Istanza di esecuzione all'estero di misura cautelare non custodiale (D.Q. 2009/829/GAI)InquadramentoLo strumento introdotto con la D.Q. 2009/829/GAI mira ad evitare che si adottino misure custodiali in carcere nei confronti di cittadini o residenti di altri Stati Membri a causa della mancanza di legami territoriali con lo Stato in cui si svolge il procedimento, consentendo l'esecuzione di misure non custodiali nello Stato di residenza legale e abituale. FormulaALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... [1] ISTANZA DI ESECUZIONE ALL'ESTERO DI MISURA CAUTELARE NON CUSTODIALE AI SENSI DEL D.LGS. N. 36/2016 E D.Q. 2009/829/GAI Il sottoscritto...., nato a.... il....,...., indagato/imputato nell'ambito del procedimento penale n....., in relazione ai reati.... PREMESSO CHE In data.... il Giudice.... emetteva nei suoi confronti ordinanza impositiva della misura non custodiale del.... (Indicare la specifica misura applicata) RILEVATO CHE Il sottoscritto – ha residenza legale e abituale in altro Stato Membro, e precisamente in.... (oppure) – che per motivi familiari/lavorativi/sanitari intende stabilirsi in altro Stato membro dell'Unione e precisamente.... (specificare dettagliatamente i motivi, di qualsiasi natura, posti a fondamento di tale richiesta, al fine di consentirne la compiuta valutazione da parte dello Stato di esecuzione, affinché presti il proprio consenso) RITENUTI sussistenti, per quanto premesso, i presupposti per l'esecuzione nello Stato sopra indicato della misura non custodiale disposta nei suoi confronti, ai sensi del d.lgs. n. 36/2016 e della D.Q.2009/829/GAI CHIEDE Trasmettersi la decisione applicativa della misura cautelare, unitamente al certificato di cui all'allegato I del d.lgs. n. 36/2016 alle competenti Autorità del.... (indicare lo Stato di esecuzione), al fine di consentire l'esecuzione della misura in detto Stato. Chiede altresì volersi previamente acquisire il consenso da parte dello Stato di esecuzione (da inserirsi nelle sole ipotesi in cui non si tratti dello Stato di residenza legale e abituale dell'istante). Luogo e data.... Firma.... (autentica) (Firma....) [1]L'autorità giudiziaria competente è, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo, il pubblico ministero presso il giudice che ha emesso la decisione sulle misure cautelari. CommentoIntroduzione Il 23 ottobre 2009 il Consiglio ha adottato la decisione quadro 2009/829/GAI, sull'applicazione tra gli Stati membri dell'Unione Europea del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. Le misure in essa previste mirano a rafforzare il diritto alla libertà e la presunzione di innocenza nell'Unione europea nel suo complesso e ad assicurare la cooperazione tra gli Stati membri allorché una persona sia soggetta a obblighi o a misure cautelari durante un procedimento giudiziario, ed altresì ad evitare un'eventuale disparità di trattamento tra soggetti residenti e non residenti nello Stato in cui si svolge il processo. Ed invero, come evidenziato nel V considerando della decisione quadro, la persona non residente nello Stato del processo corre il rischio di essere posta in custodia cautelare in attesa di giudizio, laddove un residente non lo sarebbe. È stata infatti constatata una oggettiva propensione delle autorità degli Stati membri ad applicare la custodia cautelare in carcere soprattutto nei confronti di soggetti non cittadini, in quanto nella mancanza di effettivi legami con il territorio dello Stato si ravvisa la sussistenza di esigenze cautelari quali il pericolo di fuga o il pericolo di inquinamento probatorio. Gli obiettivi della decisione quadro sono quindi essenzialmente quelli di assicurare la comparizione dell'interessato in giudizio (a tal fine è previsto che lo Stato membro di esecuzione si impegna a sorvegliare le misure cautelari imposte ad una persona fisica ed a consegnarla allo Stato di emissione in caso di inosservanza delle prescrizioni imposte (art. 1) e contestualmente di promuovere il ricorso a misure non detentive per le persone che non sono residenti nello Stato membro in cui ha luogo il procedimento (art. 2). Va comunque evidenziato che all'applicazione della D.Q. in esame consegue l'ulteriore effetto, certamente positivo, della deflazione del sovraffollamento carcerario, fenomeno ormai diffuso in quasi tutti gli SM. Lo Stato di esecuzione può essere lo Stato membro in cui l'interessato risiede legalmente e abitualmente, ovvero altro Stato membro, purché vi sia il consenso di quest'ultimo. Lo Stato di emissione trasmette il provvedimento unitamente al certificato allegato alla decisione quadro. In Italia è stata data attuazione alla decisione quadro con d.lgs. n. 36/2016 “Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2009/829/GAI del Consiglio, del 23 ottobre 2009, sull'applicazione tra gli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2016, ed entrato in vigore il 26 marzo 2016. Ambito di applicazione Rientrano nell'ambito di applicazione della decisione quadro le decisioni che impongono misure alternative alla detenzione cautelare. La definizione contenuta nell'articolo 2 della normativa di attuazione è piuttosto ampia, ed invero secondo tale disposizione per «decisione sulle misure cautelari» deve intendersi un provvedimento emesso nel corso del procedimento penale dall'autorità giudiziaria con cui si impongono a una persona fisica, in alternativa alla detenzione cautelare, uno o più obblighi e prescrizioni. Gli obblighi e prescrizioni sono indicati nell'articolo 4 del d.lgs. sopra richiamato, e precisamente: – Obbligo di comunicare ogni cambiamento di residenza; – Divieto di frequentare determinati locali, posti o zone del territorio dello Stato di emissione o dello Stato di esecuzione; – Obbligo di rimanere in un luogo determinato, eventualmente in ore stabilite; – Restrizioni del diritto di lasciare il territorio dello Stato; – Obbligo di presentarsi nelle ore fissate all'autorità indicata nel provvedimento impositivo; – Obbligo di evitare contatti con determinate persone che possono essere a qualunque titolo coinvolte nel reato per il quale si procede; – Divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali. Autorità competenti e procedura applicabile Procedura attiva Competente per la richiesta di esecuzione all'estero della misura non custodiale è il pubblico ministero presso il giudice che ha emesso la decisione sulle misure cautelari provvisorie, e quindi il pubblico ministero individuato ai sensi degli artt. 279 e 310 c.p.p. il quale, ai sensi dell'art. 5 della normativa interna di attuazione provvede, osservate le condizioni di cui all'articolo 6, immediatamente dopo l'espletamento degli adempimenti previsti dall'art. 92 disp. att. c.p.p., alla trasmissione della decisione sulle misure cautelari all'autorità competente dello Stato membro in cui l'interessato ha la propria residenza legale e abituale, quando l'interessato abbia manifestato la volontà di fare rientro in quello Stato. È comunque possibile, su richiesta dell'interessato, che la trasmissione sia disposta in favore dell'autorità competente di uno Stato membro diverso da quello della residenza legale e abituale, in cui voglia trasferirsi, e sempre che detta autorità abbia prestato il consenso. In tale ipotesi appare opportuno evidenziare in maniera dettagliata, nella relativa istanza, le ragioni per tale richiesta, evidenziando a tal fine tutti gli elementi che possano porre le Autorità competenti in condizioni di adottare la propria decisione (legami familiari, lavorativi, di salute e quanto altro possa ritenersi utile). La trasmissione all'estero è disposta, immediatamente dopo la decisione sulle misure cautelari, con l'indicazione del periodo di applicazione, unitamente al certificato di cui all'allegato I al decreto (in copia; gli esemplari in originale dovranno essere trasmessi solo ove lo Stato di esecuzione ne faccia espressa richiesta), nel quale deve attestarsi l'esistenza del consenso dell'interessato nonché, nel caso in cui lo Stato richiesto non sia quello di residenza abituale, del consenso dell'autorità competente dello Stato di esecuzione (che dovrà quindi essere acquisito in via preliminare, secondo quanto espressamente previsto dall'art. 6). Il provvedimento con cui è disposta la trasmissione all'estero è inviato, unitamente alla decisione sulle misure cautelari e al certificato di cui all'allegato I, direttamente all'Autorità di esecuzione competente, sempre che non sia necessaria la traduzione ovvero vi abbia già provveduto l'autorità di emissione; altrimenti i predetti atti potranno essere inviati al Ministero della giustizia, che provvederà all'inoltro, con qualsiasi mezzo che lasci una traccia scritta, all'autorità competente dello Stato di esecuzione, previa traduzione del testo del certificato nella lingua di detto Stato (art. 7 d.lgs. di attuazione). Nel caso in cui i termini di durata massima previsti dallo Stato di esecuzione siano superiori a quelli italiani ovvero quando le autorità di tale ultimo Stato comunichino che la decisione deve essere adattata per la sua esecuzione, il pubblico ministero può ritirare il certificato, purché non abbia avuto inizio l'esecuzione all'estero. Del ritiro del certificato è data comunicazione all'interessato, al Ministero della giustizia – se questi ha provveduto a curare la trasmissione- e all'autorità competente dello Stato di esecuzione, con indicazione dei motivi che l'hanno determinata, tempestivamente e comunque nei dieci giorni dalla decisione. In caso di mancato riconoscimento della decisione sulle misure cautelari, il Ministero della giustizia, quando ne è direttamente informato, ne dà comunicazione all'autorità giudiziaria che ha emesso il provvedimento di trasmissione all'estero. A seguito del riconoscimento, l'autorità giudiziaria italiana non è più tenuta all'adozione dei provvedimenti necessari alla sorveglianza degli obblighi e delle prescrizioni impartiti, salvo nel caso di ritiro del certificato (art. 8). Tuttavia l'autorità giudiziaria italiana riassume l'esercizio del potere di sorveglianza a seguito della comunicazione, ad opera dell'autorità competente dello Stato di esecuzione, della cessazione della propria competenza per l'esecuzione (nei casi in cui l'interessato non abbia più la residenza legale e abituale in quello Stato ovvero in cui a seguito della modifica delle misure cautelari disposta dall'autorità giudiziaria italiana, manchi una corrispondenza con quelle previste dalla legislazione di quello Stato, ovvero quando sia scaduto il termine massimo di sorveglianza delle misure cautelari stabilito dalla legislazione di quello Stato). In ogni caso le decisioni in materia di proroga, revoca della decisione sulle misure cautelari, modifica degli obblighi e delle prescrizioni imposti e all'emissione di un mandato di arresto o di qualsiasi altra decisione giudiziaria esecutiva avente medesima forza spetta all'autorità giudiziaria italiana anche a seguito dell'inizio dell'esecuzione all'estero della misura. Procedura passiva La competenza a decidere sul riconoscimento e sulla sorveglianza di una decisione applicativa di misure cautelari adottata in altro Stato membro dell'Unione è attribuita alla corte di appello nel cui distretto la persona interessata ha la propria residenza legale e abituale o ha manifestato la volontà di trasferire la sua residenza legale e abituale, o comunque di porre in quel luogo la sua dimora in vista dell'esecuzione delle misure cautelari (art. 9). Perché possa addivenirsi al riconoscimento è necessario che ricorrano le seguenti condizioni: a) la persona interessata ha la residenza legale e abituale nel territorio dello Stato o ha manifestato la volontà di ivi recarsi per porre la sua dimora in vista dell'esecuzione delle misure cautelari; b) il fatto per cui è stata emessa la decisione sulle misure cautelari è previsto come reato anche dalla legge nazionale, indipendentemente dagli elementi costitutivi o dalla denominazione del reato, salvo quanto previsto dall'art. 11 (Deroghe alla doppia punibilità); c) la durata e la natura degli obblighi e prescrizioni impartiti sono compatibili con la legislazione italiana, salva la possibilità di un adattamento nei limiti stabiliti dal comma 2. Al riconoscimento potrà procedersi ove non ricorrano le ipotesi di rifiuto espressamente previste dall'art. 13 (Motivi di rifiuto del riconoscimento). Se la natura o la durata degli obblighi e delle prescrizioni impartiti con le misure cautelari sono incompatibili con la disciplina prevista dall'ordinamento italiano per i corrispondenti reati, la corte di appello, dandone informazione all'autorità competente dello Stato di emissione, procede ai necessari adeguamenti, con le minime deroghe necessarie rispetto a quanto previsto dallo Stato di emissione. In ogni caso l'adeguamento non può comportare l'aggravamento, per contenuto o durata, degli obblighi e delle prescrizioni originariamente imposti. In caso di incompletezza del certificato trasmesso, di sua manifesta difformità rispetto alla decisione sulle misure cautelari o comunque di insufficienza del contenuto ai fini della decisione sul riconoscimento, la Corte di appello può richiedere, anche tramite il Ministero della giustizia, all'autorità competente dello Stato di emissione l'invio di un nuovo certificato, fissando a tal fine un termine congruo. Il termine per la decisione resta sospeso sino alla ricezione del nuovo certificato. La corte di appello decide senza formalità sull'esistenza delle condizioni per l'accoglimento della richiesta entro il termine di dieci giorni dalla data di ricevimento della richiesta e degli atti ad essa allegati. La decisione di riconoscimento emessa dalla corte di appello è trasmessa al procuratore generale per l'esecuzione. Contro la decisione della corte di appello può essere proposto ricorso per cassazione. Si applicano le disposizioni di cui all'art. n. 22 della l. n. 69/2005. In caso di proposizione del ricorso per cassazione, il termine per il riconoscimento è prorogato di trenta giorni. Se, per circostanze eccezionali, non è possibile rispettare il termine per la decisione, il presidente della corte di cassazione informa dei motivi, anche tramite il Ministero della giustizia, l'autorità competente dello Stato di emissione. In questo caso il termine è prorogato di venti giorni. La decisione definitiva è immediatamente trasmessa al Ministero della giustizia che provvede a informarne le autorità competenti dello Stato di emissione. Quando la corte di appello provvede al riconoscimento, la sorveglianza degli obblighi e delle prescrizioni imposti con la decisione sulle misure cautelari è disciplinata secondo la legge italiana. Alla sorveglianza provvede il procuratore generale presso la corte di appello che ha deliberato il riconoscimento. Il procuratore generale informa, anche tramite il Ministero della giustizia, l'autorità competente dello Stato di emissione di qualsiasi inosservanza degli obblighi e delle prescrizioni imposti con la decisione sulla misura cautelare e di qualsiasi altro elemento tale da comportare l'adozione di un provvedimento di revoca della decisione o di modifica degli obblighi e delle prescrizioni imposti, tramite il modulo di cui all'allegato II al decreto legislativo di attuazione. La normativa interna inoltre contiene un'elencazione delle ipotesi di cessazione della competenza (art. 15, Cessazione della competenza). |