Modello di ricorso per violazione art. 8 CEDU (diritto alla vita privata e familiare)InquadramentoLa CEDU, all'art. 8, “Rispetto della vita privata e familiare”, tutela il diritto alla vita privata e familiare, ivi compresi il domicilio e la corrispondenza dei privati, pur ammettendo deroghe da parte dello Stato a tali garanzie, quando necessario per la tutela di interessi contrapposti. FormulaScarica il modello CommentoIl quadro istituzionale La Corte EDU ha sede a Strasburgo ed è stata istituita nel 1959 dall'omonima Convenzione, firmata a Roma il 4 novembre 1950 ed entrata in vigore nel settembre del 1953, oggetto di ratifica da parte dell'Italia con legge e ratificata dall'Italia con l. n. 848/1955. La Corte costituisce un organo giurisdizionale internazionale ed è composta da un numero di giudici corrispondente a quello degli Stati membri del Consiglio di Europa, organizzazione internazionale intergovernativa, il cui statuto è stato sottoscritto il 5 maggio 1949, a Londra, con la finalità di tutelare i diritti umani nella regione europea. Non vi è sovrapposizione tra l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa, che costituiscono entità autonome e differenti, stante altresì la non corrispondenza degli Stati membri delle due istituzioni, dal momento che non tutti i quarantasei Stati che aderiscono al Consiglio d'Europa sono Stati membri dell'Unione Europea, come ad esempio la Turchia o l'Ucraina. I giudici della Corte EDU sono eletti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla base di liste di tre candidati proposte da ciascuno Stato, ed esercitano il loro mandato a titolo individuale, senza rappresentare gli Stati di provenienza, per un periodo non rinnovabile pari a nove anni. La composizione della Corte è variabile, in quanto i ricorsi palesemente inammissibili sono esaminati da un Giudice unico, mentre un Comitato di tre giudici può pronunciarsi con voto unanime sull'ammissibilità e sul merito nei casi già coperti giurisprudenza consolidata. Diversamente, la decisione è assunta a maggioranza dei componenti di una Camera, in numero di sette. Ciascuna Camera è composta dal Presidente della Sezione cui è assegnato il caso, ossia il Giudice eletto dallo Stato contro cui il ricorso è presentato, nonché da ulteriori cinque giudici, designati a rotazione dal Presidente della Sezione. Sono invece diciassette i componenti della Grande Camera, che esamina i casi rimessi a seguito di remissione da parte di una Camera o di accettazione di apposita richiesta di rinvio delle parti. Siedono nella composizione della Grande Camera il Presidente e il vice Presidente della Corte, nonché i presidenti delle Sezioni, oltre al Giudice eletto dallo Stato contro cui è stato proposto ricorso e altri giudici appositamente sorteggiati. La Corte EDU svolge funzioni consultive e giurisdizionali. Le prime, ai sensi dell'art. 47 CEDU, consistono nel fornire pareri motivato in ordine all'interpretazione della Convenzione e dei relativi Protocolli, su richiesta del Comitato dei Ministri. Nello svolgimento della sua funzione giurisdizionale, la Corte viene invece adita su ricorso degli Stati membri, ai sensi dell'art. 33 CEDU, ovvero – a far data dal 1998 – su ricorso individuale di cittadini, organizzazioni non governative o gruppi di individui, ai sensi dell'art. 34 CEDU. La Corte ha competenza riguardo l'interpretazione e l'applicazione della Convenzione e dei relativi protocolli, ivi compresa la tutela e il rispetto dei diritti e delle garanzie ivi previsti. Le sentenze della Corte EDU sono motivate e soggette a pubblicazione, vincolando alla decisione assunta gli Stati membri del Consiglio d'Europa che siano stati parte nella controversia. L'esecuzione viene monitorata dal Comitato dei Ministri, ai sensi dell'art. 46 CEDU, cui viene trasmesso il relativo fascicolo e che procede quindi a consultare lo Stato membro interessato per concordare modalità e tempistiche dell'esecuzioni, onde prevenire nuove violazioni della Convenzione. Difatti, ogni Stato membro ha il dovere di evitare il verificarsi di nuove violazioni, mediante adattamento della legislazione vigente o interventi su singoli provvedimenti adottati in violazione della Convenzione, potendo in caso contrario essere sanzionato per le violazioni successive. È altresì previsto il riconoscimento di un'equa riparazione nei confronti del ricorrente vittorioso, a carico dello Stato membro condannato. I diritti r elativi tutelati dalla CEDU: artt. 8-11 Gli artt. 8-11 della CEDU, contrariamente a quanto avviene invece per gli artt. 2-3 della CEDU, non configurano diritti assoluti e sono pertanto suscettibili di compressione da parte dello Stato. Le predette disposizioni presentano alcune caratteristiche e connessioni comuni; alcune di queste sono formali: gli artt. 8-11 sono strutturati in forma identica, il primo paragrafo che definisce i diritti protetti, il secondo stabilisce le condizioni in base alle quali uno Stato può legittimamente interferire con il godimento di tali diritti, che come detto sono suscettibili di compressione. Altre sono sostanziali: gli artt. 9-11 ad esempio proteggono le libertà, essenzialmente le libertà dall'ingerenza dello Stato con le attività che un individuo sceglie di svolgere (“libertà di professare una fede secondo il proprio credo, libertà di pensiero e libertà di associazione”). Abbiamo detto che il secondo capoverso degli artt. 8-11 delinea le condizioni che giustificano una compressione da parte dello Stato del godimento del diritto sostanziale esercitato dall'individuo, sia che sullo Stato pesi un obbligo negativo (non facere), sia che pesi un obbligo positivo (facere). Nel caso di obbligo negativo la Corte EDU verifica (“c.d. test di proporzionalità”) se vi è stata un'ingerenza, se l'ingerenza era prevista dalla legge e motivata da una delle esigenze imperative di carattere generale elencate al comma 2 dell'art. 8, e, infine, se l'esigenza imperativa di carattere generale è stata perseguita in modo proporzionato dallo Stato (si tratta del cosiddetto margine di apprezzamento di cui gode ogni Stato nel condurre il cosiddetto bilanciamento di interessi tra i diritti dell'individuo protetti dalla CEDU e l'interesse della collettività. Tale margine di apprezzamento può essere più o meno elevato a seconda delle circostanze del caso: ad esempio, nell'ipotesi in cui una determinata doglianza lamentata da un individuo davanti alla Corte EDU sollevi una questione di diritto su cui c'è una giurisprudenza consolidata della CEDU e un consenso diffuso tra gli ordinamenti nazionali degli Stati membri del Consiglio d'Europa (ad esempio una normativa comune europea), il margine di apprezzamento di cui gode ogni singolo Stato sarà notevolmente ridotto; di converso, se la doglianza sollevata da un individuo riguarda una questione nuova mai portata all'esame della Corte EDU, il margine di apprezzamento risulterà più ampio. Nel caso di obbligo positivo, la Corte EDU verifica in particolare se le autorità nazionali hanno fatto tutto ciò che si poteva ragionevolmente pretendere da parte loro. I diritti tutelati dall'art. 8 CEDU L'art. 8 CEDU, al par. 1, prevede che ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Ai sensi del successivo par. 2, non può esservi ingerenza da parte di una autorità pubblica nell'esercizio di tali diritti, a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, risulti necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell'ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui. La disposizione in esame tutela dunque quattro distinti interessi, individuandoli nella vita privata, nella vita familiare, nel domicilio e nella corrispondenza, sicché la norma può essere invocata a condizione che il ricorrente dimostri di aver subito una lesione di almeno uno di essi. Dall'art. 8 CEDU derivano obblighi tanto negativi quanto positivi per gli Stati membri, essendo la norma volta a prevenire, da un lato, indebite ingerenze da parte dell'autorità pubblica (CEDU, 27 ottobre 1994, ricorso n. 18535/1991, Kroon e altri c. Olanda), richiedendo, dall'altro, che gli Stati membri garantiscano il rispetto di tali diritti anche da parte dei consociati, mediante l'adozione di misure che ne assicurino il rispetto nelle relazioni interpersonali (CEDU, Grande Camera, 10 aprile 2007, ricorso n. 6339/2005, Evans c. Regno Unito). Il diritto al rispetto della vita privata L'ampiezza della nozione di “vita privata” è tale da ricomprendervi l'integrità fisica e psicologica della persona, nonché molteplici aspetti della sua identità fisica e sociale (CEDU, Grande Camera, 25 settembre 2018, ricorso n. 76639/2011, Denisov c. Ucraina). in maniera analoga rispetto all'art. 2 Cost., l'art. 8 tutela infatti anche il diritto allo sviluppo della personalità e dell'autonomia personale fuori della cerchia intima della vita privata, ossia nelle interazioni con il mondo esterno, sancendo un diritto alla “vita sociale privata” (CEDU, 24 febbraio 1998, ricorsi nn. 21439/1993, Botta c. Italia), che ricomprende altresì le attività professionali (CEDU, Grande Camera, 12 giugno 2014, ricorso n. 56030/2007, Fernández Martínez c. Spagna) e commerciali degli individui (CEDU, Grande Camera, 27 giugno 2017, ricorso n. 931/2013, Satakunnan Markkinapörssi Oy e Satamedia Oy c. Finlandia). Come anticipato, rientra in primo luogo nella nozione di vita privata l'integrità fisica e morale della persona, rispetto alla quale gli Stati membri sono gravati da un obbligo positivo di garantirne il rispetto da parte dei consociati, mediante misure specifiche che forniscano mezzi effettivi e accessibili di tutela (CEDU, Grande Camera, 19 ottobre 2005, ricorso n. 32555/1996, Roche c. Regno Unito). La Corte EDU ha pertanto ravvisato la responsabilità degli Stati membri in caso di atti di violenza da parte di terzi, specie quando siano coinvolte vittime minorenni, come nei casi di violenza domestica (CEDU, Sez. IV, 11 giugno 2020, ricorso n. 56867/2015, Buturugă c. Romania). Rientra nell'ambito applicativo dell'art. 8 CEDU anche il diritto alla libertà di aborto, con obbligo per lo stato di disciplinare la materia tenendo conto, in maniera adeguata, dei diversi interessi che vengono in rilievo, nel rispetto della Convenzione (CEDU, Grande Camera, 16 dicembre 2010, ricorso n. 25579/2005, A, B e C c. Irlanda). Sul versante opposto, anche il diritto al concepimento, mediante forme di procreazione assistita, rientra a pieno titolo nella nozione di vita privata, tutelata ex art. 8 CEDU, così come in quella di “vita familiare” (CEDU, Grande Camera, 3 novembre 2011, ricorso n. 57813/2000, S.H. e altri c. Austria; CEDU, Sez. II, 28 agosto 2012, ricorso n. 54270/2010, Costa e Pavan c. Italia). Ulteriori profili afferenti alla vita privata e ricompresi pertanto nell'ambito applicativo dell'art. 8 CEDU riguardano le cure mediche forzate e le procedure sanitarie obbligatorie, così come in caso di misure adottate nei confronti di soggetti affetti di infermità mentale. La Corte EDU ha, in particolare, affermato che un intervento medico effettuato contro la volontà del paziente dà luogo a un'ingerenza nella sua vita privata e in particolare nel suo diritto all'integrità fisica, derogabile solo al fine di proteggere il paziente stesso o terzi (CEDU, Sez. IV, 19 novembre 2012, ricorso n. 34806/2004, X. c. Finlandia). Non meno rilevanti le vicende relative al c.d. fine vita, rispetto alle quali la Corte EDU ha affermato che l'art. 8 CEDU ricomprende il diritto di decidere le modalità della propria morte e il momento in cui la propria vita debba terminare (CEDU, Sez. IV, 29 luglio 2022, ricorso n. 2346/2002, Pretty c. Regno Unito). Anche l'identità di genere, il nome, l'orientamento e la vita sessuale sono ritenuti infine componenti della vita privata, in quanto tali tutelati dall'art. 8 CEDU (CEDU, Sez. IV, 22 marzo 2016, ricorso n. 70434/2012, Sousa Goucha c. Portogallo). Il diritto alla privacy Tra i diritti tutelati dall'art. 8 CEDU, in relazione alla vita privata, rientrano quello all'identità personale, al nome, alla propria immagine, tanto in relazione alla sfera intima degli individui, quanto nella vita sociale, ivi comprese le interazioni dell'individuo sulla rete Internet (CEDU, Sez. IV, 24 aprile 2018, ricorso n. 62357/2014, Benedik c. Slovenia). In particolare, la Corte EDU ha assegnato speciale rilevanza all'immagine della persona, quale attributo della sua personalità, tutelandola anche rispetto a condotte che costituiscano espressione di contrapposti diritti, quali quello di informazione o di espressione del pensiero, ex art. 10 CEDU. La Corte richiede, in particolare, un bilanciamento tra questi ultimi, ponendo a carico di ogni Stato membro obblighi positivi affinché introduca norme penali o civili efficaci e che tutelino i privati da invasioni indebite della propria vita privata (CEDU, Grande Camera, 12 novembre 2013, ricorso n. 5786/2008, Söderman c. Svezia). È del pari tutelata la reputazione degli individui, purché l'attacco subito raggiunga un determinato grado di gravità e risulti tale da incidere sulla vita privata della persona (CEDU, Grande Camera, 7 febbraio 2012, ricorso n. 39954/2008, Axel Springer AG c. Germania). L'art. 8 CEDU richiede altresì la protezione dei dati personali, riconoscendo agli individui una forma di autodeterminazione informativa, al fine di invocare il proprio diritto alla riservatezza rispetto ai dati raccolti, trattati e diffusi in maniera tale da incidere sulla propria sfera privata. In tal senso ogni Stato membro è chiamato a disciplinare la raccolta e il trattamento dei dati personali, prevedendo idonee ed effettive garanzie per gli interessati e mettendoli in condizioni di impedirne l'utilizzo (CEDU, Grande Camera, 27 giugno 2017, ricorso n. 931/2013, Satakunnan Markkinapörssi Oy e Satamedia Oy c. Finlandia). Il diritto al rispetto della «vita familiare» La nozione di vita familiare accolta dalla Corte EDU è incentrata sul diritto di vivere assieme onde consentire lo sviluppo dei rapporti familiari (CEDU, Plenaria, 13 giugno 1979, ricorso n. 6833/1974, Marckx c. Belgio), secondo una concezione autonoma e sostanziale di famiglia, fondata sulla reale esistenza in concreto di stretti legami personali (CEDU, Grande Camera, 24 gennaio 2017, ricorso n. 25358/2012, Paradiso e Campanelli c. Italia), a prescindere dal riconoscimento giuridico da parte degli Stati membri dell'unione tra i familiari. Non assumono pertanto rilevanza esclusiva le unioni fondate su matrimonio, con estensione quindi della tutela della vita familiare ai rapporti di fatto caratterizzati da una convivenza sufficientemente costante. Rientrano nella nozione di vita familiare anche i rapporti tra genitori e figli, avendo riguardo all'interesse e all'impegno dei primi nei confronti dei secondi, sia prima che dopo la nascita, secondo un approccio concreto e fattuale, a prescindere dal riconoscimento giuridico da parte dello Stato e finanche di un legame biologico (CEDU, Sez. II, 22 novembre 2010, ricorso n. 16318/2007, Moretti e Benedetti c. Italia). Nel contempo, non costituisce un requisito per il riconoscimento della tutela della vita familiare il genere dei componenti della famiglia, rientrandovi allo stesso modo le famiglie composte da coppie omosessuali, legate da una stabile relazione di fatto o da un'unione civile (CEDU, Sez. I, 22 novembre 2010, ricorso n. 30141/2004, Schalk e Kopf c. Austria). Non è invece sufficiente il mero desiderio di costituire una famiglia, non garantendo l'art. 8 CEDU alcun diritto in tal senso, né quello di adozione (CEDU, Sez. V, 15 marzo 2012, ricorso n. 25951/2007, Gas e Dubois c. Francia). Il diritto al domicilio e alla corrispondenza Al pari di quanto previsto dagli artt. 14 e 15 della Costituzione italiana, l'art. 8 CEDU tutela il domicilio delle persone e la riservatezza della corrispondenza. La Corte EDU accoglie una nozione autonoma di domicilio, che prescinde dalla qualificazione giuridica negli Stati membri (CEDU, Grande Camera, 16 giugno 2015, ricorso n. 13216/2005, Chiragov a altri c. Armenia), fondata su elementi di fatto che consentano di apprezzare l'esistenza di un sufficiente e duraturo legame con uno specifico luogo. Non è necessario che sussista una relazione di proprietà o un rapporto di locazione, potendo rientrare nella nozione convenzionale di domicilio anche un luogo occupato per lunghi periodi (CEDU, Sez. I, 13 maggio 2008, ricorso n. 19009/2004, McCann c. Regno Unito) e che non corrisponda alla formale residenza della persona (CEDU, 19 settembre 1996, ricorso n. 20348/1992, Buckley c. Regno Unito). Con riferimento invece alla corrispondenza, la Corte EDU ha stabilito che le disposizioni di cui all'art. 8 CEDU sono volte a tutelare la riservatezza delle conversazioni, tanto in relazione alle missive di natura personale o professionale (CEDU, 16 dicembre 1992, ricorso n. 13710/1988, Niemietz c. Germania), ivi compresa la spedizione di pacchi, quanto con riferimento alle conversazioni telefoniche (CEDU, 25 febbraio 1992, ricorso n. 12963/1987, Margareta e Roger Andersson c. Svezia). L'evoluzione tecnologica ha dato la stura al riconoscimento della tutela della corrispondenza, ex art. 8 CEDU, anche con riferimento ai dati provenienti da smartphone (CEDU, Sez. V, 17 dicembre 2020, ricorso n. 459/2018, Saber c. Norvegia) e alle e-mail (CEDU, Sez. IV, 3 luglio 2017, ricorso n. 62617/2000, Copland c. Regno Unito). In relazione a tali diritti, la Convenzione impone agli Stati membri obblighi positivi di impedirne e prevenirne la violazione, attraverso misure idonee, e di conciliare gli stessi con contrapposti interessi, quale quello legato alla libertà di espressione (CEDU, Sez. IV, 16 giugno 2009, ricorso n. 38079/2006, Benediktsdóttir c. Islanda) o allo svolgimento di indagini (CEDU, Sez. IV, 11 febbraio 2020, ricorso n. 56867/2015, Buturugă c. Romania). |