Atto d'appello dell'imputato (art. 37, d.lgs. n. 274/2000)InquadramentoL'imputato può proporre appello contro le sentenze di condanna che applicano una pena diversa da quella pecuniaria e contro le sentenze che applicano la pena pecuniaria sole se impugna il capo relativo alla condanna, anche generica, al risarcimento del danno. FormulaAL TRIBUNALE DI.... (INDICARE L'AUTORITÀ GIUDIZIARIA) PROC. N..... R.G. ATTO DI APPELLO DELL'IMPUTATO Il sottoscritto Avv....., del Foro di...., con studio in...., via...., n....., difensore di...., come da nomina in atti, dichiara di interporre appello avverso la sentenza n..... pronunciata dal Giudice di Pace di.... in data...., con la quale il proprio assistito, imputato del reato di cui all'art....., veniva condannato alla pena di...., per i seguenti....; OPPURE (Il sottoscritto...., imputato nel procedimento n..... R.G.r.n. Procura della Repubblica presso il Tribunale di...., del reato di cui all'art....., dichiara di interporre appello avverso la sentenza n..... pronunciata dal Giudice di pace di.... in data...., con la quale veniva condannato alla pena di...., per i seguenti) MOTIVI (segue, a pena di inammissibilità, l'esposizione specifica: a) dei capi o dei punti della decisione ai quali si riferisce l'impugnazione; b) delle prove delle quali si deduce l'inesistenza, l'omessa assunzione o l'omessa o erronea valutazione; c) delle richieste, anche istruttorie; d) dei motivi, con l'indicazione delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. L'appello è inammissibile per mancanza di specificità dei motivi quando, per ogni richiesta, non sono enunciati in forma puntuale ed esplicita i rilievi critici in relazione alle ragioni di fatto o di diritto espresse nel provvedimento impugnato); Per quanto suesposto CHIEDE che codesto Tribunale, in riforma dell'impugnata sentenza, voglia assolvere l'imputato dal reato ascrittogli perché.... (il fatto non sussiste/non ha commesso il fatto/il fatto non costituisce reato etc.). In subordine, (formulare una o più richieste subordinate, relative alla concessione di attenuanti negate in primo grado, alla determinazione e commisurazione della pena, ecc.). CON OSSERVANZA Luogo e data.... sottoscrizione (del difensore).... [1][2][3] oppure (dell'imputato autenticata dal difensore).... [1]Si applica l'art. 571, commi 1 e 3 c.p.p., che legittima a proporre impugnazione disgiuntamente l'imputato personalmente, il suo procuratore speciale o il difensore al momento del deposito del provvedimento o quello nominato a tal fine. [2]Con l'atto d'impugnazione delle parti private e dei difensori è depositata, a pena d'inammissibilità, la dichiarazione o elezione di domicilio, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio. [3]Nel caso di imputato rispetto al quale si è proceduto in assenza, con l'atto d'impugnazione del difensore è depositato, a pena d'inammissibilità, specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o l'elezione di domicilio dell'imputato, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio. CommentoPrincipi generali La disciplina prevista dal d.lgs. n. 274/2000 stabilisce fra le decisioni emesse dal Giudice di pace e appellabili dall'imputato il d.lgs. n. 274/2000 limita l'impugnazione alle sole sentenze che applicano la pena diversa da quella pecuniaria; l'appellabilità è esclusa per le decisioni che applicano la sola pena pecuniaria, nonché l'inappellabilità delle sentenze di non luogo a procedere o di proscioglimento con le quali sia stato dichiarato che il fatto non sussiste o che l'imputato non lo ha commesso, posto che in tal caso manca, peraltro, l'interesse all'appello. È ricorribile per cassazione la sentenza con la quale il Giudice di pace, nell'udienza di comparizione, dichiara estinto il reato ai sensi dell'art. 35, d.lgs. n. 274/2000. Legittimazione oggettiva L'appello è proponibile contro le sentenze di condanna alla permanenza domiciliare o al lavoro di pubblica utilità. La sentenza di condanna emessa del Giudice di pace in relazione al reato di ingresso e soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato con applicazione della misura dell'espulsione a titolo di sanzione sostitutiva della pena pecuniaria è appellabile e non ricorribile per cassazione (Cass. I, n. 49871/2015; Cass. I, n. 52/2010). Sono inappellabili (ma ricorribili per cassazione) le decisioni di condanna alla sola pena pecuniaria. La stessa condanna è appellabile nel caso in cui venga impugnato il capo della sentenza di condanna (anche generica) al risarcimento del danno, sempreché l'appellante non si limiti a contestare la specie o entità della pena, ma censuri l'affermazione della penale responsabilità (sulla legittimità della scelta v. Corte cost. n. 32/2010; Corte cost. n. 426/2008; Cass. sez. fer., n. 32324/2011; Cass. II, n. 10344/2010). La finalità perseguita dal d.lgs. n. 274/2000 è quella di differenziare l'ambito di appellabilità delle sentenze del G.d.P. rispetto a quanto avviene nel rito ordinario, per certi versi restringendolo, per altro verso ampliandolo, ed individuando il criterio identificativo del tipo di impugnazione in caso di pena pecuniaria (multa od ammenda) nell'essere o meno la condanna accompagnata da statuizioni civili: non a caso il procedimento penale innanzi al G.d.P. si caratterizza per l'inserimento di elementi misti che evocano più il rito civile che quello penale. La garanzia del secondo grado di merito non è, dunque, concesso per le pronunce che rechino condanna alla sola pena pecuniaria. La previsione si colloca, in tal caso, in linea con quanto prevede l'art. 593 c.p.p., come riformato dal d.lgs. n. 11/2018 sul versante generale. L'appello è, invece, ammesso per quelle in cui sia statuita un ulteriore condanna (sia pure relativa all'azione civile). Sotto tale aspetto la Cassazione ha ritenuto manifestamente infondata, in riferimento agli artt. 3,24 e 111 Cost., la questione di legittimità costituzionale della norma in esame nella parte in cui non consente l'appello avverso le sentenze di condanna del Giudice di pace, anche in mancanza di una pronuncia in ordine al risarcimento del danno, considerato che tale previsione – statuendo l'inappellabilità delle sentenze concernenti fatti di modesta rilevanza, per i quali sia irrogata la sola pena pecuniaria – risponde ad una scelta legislativa del tutto legittima. In particolare, l'art. 37, n. 274/2000, non viola l'art. 3 Cost., sotto il profilo della disparità di trattamento tra l'imputato nel giudizio in cui vi sia costituzione di parte civile e l'imputato nel giudizio in cui tale costituzione non vi sia, trattandosi di situazioni diverse che il legislatore può regolare in modo diverso (Cass. V, 15 febbraio 2008). Di recente, viene dichiarato ammissibile l'appello proposto dall'imputato, avverso la sentenza del Giudice di pace di condanna alla multa, ancorché non specificamente rivolto al capo relativo alla condanna alla refusione delle spese processuali in favore della parte civile, qualora con esso non venga contestata esclusivamente la specie o l'entità della pena (Cass. V, n. 7455/2013; Cass. V, n. 41136/2001). È, invece, ammissibile l'appello proposto dall'imputato avverso la sentenza del Giudice di pace di condanna alla pena pecuniaria, ancorché non sia stato impugnato il capo relativo alla condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, in quanto l'art. 37, d.lgs. n. 274/2000 deve essere coordinato con la disposizione di cui all'art. 574, comma 4, c.p.p., per la quale l'impugnazione proposta avverso i punti della sentenza riguardanti la responsabilità dell'imputato estende i suoi effetti agli altri punti che dipendano dai primi, fra i quali sono ricompresi quelli concernenti il risarcimento del danno, che ha il necessario presupposto nell'affermazione della responsabilità penale (Cass. I, n. 9897/2018; Cass. V, 18 febbraio 2009). È indirizzo consolidato della Cassazione quello per cui, ai sensi dell'art. 574, comma 4, c.p.p., l'impugnazione dell'imputato contro la pronuncia di condanna penale o di assoluzione estende i suoi effetti alla pronuncia di condanna alle restituzioni, al risarcimento dei danni e alla rifusione delle spese processuali, se questa pronuncia dipende dal capo o dal punto impugnato, va proposto appello (e non come ricorso per cassazione) contro le statuizioni civili e la decisione con la quale sia stata inflitta condanna alla sola pena pecuniaria, in – anche indipendentemente da una specifica impugnazione delle statuizioni civili conseguenti alla pronuncia di condanna (v., fra le molte, Cass. V, n. 42779/2016; Cass. II, n. 20190/2017; Cass. V, n. 17784/2017; Cass. V, n. 42779/2016; Cass. I, n. 31619/2016; Cass. V, n. 51123/2015). Invero, è ammissibile l'appello proposto dall'imputato avverso la sentenza del Giudice di pace di condanna a pena pecuniaria, ancorché non specificamente rivolto al capo relativo alla condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, in quanto il d.lgs. n. 274/2000, art. 37, deve essere coordinato con la disposizione di cui all'art. 574 c.p.p., comma 4, secondo cui l'impugnazione proposta avverso i punti della sentenza riguardanti la responsabilità dell'imputato estende i suoi effetti agli altri punti che dipendono dai primi, fra i quali rientra quello concernente il risarcimento del danno, che trova il suo necessario presupposto nell'affermazione della responsabilità penale; nel caso di trasmissione alla Corte di Cassazione dell'appello dell'imputato avverso la sentenza del Giudice di pace di condanna a pena pecuniaria, ancorché non specificamente rivolto al capo relativo alla condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile, devono trasmettersi gli atti al Giudice d'appello (il Tribunale) per il giudizio di impugnazione di merito (Cass. V, n. 5727/2021). Sono inappellabili le sentenze di non luogo a procedere e di proscioglimento, a prescindere dalla formula, e quella che statuisce l'improcedibilità ex art. 34, comma 3, c.p.p. Legittimazione soggettiva L'appello può essere presentato dall'imputato o dal suo difensore (v., Cass. V, n. 249/2012) (v. Formula “Atto di appello”). Termini L'appello va presentato secondo i termini previsti all'art. 585 c.p.p. (v. Formula “Atto di appello”). Luogo di presentazione La domanda va presentata in via telematica (v. Formula “Atto di appello”). Peculiarità della domanda A dispetto del modello ordinario, nel gravame o in sede d'appello, l'imputato può chiedere sia l'applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 34, d.lgs. n. 274/2000), sia l'estinzione del reato ai sensi dell'art. 35, d.lgs. n. 274/2000, prospettando l'ingiustizia del rigetto della richiesta precedentemente formulata di estinzione del reato conseguente ad una condotta riparatoria. La richiesta di estinzione per intervenuta condotta riparatoria (art. 35, d.lgs. n. 274/2000) non può essere proposta la prima volta in sede d'appello, né è possibile richiedere la pronuncia per irrilevanza del fatto (art. 34). Sotto il primo profilo, infatti, le condizioni per il riconoscimento dell'intervenuta attività riparatoria si collocano prima dell'udienza di comparizione o nell'udienza di comparizione (art. 35, commi 1 e 3, d.lgs. n. 274/2000); sotto il secondo aspetto, l'attività di mediazione si colloca nell'udienza di comparizione (art. 29, comma 4, d.lgs. n. 274/2000); quanto alla pronuncia per irrilevanza del fatto, dopo l'esercizio dell'azione penale, al Giudice non spetta sul punto alcun potere d'ufficio, risultando condizionata al fatto che l'imputato e la persona offesa non s'oppongano (art. 34, comma 3, d.lgs. n. 274/2000). Non poche incertezze si prospettano in relazione ai gravami delle decisioni in ordine alle quali l'imputato abbia chiesto l'applicazione dell'art. 33 con riferimento alla esecuzione continuativa della permanenza domiciliare ovvero alla condanna al lavoro di pubblica utilità. Fra le altre questioni: la domanda di pena, non formulata in prima istanza, potrà essere proposta per la prima volta in appello? Ottenuta l'applicazione della pena nelle modalità desiderate permarrà l'interesse al gravame? Competenza La competenza a decidere spetta al tribunale (in composizione monocratica) del circondario in cui ha sede il Giudice di pace che ha pronunciato la sentenza impugnata. Fra le norme eccezionali rivolte all'organo decidente si segnala l'art. 603, comma 4, c.p.p. a mente del quale, qualora l'imputato contumace in primo grado dimostri di non essere potuto comparire per caso fortuito o forza maggiore o per non avere avuto incolpevole conoscenza del decreto di citazione per il giudizio di primo grado, ovvero qualora la citazione per il giudizio di prima istanza sia stata notificata al difensore exartt. 159,161, comma 4, e 149 c.p.p. e l'imputato non si sia sottratto volontariamente alla conoscenza degli atti processuali, il Giudice d'appello può rinnovare l'istruzione dibattimentale, che la configura ipotesi integra una ipotesi di annullamento da parte del Tribunale della sentenza con conseguente restituzione degli atti al Giudice di pace. |