Istanza di trasferimento di persona condannata (D.Q. 2008/909/GAI)

Chiara Maria Paolucci

Inquadramento

La decisione quadro 2008/909/GAI ha introdotto un meccanismo di mutuo riconoscimento volto a facilitare l'esecuzione della condanna a pena detentiva o altra pena privativa della libertà personale in altri Stati membri dell'Unione europea rispetto alla disciplina dettata dalla Convenzione di Strasburgo del 1983.

Formula

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

DI ... [1]

Istanza di esecuzione all'estero della pena

o di misura di sicurezza ai sensi della D.Q. 2008/909/GAI

e del d.lgs. n. 161/2010

Il/la sottoscritto/a ..., nato/a a ... il ..., ...,

PREMESSO

Che in data ... il Tribunale di (o altra autorità giudiziaria) emetteva sentenza di condanna nei confronti del sottoscritto alla pena di ... ;

Che la predetta sentenza è divenuta irrevocabile in data ... ;

Che il sottoscritto è cittadino ... (indicare lo Stato di cittadinanza) ove vive e che l'esecuzione della pena o della misura di sicurezza in detto Stato Membro dell'Unione Europea ne consentirebbe un più effettivo reinserimento sociale;

oppure

Che, seppure il sottoscritto non sia cittadino del ... (indicare lo Stato membro in cui si richiede l'esecuzione), l'espiazione della pena in detto Stato ne consentirebbe un più effettivo reinserimento sociale, in considerazione di ... (specificare i legami familiari/sociali/lavorativi o altri motivi per i quali si richiede l'esecuzione della pena in uno S.M. che non sia lo Stato di cittadinanza ove il condannato vive);

Che il sottoscritto non è sottoposto ad altro procedimento penale, non sta scontando un'altra sentenza di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza;

che la pena residua da espiare non è inferiore a sei mesi.

Per tutto quanto sinora esposto, ritenendosi sussistenti i presupposti previsti per l'applicabilità della decisione quadro 2008/909/GAI e del d.lgs. n. 161/2010,

CHIEDE

Alla S.V. la trasmissione della sentenza, unitamente al certificato allegato alla D.Q. ed al d.lgs. sopra indicati alle competenti autorità del ..., al fine di consentire l'esecuzione della condanna nel predetto Stato.

Vorrà la S.V. richiedere il previo consenso dello Stato di esecuzione (nella sola ipotesi in cui si tratti di richiesta di esecuzione della pena in uno Stato Membro diverso da quello di cittadinanza del condannato).

Luogo e data ...

Firma ...

(È autentica) ...

(Firma) ...

1. La competenza è del Pubblico Ministero presso il Giudice indicato all'art. 665 c.p.p. (per quanto attiene alla esecuzione delle pene detentive) ovvero del Pubblico Ministero individuato ai sensi dell'art. 658 c.p.p. (per quanto attiene alla esecuzione di misure di sicurezza personali detentive).

Commento

Il riconoscimento delle sentenze nell'ambito dell'Unione Europea

Uno degli obiettivi principali in tema di cooperazione nell'ambito dell'Unione Europea è il mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, ai sensi dell'art. 82 TFUE, secondo cui “la cooperazione giudiziaria in materia penale nell'Unione è fondata sul principio del riconoscimento reciproco delle sentenze e delle decisioni giudiziarie e include il ravvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri nei settori di cui al § 2 e all'art. 83”.

La prima realizzazione concreta di tale obiettivo si è avuta con la decisione quadro in materia di mandato di arresto.

Negli ultimi anni sono state adottate diverse decisioni quadro di rilevante importanza nel cammino per il mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie nell'ambito dell'Unione Europea, indicato quale principio fondante della cooperazione giudiziaria nell'Unione tanto in materia civile quanto in materia penale sin dal Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999.

Il 27 novembre 2008 il Consiglio ha approvato la decisione quadro 2008/909/GAI relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro esecuzione nell'Unione Europea.

Tale decisione quadro mira ad introdurre norme che facilitino l'esecuzione della condanna a pena detentiva o a misure privative della libertà personale rispetto a quelle della Convenzione di Strasburgo, della quale tutti gli Stati membri sono parte, perseguendo l'obiettivo primario del reinserimento sociale del condannato (9° considerando).

Quindi l'atto sovranazionale in esame si propone di contemperare due esigenze: da un lato quella dello Stato che ha pronunciato la sentenza di condanna alla sua effettiva esecuzione e dall'altro quella del condannato ad una concreta risocializzazione.

Tale strumento sostituisce, nel rapporto tra gli Stati membri dell'Unione europea che vi abbiano dato attuazione, la Convenzione di Strasburgo del 1983, e ne costituisce un sostanziale sviluppo, atteso che introduce un meccanismo dotato di maggiore vincolatività e che in diversi casi prescinde dal consenso del condannato (direzione in cui, come abbiamo visto, si muovono anche il protocollo CETS 167 e CETS 222 Coe).

L'area di applicabilità della decisione quadro è limitata alle condanne a pena detentiva o a misure privative della libertà personale. Tuttavia “il fatto che, oltre alla pena, sia stata irrogata una sanzione pecuniaria e/o emessa una decisione di confisca, non ancora pagata, riscossa o eseguita, non osta alla trasmissione della sentenza. Il riconoscimento e l'esecuzione di dette sanzioni pecuniarie e decisioni di confisca in un altro Stato membro sono disciplinati dagli strumenti applicabili tra gli Stati membri, in particolare la decisione quadro 2005/214/Gai del Consiglio, del 24 febbraio 2005, relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie e la decisione quadro 2006/783/GAI relativa all'applicazione del reciproco riconoscimento alle decisioni di confisca” (art. 3, § 3 D.Q.).

Rispetto alla Convenzione di Strasburgo viene ampliato il novero degli Stati che possono essere richiesti dell'esecuzione della condanna o della misura coercitiva.

Ed invero l'esecuzione può essere richiesta, previo consenso dell'interessato (che tuttavia non è sempre necessario, come vedremo in prosieguo), ed a condizione che questi si trovi nello Stato di emissione o di esecuzione, a:

1) lo Stato membro di cittadinanza della persona condannata in cui quest'ultima vive; o

2) lo Stato membro di cittadinanza che, pur non essendo quello in cui la persona condannata vive, è lo Stato membro verso il quale sarà espulsa, una volta dispensata dall'esecuzione della pena, a motivo di un ordine di espulsione o di allontanamento inserito nella sentenza o in una decisione giudiziaria o amministrativa o in qualsiasi altro provvedimento preso in seguito alla sentenza; o

3) qualsiasi Stato membro diverso da quello di cui alle lett. a) o b) la cui autorità competente dia il consenso alla trasmissione della sentenza e del certificato a tale Stato membro.

Perché possa procedersi in tal senso è comunque necessario che l'autorità emittente abbia la certezza che l'esecuzione della pena da parte dello Stato di esecuzione abbia lo scopo di favorire il reinserimento sociale della persona condannata; a tal fine procede alle opportune consultazioni con lo Stato richiesto.

La richiesta di esecuzione in altro Stato membro può essere formulata non solo dallo Stato di emissione, ma anche su istanza dello Stato di esecuzione, in entrambi i casi anche su richiesta della persona interessata.

La decisione quadro contiene un elenco di reati in ordine ai quali lo Stato membro di esecuzione non può opporre la mancanza della c.d. doppia incriminabilità e per i quali, quindi, nella sussistenza delle ulteriori condizioni previste, vi è un obbligo di esecuzione (si tratta dei reati elencati nell'art. 7 della D.Q.).

Per tutte le altre ipotesi di reato sarà quindi applicabile il principio della doppia incriminabilità.

La decisione quadro, all'art. 9, prevede inoltre una serie di ipotesi di rifiuto da parte dello Stato di esecuzione: il certificato che accompagna la sentenza è incompleto o non corrisponde alla sentenza; i criteri di trasmissione della sentenza e del certificato non sono soddisfatti; l'esecuzione della pena sarebbe in contrasto con il principio del bis in idem; la sentenza si riferisce a fatti che non costituirebbero reato ai sensi della legislazione dello Stato di esecuzione (fatta eccezione per le ipotesi prima menzionate); la pena è prescritta ai sensi della legislazione dello Stato di esecuzione; la legislazione dello stato di esecuzione prevede un'immunità che rende impossibile l'esecuzione della pena; in base alla legislazione dello Stato di esecuzione la persona condannata non può considerarsi penalmente responsabile dei fatti in relazione ai quali è stata emessa la sentenza a causa della sua età; alla data di ricezione della sentenza da parte dello Stato di esecuzione la durata della pena ancora da scontare è inferiore a sei mesi; se la condanna è stata emessa in absentia, a meno che il certificato non specifichi che la persona è stata citata personalmente o è stata informata, tramite un rappresentante competente ai sensi della legislazione nazionale dello Stato di emissione, della data e del luogo del procedimento sfociato nella sentenza pronunciata in contumacia, oppure che la persona ha dichiarato ad un'autorità competente di non opporsi al procedimento; se, prima del riconoscimento della sentenza da parte dello Stato di esecuzione, quest'ultimo richiede, e lo Stato di emissione rifiuta il consenso a che la persona interessata sia perseguita, condannata o altrimenti privata della libertà personale nello Stato di esecuzione per un reato commesso anteriormente al suo trasferimento e diverso da quello che ha dato luogo al trasferimento; la pena irrogata comprende una misura di trattamento medico o psichiatrico o altra misura privativa della libertà personale che non può essere eseguita dallo Stato di esecuzione; i reati sono stati commessi sul territorio dello Stato di esecuzione.

Come accennato in precedenza, per il trasferimento a fini esecutivi è necessario il consenso dell'interessato, fatta eccezione per le ipotesi previste dall'art. 6 e precisamente quando lo Stato di esecuzione sia:

– lo Stato di cittadinanza nel quale il condannato vive;

– lo Stato verso il quale la persona condannata sarà espulsa, una volta dispensata dall'esecuzione della pena, per un ordine di espulsione o di allontanamento inserito nella sentenza;

– lo Stato verso il quale la persona condannata è fuggita o è altrimenti ritornata a causa del procedimento penale pendente nei suoi confronti nello Stato di emissione o a seguito della condanna emessa in tale Stato.

Nel caso si opti per l'esecuzione, a seguito del riconoscimento, le competenti autorità dello Stato richiesto provvedono ad adottare immediatamente tutti i provvedimenti necessari all'esecuzione della pena. Se la durata della stessa è incompatibile con la legislazione dello Stato di esecuzione, l'autorità competente di quest'ultimo può decidere di adattare la pena soltanto se detta pena è superiore alla pena massima prevista per i reati simili nella sua legislazione nazionale.

In tal caso la pena adattata dovrà essere pari al massimo della pena edittale.

In ogni caso la pena risultante dall'adattamento non può mai essere più grave della pena imposta nello Stato di emissione, sia come durata che come natura.

A seguito del riconoscimento è attribuita competenza esclusiva allo Stato di esecuzione in ordine alle relative modalità; spetta alle autorità competenti dello Stato di esecuzione anche l'applicazione della fungibilità, della liberazione anticipata o condizionale.

È tuttavia previsto che a seguito dell'informazione in merito alle disposizioni applicabili in materia di liberazione anticipata o condizionale lo Stato di emissione può accettare l'applicazione di dette disposizioni o ritirare il certificato (art. 17, § 3).

L'art. 21 prevede l'operatività del principio di specialità, nonché diverse ipotesi di “purgazione” della stessa: quando, pur avendone avuta la possibilità, la persona non ha lasciato il territorio dello Stato di esecuzione nei 45 giorni successivi alla scarcerazione definitiva oppure vi ha fatto ritorno dopo averlo lasciato; il reato non è punibile con una pena detentiva o una misura di sicurezza privativa della libertà personale; il procedimento penale non dà luogo all'applicazione di una misura restrittiva della libertà personale; qualora la persona condannata sia passibile di una sanzione o misura che non implichi la privazione della libertà personale, in particolare una sanzione pecuniaria o una misura sostitutiva della medesima, anche se la sanzione o misura sostitutiva può restringere la sua libertà personale; qualora la persona condannata abbia acconsentito al trasferimento; qualora, dopo essere stata trasferita, la persona condannata abbia espressamente rinunciato a beneficiare della regola della specialità riguardo a specifici reati anteriori al suo trasferimento. Tale rinuncia è raccolta dalle competenti autorità giudiziarie dello Stato di esecuzione e verbalizzata in conformità del diritto interno di quest'ultimo. Essa è redatta in modo che risulti che l'interessato l'ha espressa volontariamente e con piena consapevolezza delle conseguenze. A tale fine la persona ha diritto all'assistenza legale; per i casi diversi da quelli menzionati alle lettere da a) a f), qualora lo Stato di emissione dia il suo consenso in conformità del paragrafo 3 della decisione quadro.

Il trasferimento del condannato, salvo impedimenti derivanti da circostanze impreviste, deve avvenire nel termine di trenta giorni (art. 15).

Per approfondimenti, si veda anche il Manuale sul trasferimento delle persone condannate e le pene detentive nell'Unione europea (2019/C 403/02).

Attuazione della D.Q. nell'ordinamento italiano

La decisione quadro 2008/909/GAI è stata attuata nell'ordinamento interno con d.lgs. n. 161/2010 “Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2008/909/GAI relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro esecuzione nell'Unione europea”, in vigore dal 16 ottobre 2010.

Secondo le definizioni contenute nell'art. 2 del decreto, per «sentenza di condanna» si intende “una decisione definitiva emessa da un organo giurisdizionale di uno Stato membro dell'Unione europea con la quale vengono applicate, anche congiuntamente, una pena o una misura di sicurezza nei confronti di una persona fisica”, per «pena» qualsiasi pena detentiva di durata limitata o illimitata irrogata con una sentenza di condanna, a causa di un reato e a seguito di un procedimento penale e per «misura di sicurezza» qualsiasi misura di sicurezza personale detentiva di durata limitata o illimitata applicata con una sentenza di condanna, a causa di un reato e a seguito di un procedimento penale.

La procedura in esame è sostanzialmente alternativa a quella del mandato di arresto esecutivo nei confronti di un cittadino di altro Stato membro dell'Unione europea, ma deve essere favorita in quanto volta ad un'effettiva risocializzazione del condannato, salvo che vi siano ragioni particolari che rendano opportuna o necessaria l'esecuzione della pena nel territorio italiano.

Segue . La procedura c.d. attiva

La competenza per la procedura attiva e quindi per la trasmissione all'estero è attribuita (art. 4 d.lgs.) al Pubblico Ministero presso il Giudice indicato all'art. 665 del c.p.p. (per quanto attiene alla esecuzione delle pene detentive) ovvero del Pubblico Ministero individuato ai sensi dell'art. 658 del c.p.p. (per quanto attiene alla esecuzione di misure di sicurezza personali detentive).

La trasmissione all'estero è disposta all'atto dell'emissione dell'ordine di esecuzione di cui agli artt. 656 c.p.p. o 659 c.p.p. (e quindi ove non ricorrano cause di sospensione dell'esecuzione) ovvero, quando l'ordine è già stato eseguito, in un qualsiasi momento successivo, purché la pena residua o la misura di sicurezza da scontare non sia inferiore a sei mesi, nel caso ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni:

a. l'esecuzione della pena o della misura di sicurezza all'estero ha lo scopo di favorire il reinserimento sociale della persona condannata;

b. il reato per il quale è stata emessa la sentenza di condanna è punito con una pena della durata massima non inferiore a tre anni;

c. la persona condannata si trova nel territorio dello Stato o in quello dello Stato di esecuzione;

d. la persona condannata non è sottoposta ad altro procedimento penale o non sta scontando un'altra sentenza di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza, salvo diverso parere dell'autorità giudiziaria competente per il procedimento penale in corso o per l'esecuzione.

L'autorità giudiziaria competente procede alla trasmissione all'estero di ufficio o su richiesta della persona condannata o dello Stato di esecuzione.

Se la persona condannata si trova nel territorio dello Stato l'autorità giudiziaria procede alla trasmissione all'estero solo dopo averla sentita.

Il provvedimento è trasmesso, unitamente alla sentenza di condanna e al certificato debitamente compilato, direttamente all'autorità competente dello Stato di esecuzione, con qualsiasi mezzo che lasci una traccia scritta.

Se è necessaria la traduzione e l'autorità procedente non vi abbia provveduto, la trasmissione potrà avvenire tramite Autorità centrale (Ministero della giustizia).

Il trasferimento della persona condannata che si trova nel territorio dello Stato, anche se detenuta, è eseguita nello Stato di esecuzione entro trenta giorni dalla data in cui la decisione definitiva di detto Stato sul riconoscimento della sentenza di condanna è comunicata al Ministero della giustizia, che provvede a informarne l'autorità giudiziaria che ha disposto la trasmissione e il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia del Ministero dell'interno. Il Ministero della giustizia e l'autorità competente dello Stato di esecuzione possono concordare il trasferimento in un termine più breve, ovvero una proroga, nei casi in cui il trasferimento nel termine prima indicato risulti impossibile per circostanze impreviste.

Al fine di assicurare l'effettiva esecuzione della sentenza, nei casi in cui la persona condannata si trovi nello Stato di esecuzione, può chiederne l'arresto provvisorio o l'adozione nei suoi confronti di ogni altro provvedimento idoneo ad assicurare la permanenza nel territorio di quello Stato, in attesa del riconoscimento (attraverso la compilazione del riquadro e) del certificato: art. 8).

Segue. Procedura c.d. passiva

La competenza a decidere sul riconoscimento e sull'esecuzione è attribuita, dall'art. 9, alla Corte di appello nel cui distretto la persona condannata ha la residenza, la dimora o il domicilio nel momento in cui il provvedimento è trasmesso all'autorità giudiziaria ovvero, ove non sia possibile determinare la competenza secondo i predetti criteri, la Corte di appello di Roma.

Quando la richiesta di trasmissione dall'estero ha per oggetto una sentenza di condanna che deve essere eseguita in Italia nei riguardi di più persone e non è possibile determinare la competenza secondo i predetti criteri, è competente la Corte di appello del distretto in cui hanno la residenza, la dimora o il domicilio il maggior numero delle persone ovvero, se anche in tale modo non è possibile determinare la competenza, la Corte di appello di Roma.

In caso di arresto della persona condannata, la competenza appartiene alla Corte di appello del distretto in cui è avvenuto l'arresto.

La Corte di appello procede al riconoscimento ove sussistano le condizioni espressamente previste dall'art. 10 del d.lgs. (condizioni per il riconoscimento) (tra le quali è espressamente indicata la doppia incriminazione, eccetto quanto indicato nell'art. 11 - Deroghe alla doppia punibilità) e purché non ricorrano le ipotesi di rifiuto contemplate dall'art. 13 (Motivi di rifiuto del riconoscimento).

Come precisato dalla Cass. VI, n. 13169/2022 "in tema di reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie degli Stati membri, ai fini della loro esecuzione nell'Unione europea ai sensi del d.lgs. n. 161/2010 (di recepimento della decisione quadro 2008/909/GAI del 27 aprile 2008), l'Autorità di esecuzione non può sottoporre la decisione da riconoscere ad un controllo di merito, ovvero contestarla nella sua affidabilità, trattandosi di un sindacato che, in via generale, le è precluso dall'art. 696-quinquies c.p.p. e che, di converso, è onere dell'interessato attivare dinanzi alle competenti autorità dello Stato di emissione”.

Come per la procedura attiva, è contemplata la possibilità di procedere all'arresto o all'applicazione di misure (rispettivamente artt. 15 e 14 del d.lgs.).

Quanto agli effetti, è previsto che a seguito della sentenza di riconoscimento la pena è eseguita secondo la legge italiana e si applicano altresì le disposizioni in materia di amnistia, indulto e grazia (art. 16).

All'esecuzione provvede d'ufficio il procuratore generale presso la Corte di appello che ha deliberato il riconoscimento. Tale Corte è equiparata, a ogni effetto, al Giudice che ha pronunciato sentenza di condanna in un procedimento penale ordinario.

Nella determinazione della pena residua da espiare dovrà tenersi conto di quella già sofferta nello Stato di emissione, e del comportamento ivi tenuto, anche al fine del riconoscimento del beneficio della liberazione anticipata.

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