Richiesta dell'indagato di archiviazione per esclusione della procedibilità per la particolare tenuità del fatto (artt. 17 e 34, d.lgs. n. 274/2000)

Antonella Marandola

Inquadramento

L'indagato può richiedere al Giudice che proceda ad archiviazione delle indagini per improcedibilità quando il fatto è di particolare tenuità rispetto all'interesse tutelato, all'esiguità del danno o del pericolo che ne è derivato, nonché alla sua occasionalità e al grado della colpevolezza che non giustificano l'esercizio dell'azione penale, tenuto conto altresì del pregiudizio che l'ulteriore corso del procedimento può recargli rispetto alle sue esigenze di lavoro, di studio, di famiglia o di salute. In caso di accoglimento il Giudice dichiara l'archiviazione con decreto non doversi procedere, solo se non risulta un interesse della persona offesa alla prosecuzione del procedimento.

Formula

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI....

PROC. N..... R.G.

RICHIESTA DELL'INDAGATO DI ARCHIVIAZIONE PER IMPROCEDIBILITÀ PER PARTICOLARE TENUITÀ DEL FATTO

ART. 17, COMMA 1 E ART. 34, COMMI 1 E 2, D.LGS. N. 274/2000

Il sottoscritto Avv..... del Foro di.... con studio in.... via.... n..... difensore dell'indagato.... nel procedimento n..... R.G.r.n. Procura della Repubblica presso il Tribunale di.... (oppure indagato nel procedimento n..... R.G.r.n. Procura della Repubblica presso il Tribunale di....)

RILEVATO CHE

– (l'indagato....) oppure (il sottoscritto....) è iscritto nel registro delle notizie di reato per il reato di cui all'art.....;

– che il fatto contestato appare in concreto di particolare tenuità in quanto, rispetto all'interesse tutelato (....), l'esiguità del danno (oppure) del pericolo risulta che (specificare i motivi);

– quanto al grado della colpevolezza si evidenzia che.... (specificare i motivi);

– quanto all'occasionalità della condanna si rappresenta che.... (specificare i motivi);

non si giustifica l'esercizio dell'azione penale,

TENUTO CONTO DEL

– pregiudizio che l'ulteriore corso del procedimento potrebbe recare alle esigenze di lavoro (oppure) di studio (oppure) di famiglia (oppure) di salute della persona sottoposta alle indagini, in quanto (specificare i motivi)....;

Rilevato che non risulta, alcun interesse della persona offesa, alla prosecuzione del procedimento in quanto risulta che.... (specificare i motivi) (può essere allegata una dichiarazione extraprocessuale;

Visti gli artt. 17, comma 1 e art. 34, commi 1 e 2, d.lgs. n. 274/2000:

CHIEDE

che codesto Pubblico Ministero voglia richiedere al Giudice di Pace circondariale l'archiviazione del procedimento per la particolare tenuità del fatto.

CON OSSERVANZA

Luogo e data....

sottoscrizione (autenticata all'imputato) oppure (del difensore)....

Commento

Principi generali

Fra le cause di archiviazione, il d.lgs. n. 274/2000 annovera quella dell'improcedibilità per la particolare tenuità del fatto (art. 34). L'istituto, innovativo all'atto d'entrata in vigore del regime processuale previsto per i reati di competenza del Giudice onorario, è stato costruito come una causa di improcedibilità che può essere dichiarata già nel corso delle indagini preliminari. La norma svolge una funzione deflativa, capace di soddisfare la finalità propria della giurisdizione penale del Giudice di pace, protesa ad un diritto penale “mite” che, nel segno del principio di sussidiarietà, comporta che la sanzione penale non deve essere applicata se, in concreto, il fatto esprime un disvalore minimo, e gli scopi di prevenzione generale e speciale possono eventualmente essere perseguiti mediante sanzioni di contenuto meno afflittivo. Sotto tale punto di vista un ruolo importante è svolto dalle plurime condizioni prospettate dalla legge per la pronuncia e il ruolo assegnato alla vittima del reato: l'improcedibilità può, infatti, essere, dichiarata a condizione che non risulti un suo interesse alla prosecuzione del procedimento.

La causa opera a fronte dell'occasionalità della condotta, quando l'ulteriore corso del procedimento può pregiudicare le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute della persona sottoposta ad indagini o dell'imputato.

Valutazione delle condizioni

La causa d'archiviazione presuppone l'accertamento della responsabilità dell'indagato ed è applicabile a tutti i reati attribuiti alla cognizione del Giudice di pace: non assume rilevanza l'astratta gravità del fatto. Essa vale per i reati d'evento, ma anche di pura condotta. L'art. 34 è applicabile ad ogni tipologia di reato purché sussistano le condizioni previste dalla norma (Cass. IV, n. 43383/2007).

La causa opera a fronte di un fatto di reato capace di ledere il bene protetto con particolare tenuità, data la componente fattuale (l'esiguità del danno o del pericolo) e quella soggettiva (il grado della colpevolezza), nonché quella riguardante l'autore del fatto di reato (l'occasionalità della condotta e le esigenze lavorative, familiari, di vita dell'agente).

Deve ricorrere, dunque, l'esiguità del danno o del pericolo (in concreto e non in astratto) (Cass. IV, n. 24387/2006).

Il Giudice deve inoltre tener conto dell'intensità del dolo o grado della colpa, (vale a dire del “grado della colpevolezza”: dolo eventuale, colpa lieve, ma anche in riferimento alle situazioni “semi-scusanti”, ovvero di scarsa conoscibilità del precetto penale, o, ancora, di ridotta capacità di intendere e di volere): gli indicati elementi non sono alternativi ma concorrenti con il primo, con la conseguenza che, ove il danno o il pericolo non sia esiguo, al fine di escludere la dichiarazione di improcedibilità, devono essere valutati anche gli altri parametri di riferimento (Cass. IV, n. 45296/2005; Cass. IV, n. 36990/2003; da ultimo, ribadisce che la declaratoria di improcedibilità in esame implica la valutazione congiunta degli indici normativamente indicati cfr. Cass. V, n. 26387/2009). L'applicazione della causa rientra nell'ambito del potere discrezionale del Giudice, il cui mancato esercizio non impone al giudicante una esplicita motivazione, laddove l'applicabilità dell'istituto non sia stata invocata dall'interessato (Cass. IV, n. 44766/2007; Cass. IV, n. 14802/2006).

Ancora, deve sussistere l'“occasionalità” della condotta intesa, ora come fattore di carattere cronologico, ma principalmente come comportamento condizionato da particolari circostanze che non si verificano generalmente o normalmente. Non si deve trattare di una condotta episodica o unica, ma può valere anche quella reiterata, purché non continua o costante. È controverso che la causa d'archiviazione possa applicarsi nel caso di reato continuato, mentre opera nel caso di concorso formale. Ancora deve tenersi conto “del pregiudizio che l'ulteriore corso del procedimento può recare alle esigenze di lavoro, di studio, di famiglia o di salute della persona sottoposta ad indagini o dell'imputato”. Trattasi, in tal caso, di un elemento valutativo dal carattere integrativo e sussidiario rispetto a quelli già elencati.

Nel caso di concorso di persone nel reato deve ritenersi che la causa opera, esclusivamente nei confronti del soggetto per il quale ricorrono tutte le indicate condizioni.

Pur presentando punti di contatto con l'analogo istituto previsto all'art. 131-bis c.p., che disciplina la “Esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto”: i due istituti mantengono una loro autonomia, come ha evidenziato il Giudice delle leggi (Corte cost. n. 25/2015), l'istituto di nuovo conio configura, tuttavia, la “particolare tenuità dell'offesa” come una causa di non punibilità, invece che come una causa di non procedibilità; dall'altro, quanto ai presupposti, manca ogni riferimento al grado della colpevolezza, all'occasionalità del fatto (sostituita dalla «non abitualità del comportamento»), alla volontà della persona offesa e alle varie esigenze dell'imputato: tra i due istituti ricorre un rapporto di specialità, sicché nel procedimento innanzi al Giudice di pace trova applicazione la (sola) speciale disciplina di cui all'art. 34, d.lgs. n. 274/2000 e non si applica la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p., prevista esclusivamente per il procedimento davanti al Giudice ordinario (Cass. S.U., n. 53683/2017).

La declaratoria d'improcedibilità può essere assunta dal Giudice “solo se non risulta un interesse della persona offesa alla prosecuzione del procedimento”: solo la carenza di interesse della persona offesa consente di interrompere la prosecuzione del procedimento (Corte cost. n. 63/2007 ha affermato che, la manifestazione di volontà è necessaria non già al fine di permettere la dichiarazione della particolare tenuità del fatto, quanto di impedirla).

La persona offesa può aver già manifestato il proprio interesse nella querela (con l'obbligo di una espressa menzione), nella denuncia, in sede di assunzione di informazioni nel corso delle indagini preliminari ovvero presentando una memoria ex art. 90, comma 1, c.p.p.; diversamente il disinteresse potrebbe, essere acquisito dallo stesso difensore della persona sottoposta alle indagini nel corso delle investigazioni.

L'interesse deve emergere dagli atti: atteso che copia della richiesta di archiviazione deve essere notificata alla persona offesa che ne abbia fatto richiesta, a norma dell'art. 17, comma 2, una volta informata, la persona offesa potrà eventualmente comunicare al Giudice il proprio dissenso sulla richiesta di archiviazione; è dubbio se l'opposizione possa essere identificata quale dissenso. Se la persona offesa non ha chiesto di essere informata dell'eventuale richiesta di archiviazione, né ha reso dichiarazioni in tal senso, il Giudice, secondo la giurisprudenza può interpellare la persona offesa (Cass. IV, n. 47062/2004; Cass. I, n. 16310/2005); è, invece, illegittima, nell'assenza di una specifica interlocuzione dell'offeso nel procedimento, la sentenza con la quale il G.I.P., richiesto dell'emissione di un decreto penale di condanna, dichiari ai sensi dell'art. 129 c.p.p. l'improcedibilità dell'azione per la particolare tenuità del fatto contestato (Cass. V, n. 19364/2005; in senso conforme Cass. V, n. 10156/2005). In ogni caso, alla persona offesa non va precluso lo spazio partecipativo idoneo a consentirle l'esercizio, sia pure implicito, del diritto di opporsi alla definizione alternativa, non potendo tale volontà essere desunta dal mero dato storico della mancanza in atti di una formale opposizione (Cass. I, n. 16310/2005).

Nell'ipotesi di pluralità di persone offese, il Giudice dovrà valutare l'interesse alla prosecuzione del giudizio in relazione a tutte.

In merito si evidenzia che la persistente e ingiustificata opposizione della persona offesa consentirebbe, comunque, la operatività della causa di estinzione del reato prevista dell'art. 35, d.lgs. 274/2000 che applicabile espressamente solo in giudizio nella prassi è applicata anche quale causa d'archiviazione.

Un discorso diverso va coltivato nel caso dei reati in cui non vi sia la persona offesa.

Istanza al Pubblico Ministero

Ai sensi degli artt. 17 e 34, d.lgs. n. 274/2000 nel corso delle indagini preliminari sarà il Giudice a pronunciarsi sull'improcedibilità, previa richiesta del p.m. alla ricorrenza delle indicate condizioni qualora non risulti l'interesse della persona offesa alla prosecuzione del procedimento (v. relativa formula).

Seppur rimessa alla scelta della pubblica accusa, l'istanza potrà essere formulata dalla persona sottoposta alle indagini e dal suo difensore che nell'atto indicheranno i tratti essenziali delle menzionate condizioni e gli atti dai quali non risulti l'interesse della persona offesa al procedimento. È abnorme il decreto di archiviazione per particolare tenuità del fatto adottato nonostante la persona offesa abbia manifestato l'interesse alla prosecuzione del procedimento, pur se mediante la proposizione di un'opposizione carente dei requisiti prescritti dall'art. 410, comma 1, c.p.p. (Cass. V, n. 51905/2017).

La pronuncia d'archiviazione può comportare la riapertura delle indagini ex art. 414 c.p.p., fermo il limite dell'impossibilità di riaprire le indagini sulla base di una differente valutazione dei medesimi elementi di fatto che avevano condotto alla pronuncia del provvedimento di archiviazione ex art. 34, d.lgs. n. 274/2000.

Va ricordato, ferma restando la diversa sede di riferimento, come secondo le Sezioni Unite dopo l'esercizio dell'azione penale, la mancata comparizione in udienza della persona offesa, ritualmente citata ancorché irreperibile, non è di per sé di ostacolo alla dichiarazione di particolare tenuità del fatto posto che l'opposizione deve essere necessariamente espressa e non può essere desunta da atti o comportamenti che non abbiano il carattere di una formale ed inequivoca manifestazione di volontà in tal senso (Cass. S.U., n. 43264/2015).

In tema di procedimento dinanzi al Giudice di pace, non sussiste l'interesse del Pubblico Ministero ad impugnare la sentenza di non doversi procedere per particolare tenuità del fatto per l'omessa interlocuzione preventiva dell'imputato o della persona offesa, prevista dall'art. 34, comma 3, d.lgs. n. 274/2000, trattandosi di disposizione in rito, posta esclusivamente a tutela dell'interesse delle parti private, la cui violazione non determina una nullità assoluta (Cass. V, n. 20595/2021; Cass. I, n. 46433/2019). V., diversamente, sussiste l'interesse a ricorrere dell'imputato assolto dal Giudice di pace per particolare tenuità del fatto ai sensi dell'art. 131-bis c.p., in quanto a detta pronuncia, una volta che sia divenuta irrevocabile, l'art. 651-bis c.p.p. attribuisce efficacia di giudicato in ordine all'accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e all'affermazione che l'imputato lo ha commesso nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni o per il risarcimento del danno, dovendo tuttavia essere indicato in modo specifico nel ricorso il concreto svantaggio processuale da rimuovere e le ragioni che avrebbero dovuto portare il Giudice ad una decisione ampiamente liberatoria Cass. pen. V, n. 25786/2019).

È appellabile la sentenza del Giudice di pace che prosciolga l'imputato per la particolare tenuità del fatto, contestualmente condannandolo al risarcimento del danno in favore della parte civile, trattandosi di decisione di “natura mista” avente efficacia di giudicato nel giudizio civile, ai sensi dell'art. 651-bis c.p.p., sotto il profilo dell'affermazione di responsabilità dell'imputato, e perciò rientrante nella disciplina di cui all'art. 37, comma 1, d.lgs. n. 274/2000, anziché in quella del comma successivo. (Cass. V, n. 47630/2019; Cass. V, n. 44118/2019).

In tema di procedimento dinanzi al Giudice di pace, non sussiste l'interesse dell'imputato ad impugnare la sentenza di non doversi procedere per la particolare tenuità del fatto ex art. 34, d.lgs. n. 274/2000, pronunciata prima dell'apertura del dibattimento, al fine di far valere la prescrizione successivamente maturata, trattandosi di pronuncia inidonea ad avere efficacia di giudicato in un eventuale giudizio civile o ammnistrativo per le restituzioni o il risarcimento del danno (Cass. pen. V, n. 51094/2019).

In tema di procedimento dinanzi al Giudice di pace, è inammissibile il ricorso per cassazione avverso il decreto di archiviazione per particolare tenuità del fatto, emesso ai sensi dell'art. 34, d.lgs. n. 274/2000, senza previa notifica all'indagato, poiché questi è privo d'interesse ad impugnare ex art. 568 c.p.p. considerato che il decreto di archiviazione non comporta l'applicazione di alcuna sanzione, nemmeno accessoria e non fa stato in procedimenti civili o amministrativi, né è destinato ad essere iscritto nel casellario giudiziale (Cass. V, n. 48610/2018).

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