Richiesta di riesame del sequestro probatorio di iniziativa (art. 355)InquadramentoQuando la polizia giudiziaria procede a sequestro di iniziativa e questo sequestro è convalidato dal pubblico ministero (e solo dopo la convalida), è possibile presentare richiesta di riesame, anche nel merito, contro il suddetto provvedimento del magistrato inquirente. FormulaTRIBUNALE PENALE DI.... IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE [1].... SEZIONE RICHIESTA DI RIESAME DEL DECRETO DI CONVALIDA DEL SEQUESTRO PROBATORIO [2] * * * Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia/ufficio di.... 1....., nato a.... il....; 2....., nata a.... il....; indagato [3] nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R., per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.).... per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.).... per i reati previsti e puniti dagli artt. a).... c.p. b)...., l..... /.... c)...., d.P.R..... d)...., d.lgs..... PREMESSO che, in data....,.... (specificare l'articolazione di polizia giudiziaria che ha compiuto l'atto) ha proceduto a sequestro a carico del signor....; che il vincolo di sequestro è stato apposto sui seguenti beni mobili/immobili [4] ; che, in data...., il pubblico ministero ha convalidato il suddetto sequestro di iniziativa [5] ; che, in data...., il decreto di convalida è stato notificato al sottoscritto difensore [6] ; (OVVERO) che, in data...., si è avuta effettiva conoscenza dell'avvenuto sequestro [7] ; CHIEDE il riesame, anche nel merito, del suddetto decreto di convalida, sulla base dei seguenti motivi: (esporre le ragioni che fondano la richiesta di riesame) [8] (OVVERO) il riesame, anche nel merito, del suddetto decreto di convalida, riservando di specificarne i motivi. Si allegano i seguenti documenti. 1)....; 2)..... Luogo e data.... Firma.... [1]Sulla richiesta di riesame reale decide, in composizione collegiale, il tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l'ufficio che ha emesso il provvedimento nel termine di dieci giorni dalla ricezione degli atti. [2]Il riesame ha per oggetto il decreto di convalida emesso dal pubblico ministero e non direttamente l'atto di indagine compiuto dalla polizia giudiziaria e deve essere presentato nella cancelleria del tribunale sopra indicato. In attesa della piena entrata in vigore della disciplina dei depositi telematici, introdotta dalla riforma Cartabia, che prevede il deposito con modalità telematiche da individuare da successivi decreti, la richiesta può essere presentata in forma cartacea oppure mediante l'invio all'indirizzo di posta elettronica di detta cancelleria individuato dal direttore generale per i sistemi informativi automatizzati (ex art. 87-bis, comma 6, d.lgs. n. 150/2022). Si faccia attenzione che questa ultima disposizione, anche con riferimento alle richieste di riesame o appello di misure cautelari reali, indica erroneamente il tribunale di cui all'art. 309 comma 7 (quello del capoluogo del distretto che invece è il Giudice delle impugnazioni cautelari personali). Si ritiene che un tale errore possa essere emendato in via interpretativa. [3]Possono proporre richiesta di riesame contro il decreto di convalida del pubblico ministero, l'indagato, il suo difensore, la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione (art. 355, comma 3, c.p.p.). [4]Specificare nel dettaglio la consistenza di quanto oggetto di sequestro (con coordinate catastali in caso di immobili). [5]Qualora la convalida fosse intervenuta dopo il termine di legge, il dato dovrà avere ovviamente adeguato risalto. [6]Indicazione fondamentale per provare la tempestività del riesame, ex art. 355, comma 3, c.p.p. [7]Indicazione fondamentale per provare la tempestività del riesame, ex art. 355, comma 3, c.p.p. [8]Con la richiesta di riesame “possono” (non “devono”) essere enunciati anche i motivi (art. 324, comma 4, richiamato dall'art. 355, comma 3 c.p.p.). CommentoIl sequestro probatorio Quando, all'esito di un'attività di perquisizione ovvero indipendentemente da questa, uno specifico bene, mobile o immobile, debba essere mantenuto nella sua attuale consistenza “per l'accertamento dei fatti”, gli inquirenti procedono a sequestro. L'effetto proprio del sequestro consiste dunque nell'apposizione di un vincolo, giuridico e se del caso anche concreto, che garantisca la res necessaria a fini di prova da rischi evitabili di distruzione, dispersione, modificazione, alterazione, etc. Provvedimenti analoghi quanto al contenuto di imprescindibile coercizione reale, ma dettati da finalità del tutto diverse (sterilizzare le potenzialità criminali della cosa, evitando che si aggravino e si protraggano gli effetti negativi del reato; garantire la futura utile esperibilità di un'azione esecutiva da parte dello Stato o di terzi creditori, per il pagamento di ogni somma dovuta all'erario e di ogni obbligazione derivante dal reato) costituiscono due forme di sequestro distinte e non sovrapponibili: il sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. e il sequestro conservativo ex art. 316 c.p.p. Il sequestro funzionale ad esigenze di accertamento dei fatti è viceversa disciplinato dagli artt. 253 ss. e 354 ss. c.p.p. Il codice non utilizza una denominazione ben definita (l'art. 265 c.p.p., oggi abrogato, riportava in rubrica la generica dizione “sequestro penale”). Nella prassi, è stata adottata in maniera uniforme l'espressione “sequestro probatorio”. Al pari della perquisizione, il sequestro può consistere in un atto dell'autorità giudiziaria (cioè, durante le indagini preliminari, del pubblico ministero) o della polizia giudiziaria, delegata per la sola esecuzione ovvero titolare di un autonomo potere di iniziativa, in casi particolari e tassativamente indicati e sempre salva la necessaria convalida secondo la nota scansione di quarantotto ore più quarantotto ore (artt. 354-355 c.p.p.). Occorre però tenere presente che la necessità di procedere a sequestro può presentarsi agli operanti all'esito di una delle perquisizioni/ispezioni previste dalla legislazione speciale, connotate da una latitudine di poteri marcatamente maggiore rispetto alla norma ordinaria e fatte salve dall'art. 225 disp. att. c.p.p. (in particolare, controlli, ispezioni e perquisizioni previsti dall'art. 103, d.P.R. n. 309/1990, testo unico sugli stupefacenti; perquisizioni in materia di armi, ai sensi degli artt. 41, r.d. n. 773/1931, testo unico di pubblica sicurezza, e 4, l. n. 152/1975; perquisizioni antimafia e antiterrorismo exartt. 27, l. n. 55/1990 e 25-bis, d.l. n. 306/1992; perquisizioni di polizia tributaria di cui all'art. 33, l. n. 4/1929; perquisizioni in carcere “per motivi di sicurezza” ai sensi dell'art. 34, l. n. 354/1975, ordinamento penitenziario). Queste perquisizioni, d'altronde, rappresentano statisticamente la maggior parte degli interventi compiuti sul territorio dalle forze dell'ordine in una sfera al confine tra polizia di sicurezza e polizia giudiziaria. Il sequestro della polizia giudiziaria e convalida del pubblico ministero Gli ufficiali di polizia giudiziaria (e gli agenti, in casi particolari di necessità e di urgenza, ex art. 113 disp. att. c.p.p.) sequestrano il corpo del reato e le cose pertinenti al reato “se del caso” (ovvero quando vi è pericolo che essi si alterino, si disperdano e si modifichino, “e il pubblico ministero non possa intervenire tempestivamente ovvero non abbia ancora assunto la direzione delle indagini”). La polizia enuncia nel verbale di sequestro i motivi che ne sono a fondamento e ne consegna copia alla persona alla quale le cose sono state sequestrate (e cioè a colui che ne aveva la disponibilità, a prescindere dal fatto che rivesta la qualità di indagato). Il verbale deve essere trasmesso “senza ritardo, e comunque non oltre le quarantotto ore” al pubblico ministero del luogo dove il sequestro è stato eseguito, che potrebbe quindi non coincidere con l'autorità inquirente che procede (art. 355, comma 1, c.p.p.). D'altronde, continuano ad osservarsi, se più brevi, i termini previsti da leggi o decreti per la trasmissione del verbale di sequestro effettuato dalla polizia giudiziaria e per la successiva convalida (art. 229 disp. att. c.p.p.). Il verbale di perquisizione e quello di sequestro, pure concettualmente distinti, possono essere in concreto redatti in un medesimo atto, in continuità logica e grafica tra loro. Rientra tra i poteri del pubblico ministero la qualificazione del sequestro operato in via d'urgenza dalla polizia giudiziaria come probatorio o preventivo, indipendentemente dalla denominazione utilizzata dagli operanti e avendo riguardo solo al contenuto intrinseco e alle concrete finalità dell'atto (Cass. IV, n. 21000/2016). Notiamo come la giurisprudenza di legittimità, del tutto correttamente, qualifichi come “di iniziativa” anche il sequestro operato dalla polizia giudiziaria, quando questa abbia dato esecuzione a un decreto di perquisizione e sequestro del pubblico ministero, ma il provvedimento dell'autorità giudiziaria non indicava affatto l'oggetto del provvedimento ovvero lo indicava senza effettiva specificazione o in maniera meramente tautologica. In questo caso, sarà dunque necessaria una tempestiva convalida, dal momento che una simile indeterminatezza ha di fatto rimesso alla discrezionalità degli operanti l'individuazione del presupposto fondamentale del sequestro e cioè la qualifica dei beni come corpo del reato o cose pertinenti al reato (ciò che richiede un controllo dell'autorità giudiziaria: Cass. II, n. 5494/2016). A conforme soluzione si perviene anche nel diverso caso in cui il decreto del pubblico ministero abbia ritualmente individuato le cose da sequestrare, ma la polizia giudiziaria delegata, al momento dell'esecuzione, abbia rinvenuto altri specifici oggetti o documenti, manifestamente diversi da quelli ricompresi nel provvedimento originario, e purtuttavia connotati da rapporto di pertinenzialità con il reato per cui si procede (ovvero con altri reati ancora). Il pubblico ministero, nelle quarantotto ore successive alla ricezione dell'atto, procede all'esame del verbale e, con decreto motivato, – convalida il sequestro, in presenza dei presupposti di legge; – non convalida il sequestro, in caso contrario, e dispone la restituzione agi aventi diritto delle cose sequestrate (art. 355, comma 2, c.p.p.). La Cassazione (Cass. III, n. 36926/2020) ha precisato che il decreto del pubblico ministero di convalida del sequestro probatorio operato dalla polizia giudiziaria deve contenere un'autonoma motivazione anche in ordine agli eventuali elementi forniti dalla difesa, purché specifici e tempestivamente sottoposti all'attenzione dell'organo dell'accusa in un tempo ragionevolmente congruo rispetto al momento entro il quale la decisione deve essere assunta. Sul termine di quarantotto ore per la convalida la Suprema Corte (Cass. III, n. 2691/2019) ha puntualizzato che detto termine decorre dalla data in cui la segreteria del pubblico ministero designato per la convalida medesima certifica la ricezione della notizia di reato e dei relativi allegati, essendo invece irrilevante la data in cui sia pervenuto il fax con il medesimo contenuto presso gli uffici della segreteria (aggiungendo che tale mezzo di comunicazione non garantisce il recapito del provvedimento all'effettivo destinatario). Alla mancata tempestiva convalida (e, prima ancora, alla mancata tempestiva trasmissione del verbale) consegue la caducazione del sequestro operato di iniziativa dalla polizia giudiziaria. Il che, d'altronde, non preclude la possibilità per il pubblico ministero di disporre autonomamente, con un nuovo decreto, il sequestro probatorio dei medesimi beni. Infatti il principio del ne bis in idem comporta l'impossibilità di reiterare un provvedimento solo quando sia intervenuta pronuncia giurisdizionale, non più soggetta ad impugnazione, che abbia escluso la sussistenza delle condizioni per disporlo, e non anche nell'ipotesi di caducazione di un originario provvedimento ablativo per motivi puramente formali (Cass. II, n. 2276/2015). In caso di omessa convalida del sequestro probatorio, in considerazione dell'originario difetto dei presupposti di legge per l'apposizione del vincolo reale, l'avente diritto alla restituzione, contrariamente alla regola generale, non è tenuto al pagamento delle spese di custodia e di conservazione del bene. La disposizione contenuta nell'art. 150, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 esenta infatti il sequestrato da tali spese nella ipotesi di revoca del sequestro, di modo che, a maggior ragione, queste spese non possono essere poste a carico dello stesso nella ipotesi in cui il sequestro non abbia mai avuto, ex tunc, legittima esistenza (Cass. I, n. 48311/2014). È illegittimo il provvedimento di convalida che disponga contestualmente la distruzione di quanto in sequestro, poiché l'eliminazione della fonte probatoria è incompatibile con l'apposizione del vincolo (il cui presupposto era proprio la necessità per l'accertamento dei fatti). La distruzione di cose deperibili e il loro smaltimento a norma di legge resta sempre ovviamente possibile, ma queste operazioni non possono essere di fatto contestuali alla convalida (Cass. III, n. 40073/2010). Riesame del decreto di convalida L'indagato e il suo difensore, la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione possono proporre richiesta di riesame contro – il decreto di sequestro emesso dal pubblico ministero, anche se eseguito dalla polizia giudiziaria delegata (art. 257 c.p.p.); – il decreto del pubblico ministero di convalida del sequestro operato di iniziativa dalla polizia giudiziaria (art. 355, commi 3-4 c.p.p.). Se il sequestro di iniziativa non è stato convalidato, non può darsi luogo ad un formale riesame (che, se presentato, sarebbe inammissibile), dal momento che l'interessato può richiedere la restituzione delle cose al pubblico ministero ed esperire l'opposizione al giudice per le indagini preliminari in caso di diniego (Cass. VI, n. 39040/2013). Non sono ammessi riesame o ricorso per cassazione ex art. 568 c.p.p. neppure in caso di perquisizione con esito negativo, perché, in difetto di sequestro, il decreto del pubblico ministero non ha natura decisoria, né incide sulla libertà personale (Cass. III, n. 8999/2011). Il riesame deve essere proposto necessariamente entro dieci giorni dalla notifica del decreto, dall'esecuzione del sequestro o dalla diversa data in cui l'interessato ne abbia avuto conoscenza. In ogni caso i provvedimenti relativi ai sequestri sono assoggettati soltanto ai rimedi previsti dal codice di rito (art. 229 disp. att. c.p.p.). La richiesta di riesame non sospende l'esecuzione del provvedimento. Il tribunale del riesame reale si pronuncia dopo aver ricevuto dalla autorità procedente copia degli atti di indagine e su questi fonda la propria decisione. Il pubblico ministero non ha l'obbligo di trasmettere copia integrale del proprio fascicolo. Omettere però l'invio di una parte del materiale investigativo, così da evitarne la conoscenza in capo al ricorrente, potrebbe lasciare claudicante la piattaforma investigativa su cui il tribunale dovrà misurare la correttezza delle altrui doglianze. Quest'obbligo di discovery, almeno parziale, da un lato costringe dunque il pubblico ministero a scegliere quali carte rendere disponibili alla difesa, con il rischio di un annullamento se quanto reso ostensibile non è giudicato sufficiente dal tribunale a sorreggere l'impianto accusatorio, e dall'altro, può spingere il difensore a proporre impugnazioni al solo fine di avere accesso agli atti. Secondo Cass. S.U., n. 40847/2019, il divieto di restituzione di cui all'art. 324, comma 7, c.p.p. opera anche in caso di annullamento del decreto di sequestro probatorio; tale divieto concerne le cose soggette a confisca obbligatoria ex art. 240, comma 2, c.p. ma non anche le cose soggette a confisca obbligatoria contemplata da previsioni speciali, con l'eccezione del caso in cui tali previsioni richiamino l'art. 240, comma 2, c.p. o, comunque, si riferiscano al prezzo del reato o a cose la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisce reato. |