Richiesta di misure provvisorie (art. 39 Regolamento)InquadramentoAi sensi dell'art. 39 Reg. Corte EDU è possibile per il ricorrente chiedere un intervento della Corte in via provvisoria e d'urgenza, mediante l'adozione di misure volte ad evitare una violazione grave e irreparabile dei diritti sanciti dalla Convenzione o dai relativi Protocolli. FormulaAlla Cancelleria della CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO Consiglio di Europa 67075 Strasburgo Cedex Francia RULE 39 – URGENTE [1] Persona da contattare [2]: ... . In caso di espulsione o estradizione [3]: ... . Esposizione dei fatti e delle doglianze [4]: ... . Formulazione della richiesta alla Corte della misura provvisoria da adottare: ... . 1. La richiesta deve essere inviata insieme a tutta la documentazione di supporto al numero di fax che la Corte ha appositamente dedicato alla richiesta di misure cautelari. Il numero è (+33) (0) 3 88 41 20 18, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 16.00 (le richieste pervenute dopo le 16.00 non vengono trattate lo stesso giorno). Durate le vacanze estive e invernali la Corte mantiene uno stand-by system (cosiddetta Rota Rule 39) per far fronte alle richieste urgenti ma il sistema non è operativo nelle giornate di sabato, domenica e durante le feste nazionali francesi. 2. Inserire i dati del ricorrente o del suo legale rappresentante. 3. L'intestazione dovrà anche riportare giorno e ora del trasferimento e destinazione. 4. Esporre dettagliatamente la situazione che lo riguarda e le ragioni sulle quali si fondano i timori di una concreta ed imminente minaccia di violazione dei propri diritti fondamentali garantiti dal sistema convenzionale ed in relazione a cui si richiede l'intervento urgente della Corte. La ricostruzione storica degli eventi dovrebbe, ove possibile, essere sostanziata da prove documentali che ne attestino la veridicità e la coerenza. CommentoIl quadro istituzionale La Corte EDU ha sede a Strasburgo ed è stata istituita nel 1959 dall'omonima Convenzione, firmata a Roma il 4 novembre 1950 ed entrata in vigore nel settembre del 1953, oggetto di ratifica da parte dell'Italia con legge e ratificata dall'Italia con l. n. 848/1955. La Corte costituisce un organo giurisdizionale internazionale ed è composta da un numero di giudici corrispondente a quello degli Stati membri del Consiglio di Europa, organizzazione internazionale intergovernativa, il cui statuto è stato sottoscritto il 5 maggio 1949, a Londra, con la finalità di tutelare i diritti umani nella regione europea. Non vi è sovrapposizione tra l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa, che costituiscono entità autonome e differenti, stante altresì la non corrispondenza degli Stati membri delle due istituzioni, dal momento che non tutti i quarantasei Stati che aderiscono al Consiglio d'Europa sono Stati membri dell'Unione Europea, come ad esempio la Turchia o l'Ucraina. I giudici della Corte EDU sono eletti dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla base di liste di tre candidati proposte da ciascuno Stato, ed esercitano il loro mandato a titolo individuale, senza rappresentare gli Stati di provenienza, per un periodo non rinnovabile pari a nove anni. La composizione della Corte è variabile, in quanto i ricorsi palesemente inammissibili sono esaminati da un Giudice unico, mentre un Comitato di tre giudici può pronunciarsi con voto unanime sull'ammissibilità e sul merito nei casi già coperti giurisprudenza consolidata. Diversamente, la decisione è assunta a maggioranza dei componenti di una Camera, in numero di sette. Ciascuna Camera è composta dal Presidente della Sezione cui è assegnato il caso, ossia il Giudice eletto dallo Stato contro cui il ricorso è presentato, nonché da ulteriori cinque giudici, designati a rotazione dal Presidente della Sezione. Sono invece diciassette i componenti della Grande Camera, che esamina i casi rimessi a seguito di remissione da parte di una Camera o di accettazione di apposita richiesta di rinvio delle parti. Siedono nella composizione della Grande Camera il Presidente e il vice Presidente della Corte, nonché i presidenti delle Sezioni, oltre al Giudice eletto dallo Stato contro cui è stato proposto ricorso e altri giudici appositamente sorteggiati. La Corte EDU svolge funzioni consultive e giurisdizionali. Le prime, ai sensi dell'art. 47 CEDU, consistono nel fornire pareri motivato in ordine all'interpretazione della Convenzione e dei relativi Protocolli, su richiesta del Comitato dei Ministri. Nello svolgimento della sua funzione giurisdizionale, la Corte viene invece adita su ricorso degli Stati membri, ai sensi dell'art. 33 CEDU, ovvero – a far data dal 1998 – su ricorso individuale di cittadini, organizzazioni non governative o gruppi di individui, ai sensi dell'art. 34 CEDU. La Corte ha competenza riguardo l'interpretazione e l'applicazione della Convenzione e dei relativi protocolli, ivi compresa la tutela e il rispetto dei diritti e delle garanzie ivi previsti. Le sentenze della Corte EDU sono motivate e soggette a pubblicazione, vincolando alla decisione assunta gli Stati membri del Consiglio d'Europa che siano stati parte nella controversia. L'esecuzione viene monitorata dal Comitato dei Ministri, ai sensi dell'art. 46 CEDU, cui viene trasmesso il relativo fascicolo e che procede quindi a consultare lo Stato membro interessato per concordare modalità e tempistiche dell'esecuzioni, onde prevenire nuove violazioni della Convenzione. Difatti, ogni Stato membro ha il dovere di evitare il verificarsi di nuove violazioni, mediante adattamento della legislazione vigente o interventi su singoli provvedimenti adottati in violazione della Convenzione, potendo in caso contrario essere sanzionato per le violazioni successive. È altresì previsto il riconoscimento di un'equa riparazione nei confronti del ricorrente vittorioso, a carico dello Stato membro condannato. L'art. 39 del Regolamento della Corte EDU Ai sensi dell'art. 39 Reg. Corte EDU, la camera o, se del caso, il presidente della sezione o un Giudice di turno designato dal Presidente della Corte, tra i vicepresidenti di Sezione (par. 4), possono, su richiesta di una parte o di ogni altra persona interessata, ovvero d'ufficio, indicare alle parti le misure provvisorie la cui adozione è ritenuta necessaria nell'interesse delle parti o del corretto svolgimento della procedura. I medesimi soggetti possono invitare le parti a fornire informazioni su eventuali questioni relative all'attuazione delle misure provvisorie indicate. Di tali misure viene immediatamente informato il Comitato dei Ministri. Si tratta di misure eccezionali, vincolanti per lo Stato interessato (il cui rifiuto di ottemperare alla misura individuata dalla Corte può determinare una condanna ex art. 34 CEDU), che la Corte assume solo a seguito dell'esame delle informazioni pertinenti, quando ritenga che il ricorrente possa essere esposta al rischio concreto e reale di subire pregiudizi gravi e irreparabili in mancanza di esse. I ricorrenti sono tenuti a motivare le richieste di adozione di misure provvisorie, esponendo in maniera dettagliata gli elementi su cui si fondano, indicando la natura dei rischi e le disposizioni che si assumono violate, corredando la richiesta di ogni elemento idoneo a sostenerla e delle decisioni adottate dagli organi nazionali ovvero di ogni altro documento idoneo a supportarla. Qualora sia già pendente un giudizio innanzi alla Corte è necessario altresì indicare il numero attribuito al relativo ricorso. In mancanza delle informazioni necessarie o di richieste incomplete la Corte, di norma, non si pronuncia sulle stesse e non contatta direttamente le parti. Nell'esaminare la richiesta di adozione di misure provvisorie, le Corte può estendere la valutazione alla ricevibilità della causa. È necessario trasmettere la richiesta per posta o via fax, con indicazione: “Articolo 39 – Urgente” e i recapiti della persona da contattare, nonché, nelle cause in materia di espulsione o estradizione, la data e l'ora in cui verranno eseguite, nonché l'indirizzo del ricorrente, il luogo di detenzione e il numero di fascicolo ufficiale. La richiesta deve essere trasmessa tempestivamente, appena adottata la decisione interna definitiva, onde consentire alla Corte una decisione in tempi adeguati. Nel caso di procedure di allontanamento, sarà necessario uno spatium deliberandi di almeno un giorno lavorativo. L'applicazione dell'art. 39 Reg. Corte EDU è preclusa dalla possibilità di adottare un rimedio sospensivo interno. In caso di rigetto della richiesta di applicazione di misure provvisorie, il ricorrente dovrà comunicare alla Corte se intenda proseguire nell'esame della causa. In caso invece di accoglimento della richiesta, è onore del ricorrente informare la Corte in ordine allo stato di avanzamento della procedura nazionale, pena la cancellazione della causa dal ruolo. La decisione della Corte non è appellabile ed è discrezionale in ordine alla misura provvisoria da adottare, non risultando vincolata dalla richiesta del ricorrente. |