Richiesta di sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato conseguente a condotte riparatorie (art. 35, d.lgs. n. 274/2000)

Antonella Marandola

Inquadramento

Il Giudice di pace, sentite le parti e l'eventuale persona offesa, dichiara con sentenza estinto il reato, enunciandone la causa nel dispositivo, quando l'imputato dimostra di aver proceduto, prima dell'udienza di comparizione, alla riparazione del danno cagionato dal reato, mediante le restituzioni o il risarcimento e di aver eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato. Il Giudice di pace pronuncia sentenza di estinzione del reato, solo se ritiene le attività risarcitorie e riparatorie idonee a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e quelle di prevenzione. Il Giudice di pace può disporre la sospensione del processo, per un periodo non superiore a tre mesi, se l'imputato chiede nell'udienza di comparizione di poter provvedere agli adempimenti e dimostra di non averlo potuto fare in precedenza; in tal caso, il Giudice può imporre specifiche prescrizioni.

Con l'ordinanza di sospensione, il Giudice incarica un ufficiale di polizia giudiziaria o un operatore del servizio sociale dell'ente locale di verificare l'effettivo svolgimento delle attività risarcitorie e riparatorie, fissando una nuova udienza ad una data successiva al termine del periodo di sospensione.

Qualora accerti che le attività risarcitorie o riparatorie abbiano avuto esecuzione, il Giudice, sentite le parti e l'eventuale persona offesa, dichiara con sentenza estinto il reato enunciandone la causa nel dispositivo. Diversamente dispone la prosecuzione del procedimento.

La causa di estinzione del reato per condotte riparatorie, prevista dall'art. 162-ter c.p., non è applicabile ai reati di competenza del Giudice di pace, data la peculiarità del sistema sostanziale e processuale relativo a detti reati, che già annovera specifiche cause estintive finalizzate a promuovere la conciliazione tra le parti proprio la specifica procedura prevista dall'art. 35, d.lgs. n. 274/2000 (Cass. V, n. 47221/2019).

Formula

ALL'UFFICIO DEL GIUDICE DI PACE DI....

PROC. N..... R.G.

RICHIESTA DELL'IMPUTATO DI SENTENZA DI NON LUOGO A PROCEDERE PER ESTINZIONE DEL REATO CONSEGUENTE A CONDOTTE RIPARATORIE

Il sottoscritto (Avv....., del Foro di...., con studio in...., via...., n....., difensore di...., imputato nel procedimento n..... R.G.r.n. Procura della Repubblica presso il Tribunale di....) oppure (...., imputato nel procedimento n..... R.G.r.n. Procura della Repubblica presso il Tribunale di....);

rilevato che:

–.... è imputato del reato di cui all'art....., commesso in danno di....;

– dal fatto sopra indicato la persona offesa assume di avere ricevuto un danno patrimoniale/morale, ai sensi dell'art. 185 c.p., consistente in....;

– tale danno è stato integralmente riparato mediante la seguente condotta/attività.... (indicare la condotta riparatoria posta in essere), a seguito della quale la persona offesa si è dichiarata interamente soddisfatta, non avendo null'altro da pretendere;

(il difensore valuterà se inserire o meno una dichiarazione dell'imputato di scuse formali o una manifestazione di volontà di astenersi per il futuro da simili condotte, al fine di dimostrare l'insussistenza di “esigenze di riprovazione o prevenzione”, tenendo conto della posizione soggettiva e dei precedenti penali del proprio assistito);

visto l'art. 35, d.lgs. n. 274/2000

CHIEDE

che codesto Giudice voglia pronunciare sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato sopra indicato conseguente alle condotte riparatorie;

ALLEGA

la seguente documentazione, a dimostrazione dell'avvenuta riparazione:

1).... (quietanze);

2).... (dichiarazioni della persona offesa);

3).... (altro).

CON OSSERVANZA

Luogo e data....

sottoscrizione (del difensore)....

oppure (dell'imputato e del difensore per autentica)....

Commento

Principi generali

Tra i meccanismi di definizione alternativa del procedimento, si annovera, la causa di estinzione del reato conseguente alle condotte riparatorie o risarcitorie del danno poste in essere dall'imputato: la riparazione, in tal caso, sostituisce la pena, perché svolge le sue stesse funzioni di “riprovazione” e “prevenzione” e, venendo meno la necessità della pena, il reato si estingue. L'imputato può giovarsi della causa estintiva ponendo in essere sia la riparazione del danno cagionato mediante le restituzioni o il risarcimento sia l'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, non essendovi alternatività tra le due condotte previste dalla norma, atteso che tali esigenze, ove sussistenti, devono essere entrambe soddisfatte (Cass. S.U., n. 33864/2015). La speciale causa di estinzione del reato ex art. 35, d.lgs. n. 274/2000 può essere concessa solamente se sussistano tutti i presupposti richiesti dalla norma, che devono essere riscontrati dal Giudice in relazione alle circostanze del caso concreto e di cui deve essere dato specifico atto nella motivazione della sentenza. L'istituto persegue scopi deflativi all'interno di un sistema di giustizia animato da scopi conciliativi.

Ambito di applicazione

L'istituto introdotto dall'art. 35, d.lgs. n. 274/2000 integra una fattispecie estintiva complessa, basata su una condotta riparatoria, antecedente, di regola, l'udienza di comparizione e giudicata idonea a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e quelle di prevenzione (Corte cost. n. 206/2017).

La causa soggettiva di estinzione del reato si applica, a tutti i reati, indipendentemente dal regime di procedibilità, purché sussistano le condizioni previste dalla legge (Cass. IV, n. 20014/2008) tanto ai reati di danno, quanto ai reati di pericolo; tanto alle ipotesi di delitto tentato, sia al reato continuato.

È necessario che l'imputato risarcisca integralmente il danno ovvero elimini completamente le conseguenze dannose o pericolose. L'estinzione del reato non è affatto automatica, ma è rimessa alla valutazione del Giudice.

Condizioni

La dichiarazione di estinzione del reato presuppone la riparazione del danno: la “riparazione” del danno, quale condizione necessaria, anche se da sola non sufficiente all'operatività del meccanismo (Cass. IV, n. 15882/2013), può avvenire mediante restituzioni e/o risarcimento del danno cagionato dal reato, mediante le restituzioni vale a dire il ripristino della situazione preesistente alla commissione del reato, che si concretizza nella traditio, materiale o simbolica, della cosa mobile o immobile o il risarcimento, che si riferisce al danno civile provocato alla persona offesa in conseguenza del fatto di reato. Il risarcimento può avvenire in forma specifica “qualora sia in tutto o in parte possibile” e purché non risulti “eccessivamente oneroso per il debitore” o “per equivalente”, cioè mediante il pagamento di una somma di denaro che “copre” sia il danno patrimoniale, nella sua duplice componente di danno emergente e lucro cessante, sia il danno non patrimoniale, che comprende il danno morale e il danno biologico. Anche il risarcimento deve essere effettivo, per cui non è sufficiente una semplice promessa, e volontario: in ogni caso il Giudice non è tenuto ad accertare i motivi della condotta riparatoria, dovendo solo verificare l'integralità del risarcimento. Occorre, altresì, l'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, vale a dire del danno criminale. L'eliminazione deve essere tendenzialmente integrale, volontaria ed effettiva e può provenire dal terzo. La prova dei due elementi è a carico dell'imputato.

Ai fini della declaratoria di estinzione del reato per l'intervenuta riparazione del danno, non è necessario che l'imputato abbia provveduto alla refusione delle spese eventualmente sostenute dalla persona offesa (Cass. V, n. 21012/2013; Cass. IV, n. 15619/2011).

Va tenuto conto del fatto che la valutazione della ricorrenza delle condizioni legali va effettuata caso per caso, in relazione al tipo di reato, tenendo conto delle circostanze del singolo caso concreto (Cass. V, n. 29831/2015): così, nel caso dei reati con vittima, vale a dire con soggetto passivo determinato, le due condotte sono richieste cumulativamente solo se il fatto di reato, oltre ai danni civili, ha provocato anche delle conseguenze dannose o pericolose eliminabili; diversamente, se il reato non ha causato alcuna conseguenza, per giovarsi della causa estintiva l'imputato dovrà porre in essere (solamente) le condotte riparatorie (risarcimento e/o restituzioni). In altri termini nei reati che esauriscono tutta la loro carica di disvalore nel procurare un danno alla persona offesa senza che residuino margini di offensività (c.d. danno criminale), il risarcimento del danno costituisce condotta sufficiente al fine di ottenere la declaratoria di estinzione del reato ai sensi dell'art. 35, comma 1, d.lgs. n. 274/2000, salvo il concorrere di specifiche circostanze che impongano la verifica suddetta. Una di queste può essere rappresentata dalla costituzione di parte civile della persona offesa già risarcita dalla compagnia di assicurazione dell'imputato, la quale chieda ulteriore ristoro nel processo penale o dalla instaurazione di un procedimento civile per il risarcimento del proprio danno da parte dell'imputato (Cass. IV, n. 47051/2012); nel caso di reati senza vittima, l'imputato dovrà (limitarsi ad) eliminare le conseguenze dannose o pericolose del reato. In altri termini, la riparazione del danno e l'eliminazione delle conseguenze del reato sono cumulativamente richieste solo quando ciò sia possibile, essendo invece sufficiente la soddisfazione dell'una o dell'altra ove non sussista l'oggettiva esigenza di soddisfarle entrambe, vuoi perché il reato non ha prodotto alcun danno ma solo conseguenze pericolose o, viceversa, perché ha cagionato solo un danno, senza ulteriori conseguenze. Ancora, la Cassazione esclude che il meccanismo sia applicabile nei confronti dei reati di pericolo per i quali le condotte riparatorie appaiano oggettivamente incompatibili, nel senso che non costituiscono un actus contrarius rispetto alla condotta incriminata, né sono in grado di realizzare qualche forma di compensazione nei confronti della persona offesa (Cass. IV, n. 10486/2008; Cass. IV, n. 36366/2005). Muovendo da tali presupposti, si è escluso che, rispetto alla contravvenzione di guida sotto l'influenza dell'alcool, potessero valere, ai fini e per gli effetti del meccanismo estintivo suddetto, l'avvenuta sottoposizione dell'imputato ad un trattamento socio-riabilitativo di disintossicazione (Cass. IV, n. 34343/2004) il versamento di una somma in favore dell'Associazione alcolisti anonimi (Cass. IV, n. 36366/2005) o del fondo vittime della strada (Cass. IV, n. 39563/2007).

Quanto al risarcimento, se da un lato si ritiene che debba essere integrale, non si esclude, per motivi di prevenzione speciale, la validità del risarcimento parziale, qualora si constati l'impossibilità del soggetto di ottemperare altrimenti: “laddove l'integralità della riparazione non è soggettivamente possibile, è sufficiente la riparazione parziale o, come nei casi di assoluta indigenza, l'essersi adoperati per risarcire o eliminare le conseguenze dannose o pericolose del reato”.

In caso di concorso di colpa il Giudice deve effettuare le valutazioni del caso di specie e determinare la durata ed entità delle lesioni patite dalla persona offesa, essendo elementi essenziali per la statuizione relativa all'applicazione nei confronti dell'imputato della causa di non punibilità prevista dall'art. 35, d.lgs. n. 274/2000 (Cass. IV, n. 1506/2013).

Se al Giudice spetta accertare la prova della concreta persecuzione del risultato riparatorio, in assenza del quale la decisione è illegittima, (Cass. V, n. 14988/2012), egli può, invece, ritenere integrate le condizioni legali ogniqualvolta l'imputato abbia avanzato un'offerta reale (Cass. V, n. 12736/2009; v., tuttavia, Cass. V, n. 36448/2008: ha ritenuto l'idoneità dell'offerta reale a costituire la condotta riparatoria normativamente prevista quale causa estintiva del reato, tenuto conto dell'entità del fatto, del pericolo di reiterazione del reato, della personalità dell'imputato, del comportamento susseguente alla commissione del fatto criminoso, della finalità pacificatoria della condotta e degli interessi in gioco, pur in presenza di un rifiuto dell'offerta da parte della persona offesa, non per sua soggettiva incongruità, ma solo per la sua volontà di vedere comunque perseguito l'imputato) o, comunque, un'offerta non formale (Cass. V, n. 40818/2005) o compiuta soltanto verbalmente (Cass. V, n. 36448/2008).

La valutazione giudiziale prescinde dal positivo apprezzamento della persona offesa (Cass. IV, n. 835616/2008; Cass. IV, n. 36516/2008; Cass. V, n. 31070/2008): il suo rifiuto non preclude la dichiarazione di estinzione del reato. Invero, la condotta riparatoria posta in essere dall'imputato estingue il reato se il Giudice, anche in difetto del positivo apprezzamento della persona offesa, la ritenga pienamente satisfattiva (Cass. IV, n. 36516/2008; Cass IV, n. 1831/2009 secondo cui il Giudice può ritenere, anche implicitamente, che l'offerta riparatoria sia di per sé idonea anche a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e quelle di prevenzione, quando la natura del reato non richieda ulteriori apprezzamenti). È perciò legittima la declaratoria ex art. 35 qualora, pur nel dichiarato dissenso della persona offesa per l'inadeguatezza della somma di denaro posta a sua disposizione dall'imputato, il Giudice esprima una motivata valutazione di congruità della medesima somma (Cass. V, n. 31070/2008; analogamente Cass. V, n. 22323/2006, secondo cui l'operatività della causa di estinzione in esame è subordinata all'audizione della persona offesa dal reato e non al suo consenso).

Un discorso diverso va fatto nel caso della ricorrenza di una transazione tra l'imputato e la persona offesa: nonostante la vittima possa ritenersi soddisfatta il Giudice non può dichiarare l'estinzione, posto che è chiamato a valutare l'idoneità delle condotte riparatoria “a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e quelle di prevenzione”.

Appare, in parte, superata la questione riguardante la possibilità che il risarcimento integrale possa essere effettuato dal terzo. Al riguardo la Corte costituzionale (Corte cost. n. 138/1998) in merito dell'attenuante del risarcimento del danno nel dichiarare infondata la questione di illegittimità costituzionale, sollevata in riferimento all'art. 3 Cost., dell'art. 62, n. 6, c.p. nell'interpretazione assunta dalla Cassazione (Cass. S.U., 23 novembre 1988) ha affermato che l'interpretazione dell'art. 62, n. 6, c.p. conforme ai precetti costituzionali “è nel senso che l'attenuante del risarcimento del danno in essa prevista sia operante anche quando l'intervento risarcitorio, comunque riferibile all'imputato, sia compiuto, prima del giudizio, dall'ente assicuratore”. Ne discende che deve ritenersi ingiustificato il diniego alla concessione dell'estinzione quando il risarcimento venga effettuato dalla compagnia con la quale l'imputato si era assicurato, purché sia ritenuto idoneo dal Giudice a soddisfare le esigenze di riprovazione e quelle di prevenzione (Cass. IV, n. 37968/2012; Cass. IV, n. 19150/2012) e il risarcimento venga effettuato entro il termine previsto dall'art. 35; Cass. IV, n. 12856/2010), posto, peraltro, che la stipula di polizza assicurativa è atto rimesso alla volontà del contraente, che è tenuto a versare i relativi premi (Cass. IV, n. 41043/2008; Cass. IV, n. 15248/2008).

Dunque, può ritenersi valido anche il risarcimento effettuato dai soggetti civilisticamente tenuti all'obbligazione risarcitoria a norma dell'art. 185 c.p.(artt. 2047-2049, 2051-2054 c.c.), e quindi, dal responsabile civile, a condizione che il Giudice lo ritenga idoneo a soddisfare le esigenze di riprovazione e quelle di prevenzione (Cass. IV, n. 34888/2017) e l'imputato lo abbia “fatto proprio”.

L'estinzione del reato non opera, invece, se l'imputato abbia rifiutato la remissione di querela conseguita al risarcimento effettuato dalla compagnia assicuratrice, dichiarando di voler affrontare il merito del giudizio (Cass. IV, n. 20014/2008); del pari non assume rilevanza il risarcimento effettuato da soggetti diversi da quelli identificabili ai sensi dell'art. 185 c.p., quali parenti o amici dell'imputato, ovvero l'eventuale compagnia assicuratrice della persona offesa.

Non consente l'estinzione neppure il risarcimento corrisposto dalla compagnia assicuratrice del terzo proprietario del veicolo estraneo al processo, essendo ad esso estranea l'attivazione dell'imputato per l'eliminazione delle conseguenze dell'illecito attraverso interventi concreti atti ad assicurare alla persona offesa il ristoro del pregiudizio subito e a soddisfare le esigenze di riprovazione e di prevenzione connesse al fatto tipico (Cass. IV, n. 38957/2014). In ogni caso, va tenuto presente che, pur in presenza del risarcimento proveniente dall'ente assicuratore o dal responsabile civile, prima di dichiarare l'estinzione del reato ex art. 35, d.lgs. n. 274/2000, il Giudice dovrà comunque valutare le esigenze di prevenzione generale e speciale, per evitare che, specie in quei settori in cui l'assicurazione è obbligatoria (si pensi ancora alla circolazione stradale), si giunga ad una sostanziale abrogazione della sanzione penale.

Al Giudice spetta esprimere una motivata valutazione (Cass. V, n. 31070/2008) circa l'assoluta esaustività della condotta riparatoria (Cass. n. 45355/2008; Cass. IV, n. 41043/2008; Cass. IV, n. 38004/2008). È necessario che il Giudice ritenga che tali attività riparatorie risultino in concreto idonee a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e quelle di prevenzione, in modo da assicurare comunque una valenza retributiva e di prevenzione speciale all'intervento giurisdizionale dinanzi a condotte di particolare gravità e pericolosità (Cass. V, n. 12736/2009; Cass. V, n. 47030/2008; Cass. IV, n. 27439/2008; Cass. V, n. 5581/2007; Cass. V, n. 14070/2005).

Peraltro, l'istituto può concorrere con la remissione della querela, nel qual caso è quest'ultima a prevalere o con il beneficio dell'oblazione, semplice (art. 162 c.p.) o speciale (art. 162-bis c.p.) (v. OBLAZIONE).

Interlocuzione della persona offesa

Ai fini della declaratoria non si pretende necessariamente il consenso della persona offesa: è sufficiente che il Giudice esprima una motivata valutazione di congruità della stessa con riferimento alla soddisfazione tanto delle esigenze compensative quanto di quelle retributive e preventive (v. Cass. S.U., n. 33864/2015). La formula estintiva, pertanto, impone al Giudice la previa ragionata verifica in ordine alla integralità del risarcimento del danno, patrimoniale e non, nei confronti di tutti i soggetti che ne abbiano diritto, così che restino eliminati il danno e le conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato. In questa prospettiva, può e deve tenersi conto anche del concorso di colpa della vittima, che emerga dagli elementi probatori legittimante utilizzabili, e tale concorso, ove sussistente e motivatamente quantificato, deve incidere proporzionalmente su tutte le voci di danno e nei confronti di tutti i danneggiati (Cass. IV, n. 20542/2016). Nel correlare l'estinzione del reato alla valutazione di congruità del Giudice, il meccanismo presuppone che siano state sentite le parti ma non che sia stato acquisito il consenso della persona offesa (Cass. IV, n. 10673/2010); ne deriva che è legittima la declaratoria di estinzione del reato per intervenuta riparazione del danno qualora, pur nel dichiarato dissenso della persona offesa per l'inadeguatezza della somma di denaro posta a sua disposizione dall'imputato quale risarcimento, il Giudice esprima una motivata valutazione di congruità della stessa con riferimento alla soddisfazione tanto delle esigenze compensative quanto di quelle retributive e preventive (Cass. S.U., n. 33864/2015).

Termine

La richiesta va presentata entro e non oltre l'udienza di comparizione. Il termine ha natura perentoria, con la conseguenza che, in caso di inosservanza, l'imputato decade dall'accesso al trattamento di favore, potendo tale limite essere superato solo dal provvedimento con cui il Giudice dispone la sospensione del processo per consentire all'imputato, che ne abbia fatto richiesta, di porre in essere le condotte riparatorie (Cass. IV, n. 18410/2018; Cass. IV, n. 50020/2017; Cass. IV, n. 27073/2016; Cass. IV, n. 18410/2018; Cass. IV, n. 36280/2016; Cass. V, n. 31656/2015; Cass. IV, n. 15882/2013). L'unica eccezione è, infatti, ammessa nel caso in cui l'imputato chieda di provvedere proprio nell'udienza di comparizione dimostrando di essere stato nell'impossibilità di adempiere anteriormente, tanto per ragioni processuali (si pensi alla mancata tempestiva conoscenza della contestazione), quanto per ragioni tecniche (come la complessità degli adempimenti), sia per motivi personali (momentanea difficoltà economica o malattia, ecc.). In altri termini, l'imputato deve dimostrare che il mancato adempimento non è ricollegabile a una sua inerzia colpevole.

Nonostante il tenore normativo non si nega, tuttavia, che la richiesta possa essere formulata già nel corso delle indagini, originando una causa di archiviazione o nella fase predibattimentale, purché p.m. e imputato non si oppongano.

Modalità

La forma della richiesta è libera. Essa può essere formulata in maniera orale o scritta, ma dovendo manifestare le condizioni sulle quali la causa di estinzione riposa è chiaro che è quest'ultima la forma da privilegiare.

In tema di procedimento dinanzi al Giudice di pace, ai fini della declaratoria di estinzione del reato per intervenuta riparazione del danno, è necessario che le condotte riparatorie e risarcitorie in favore della persona offesa dal reato siano poste in essere direttamente o indirettamente dall'imputato, nel termine perentorio dell'udienza di comparizione, e valutate dal Giudice idonee a soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e di prevenzione (Cass. pen. IV, n. 48651/2022).

Contenuto

La richiesta dovrà riportare tutte condizioni sulle quali la causa di estinzione riposa: avvenuta riparazione del danno cagionato dal reato, eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato e avvenuta interlocuzione e soddisfacimento del danno cagionato alla persona offesa. È impegno dell'imputato corredare l'istanza della prova di aver risarcito il danno causato (App. Torino n. 107/2017).

Accoglimento o valutazione negativa: conseguenze

Una volta formulata l'istanza al Giudice è precluso compiere un'attività istruttoria volta ad accertare l'esistenza del reato in tutte le sue componenti: si prevede che il Giudice “senta” le parti ed eventualmente la persona offesa, al fine di valutare la congruità dell'offesa (Cass. V, n. 32791/2016), l'integralità del risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale nei confronti di tutti i soggetti che ne abbiano diritto, così che restino eliminati il danno e le conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato (Cass. IV, n. 20542/2016).

Quando la domanda è formulata nel corso del dibattimento, in caso di accoglimento l'ordinanza che dispone la sospensione del processo, per un periodo non superiore a tre mesi, conterrà delle specifiche prescrizioni, incaricherà un ufficiale di P.G. ovvero un “operatore di servizio sociale dell'ente locale” di “verificare l'effettivo svolgimento delle attività risarcitorie e riparatorie”. La stessa ordinanza fisserà la data della nuova udienza ad una data successiva al termine del periodo di sospensione. Alla conclusione del delineato periodo potrà essere dichiarata l'estinzione del reato, che non comporta alcuna condanna dell'imputato al pagamento delle spese processuali, nemmeno se vi è stata contestuale remissione di querela, (Cass. IV, n. 9472/2012).

Qualora il Giudice non ritenga esaustive le attività compiute disporrà la prosecuzione del processo nelle forme ordinarie, salvo che l'imputato chieda un ulteriore termine per l'adempimento: l'ulteriore differimento sarà concesso quando l'imputato dimostrerà di essere impossibilitato ad adempiere nel termine richiesto (si pensi, ad esempio, all'ipotesi di una malattia o di sopravvenute difficoltà economiche, ecc.).

Inappellabilità della sentenza

La sentenza che dichiara l'estinzione del reato per intervenuta riparazione del danno non è appellabile ma solo ricorribile per cassazione (Cass. IV, n. 15619/2011; Cass. IV, n. 41578/2010; Cass. V, n. 27392/2008; Cass. V, n. 16494/2006).

Interesse al ricorso

In tema di procedimento dinanzi al Giudice di pace, non sussiste l'interesse del Pubblico Ministero a ricorrere avverso la sentenza dichiarativa di estinzione del reato ex art. 35, d.lgs. n. 274/2000, in caso di omessa interlocuzione con la parte civile, non essendo la parte pubblica titolare di tale facoltà processuale (Cass. I, n. 6747/2022).

Diversamente, sussiste l'interesse dell'imputato a ricorrere, avverso la sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato a seguito di prescrizione, al fine del riconoscimento della causa estintiva di cui all'art. 35, d.lgs. n. 274/2000, più favorevole per l'imputato in caso di costituzione di parte civile (Cass. III, n. 34955/2020).

Non sussiste l'interesse per la parte civile a impugnare, anche ai soli fini civili, la sentenza emessa ai sensi dell'art. 35, d.lgs. n. 274/2000 a seguito di condotte riparatorie, in quanto tale pronuncia, limitandosi ad accertare la congruità del risarcimento offerto ai soli fini dell'estinzione del reato, non riveste autorità di giudicato nel giudizio civile per le restituzioni o per il risarcimento del danno e non produce, pertanto, alcun effetto pregiudizievole nei confronti della parte civile (Cass. IV, n. 26590/2016). La parte civile, qualora non ritenga esaustivo il risarcimento offerto, potrà adire comunque il Giudice civile rispetto alla cui decisione, alla luce dei principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità, la pronuncia penale non avrà alcuna incidenza, in quanto la congruità del risarcimento, operata allo stato degli atti ai soli fini dell'estinzione del reato, lascia comunque impregiudicata la possibilità di un nuovo e completo accertamento circa l'esistenza e l'entità del danno in favore della persona offesa (Cass. S.U., n. 33864/2015).

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