Istanza di restituzione delle cose sequestrate (artt. 262 e 263 e art. 84 disp. att.)InquadramentoL'avente diritto alla restituzione di un bene sequestrato a fini probatori può presentare istanza in tal senso al Pubblico Ministero (durante le indagini preliminari) o al Giudice (successivamente), perché il sequestro appaia ab origine privo dei presupposti legittimanti ovvero perché non più necessario a seguito di circostanze sopravvenute. FormulaALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... ovvero AL TRIBUNALE PENALE DI ... in composizione monocratica (dott. ... ) in composizione collegiale Ufficio del Giudice dell'udienza preliminare Istanza di restituzione delle cose sequestrate 1 *** Il sottoscritto Avv. ..., con studio in ..., via ..., difensore di fiducia/ufficio di 1. ..., nato a ... il ...; 2. ..., nata a ... il ...; indagato 2 nel procedimento penale n. ... / ... RGNR, per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.) ..., per i reati previsti e puniti dagli artt. a) ... c.p. b) ..., legge ... / ... c) ..., d.P.R. ... d) ..., d.lgs. ... PREMESSO che, in data ..., è stato eseguito da (specificare l'articolazione di polizia giudiziaria che ha compiuto l'atto, di iniziativa e su delega del Pubblico Ministero) sequestro probatorio a carico di ... ed avente ad oggetto i seguenti beni mobili/immobili 3 ; che il suddetto sequestro appare illegittimo, in quanto (specificare le ragioni poste a fondamento della richiesta di restituzione dei beni) 4 ; (ovvero) che il suddetto sequestro appare non necessario, in quanto (specificare le circostanze o le proposte alternative che giustificherebbero della richiesta di restituzione dei beni); (ovvero) che il suddetto sequestro appare non più necessario, in quanto (specificare le circostanze sopravvenute che giustificherebbero della richiesta di restituzione dei beni); che non sussistono dubbi sull'appartenenza del bene, di proprietà del Sig. ... 5 ; CHIEDE che siano restituiti all'avente diritto, Sig. ..., i beni oggetto di sequestro 6, come da verbale in data ... del/della (indicare l'articolazione di polizia giudiziaria che ha proceduto al sequestro). Si allegano i seguenti documenti. 1) ...; 2) ... . Luogo e data ... Firma ...
Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1] 1. L'istanza di restituzione dei beni sequestrati è esente da bollo (art. 150, d.lgs. n. 115/2002). [2] 2. Può proporre l'istanza chiunque deteneva legittimamente il bene in sequestro o abbia comunque diritto alla sua restituzione in forza di una relazione giuridica con la res tutelata dall'ordinamento. Occorre ricordare che nel momento in cui entrerà a pieno regime la disciplina introdotta con il d.lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) il deposito degli atti scritti dovrà avvenire esclusivamente con modalità telematiche nel rispetto della normativa che verrà dettata con decreti del Ministero della Giustizia. Il deposito del documento analogico rappresenterà l'eccezione. Attualmente, in attesa della piena entrata in vigore della Riforma, che richiede decreti attuativi del Ministero (il nuovo regime entrerà in vigore trascorsi 15 giorni dall'emanazione di detti decreti), il deposito cartaceo da parte degli avvocati è ancora consentito per atti diversi da quelli che devono essere depositati con il P.D.P. (come si ricava dal persistere del vigore, nel regime transitorio, delle vecchie formulazioni degli artt. 110 e 116, comma 3-bis, c.p.p.: v. art. 87, comma 4, d.lgs. n. 150/2022 e del posticipo dell'entrata in vigore del nuovo art. 111-bis c.p.p. trascorsi 15 giorni dall'emanazione dei decreti del Ministero della Giustizia, nonché dall'art. 87, comma 5 che posticipa l'entrata in vigore degli artt. 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quter, 111-bis, 111-ter c.p.p., 122, comma 2-bis). In via transitoria, ai sensi dell'art. 87-bis, d.lgs. n. 150/2022, il deposito è possibile anche mediante invio di posta elettronica certificata all'indirizzo indicato dal Direttore generale per i sistemi informatici automatizzati, che ne specifica anche le modalità tecniche. Come è noto, lo scorso 4 luglio 2023 in attuazione dell'art. 87 comma 6-bis d.lgs. 10 ottobre 2022 n. 150 è stato emanato dal Ministro della giustizia un decreto che ha allargato il catalogo degli atti che devono essere necessariamente depositati dai difensori attraverso il Portale di deposito telematico. Ciò vale per tutti gli Uffici giudiziari ad eccezione della Procura presso il Tribunale per i minorenni, il Tribunale per i minorenni, il Tribunale di sorveglianza e la Corte di Cassazione e le fasi della esecuzione penale e quella disciplinata dal libro XI del codice di rito (intitolato rapporti giurisdizionali con autorità straniere). Il deposito deve avvenire con le modalità dettate con il provvedimento del diretto generale dei sistemi informativi automatizzati del Ministero dell'11 luglio 2023 e non vale per il deposito in udienza che potrà dunque continuare con le modalità tradizionali. Le novità dovevano entrare in vigore il 20 luglio 2023, ma la medesima è stata posticipata a fine anno. La richiesta in parola rientrava tra gli atti contemplati dal decreto ministeriale del 4 luglio (art. 1 n. 31 d.m. 4 luglio 2023). [3] 3. Specificare nel dettaglio la consistenza di quanto oggetto di sequestro (con coordinate catastali in caso di immobili). [4] 4. La legittimità del provvedimento genetico del vincolo può essere oggetto di scrutinio da parte del tribunale del riesame (art. 324 c.p.p.), ma nulla impedisce che, in pendenza dei termini per impugnare ovvero anche a termini scaduti, la parte istante si rivolga direttamente al Pubblico Ministero prospettando una diversa ricostruzione in fatto e in diritto della vicenda procedimentale. [5] 5. Ovvero di una società commerciale o di un altro soggetto collettivo. [6] 6. La richiesta può essere anche parziale e riguardare alcuni beni soltanto, prestando temporanea acquiescenza all'imposizione del vincolo per il resto del compendio. CommentoIl vincolo apposto su un bene deriva dalla necessità di mantenerne inalterata la consistenza “ai fini di prova”, sino a quando si darà eventualmente luogo alla fase dibattimentale (ovvero comunque alla fase del giudizio con uno dei riti alternativi). Se questa necessità probatoria non sussiste (o non sussiste più), perché, ad esempio, lo stato dei luoghi o della res è adeguatamente documentato da video o fotografie, o perché il fatto da provare deve escludersi sulla base di ulteriori e diverse emergenze investigative, cade la ragione che consente all'autorità giudiziaria di limitare i diritti dominicali o reali, o le situazioni di fatto tutelate dall'ordinamento, dell'indagato o del terzo. In questo caso, le cose sequestrate sono restituite all'avente diritto, anche prima della sentenza (cfr. Conforti, Montesano Cancellara, Soana, Il sequestro penale. Presupposti applicativi, gestione dei beni e strumenti di impugnazione, Milano, 2016, 31 ss.). Se occorre, l'autorità giudiziaria prescrive di presentare a ogni richiesta le cose restituite e a tal fine può imporre cauzione (art. 262, comma 1, c.p.p.). La prassi, d'altra parte, è assai tiepida nell'acconsentire alla restituzione, qualora possano ipotizzarsi, con qualche plausibilità, future necessità istruttorie il cui esito positivo sarebbe così rimesso in buona sostanza al diligente e corretto comportamento di un terzo (magari interessato al merito del procedimento, oltre che a riacquistare la disponibilità del bene). Nonostante il completo venir meno delle esigenze di prova, il vincolo può permanere ulteriormente quando il sequestro probatorio sia convertito in sequestro conservativo o preventivo. Nel primo caso (art. 262, comma 2, c.p.p.), la restituzione non è ordinata se il Giudice dispone, a richiesta del Pubblico Ministero o della parte civile, che sia mantenuto il sequestro sui beni mobili o immobili dell'indagato/imputato ovvero del responsabile civile o delle somme o cose dovute loro, nei limiti in cui la legge ne consente il pignoramento, se vi è fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie: - per il pagamento della pena pecuniaria, delle spese di procedimento e di ogni altra somma dovuta all'erario dello Stato; - delle obbligazioni civili derivanti dal reato. Nel secondo caso (art. 262, comma 3, c.p.p.), non si fa luogo alla restituzione e il sequestro è mantenuto ai fini preventivi quando: - vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravarne o protrarne le conseguenze ovvero agevolare la commissione di altri reati (art. 321, comma 1, c.p.p.); - quando il sequestro abbia per oggetto cose di cui è consentita la confisca, anche per equivalente (art. 321, commi 2 e 2-bis, c.p.p. Cfr. Cass. II, n. 16523/2017, secondo cui il divieto, ex art. 324, comma 7, c.p.p., di restituzione delle cose soggette a confisca obbligatoria costituisce un principio generale che opera non solo in sede di riesame, ma anche in sede di procedimento per la restituzione delle cose sottoposte a sequestro probatorio, ancorché in assenza di una espressa previsione in tal senso, giacché l'esaurimento delle finalità istruttorie non può pregiudicare la concreta attuazione della misura di sicurezza obbligatoria). Indipendentemente da una formale conversione, è altresì possibile una duplicazione del titolo di indisponibilità, mediante emissione di distinto decreto di sequestro preventivo di un bene già gravato da sequestro probatorio, in presenza delle condizioni di legge e in particolare del pericolo concreto ed attuale della cessazione dell'esigenza probatoria, tale da rendere attuale il pericolo che il bene (nella specie una somma di denaro), una volta rientrato nella disponibilità dell'imputato, possa essere da quest'ultimo sottratto alle esigenze protette dall'art. 321 c.p.p. (Cass. II, n. 5967/2014). In caso di annullamento del decreto di sequestro probatorio, il tribunale del riesame deve disporre la restituzione del bene, salvo che il vincolo non debba permanere in ragione di un distinto provvedimento di sequestro conservativo o preventivo. In merito all'applicabilità dell'art. 324, comma 7, c.p.p. anche al caso di annullamento del sequestro probatorio, il conflitto giurisprudenziale esistente è stato risolto dall'intervento delle Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 40847/2019) le quali hanno stabilito che il divieto di restituzione previsto da detta norma opera, oltre che con riguardo al sequestro preventivo, anche in caso di annullamento del decreto di sequestro probatorio. Nel corso delle indagini preliminari, sulla restituzione delle cose sequestrate il Pubblico Ministero provvede con decreto motivato; dopo l'esercizio dell'azione penale, questo incombente è definito con ordinanza del Giudice che procede (ovvero del Giudice dell'esecuzione dopo la sentenza irrevocabile), se non vi è dubbio sulla loro appartenenza. In caso di controversia sulla proprietà delle cose sequestrate, il Giudice ne rimette invece la risoluzione al Giudice civile del luogo, mantenendo nel frattempo il sequestro. Quando le cose sono state sequestrate presso un terzo, la restituzione non può essere ordinata a favore di altri senza che il terzo sia sentito in camera di consiglio (art. 263 c.p.p.). Dopo la sentenza non più soggetta a impugnazione, le cose sequestrate ma non confiscate sono restituite a chi ne abbia diritto. Trascorsi cinque anni dal passaggio in giudicato della sentenza, le somme di denaro sequestrate, se non è stata disposta la confisca e nessuno ne ha chiesto la restituzione, reclamando di averne diritto, sono devolute allo Stato (art. 262, commi 3-bis e 4, c.p.p.). La restituzione dei beni sequestrati è concessa a condizione che prima siano pagate le spese per la custodia e la conservazione delle cose sequestrate, salvo che siano stati pronunciati provvedimento di archiviazione, sentenza di non luogo a procedere o sentenza di proscioglimento ovvero che le cose sequestrate appartengano a persona diversa dall'imputato o che il decreto di sequestro sia stato revocato a norma all'esito del riesame. Il provvedimento di restituzione è comunicato all'avente diritto ed al custode, con la precisazione che le spese suddette, decorsi trenta giorni dalla ricezione della comunicazione, resteranno in ogni caso a carico dell'avente diritto. Se l'avente diritto è ignoto o irreperibile oppure non ha comunque provveduto al ritiro, le cose sequestrate sono poste in vendita e analogamente si procede quando i beni non possano essere custoditi senza pericolo di deterioramento o senza rilevante dispendio (artt. 149-151, d.lgs. n. 115/2002). È possibile, con il consenso dell'interessato, subordinare la restituzione al rispetto delle prescrizioni del caso e al versamento di una idonea cauzione a garanzia della esecuzione delle prescrizioni nel termine stabilito. Se le prescrizioni non sono adempiute nel termine fissato, l'autorità giudiziaria dispone la vendita o la distruzione (art. 85 disp. att. c.p.p.). |