Richiesta di copie di documenti sequestrati (art. 258)

Alessandro Leopizzi
Riccardo Lottini

Inquadramento

Il legittimo detentore di un documento oggetto di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria, se il documento non gli viene restituito, può richiederne una copia autentica a titolo gratuito.

Formula

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... OVVERO

AL TRIBUNALE PENALE DI.... IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA (DOTT.....) IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE

UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

RICHIESTA DI COPIE DI DOCUMENTI SEQUESTRATI

* * *

Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia/ufficio di....

1....., nato a.... il....;

2....., nata a.... il....;

indagato [1] nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R.,

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.)....

per i reati previsti e puniti dagli artt.

a).... c.p.

b)...., l..... /....

c)...., d.P.R.....

d)...., d.lgs.....

PREMESSO

che, in data...., è stato eseguito da (specificare l'articolazione di polizia giudiziaria che ha compiuto l'atto, di iniziativa o su delega del pubblico ministero) sequestro probatorio a carico del signor.... ed avente ad oggetto (anche) i seguenti documenti in formato cartaceo/digitale: (specificare i documenti sottoposti a sequestro);

CHIEDE

che sia rilasciata copia integrale [2] della documentazione oggetto del sequestro eseguito da.... con verbale in data...., chiuso alle ore.... [3].

Si allegano i seguenti documenti [4].

1)....;

2).....

Luogo e data....

Firma....

[1]Possono proporre richiesta di copia coloro che detenevano legittimamente i documenti sequestrati (art. 258 c.p.p.).

[2]L'istanza può avere ad oggetto anche la copia di alcuni soltanto dei documenti sequestrati, da indicare specificamente.

[3]La richiesta di copia può essere subordinata al mancato accoglimento di un'istanza di restituzione di quanto in sequestro.

[4]Se si chiede il rilascio di copia digitale, può essere utile allegare all'istanza (o riservarsi di depositare in cancelleria o in segreteria) un supporto informatico adeguatamente capiente in cui riversare i dati oggetto di copia.

Commento

Documento cartaceo e documento digitale

Tenuto conto della mole di registrazioni, annotazioni, scritture che scaturisce da ogni attività, sia pure minimamente complessa, nel mondo contemporaneo, ne consegue, intuitivamente, che la ricostruzione di una vicenda storica da parte dell'autorità giudiziaria non possa prescindere, durante le indagini preliminari e la successiva eventuale fase del giudizio, dall'acquisizione (soprattutto mediante sequestro probatorio) di una cospicua mole di documenti.

Quando il sequestro ha per oggetto documenti, ciascun foglio deve essere numerato e sottoscritto dall'autorità procedente. Se ciò non è possibile, essi sono rinchiusi in pacchi sigillati, numerati e timbrati.

Rammentiamo come il procedimento penale distingua nettamente tra “atti” (quelli formati, nell'ambito di un procedimento penale e per fini istituzionali, da parti e soggetti del medesimo procedimento) e “documenti” (tutti gli altri atti pubblici, scritture private, copie meccaniche, rappresentazioni di qualsivoglia categoria, che sono formati al di fuori del procedimento, ma non necessariamente prima del suo inizio).

Requisito tipico di un documento è la forma scritta, pur potendosi prescindere dal tipo di materiale su cui è apposto il tratto grafico. L'evoluzione tecnologica ha però da tempo riconosciuto piena cittadinanza al documento digitale (già l'art. 3, l. n. 547/1993 aveva introdotto l'art. 491-bis c.p. che estende la penale rilevanza dei delitti di falso anche ai documenti informatici pubblici e privati).

Il documento digitale è oggi definito dall'art. 1, lett. p), d.lgs. n. 82/2005 (Codice dell'amministrazione digitale), come “la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti”.

Il mutamento delle consuete modalità di documentazione e di comunicazione ha stravolto anche primogeniture definitorie apparentemente inespugnabili: la lett. p-bis) del medesimo art. 1, in maniera del tutto condivisibile, non trova definizione più adeguata per il documento tradizionale, cartaceo o comunque non digitale (detto “analogico”), che quella di “rappresentazione non informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti”.

La tutela della genuinità e veridicità della documentazione ricomprende così oggi, e non poteva non farlo, anche email, documenti redatti con programmi di videoscrittura, fogli di calcolo, etc. ovvero in breve ogni dato ed informazione, provvisto della natura lato sensu probatoria sopra accennata, contenuto su un supporto adeguato (hard disk, cd, dvd, memoria flash, etc.). Anche gli atti che, ai sensi dell'art. 1350 c.c., richiedono la forma scritta ad substantiam, possono avere la forma di documento informatico, purché siano sottoscritti con firma elettronica qualificata o con firma digitale (art. 21, comma 2-bis, d.lgs. n. 82/2005, codice dell'amministrazione digitale).

Giova sottolineare come, mentre il documento cartaceo (o “analogico”, a mente della nuova terminologia) deve necessariamente avere forma scritta e quindi in definitiva consistere in una sequenza alfanumerica, il documento digitale possa assumere, accanto al testo, le forme più disparate: registrazione audio o comunque evento sonoro, immagini e filmati, animazioni ed esiti di computer-grafica.

Il documento digitale non sottoscritto o sottoscritto con firma digitale invalida (a seguito di sospensione, revoca o scadenza del certificato) ha il valore probatorio delle riproduzioni meccaniche ex art. 712 c.c., mentre in presenza di valida firma digitale gli si riconosce l'efficacia probatoria della scrittura privata nei termini di cui all'art. 2702 c.c. (piena prova, fino a querela di falso, della provenienza del documento dal titolare della firma digitale – art. 21, comma 2, Codice dell'amministrazione digitale).

Rammentiamo che il documento digitale non si identifica con il supporto che lo contiene: mentre il documento cartaceo originale incorpora nella medesima chartula sia il contenuto documentale che l'atto che lo riproduce, nel documento digitale questo rapporto è assai più evanescente, attesa la riproducibilità all'infinito dell'informazione contenuta nella sequenza binaria. Ciò ha ovvie conseguenze sulla nozione di originale o copia del documento digitale: il documento digitale è per sua natura immateriale e la memorizzazione, sullo stesso dispositivo o su dispositivi diversi, della medesima sequenza di valori binari del documento originario non è una copia, ma un duplicato, cioè un altro originale.

Copie dei documenti sequestrati

L'autorità giudiziaria, ai sensi dell'art. 258 c.p.p., può fare estrarre copia degli atti e dei documenti

sequestrati, restituendo gli originali.

La tradizionale giurisprudenza affermava che, una volta restituita la cosa sequestrata, la richiesta di riesame sarebbe divenuta inammissibile per sopravvenuta mancanza di interesse, indipendentemente dalla eventuale estrazione di copia dei documenti sequestrati prima della restituzione (Cass. S.U., n. 18253/2008; Cass. VI, n. 29846/2012). Gli orientamenti più recenti, ritengono al contrario che, anche in caso di restituzione di documenti acquisiti coercitivamente, permane l'interesse a richiedere il controllo giurisdizionale sulla legittimità del sequestro al competente tribunale del riesame (Cass. III, n. 38148/2015). Per quel che riguarda in particolare il documento digitale, connotato dalla immaterialità, è stato di recente ulteriormente sottolineato come, nonostante il computer o il diverso supporto informatico sottoposto a sequestro sia stato restituito all'avente diritto, permanga il diritto a proporre riesame e se del caso successivamente ricorso per cassazione, quando la restituzione sia stata preceduta dall'estrazione di copia dei dati contenuti nelle memorie digitali e sia dedotto un interesse concreto e attuale alla esclusiva disponibilità dei dati suddetti (Cass. S.U., n. 40963/2017. Cfr. anche la nota a sentenza Rivello, L'interesse alla richiesta di riesame del provvedimento di sequestro probatorio del materiale informatico in Cass. pen., 2018, 1, 131 ss.).

Quando il sequestro dei documenti è invece mantenuto, il giudice può autorizzare la cancelleria (ovvero, nel caso in cui stia procedendo la magistratura inquirente, il pubblico ministero può autorizzare la propria segreteria) a rilasciare gratuitamente copia autentica a coloro che li detenevano legittimamente.

In questo modo, sono fatte salve dagli effetti del vincolo imposto in sede penale le necessità probatorie ricollegate al contenuto del documento per il suo legittimo detentore (il quale, incidentalmente, può essere persona fisica o giuridica del tutto estranea alle indagini eppure destinatario del provvedimento ablatorio).

In ogni caso la persona o l'ufficio presso cui fu eseguito il sequestro ha diritto di avere copia del verbale dell'avvenuto sequestro.

I pubblici ufficiali possono rilasciare copie, estratti o certificati dei documenti loro restituiti dall'autorità giudiziaria in originale o in copia, ma devono fare menzione in tali copie, estratti o certificati del sequestro esistente.

Se il documento sequestrato fa parte di un volume o di un registro da cui non possa essere separato e l'autorità giudiziaria non ritiene di farne estrarre copia, l'intero volume o registro rimane in deposito giudiziario. Il pubblico ufficiale addetto, con l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria, rilascia agli interessati che li richiedono copie, estratti o certificati delle parti del volume o del registro non soggette al sequestro, facendo menzione del sequestro parziale nelle copie, negli estratti e nei certificati.

Esecuzione delle copie

Il codice regola l'attività di copia: “L'autorità giudiziaria fa estrarre copia dei documenti e fa eseguire fotografie o altre riproduzioni delle cose sequestrate che possono alterarsi o che sono di difficile custodia, le unisce agli atti e fa custodire in cancelleria o segreteria gli originali dei documenti, disponendo, quanto alle cose, in conformità dell'art. 259. Quando si tratta di dati, di informazioni o di programmi informatici, la copia deve essere realizzata su adeguati supporti, mediante procedura che assicuri la conformità della copia all'originale e la sua immodificabilità; in tali casi, la custodia degli originali può essere disposta anche in luoghi diversi dalla cancelleria o dalla segreteria” (art. 260, comma 2 c.p.p.). Non si precisa, però, se l'estrazione di copia debba intendersi come obbligatoria, né se l'originale possa essere restituito al possessore (piuttosto che custodito aliunde) e neppure se l'operazione debba sottostare a specifiche garanzie procedimentali.

Una prudente prassi ormai adottata da moltissimi uffici inquirenti prevede che l'estrazione di copia dei dati contenuti in un sistema informatico/telematico in sequestro sia oggetto di un accertamento irripetibile ai sensi e nelle forme di cui all'art. 360 c.p.p. Talora, pur senza esplicitarne il nomen iuris, le parti comunque ricevono i medesimi avvisi e godono delle medesime garanzie previste da quest'ultima disposizione.

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