Procedura penale minorile, Torino, 2021, 113), il quale rischierebbe di influire negativamente sull'atteggiamento del giovane e sui rapporti con le istituzioni, potendo condizionare in modo deteriore l'intero corso del procedimento (in tal senso, sottolineano la necessità di una rigorosa distinzione – e correlata percezione da parte del minore – fra misure cautelari processuali e risposte sanzionatorie, Filocamo, Le misure precautelari, in AA.VV., Il processo penale minorile, Santarcangelo di Romagna, 2017, 108). Resta peraltro sempre valido il precetto che vede l'applicazione della misura più afflittiva della custodia in carcere quale extrema ratio, cui ricorrere solo in via residuale; principio confermato anche ad opera delle modifiche apportate dalla l. n. 134/2022, che, in linea con quanto avvenuto nel procedimento a carico degli adulti, ha ampliato le possibilità di accesso alle pene sostitutive delle pene detentive. Inoltre, in piena armonia con i principi del sistema penale, sono previste opportune deroghe alla disciplina ordinaria onde mitigare gli effetti delle pene da conversione nei confronti dei soggetti che non abbiano raggiunto la maggiore età, prediligendo quelle che prevedano un'esecuzione non inframuraria in quanto, all'evidenza, maggiormente compatibili con le esigenze di formazione e rieducazione dei minorenni e in quanto implicanti minori rischi di desocializzazione degli stessi e di contagio criminale (Romano , Norme di coordinamento in materia di processo penale minorile, in Spangher (a cura di), La Riforma Cartabia, Pisa, 2022, 824). Si ricordi, poi, come una tale tendenza alla decarcerizzazione sia stata affermata anche per la fase dell'esecuzione della pena dal d.lgs. n. 121/2018, che priviliegia il ricorso alle c.d. “misure penali di comunità” quali alternative alla detenzione carceraria.

Adempimenti e cautele da adottarsi in caso di arresto o fermo

Molteplici si pongono, in questi casi, gli adempimenti e le cautele che devono essere poste in essere da parte degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria che abbiano eseguito l'arresto o il fermo del soggetto minore d'età.

Tra gli adempimenti, primario rilievo allo scopo di garantire al minore arrestato o fermato la difesa tecnica e l'assistenza affettiva e psicologica, assumono le previsioni di cui all'art. 18, comma 1 d.P.R. n. 448/1988 e quella sussidiaria di cui all'art. 386, comma 1 c.p.p. Sulla base di tali previsioni, coloro che abbiano operato con l'arresto o il fermo dovranno dare immediata notizia dell'esecuzione della precautela al pubblico ministero ma anche all'esercente la responsabilità genitoriale (anche se la norma parla ancora testualmente di potestà genitoriale, è a tale nuovo termine a cui bisogna riferirsi a seguito dell'entrata in vigore dell'art. 105, comma 1 d.lgs. n. 154/2013 con cui si è data attuazione alle previsioni contenute nella l. n. 219/2012) e all'eventuale affidatario. Inoltre, dovranno essere tempestivamente informati anche i servizi minorili dell'amministrazione della giustizia, i quali forniscono assistenza psicologica al minore sin dal primo momento in cui lo stesso subisca la limitazione della libertà personale, potendo così prontamente avviare gli accertamenti sulla personalità ex art. 9 d.P.R. cit. Quindi, analoga informativa dovrà essere data dalla polizia giudiziaria al difensore di fiducia nominato ovvero a quello d'ufficio indicato dalla Procura della Repubblica minorile e al minore stesso, che verrà prontamente informato della facoltà di nominare un difensore di fiducia, anche al fine di poter conferire con lo stesso subito dopo l'arresto o il fermo, ex art. 104, comma 2 c.p.p. Ciò con la precisazione che, in caso di nomina di un difensore d'ufficio, questi deve essere un professionista dotato di specifica preparazione nel diritto minorile e iscritto negli appositi elenchi.

In ossequio poi ai principi di minima offensività del procedimento e di destigmatizzazione, tesi a rendere meno traumatico possibile l'impatto del minore con il sistema processuale penale e a proteggerlo dallo stesso, evitando altresì lo strutturarsi ai suoi danni di uno “stigma” sociale di “minore deviante”, ovvero di attribuzioni negative comunque conseguenti al suo ingresso nel meccanismo procedurale, con processi di auto o etero-svalutazione e potenziali pregiudizi che potrebbero influire sul suo sviluppo psicologico in maniera deteriore rispetto al fatto-reato (Filocamo, Le misure precautelari, in AA.VV., Il processo penale minorile, Santarcangelo di Romagna, 2017, 120) è previsto anche il ricorso ad una serie di guarentigie, che rafforzano la tutela già prevista all'art. 13 d.P.R. In particolare, secondo la previsione di cui all'art. 20 disp. att. min., devono adottarsi le opportune cautele per proteggere i minorenni dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità nonché per ridurne, nei limiti del possibile, i disagi e le sofferenze materiali e psicologiche, senza che tuttavia la norma si preoccupi di disciplinare espressamente le concrete modalità attraverso cui perseguire tali obiettivi di tutela. Sempre nell'ottica di garantire massima protezione alla fragile personalità del minore in un momento di massima vulnerabilità, quale la privazione della libertà personale, si dispone poi un fermo divieto di utilizzo di strumenti di coercizione fisica, salvo che ricorrano gravi esigenze di sicurezza. Allo stesso tempo, è vietato l'uso delle manette per la traduzione dei soggetti minori d'età, salvo che non sia indispensabile per la pericolosità del soggetto, per il pericolo di fuga o per la sussistenza di circostanze ambientali che rendano difficile la traduzione. In proposito, l'art. 42-bis l. n. 354/1975 prevede, di regola, l'impiego di abiti civili per le traduzioni di minorenni ed una valutazione disciplinare per gli appartenenti alla p.g. che omettano di osservare le opportune cautele per proteggere i soggetti dalla curiosità del pubblico e da ogni forma di pubblicità (Cass. V, n. 31715/2004).

È anche prevista la possibilità per l'autorità giudiziaria o la direzione penitenziaria competente di garantire adeguata assistenza psicologica a mezzo dei servizi per la giustizia minorile per quei soggetti che si trovino in particolari condizioni emotive, così rafforzando la cautela di cui all'art. 12 d.P.R. (art. 20 d.lgs. n. 272/1989) e, infine, nel rispetto del principio del trattamento differenziato, si impone il trattenimento del minore in locali separati da quelli dove si trovano maggiorenni una volta che siano condotti presso gli uffici di polizia giudiziaria in esecuzione di un arresto, di un fermo o di un accompagnamento (così art. 20, comma 1-bis d.lgs. n. 272/1989; v. anche art. 9, comma 1 d.lgs. n. 272/1989, che prevede che, all'interno dei centri di prima accoglienza, i minorenni condotti a norma dell'art. 18-bis, comma 4 d.P.R. siano ospitati in locali separati rispetto a quelli ove sono custoditi i minorenni arrestati o fermati).

Casi di immediata liberazione del minorenne sottoposto ad arresto o fermo

Una volta ricevuta la notizia dell'arresto o del fermo, il pubblico ministero minorile dispone che il minore sia condotto senza ritardo presso un centro di prima accoglienza o presso una comunità pubblica o autorizzata che provvede ad indicare. In particolare, ai sensi dell'art. 9, comma 2 d.lgs. n. 272/1989, i centri di prima accoglienza devono assicurare la permanenza dei minorenni senza qualificarsi come strutture di carattere carcerario e sono costituiti, ove possibile, presso gli uffici giudiziari minorili, non potendo in nessun caso essere situati all'interno di istituti penitenziari. Per quanto concerne, invece, le comunità esse devono possedere i requisiti di gestione ed organizzazione previsti all'art. 10, comma 2 d.lgs. n. 272/1989 e possono essere pubbliche (anche gestite dagli enti locali) o private (riconosciute o autorizzate a livello centrale).

In alcuni casi, poi, tenuto conto delle modalità del fatto, dell'età e della situazione familiare del minorenne, il pubblico ministero può disporre – qualora ritenuto opportuno e anche su sollecitazione della difesa [v. formula “Richiesta di applicazione della permanenza in casa in sostituzione del collocamento presso un centro di prima accoglienza in attesa della convalida della misura precautelare (art. 18 d.P.R. n. 448/1988)”] – che il minorenne venga condotto presso l'abitazione familiare perché vi rimanga a sua disposizione. In tal senso, si è osservato come si tratti di un giudizio in parte simile a quello che la p.g. deve compiere ai sensi dell'art. 16, comma 3, integrato dal vaglio sull'idoneità educativo-cautelare della famiglia (Tassi, Sub art. 18, in Giostra (a cura di), Il processo penale minorile. Commento al d.P.R. 448/1988, Milano, 2016). Sul punto, i giudici di legittimità hanno avuto modo di chiarire che il criterio di scelta del p.m. tra accompagnamento in comunità del minore o nella sua abitazione è costituito dall'impossibilità della famiglia di esercitare sul minore la sua funzione educativa, sia in senso materiale che psico-pedagogico (Cass. VI, n. 2399/1990).

Si tratta, in tutti casi, di misure variamente limitative della libertà personale, tanto da imporre il successivo vaglio giudiziale attraverso il procedimento di convalida exartt. 390-391 c.p.p., così come peraltro espressamente enucleato attraverso il richiamo contenuto al comma 5 dell'art. 18.

Se, dunque, il ricorso alle misure privative della libertà personale si pone in termini di eccezionalità, va da sé che lo stesso pubblico ministero, prontamente notiziato dell'esecuzione della precautela, possa optare per l'immediata liberazione del minore al ricorrere di determinate evenienze. In particolare, in caso di arresto o fermo del minorenne, il pubblico ministero dispone con decreto motivato che l'arrestato o il fermato sia posto immediatamente in libertà, oltre che nei casi in cui non ritenga di applicare alcuna misura cautelare [v. formula “Richiesta di rimessione in libertà del minore non sussistendo ipotesi di applicabilità di misure cautelari”], anche nell'eventualità in cui ricorra uno dei casi previsti dall'art. 389 c.p.p., ossia di errore di persona, di arresto o fermo eseguito fuori dai casi previsti dalla legge, di mancato rispetto dei termini da parte della polizia giudiziaria per la messa a disposizione del minore e di mancato rispetto dei termini da parte del pubblico ministero per la richiesta di convalida della misura precautelare. Si tratta di un provvedimento che può essere assunto d'ufficio dal pubblico ministero minorile, ma che potrebbe venire sollecitato anche dalla difesa. In simili evenienze, peraltro, dato il mancato richiamo del succitato comma 5 degli artt. 18 e 18-bis all'art. 121 disp. att. c.p.p. non occorre far luogo a convalida, dovendosi ritenere che il legislatore abbia voluto evitare la celebrazione dell'udienza di convalida quando il minore sia ormai in libertà (Cass. V, n. 1342/1991).

Formalità e termini

Nel caso in cui la difesa intenda sollecitare il pubblico ministero ad adottare un decreto di immediata liberazione del minorenne arrestato o fermato, essa potrà presentare un'istanza motivata indirizzata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni competente in relazione al luogo di esecuzione della misura. La stessa non dovrà presentare particolari requisiti di forma, dovendosi piuttosto argomentare circa la sussistenza di uno dei casi che, ai sensi dell'art. 389 c.p.p., impongono l'immediata liberazione del soggetto. Peraltro, laddove si sia proceduto ad interrogatorio del minore da parte del pubblico ministero minorile, che, al fine di adottare i provvedimenti di sua competenza, abbia disposto la conduzione del minore presso di sé ai sensi del comma 4 dell'art. 18, non pare possa negarsi la possibilità che venga dato atto a verbale dell'istanza formulata verbalmente dalla difesa. Una tale soluzione, infatti, meglio risponde alle finalità di tutela della personalità del minore e di non interruzione dei processi educativi in atto, in uno con quelle di speditezza del processo e di favor libertatis che permeano di sé l'intero sistema processuale penale minorile.

Laddove l'istanza sia volta a sollecitare il potere officioso del p.m. di immediata liberazione dell'arrestato o del fermato ex art. 18, comma 3 nella fase anteriore all'udienza di convalida, la stessa deve essere presentata prima di detta udienza. Tuttavia, nulla sembra ostare a che la medesima richiesta possa essere avanzata anche in sede di convalida o, nel caso in cui la misura sia divenuta inefficace ai sensi dell'art. 390, comma 3 c.p.p. per mancata richiesta di convalida nel termine di 48 ore, la stessa dovrebbe ragionevolmente essere avanzata allo spirare del suddetto termine.

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