Opposizione contro la sentenza di condanna (emessa dal Gup o sentenza che presuppone la responsabilità dell'imputato) (art. 32-bis d.P.R. n. 448/1988)InquadramentoAvverso la sentenza di condanna emessa dal Giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale per i minorenni ovvero avverso la sentenza che presuppone la responsabilità dell'imputato è possibile proporre opposizione dinanzi al Tribunale per i minorenni tesa ad ottenere una pronuncia più favorevole per il minore. Formulan..... R.N.R. AL TRIBUNALE PER I MINORENNI DI.... [1] PER IL TRAMITE DEL GIUDICE DELL'UDIENZA PRELIMINARE PRESSO IL TRIBUNALE PER I MINORENNI [2] Il sottoscritto avv....., del Foro di...., con Studio in...., via...., difensore (di fiducia/d'ufficio) e procuratore speciale di...., nato a...., il...., residente in...., via...., imputato nel procedimento penale n..... R.N.R. per il/i reato/i di cui all'art. /agli artt....., propone OPPOSIZIONE avverso la sentenza n....., del...., (notificata il....) con la quale il Giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale per i minorenni di.... ha pronunciato sentenza di condanna a pena pecuniaria o sanzione sostitutiva oppure sentenza di non luogo a procedere (con una formula che presuppone la responsabilità dell'imputato) nei confronti del proprio Assistito. L'opposizione, con la conseguente richiesta di procedere a dibattimento, si propone per i seguenti motivi: (illustrare dettagliatamente i motivi sui quali si fonda l'opposizione e le ragioni sottese alla richiesta di procedere a giudizio dibattimentale nei confronti del minore, ad esempio:) – il fatto non sussiste, l'imputato non lo ha commesso, il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato; – mancanza di consenso dell'imputato o di un suo procuratore speciale alla definizione del giudizio in udienza preliminare; – mancanza di una condizione di procedibilità; – intervenuta estinzione del reato; – incapacità di intendere o di volere, Alla luce di quanto sopra esposto, il sottoscritto difensore, nell'interesse del minore...., CHIEDE che l'Ill.mo Tribunale per i minorenni adito Voglia revocare la suindicata sentenza e procedere al giudizio nei confronti del minore. Allega procura speciale. Con osservanza. Luogo e data.... Firma avvocato.... [1]La l. n. 134/2022 (Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari), che con il d.lgs. n. 150/2022 ha dato attuazione alla cd. Riforma Cartabia, non ha apportato significative innovazioni nella sfera della giustizia penale minorile. Sulla medesima ha, invece, inciso maggiormente la riforma del processo civile, con il d.lgs. n. 149/2022, di attuazione della l. n. 206/2021 (Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata), comportando cambiamenti sostanziali. Infatti, alla Sezione VII del Capo IV, si prevede l'abrogazione del Tribunale per i minorenni e l'istituzione del Tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie, composto dalla sezione distrettuale, costituita presso ciascuna sede di Corte di appello o di sezione di Corte di appello, e da una o più sezioni circondariali costituite presso ogni sede di Tribunale ordinario. Si tratta di una statuizione che, come previsto all'art. 49, avrà effetto decorsi due anni dalla data della pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale - e, dunque, a partire dal 18 ottobre 2024 - e si applicherà ai procedimenti introdotti successivamente a tale data, mentre i procedimenti penali già pendenti davanti al tribunale per i minorenni alla citata data proseguiranno davanti alla sezione distrettuale del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie con l'applicazione delle norme anteriormente vigenti. Le sezioni distrettuali, così come accade attualmente ai Tribunali per i minorenni, hanno, tra le altre, competenza in materia penale e di sorveglianza e, nella logica di garantire l'intervento di una giurisdizione “specializzata”, se ne è confermata la scelta di collegialità con il necessario contributo dell'esperto. Sempre nell'ottica del favor minoris, analoghe esigenze di specializzazione possono rinvenirsi nella previsione secondo cui presso il Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie vi sia un ufficio autonomo del pubblico ministero, con sede nel capoluogo del distretto, escludendo, così, che debbano essere costituiti uffici circondariali della procura. In ogni sezione distrettuale del Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie vengono incaricati uno o più magistrati per i provvedimenti previsti dal codice di procedura penale per la fase delle indagini preliminari. Il giudice per le indagini preliminari resta, come accadeva già antecedentemente alla riforma, un giudice monocratico. Con la riformulazione dell'art. 50-bis, comma 2, r.d. n. 12/1941, si è previsto che “nell'udienza preliminare e nel giudizio abbreviato richiesto dall'imputato in seguito a un decreto di giudizio immediato, la sezione distrettuale del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie giudica composta da un magistrato e da due giudici onorari esperti della stessa sezione”, dunque a maggioranza non togata. [2]Vedi nota 1. CommentoIl giudizio di opposizione. Principi generali L'opposizione può essere avanzata nei confronti delle sentenze di condanna pronunciate dal giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale per i minorenni. Infatti, diversamente da quanto accade nel procedimento penale ordinario a carico degli adulti, in cui l'udienza preliminare – in caso di mancata scelta di un rito speciale – può concludersi unicamente con una sentenza di non luogo a procedere o con un decreto che dispone il giudizio, nel procedimento differenziato minorile è possibile addivenire ad una sentenza di condanna dell'imputato, tesa ad evitare il rischio che l'effettiva dilatazione dei tempi processuali determini nella psiche del minore la dissociazione eziologica tra il momento del reato e quello della punizione (Pennisi (a cura di), La giustizia penale minorile: formazione, devianza, diritto e processo, Milano, 2012, 402). Ciò, peraltro, alla condizione che la pena non sia detentiva, bensì unicamente pecuniaria o una sanzione sostitutiva (semidetenzione, libertà controllata, pena pecuniaria) e – si ritiene – che l'imputato abbia prestato il proprio consenso, ai sensi dell'art. 32, comma 1 d.P.R., a che il procedimento si concluda in quella fase. A tale ipotesi – grazie all'intervento della Corte costituzionale (Corte cost. n. 77/1993) – è stata aggiunta quella dell'opposizione avverso le sentenze di non luogo a procedere con le quali è stata comunque presupposta la responsabilità dell'imputato ai sensi dell'art. 32, comma 3 d.P.R. e, quindi, si ritiene, sia avverso la sentenza di non luogo a procedere per perdono giudiziale e per difetto di imputabilità, sia – secondo taluno – avverso le sentenze di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto o per estinzione del reato a seguito di esito positivo della prova. (Si tratta di epiloghi peculiari, qualificati come “cripto condanne”, rispetto ai quali occorre la preventiva manifestazione del consenso da parte dell'imputato per poter essere pronunciate in fase di udienza preliminare. V., in dottrina, Ciavola, Patanè, La specificità delle formule decisorie minorili, in Zappalà (a cura di), La giurisdizione specializzata nella giustizia penale minorile, Torino, 2019, 148 ss.). Diversamente accade con riferimento alle altre sentenze di non luogo a procedere di cui all'art. 32, comma 1 d.P.R. (escluse quelle che hanno dichiarato che il fatto non sussiste o l'imputato non lo ha commesso, in relazione alle quali difetta l'interesse ad impugnare), che possono essere impugnate solo attraverso i normali mezzi di impugnazione previsti dal codice di rito penale (Ingrascì, Il minore e il suo processo d.P.R. n. 448/1988, Torino, 2005, 123 ss.). Date le peculiarità dell'opposizione, essa non è stato considerata un vero e proprio mezzo di impugnazione, ma piuttosto un gravame, uno strumento con il quale l'imputato, mirando all'instaurazione del giudizio dinanzi al Tribunale per i minorenni, rinuncia agli effetti delle citate sentenze ed esercita il proprio diritto ad essere giudicato con le tipiche garanzie del contraddittorio nella formazione della prova. In tal senso, tale istituto – introdotto dall'art. 47, comma 1 d.lgs. n. 12/1991 – è collocato e modellato sulle analoghe previsioni dettate nell'ambito del procedimento monitorio, al punto che il legislatore della novella è stato indotto a prevedere le cadenze in speculare sintonia con le analoghe previsioni dettate in tema di decreto penale di condanna (v., in particolare, il comma 3-bis dell'art. 32 e l'art. 32-bis d.P.R. n. 448/1988) (Verdoliva, Sub art. 32-bis d.P.R. n. 448/1988, in Giarda-Spangher (a cura di), Codice di procedura penale commentato, t. III, Processo minorile - d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448, coord. da Pittaro, Milano, 2017, 1250). Formalità e termini L'atto di opposizione può essere presentato dall'imputato, dal difensore munito di procura speciale o anche dall'esercente la responsabilità genitoriale, cui si ritiene tale facoltà estensibile ex art. 34 d.P.R. in ragione dell'assimilabilità dell'opposizione alle impugnazioni (Cass. IV, n. 2168/1995). Al contrario, si tratta di un rimedio che non può essere esperito dal pubblico ministero, il quale avrà a disposizione i mezzi di impugnazione ordinari. L'opposizione va proposta nella cancelleria del giudice a quo, vale a dire del giudice dell'udienza preliminare, il quale è colui che ha pronunciato la sentenza fatta oggetto di opposizione, così come testualmente stabilito dal comma 3 dell'art. 32 d.P.R. Egli, se non ravvisa i presupposti per dichiararne l'illegittimità – quali la presentazione fuori termine o da soggetto non legittimato – trasmette l'opposizione, con il fascicolo formato in contraddittorio ai sensi dell'art. 431 c.p.p., al Tribunale per i minorenni, che è competente a pronunciarsi sull'opposizione. Avverso l'ordinanza con la quale sia dichiarata inammissibile l'opposizione da parte del giudice dell'udienza preliminare potrà essere esperito il ricorso per cassazione. Per quanto concerne le formalità si è evidenziato come la norma di cui al comma 3 dell'art. 32 d.P.R. non preveda alcun contenuto minimo essenziale; da ciò può dedursi che l'opposizione possa concretizzarsi anche in una semplice richiesta di dibattimento, i cui motivi possono riferirsi sia all'accertamento di responsabilità dell'imputato che ad uno studio più approfondito circa la sua personalità (Mussini, Le impugnazioni, in AA.VV., Il processo penale minorile, Santarcangelo di Romagna, 2017, 338 s.). Secondo la medesima dottrina, poi, l'atto può essere presentato per iscritto oppure, analogamente all'omologo istituto previsto nel procedimento per decreto, anche in forma orale con dichiarazione ricevuta dalla cancelleria. Particolarmente rigidi si presentano i termini per la presentazione dell'opposizione, dal momento che si tratta di soli cinque giorni che decorrono dalla pronuncia del provvedimento o, in caso di mancata comparizione dell'imputato, dalla notificazione dell'estratto della sentenza, non rilevando che la motivazione sia letta contestualmente o depositata in un secondo momento (Cass. II, n. 28082/2021). Ciò è tanto vero che la sentenza diviene irrevocabile in caso di mancata opposizione, ovvero di infruttuoso decorso del termine per impugnare l'ordinanza con la quale l'opposizione stessa sia stata dichiarata inammissibile. Si ritiene, poi, che l'opposizione sia atto rinunciabile, conformemente alla disciplina delle impugnazioni, con dichiarazione espressa resa prima della revoca della sentenza opposta (Sfrappini, Sub art. 32-bis, in Giostra (a cura di), Il processo penale minorile. Commento al d.P.R.n.448/1988, Milano, 2016, 634). Nell'eventualità in cui un medesimo procedimento penda a carico di più soggetti minorenni e solo taluno di essi proponga opposizione, questa determinerà la sospensione dell'esecuzione della sentenza di condanna anche di coloro che non hanno proposto impugnazione e ciò fino al momento in cui il Tribunale per i minorenni non abbia concluso il giudizio di impugnazione con una pronuncia irrevocabile. Infatti, qualora il Tribunale assolva l'imputato perché il fatto non sussiste, non è previsto dalla legge come reato o è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione, la sentenza dovrà essere revocata anche nei confronti degli imputati dello stesso reato pur non opponenti (art. 32-bis, comma 6, d.P.R.). Per quanto concerne le tipologie di pronunce adottabili dal Tribunale per i minorenni all'esito del giudizio, questi potrà revocare la sentenza di condanna e prosciogliere l'imputato. Deve, purtuttavia sottolinearsi, come, a norma del comma 5 dell'art. 32-bis d.P.R., nel giudizio di opposizione non operi il principio del divieto di reformatio in pejus, potendo il Tribunale, all'esito del giudizio, applicare una pena anche diversa e più grave di quella fissata nella sentenza revocata e revocare i benefici già concessi, inclusa, dunque, la possibilità di pronunciare una sentenza di condanna a pena detentiva, ammessa in questa fase, a differenza di quanto accade in sede di udienza preliminare. Tuttavia, secondo parte della dottrina, il tenore letterale di tale ultima disposizione, il suo chiaro riferimento alla condanna inflitta con la sentenza opposta e la sua affinità con l'omologa disposizione prevista dall'art. 464, comma 4 c.p.p. per l'opposizione al decreto penale di condanna inducono a circoscriverne la portata alla sola opposizione avverso le sentenze di condanna a sanzione sostitutiva o ad una pena pecuniaria (D. Tripiccione, Le definizioni alternative del procedimento e l'udienza preliminare, in AA.VV., Il processo penale minorile, Santarcangelo di Romagna, 2017, 271). Infatti, in senso analogo si è affermato che la norma di cui all'art. 32-bis, comma 5 d.P.R. non sia applicabile rispetto alle sentenze di cripto-condanna opposte, dato che la stessa presuppone un provvedimento di condanna e, dunque, non sarebbe applicabile – se non ricorrendo ad un'interpretazione analogica in malam partem – nel caso in esame, in cui l'antecedente decisorio sarebbe rappresentato da una sentenza di non luogo a procedere (Sfrappini, Sub art. 32-bis, in Giostra (a cura di), Il processo penale minorile. Commento al d.P.R.n.448/1988, Milano, 2016, 637). Infine, la sentenza emessa a seguito del giudizio di opposizione e pronunciata dal Tribunale per i minorenni sarà sottoposta all'ordinario regime di impugnazioni. Rapporti con altri mezzi di impugnazione Si pongono problemi in termini di rapporti tra l'opposizione e l'appello, tanto che secondo alcuna parte della dottrina la previsione della possibilità di presentare opposizione esclude a monte la possibilità di appello. In tal senso si è sostenuto che riguardo quelle decisioni per le quali sono proponibili più mezzi di impugnazione, quali l'appello e l'opposizione, la giurisprudenza abbia ritenuto prevalente il rimedio speciale contemplato dall'art. 32-bis d.P.R., in quanto sostitutivo del rimedio generale dell'appello; si considera, inoltre, che il decorso del termine di proposizione dell'atto di opposizione causi l'inammissibilità del gravame (Mussini, Le impugnazioni, in AA.VV., Il processo penale minorile, Santarcangelo di Romagna, 2017, 338). Allo stesso modo, si è osservato in giurisprudenza come la previsione dello specifico mezzo dell'opposizione escluda la proponibilità dell'appello, non essendo una simile disciplina in contrasto con le previsioni di cui agli artt. 3 e 24 Cost., dal momento che essa trova giustificazione nelle peculiarità del procedimento minorile e non comporta alcuna lesione del diritto di difesa secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale con sentenza n. 77/1993 (Cass. V, n. 189/1995). La regola di cui all'art. 568, comma 5, c.p.p., secondo cui l'impugnazione è ammissibile indipendentemente dalla qualificazione ad essa data dalla parte, sicché, se proposta a giudice incompetente, quest'ultimo trasmette gli atti a quello ritenuto competente, non è applicabile ove la parte non abbia osservato le formalità prescritte per il mezzo di impugnazione risultante dalla conversione (Cass. V, n. 22592/2022, in un caso in cui la Corte aveva ritenuto esente da censure la decisione di inammissibilità dell'impugnazione presentata da difensore privo della procura speciale per presentare opposizione, richiesta dall'art. 32, comma 3, d.P.R. n. 448/1988). |