Ricorso immediato della persona offesa e costituzione di parte civileInquadramentoNel ricorso immediato presentato dalla persona offesa può essere esplicitamente espressa dal ricorrente la volontà di richiedere il risarcimento del danno. Tuttavia, il secondo periodo dell'art. 23 del d.lgs. n. 274/2000 dispone espressamente che “la richiesta motivata di restituzione o di risarcimento del danno contenuta nel ricorso è equiparata a tutti gli effetti alla costituzione di parte civile”. L'unica condizione richiesta dalla seconda parte dell'art. 23 è che la detta volontà risulti in modo esplicito e che sia sottoscritta dalla parte richiedente. Al fine di garantire una certa “accelerazione” il legislatore ha inteso introdurre nel processo penale dinanzi al Giudice di Pace un istituto del tutto peculiare volto a garantire la possibilità per la parte offesa di proporre l'introduzione dell'azione civile in forma e termini più spediti, con l'onere di indicare immediatamente tutti gli elementi sostanziali e istruttori, idonei a sottoporre al Giudice una ipotesi accusatoria completa: la richiesta di risarcimento è stata intesa dal legislatore quale naturale e logica espressione della domanda civile nell'ambito nel processo penale. Qualora nel ricorso immediato sia contenuta espressamente la richiesta di risarcimento del danno subito, ciò costituisce in via sostanziale l'espressione della volontà di proporre una domanda diretta al Giudice per conseguire la pronuncia di condanna in via civile. La sanzione della decadenza, comminata dal disposto della prima parte dell'art. 23 c.p.p., ha quindi attinenza alla volontà del legislatore di imporre al ricorrente di presentare un atto che abbia le caratteristiche della completezza. FormulaRICORSO IMMEDIATO DELLA PERSONA OFFESA E COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE [1] All'Ufficio del Giudice di Pace di ... proc. n. ... R.G. Il sottoscritto ..., nato a ..., il ..., (persona offesa del reato sotto indicato) oppure (legale rappresentante della società/associazione/ente ... persona offesa del reato sotto indicato) assistito dall'Avv. ..., del Foro di ..., con studio in ..., via ..., n. ..., difensore e procuratore speciale giusta nomina in calce al presente atto, domiciliato presso il suo studio in ... via ..., a norma dell'art. 33 disp. att. e coord. c.p.p. ESPONE ... (esporre il fatto in forma chiara e precisa) Al termine della parte narrativa si può facoltativamente aggiungere: ritenendo quindi ... e ... responsabile/i dei seguenti fatti: a) reato p. e p. dagli artt. 81 cpv. e 110 c.p. e ..., con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, ...; - con l'aggravante di cui all'art. ..., per avere ...; Fatto commesso in ..., il ...; b) reato p. e p. dagli artt. 81 cpv. e 110 c.p. e ..., con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, ...; - con l'aggravante di cui all'art. ..., per avere ...; Fatto commesso in ..., il .... Si rappresenta, inoltre, che i reati sopra indicati hanno interessato anche le seguenti altre persone offese: 1) ... (generalità e indirizzo); 2) ... (generalità e indirizzo). Dai fatti illeciti sopra descritti il ricorrente ha inoltre subito dei danni materiali e morali, consistiti in ... (specificare) Per quanto sopra esposto, il sottoscritto ricorrente CHIEDE che il Giudice di pace di ... voglia fissare l'udienza di comparizione ed emettere il decreto di convocazione delle parti, per procedere per i reati sopra rispettivamente ascritti a ..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ...; ..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ...; DICHIARA di costituirsi parte civile nei confronti degli imputati sopra indicati, allo scopo di ottenere, unitamente alla condanna penale, la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali e morali patiti, che verranno quantificati e precisati nel corso del giudizio. (Eventuale in caso di citazione anche di responsabile civile) CHIEDE inoltre la citazione del responsabile civile ai sensi dell'art. 83 c.p.p. individuato in ... (persona fisica, società, ente), perché venga condannato in solido con l'imputato al risarcimento integrale dei danni subiti dal ricorrente INDICA quali fonti di prova a dimostrazione dei fatti sopra esposti, i seguenti testi (consulenti tecnici o imputati di procedimento connesso): 1) ..., (generalità e indirizzo); 2) ..., (generalità e indirizzo); sulle seguenti circostanze: ... (generalità e indirizzo); oltre ai seguenti documenti: 1) ...; 2) .... ALLEGA copia del presente atto con l'avvenuto deposito nella segreteria del Pubblico Ministero. Con osservanza. Luogo e data ... sottoscrizione del ricorrente [2] e del difensore e procuratore speciale [3] ... 1. L'atto deve contenere in calce il mandato alle liti e la procura speciale. 2. Se la persona offesa è un soggetto collettivo, deve sottoscrivere il legale rappresentante, indicando la qualifica; nell'epigrafe dovrà essere indicato anche l'atto che conferisce il potere di rappresentanza esterna. 3. Ai sensi dell'art. 21 comma 3, il difensore deve sottoscrivere in proprio l'atto, unitamente alla persona offesa ricorrente, di cui deve anche autenticare la firma. Può essere utilizzata, a tal fine, la dicitura proposta “anche per autentica” oppure il difensore può apporre due sottoscrizioni: una in proprio come difensore e un'altra “per autentica”. In caso di ricorso con costituzione di parte civile e quindi conferimento di procura speciale sembra preferibile la doppia sottoscrizione. CommentoPrincipi generali La valorizzazione del ruolo della persona offesa all'interno del procedimento che si celebra innanzi al Giudice di pace e le ragioni di speditezza per l'interessato passano attraverso la peculiare previsione secondo la quale per i reati procedibili a querela è prevista una diversa e molto più snella forma di citazione a giudizio della persona alla quale è attribuibile il reato costituita dal ricorso immediato al Giudice di pace. Attraverso tale meccanismo si prevede la sua citazione a giudizio dinanzi al Giudice di pace mediante la presentazione di un ricorso contenente i requisiti di cui all'art. 21, d.lgs. n. 274/2000 passando per l'insopprimibile controllo preventivo del P.M. e del Giudice, anche a garanzia dei diritti della difesa. Il ricorso immediato si caratterizza, dunque, per la sua natura di “fattispecie a formazione progressiva, in cui sono coinvolti anche P.M. e Giudice, e in vista della quale il ricorso si profila unicamente quale atto propositivo, non idoneo, di per sé solo, ad approdare al giudizio” atteso che il P.M. rimane titolare esclusivo dell'azione (Corte cost., n. 321/2008; Corte cost., n. 114/2008). L'atto ha molte assonanze con il ricorso nel processo del lavoro disciplinato dall'art. 414 c.p.c., soprattutto riguardo all'accelerazione dei tempi di fissazione dell'udienza davanti al Giudice per ottenere il soddisfacimento del torto subito e con la costituzione di parte civile di cui all'art. 78 c.p.p. Costituisce, invece, una mera irregolarità e non una nullità la mancata autenticazione del difensore, che ha apposto la propria firma accanto a quella dell'assistito, della sottoscrizione del ricorso immediato apposta dalla persona offesa (Cass. V, n. 11588/2006). In tal senso si veda anche Cass. V, n. 22505/2006: “In tema di procedimento davanti al Giudice di pace, è illegittima la declaratoria di inammissibilità del ricorso immediato per carenza di sottoscrizione da parte del difensore, qualora quest'ultimo abbia apposto un'unica sottoscrizione nella duplice veste di co-ricorrente e di autenticatore, avendo la persona offesa proposto il ricorso immediato ed essendosi costituita parte civile con un unico atto comprensivo della nomina del difensore e del procuratore speciale per la costituzione di parte civile, posto che, in tal caso, deve ritenersi integrato il requisito della sottoscrizione quale richiesto dall'art. 21, d.lgs. 274/2000 avuto anche riguardo alla speciale struttura del ricorso che non attribuisce alla sottoscrizione esclusivi fini di autentica della firma dell'assistito” (Cass. V, n. 24605/2012). Nei casi previsti dagli artt. 120, commi 2 e 3 e 121 c.p. invece, il ricorso è sottoscritto, a seconda dei casi, dal genitore, dal tutore o dal curatore ovvero dal curatore speciale. Si osservano le disposizioni di cui all'art. 338 c.p.p. Come si è anticipato, la presentazione del ricorso produce gli stessi effetti della presentazione della querela: ne discende che la rinuncia al ricorso, unita all'accettazione dell'imputato, produce l'estinzione del reato, così come la remissione della querela (Cass. IV, n. 7366/2014; Cass. III, n. 36154/2011). I requisiti e, segnatamente, quelli previsti alle lettere b), c) ed e) (generalità del ricorrente, indicazione del difensore con relativa nomina e generalità della persona citata a giudizio) sono stati traslati in un certo senso dalla norma di cui all'art. 78 c.p.p. inerente la formalità della costituzione di parte civile. La presentazione dell'atto impone alla persona l'indicazione delle fonti a sostegno della richiesta e le circostanze su cui deve vertere l'eventuale esame dei testimoni e dei consulenti tecnici, nonché l'allegazione dei documenti di cui si chiede l'acquisizione, a pena di inammissibilità: la discovery è stata anticipata alla presentazione del ricorso per ragioni di semplificazione, speditezza e al fine di evitare pretese infondate e pretestuose. Ai sensi dell'art. 23, d.lgs. n. 274/2000, la costituzione di parte civile deve avvenire a pena di decadenza, con la presentazione del ricorso. Il ricorso, anche se inserito nel fascicolo per il dibattimento, è utilizzabile ai soli fini di impulso processuale, sicché è esclusa la possibilità di utilizzarne il contenuto a fini probatori (Cass. V, n. 17680/2011). La rinuncia al ricorso comporta come effetto l'estinzione del reato come la remissione della querela (Cass. IV, n. 7366/2014). Nel caso in cui il Giudice abbia ritenuto il ricorso inammissibile o manifestamente infondato, ovvero se risulta presentato per un reato che appartiene alla competenza di altro Giudice (art. 26, commi 2 e 3, d.lgs. n. 274/2000), la cancelleria del Giudice si occupa della trasmissione del fascicolo al Pubblico Ministero per l'ulteriore corso del procedimento. Qualora il Giudice di pace abbia disponga la trasmissione del ricorso immediato al Pubblico Ministero per l'ulteriore corso, la successiva richiesta di archiviazione deve sempre essere notificata, a pena di nullità del decreto di archiviazione, alla persona offesa, anche qualora essa non abbia dichiarato di volerne essere informata (Cass. V, n. 24605/2009). Una particolare attenzione va dedicata all'ipotesi in cui il Giudice dichiari la propria incompetenza per territorio: in tal caso l'ordinanza sarà notificata al ricorrente e sarà disposta la restituzione degli atti contenuti nel fascicolo di cui all'art. 4, d.m. n. 204/2001. Il ricorrente, a pena di inammissibilità del ricorso, sarà tenuto entro venti giorni dalla data della notifica, a reiterare il ricorso davanti al Giudice di pace territorialmente competente. Termine Il ricorso immediato va presentato nella cancelleria del Giudice di pace competente per territorio a cura del ricorrente nel termine di tre mesi dalla notizia del fatto che costituisce il reato (il termine corrisponde a quello previsto per la presentazione della querela ai sensi dell'art. 124 c.p.). Modalità Il ricorso va previamente comunicato alla segreteria del Pubblico Ministero mediante deposito di copia che deve essere allegata a quella da depositarsi nella cancelleria del Giudice di pace competente. Il ricorso va notificato anche alle altre persone offese di cui si conosca l'identità e indicate nell'atto, le quali, ai sensi dell'art. 28, comma 3, c.p.p. sono tenute a comparire all'udienza. La mancata comparizione comporta la rinuncia alla querela o la sua remissione, se è stata già presentata. Aspetti processuali Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione (Cass. III, n. 42427/2011) “la rinuncia del ricorrente al ricorso immediato presentato avanti il Giudice di pace ex art. 21, d.lgs. n. 274/2000 equivale alla remissione di querela derivandone, in caso di accettazione dell'imputato, l'estinzione del reato”. La mancata comparizione della persona offesa, invece, nel procedimento dinanzi al Giudice di pace equivale ad una remissione di querela solo nel caso in cui ci si trovi dinanzi ad un giudizio che è scaturito dalla presentazione di un ricorso, anche se previamente e chiaramente avvisato del fatto che l'eventuale successiva assenza possa essere interpretata come volontà di non insistere nell'istanza di punizione, non può integrare gli estremi della remissione tacita della querela, per assenza di una manifestazione inequivoca di volontà in tal senso, desumibile da tale comportamento (Cass. V, n. 12187/2016; v., Cass. S.U., n. 31668/2016); in altri termini, oltre al fatto che debba essere previamente ed espressamente avvisato che l'eventuale successiva assenza sarà interpretata come abbandono dell'istanza di punizione, quella condizione integra una remissione di querela tacita extraprocessuale, a condizione che sia verificato con certezza che la persona offesa-querelante abbia personalmente ricevuto detto avviso, che non sussistano manifestazioni di segno opposto e che non vi siano elementi dai quali potersi dubitare che si tratti di perdurante assenza dovuta a libera e consapevole scelta (Cass. V, n. 50578/2013). D'altro canto, all'infuori dell'ipotesi espressamente e specificamente disciplinata dal d.lgs. n. 274/2000, artt. 21,28 e 30, la mancata comparizione del querelante nel processo, nonostante la sollecitazione a comparire fattagli dal Giudice procedente, non configura una remissione tacita di querela, esclusa del resto quella espressa per assoluta mancanza dei relativi requisiti di legge (Cass. II, n. 8408/2015). L'ordinanza di improcedibilità conseguente alla mancata comparizione in udienza della persona offesa che ha presentato ricorso immediato al predetto Giudice è un provvedimento assimilabile a una sentenza avendo esso carattere decisorio del procedimento, suscettibile di acquisire forza di giudicato; ne consegue che contro di essa deve ritenersi ammesso il ricorso per cassazione per violazione di legge (Cass. V, n. 10156/2005). Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione (Cass. III, n. 42427/2011) “la rinuncia del ricorrente al ricorso immediato presentato avanti il Giudice di pace ai sensi dell'art. 21, d.lgs. n. 274/2000 equivale alla remissione di querela derivandone, in caso di accettazione dell'imputato, l'estinzione del reato”. Richieste del Pubblico Ministero Dopo la comunicazione del ricorso, il P.M. formula le proprie richieste entro dieci giorni dalla comunicazione del ricorso presentandole presso la cancelleria del Giudice di pace: a) se ritiene il ricorso inammissibile o manifestamente infondato, ovvero presentato dinanzi ad un Giudice di pace incompetente per territorio, il Pubblico Ministero esprime parere contrario alla citazione; b) formula l'imputazione confermando o modificando l'addebito contenuto nel ricorso nel caso di accoglimento; c) in caso di inerzia del P.M. il ricorso non produrrà alcun effetto; il Giudice restituirà l'atto all'organo d'accusa (non gli sarà consentito riportare nel ricorso l'enunciazione del fatto formulata dal privato nel ricorso, né potrà imporre una "imputazione coatta" analoga a quella fissata dall'art. 409, comma 5, c.p.p., la quale determinerebbe una variante della procedura che è incompatibile con la necessità di rispettare, in ogni caso, le forme speciali del ricorso immediato rispetto a quelle ordinarie). I provvedimenti del Giudice di pace Decorsi dieci giorni dalla comunicazione del ricorso al Pubblico Ministero, il Giudice, anche in assenza del parere del P.M., potrà valutare l'esistenza di cause di inammissibilità del ricorso o la sua manifesta infondatezza. Qualora il P.M., nel termine di cui all'art. 25, d.lgs. n. 274/2000 abbia espresso parere contrario (o sia rimasto del tutto "inerte" omettendo di presentare le proprie richieste), il Giudice di pace potrà e dovrà limitarsi a rimettere gli atti al P.M. per l'ulteriore corso (esercizio dell'azione penale o archiviazione) (Corte cost., n. 321/2008; Corte cost., n. 114/2008; Cass. S.U., n. 36717/2008 che chiarifica come il ricorso ha natura interlocutoria, attiene solo all'accesso al rito semplificato e non ha contenuto decisorio). Il Giudice non potrà dare seguito al ricorso, né imponendo all'accusa la c.d. “imputazione coatta" analoga a quella fissata dall'art. 409, comma 5, c.p.p., né formulata sulla base delle indicazioni fornite dal privato “per l'ulteriore corso") (Cass. IV, n. 47030/2008; Cass. IV, n. 33675/2004). È, invece, abnorme il provvedimento con il quale il Giudice di pace, dopo la formulazione dell'imputazione da parte del Pubblico Ministero che aveva in precedenza espresso parere contrario sul ricorso immediato presentato dalla persona offesa, dichiari inammissibile il ricorso stesso, disponendo la restituzione degli atti al Pubblico Ministero (Cass. V, n. 6420/2010). Il provvedimento del Giudice che dichiara l'inammissibilità del ricorso immediato non ha natura decisoria è ricorribile per cassazione (Cass. VI, n. 30960/2007; Cass. II, n. 2578/2005). Se il Giudice ritiene il ricorso manifestamente infondato o inammissibile trasmette gli atti al Pubblico Ministero per l'ulteriore corso del procedimento. Il decreto con cui il Giudice di pace dichiara inammissibile il ricorso della persona offesa per difetto dei requisiti processuali non è ricorribile in cassazione, trattandosi di provvedimento che non incide in via definitiva sui diritti soggettivi delle parti (Cass. IV, n. 51520/2013). Qualora il Pubblico Ministero, nel termine di cui all'art. 25, d.lgs. n. 274/2000 abbia espresso parere contrario (o sia rimasto del tutto "inerte" omettendo di presentare le proprie richieste), il Giudice di pace potrà e dovrà limitarsi a rimettere gli atti al Pubblico Ministero, il quale procederà liberamente nelle forme ordinarie (esercizio dell'azione penale o archiviazione), mentre non gli sarà consentito imporre una "imputazione coatta" analoga a quella fissata dall'art. 409, comma 5, c.p.p. (Cass. IV, n. 47030/2008; Cass. V, n. 36636/2005). Nel caso in cui, invece, il ricorso immediato sia presentato per un reato che appartiene alla competenza di altro Giudice, il Giudice di pace deve disporre con ordinanza la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero. Per l'eventualità che l'incompetenza sia territoriale si è data, dunque, una ulteriore possibilità al ricorrente di presentare nuovamente il ricorso entro 20 giorni dalla restituzione degli atti a pena di inammissibilità (art. 26, comma 4). Al di là delle ipotesi indicate, il Giudice entro venti giorni dal deposito del ricorso deve convocare le parti in udienza con decreto. Il Giudice è tenuto a rispettare un secondo termine per cui tra la data del deposito del ricorso e l'udienza non devono intercorrere più di novanta giorni. Il ricorso immediato (art. 21, d.lgs. n. 274/2000) non è compreso tra gli atti dei quali l'art. 431 c.p.p. - richiamato dall'art. 29, comma 7, d.lgs. n. 274/2000 - prevede l'inserimento nel fascicolo del dibattimento; la sua allegazione al predetto fascicolo trova, pertanto, giustificazione solo per la sua natura di atto di mero impulso processuale o, al più, per una sua assimilabilità alla querela in quanto atto pertinente alla procedibilità del reato, la cui prova costituisce il limitato fine per cui la querela è presente nel fascicolo; pertanto, il contenuto del ricorso immediato non è utilizzabile a fini probatori. Non è abnorme l'ordinanza dibattimentale con la quale il Giudice di pace, nel rito a presentazione immediata a norma dell'art. 20-bis, d.lgs. n. 274/2000, rilevando la mancanza dell'atto di citazione a giudizio immediato e della notifica all'imputato, disponga la restituzione degli atti al p.m. (Cass. n. 180/2010). Non è ammissibile il ricorso per cassazione contro il provvedimento con cui il G.d.P. - ritenuta la formulazione dell'imputazione generica e comunque non conforme ai requisiti di chiarezza e precisione di cui agli art. 429, lett. c) c.p.p. e 21 lett. f), d.lgs. n. 274/2000 - dichiari l'inammissibilità del ricorso immediato, ex art. 26, d.lgs. n. 274/2000, disponendo la restituzione degli atti al P.M., considerato che esso non ha natura decisoria, in quanto la restituzione degli atti al P.M. consente l'avvio del procedimento nelle forme ordinarie, posto che a norma dell'art. 568 c.p.p. sono ricorribili per cassazione i provvedimenti che, sebbene non qualificati come sentenza, hanno carattere decisorio e capacità di incidere in via definitiva su diritti soggettivi (Cass. S.U., n. 36717/2008; Cass. V, n. 41212/2007; Cass. IV, n. 30960/2007). Il decreto ha, d'altra parte, natura interlocutoria, inerente alla mera facoltà di accesso al rito semplificato, e non ha un contenuto decisorio e non incide in via definitiva sui diritti soggettivi delle parti (Cass. S.U. 25 settembre 2008, CED 240398). Effetti del ricorso sul potere di impugnazione La persona offesa, che abbia chiesto la citazione a giudizio dell'imputato ai sensi dell'art. 21, d.lgs. n. 274/2000 è legittimata a proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di assoluzione anche agli effetti penali, ma ai fini della sua ammissibilità l'atto di impugnazione deve contenere i medesimi requisiti formali del ricorso ex art. 21, cit., tra i quali l'indicazione e la nomina del difensore di fiducia e la sottoscrizione della persona offesa con autentica del difensore (Cass. V, n. 44363/2015; Cass. V, n. 48696/2014; Cass. V, n. 50578/2013). Ancora, avverso le sentenze di proscioglimento la parte civile può proporre impugnazione, anche agli effetti penali, a norma dell'art. 38, d.lgs. n. 274/2000 limitatamente all'ipotesi in cui la citazione a giudizio dell'imputato sia stata chiesta dalla persona offesa con ricorso immediato ai sensi dell'art. 21 dello stesso decreto. |