Domanda di equa soddisfazione (artt. 41 Convenzione e 60 Regolamento)InquadramentoA seguito dell'accertamento di uno o più violazioni dei diritti sanciti dalla CEDU o dai relativi Protocolli, chi abbia presentato ricorso innanzi alla Corte EDU ha diritto a proporre domanda per equa soddisfazione, onde veder riconosciuto un risarcimento per i pregiudizi subiti. FormulaDomanda di equa soddisfazione ex art. 41 Conv. [1] Art. 60 regolamento della Corte Il ricorrente ... nel ricorso n. ..., Chiede Che la Corte disponga in suo favore una equa soddisfazione ai sensi dell'art. 41 Convenzione EDU per i danni patrimoniali e/o non patrimoniali sofferti, quale conseguenza della violazione del o dei diritti previsti dalla Convenzione che la Corte vorrà accertare. 1. Danno materiale. Con riguardo ai danni patrimoniali si osserva che essi sono conseguenza di: ... . 2. Danno morale. Con riguardo ai danni non patrimoniali o morali, si osserva che essi consistono in ... quale conseguenza di ... : ...; ...; ...; ... . 3. Spese. Si richiede altresì che la Corte voglia riconoscere al ricorrente il rimborso delle seguenti spese: a) davanti alle giurisdizioni interne: pari a Euro ...; b) davanti alla Corte EDU: pari a euro ... . Si indicano per ciascuna procedura le seguenti fatture ed importi (vedi allegato n. ... ), per un totale rispettivamente di Euro ...; e preavviso di parcella e/o onorario (vedi allegato n. ... ) pari a Euro ... . 4. Interessi moratori. Si richiede altresì che la Corte EDU nell'accordare un'equa soddisfazione, ritenga appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso d'interesse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea maggiorato di tre punti percentuali [2]. Si indicano i riferimenti del conto corrente bancario sul quale le somme riconosciute potranno essere accreditate. Luogo e data ... Firma ... 1. La domanda è normalmente allegata con il titolo “domanda di equa soddisfazione o “Claims for just satisfaction/demande de reparation equitable”, alla memoria difensiva richieste al ricorrente dalla Cancelleria della Corte in risposta alla difesa del Governo a seguito della comunicazione del ricorso. Si può anche brevemente anticipare la presentazione della domanda nel ricorso principale (nelle pagine integrative ad es.). 2. Indicazione che l'interessato può inserire, o meno, a sua facoltà. Vedi, tra le altre in Beccarini e Ridolfi c. Italia “C) Interessi Moratori... 68. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso d'interesse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea maggiorato di tre punti percentuali. ...b) a decorrere dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tali importi dovranno essere maggiorati di un interesse semplice ad un tasso equivalente a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti percentuali...”. CommentoIl quadro istituzionale La Corte EDU ha sede a Strasburgo ed è stata istituita nel 1959 dall'omonima Convenzione, firmata a Roma il 4 novembre 1950 ed entrata in vigore nel settembre del 1953, oggetto di ratifica da parte dell'Italia con legge e ratificata dall'Italia con l. n. 848/1955. La Corte costituisce un organo giurisdizionale internazionale ed è composta da un numero di giudici corrispondente a quello degli Stati membri del Consiglio di Europa, organizzazione internazionale intergovernativa, il cui statuto è stato sottoscritto il 5 maggio 1949, a Londra, con la finalità di tutelare i diritti umani nella regione europea. Non vi è sovrapposizione tra l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa, che costituiscono entità autonome e differenti, stante altresì la non corrispondenza degli Stati membri delle due istituzioni, dal momento che non tutti i quarantasei Stati che aderiscono al Consiglio d'Europa sono Stati membri dell'Unione Europea, come ad esempio la Turchia o l'Ucraina. I giudici della Corte EDU sono eletti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla base di liste di tre candidati proposte da ciascuno Stato, ed esercitano il loro mandato a titolo individuale, senza rappresentare gli Stati di provenienza, per un periodo non rinnovabile pari a nove anni. La composizione della Corte è variabile, in quanto i ricorsi palesemente inammissibili sono esaminati da un Giudice unico, mentre un Comitato di tre giudici può pronunciarsi con voto unanime sull'ammissibilità e sul merito nei casi già coperti giurisprudenza consolidata. Diversamente, la decisione è assunta a maggioranza dei componenti di una Camera, in numero di sette. Ciascuna Camera è composta dal Presidente della Sezione cui è assegnato il caso, ossia il Giudice eletto dallo Stato contro cui il ricorso è presentato, nonché da ulteriori cinque giudici, designati a rotazione dal Presidente della Sezione. Sono invece diciassette i componenti della Grande Camera, che esamina i casi rimessi a seguito di remissione da parte di una Camera o di accettazione di apposita richiesta di rinvio delle parti. Siedono nella composizione della Grande Camera il Presidente e il vice Presidente della Corte, nonché i presidenti delle Sezioni, oltre al Giudice eletto dallo Stato contro cui è stato proposto ricorso e altri giudici appositamente sorteggiati. La Corte EDU svolge funzioni consultive e giurisdizionali. Le prime, ai sensi dell'art. 47 CEDU, consistono nel fornire pareri motivato in ordine all'interpretazione della Convenzione e dei relativi Protocolli, su richiesta del Comitato dei Ministri. Nello svolgimento della sua funzione giurisdizionale, la Corte viene invece adita su ricorso degli Stati membri, ai sensi dell'art. 33 CEDU, ovvero – a far data dal 1998 – su ricorso individuale di cittadini, organizzazioni non governative o gruppi di individui, ai sensi dell'art. 34 CEDU. La Corte ha competenza riguardo l'interpretazione e l'applicazione della Convenzione e dei relativi protocolli, ivi compresa la tutela e il rispetto dei diritti e delle garanzie ivi previsti. Le sentenze della Corte EDU sono motivate e soggette a pubblicazione, vincolando alla decisione assunta gli Stati membri del Consiglio d'Europa che siano stati parte nella controversia. L'esecuzione viene monitorata dal Comitato dei Ministri, ai sensi dell'art. 46 CEDU, cui viene trasmesso il relativo fascicolo e che procede quindi a consultare lo Stato membro interessato per concordare modalità e tempistiche dell'esecuzioni, onde prevenire nuove violazioni della Convenzione. Difatti, ogni Stato membro ha il dovere di evitare il verificarsi di nuove violazioni, mediante adattamento della legislazione vigente o interventi su singoli provvedimenti adottati in violazione della Convenzione, potendo in caso contrario essere sanzionato per le violazioni successive. L'art. 41 della Convenzione Ai sensi dell'art. 41 CEDU, quando la Corte accerti la violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli e il diritto interno dello Stato membro non permette, se non in modo imperfetto, di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso, un'equa soddisfazione alla parte lesa. Il riconoscimento di un'equa soddisfazione non costituisce pertanto una conseguenza automatica dell'accertamento di una violazione del diritto convenzionale e richiede una valutazione del caso concreto, volto a stabilire se l'accertamento della violazione non costituisca di per sé un'adeguata ed equa soddisfazione e, in tal caso, in che misura spetti alla parte vittoriosa il risarcimento dei danni subiti. Quest'ultima può essere una persona fisica ovvero una persona giuridica. Per parte lesa si intendono anche le cc.dd. vittime indirette, che abbiano cioè subito un danno per effetto della violazione di diritti dei loro prossimi congiunti, come accade ad esempio in relazione al diritto alla vita, ex art. 2 CEDU. La domanda di equa soddisfazione presenta una serie di requisiti formali, disciplinati dall'art. 60 Regolamento Corte EDU, e può essere accolta in relazione ai danni materiali e morali patiti dalla parte, nonché alle spese e onorari di cui si sia dovuta far carico. È a tal fine necessario dimostrare la sussistenza di un nesso causale tra il danno subito e la violazione accertata, non potendosi invece avanzare richieste di equa soddisfazione a fronte di ricorsi dichiarati irricevibili o di fatti ritenuti non violativi del diritto convenzionale. L'equa soddisfazione accordata alla parte per via della violazione della Convenzione o dei relativi protocolli persegue una funzione riparatoria e non già punitiva rispetto allo Stato membro condannato. Il risarcimento del danno patrimoniale riconosciuto alla parte non può pertanto superare il valore del pregiudizio sofferto, avuto riguardo alla situazione in cui essa si sarebbe trovata se la violazione del diritto convenzionale non fosse avvenuta. In tal senso assumeranno rilievo tanto il danno emergente quanto il lucro cessante, secondo uno schema analogo a quello previsto dall'art. 1223 c.c. L'onere della prova in ordine alla causazione del pregiudizio subito e all'ammontare dello stesso è a carico della parte che faccia richiesta di equa soddisfazione, ferma restando la possibilità per la Corte di procedere ad una valutazione del quantum del risarcimento anche in via equitativa e per somme inferiori rispetto a quelle richieste ovvero all'ammontare del danno subito, ad esempio in caso di aggravamento dei danni imputabile ad un comportamento del ricorrente. Il risarcimento del danno morale è volto inoltre a riparare i pregiudizi non patrimoniali sofferti dalla parte ricorrente, in termini di sofferenza psicologica o morale, attraverso una valutazione in via equitativa, ferma la possibilità per la parte di domandare una somma forfettaria. Può essere disposto altresì il rimborso dei costi e delle spese processuali sostenute, tanto a livello nazionale quanto nel procedimento innanzi alla Corte EDU, da parte del ricorrente, ivi comprese le spese legali, i costi di viaggio e soggiorno, e le ulteriori spese di Giustizia. Dovrà tuttavia essere dimostrato che si tratti di spese e costi riconducibili alla violazione accertata, nonché documentare il carattere necessario degli esborsi sostenuti. La Corte può accordare il rimborso di una somma minore, ritenuta ragionevole, a fronte di richieste che appaiano eccessive. Ai fini del pagamento, la parte dovrà indicare gli estremi del conto corrente su cui ricevere il pagamento, indicando se intenda richiedere un pagamento separato in relazione ai costi e alle spese processuali. L'art. 60 del Regolamento della Corte Ai sensi dell'art. 60 Regolamento Corte EDU, il ricorrente che intenda ottenere dalla Corte un'equa soddisfazione, ai sensi del sopra esaminato art. 41 CEDU, a fronte dell'accertamento della violazione dei suoi diritti, come riconosciuti dalla Convenzione o dai relativi protocolli, è tenuto a formulare specifica domanda in tal senso. Le richieste di equa soddisfazione, ai sensi del par. 2 del citato art. 60, devono essere quantificate nonché suddivise per voci e accompagnate dai documenti giustificativi di ognuna di esse. La presentazione della richiesta deve essere effettuata “entro il termine fissato per la presentazione delle osservazioni sul merito”, comunicato per iscritto dalla Cancelleria alla parte, con invito a presentare la richiesta di equa soddisfazione. Le richieste del ricorrente sono trasmesse allo Stato membro nei cui confronti sono dirette, consentendo a quest'ultimo di procedere ad eventuali osservazioni. Laddove la richiesta non rispetti le condizioni di cui all'art. 60 Reg. Corte EDU, la Corte potrà rigettarla in tutto o in parte. La decisione in merito all'equa soddisfazione può essere rinviata, in tutto o in parte, dalla Corte, qualora non sia possibile procedervi contestualmente alla decisione nel merito (CEDU, Grande Camera, 28 giugno 2018, ricorso n. 1828/2006, G.I.E.M. s.r.l. e altri c. Italia), specie a fronte di calcoli complessi che richiedano tempistiche maggiori e quindi l'adozione di una separata decisione sull'equa soddisfazione, salvo che non intervenga nelle more una composizione amichevole tra le parti. |