Richiesta di liquidazione dell'indennità di custodia e conservazione (art. 150, d.P.R. n. 115/2002)InquadramentoAl momento della restituzione all'avente diritto di un bene sottoposto a sequestro probatorio e preventivo, qualora per la particolare natura del bene questo non sia stato affidato in custodia alla cancelleria o alla segreteria, ma ad un custode ai sensi dell'art. 259, comma 1, c.p.p., occorre provvedere alla liquidazione in favore di quest'ultimo delle spese sostenute per la conservazione del bene e dell'indennità per la sua custodia. FormulaALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... n. ... / ... R.G.N.R. (P.M. dott. ... ) RICHIESTA DI LIQUIDAZIONE PER SPESE DI CUSTODIA GIUDIZIARIA *** Il sottoscritto ..., nato a ... il ..., codice fiscale ..., recapito telefonico ... (casa/ufficio), recapito cellulare ( ... ), e-mail ... @ ..., residente a ..., (ovvero quale rappresentante della società ..., con sede in ..., via ..., P.I. ... ); PREMESSO che, con provvedimento del Pubblico Ministero in data ..., è stato nominato custode giudiziario dei seguenti beni: - Ciclomotore marca ..., modello ..., contrassegno ..., telaio ... ; - Motoveicolo marca ..., modello ..., targa ..., telaio ... [1]; - Autoveicolo marca ..., modello ..., targa ..., telaio ... [2]; - Autocarro marca ..., modello ..., targa ..., telaio ... [3]; - Altro ... [4]. che il bene suddetto è stato custodito (che i beni suddetti sono stati custoditi) dal giorno ... / ... / ... al giorno ... / ... / ... [5] in area chiusa e coperta (ovvero in area recintata e scoperta); CHIEDE nella misura stabilita dal d.m. n. 265/2006[6] , la liquidazione dell'indennità di traino, trasporto e recupero da ..., via (ovvero località) ... al luogo di custodia in ..., via ... . la liquidazione dell'indennità di custodia per complessivi ... giorni. Dichiara di non avere ricevuto per la stessa prestazione nessuna somma, né da privati, né da soggetti istituzionali. (Dichiara di rinunciare all'avviso di deposito del decreto di liquidazione del Pubblico Ministero) Si allegano i seguenti documenti: 1) Verbale di sequestro e affidamento in custodia giudiziale; 2) Provvedimento di convalida del Pubblico Ministero del sequestro operato dalla Polizia Giudiziaria (ovvero Decreto dell'Autorità Giudiziaria che dispone il sequestro); 3) Provvedimento di dissequestro del Pubblico Ministero; 4) Verbale di restituzione. Luogo e data ... Firma ... 1. Le tariffe giornaliere per la custodia e per la conservazione di motoveicoli e ciclomotori in area recintata e scoperta ammontano, IVA esclusa, - per i primi novanta giorni dal sequestro: Euro 1,68; - per il periodo successivo, non maggiore di un anno: Euro 1,06; In caso di custodia in luogo chiuso e coperto, l'indennità è aumentata del 25%. Le spese di traino e trasporto in depositeria sono quantificate in Euro 40,00. Per il recupero del mezzo, l'indennità è aumentata del 25% (cfr. art. 1, d.m. n. 265/2006). 2. Le tariffe giornaliere per la custodia e per la conservazione di autoveicoli in area recintata e scoperta ammontano, IVA esclusa, - per i primi novanta giorni dal sequestro: Euro 2,24; - per il periodo successivo, non maggiore di un anno: Euro 1,39; In caso di custodia in luogo chiuso e coperto, l'indennità è aumentata del 25%. Le spese di traino e trasporto in depositeria sono quantificate in Euro 60,00. Per il recupero del mezzo, l'indennità è aumentata del 25% (cfr. art. 1, d.m. n. 265/2006). 3. Le tariffe giornaliere per la custodia e per la conservazione di autocarri in area recintata e scoperta ammontano, IVA esclusa, - per i primi novanta giorni dal sequestro: Euro 2,79; per il periodo successivo, non maggiore di un anno: Euro 1,79; In caso di custodia in luogo chiuso e coperto, l'indennità è aumentata del 25%. Le spese di traino e trasporto in depositeria sono quantificate in Euro 80,00. Per il recupero del mezzo, l'indennità è aumentata del 25% (cfr. art. 1, d.m. n. 265/2006). 4. Ad esempio, natanti (cfr. art. 2, d.m. n. 265/2006). 5. Per gli anni successivi al primo, le tariffe giornaliere sopra indicate sono ridotte, in relazione allo stato di conservazione del bene, - per il secondo anno o frazione di esso, nella misura del 20%; - per il terzo anno o frazione di esso, nella ulteriore misura del 30%; - per il quarto anno o frazione di esso, nella ulteriore misura del 40%; - per il quinto anno o frazione di esso, nella ulteriore misura del 50%; - per il sesto anno o frazione di esso e per gli anni successivi, nella ulteriore misura del 50% (cfr. art. 3, d.m. n. 265/2006). 6. Rilevato che il peso statistico dei sequestri concerne essenzialmente i veicoli a motore ed i natanti, il suddetto decreto limita la determinazione dell'indennità di custodia a detti beni, rinviando per le altre categorie di beni agli usi locali, in base a quanto disposto dall'art. 58, comma 2, d.P.R. n. 115/2002. CommentoDopo avere ordinato il dissequestro in favore degli aventi diritto, secondo quanto previsto dall'art. 150, d.P.R. n. 115/2002 (che reitera la disposizione del previgente art. 84 disp. att. c.p.p.), l'autorità giudiziaria dispone la restituzione dei beni sequestrati, d'ufficio o su richiesta dell'interessato esente da bollo, delegando per l'esecuzione, solitamente, la polizia giudiziaria, che provvede a redigerne verbale. La restituzione è concessa a condizione che prima l'avente diritto paghi le spese per la custodia e la conservazione delle cose sequestrate. Quando, però, sono stati pronunciati i provvedimenti di archiviazione, sentenza di non luogo a procedere o sentenza di proscioglimento ovvero quando le cose sequestrate appartengono a persona diversa dall'indagato/imputato o quando il decreto di sequestro è stato revocato dal tribunale del riesame, queste spese sono a carico dell'erario (nonché, secondo Cass. I, n. 48311/2014, anche in caso di omessa convalida del sequestro probatorio, poiché le spese non possono essere poste a carico dell'indagato/imputato, dal momento che il vincolo procedimentale non ha mai avuto, ex tunc, legittima esistenza). Le spese sono in ogni caso dovute dall'avente diritto alla restituzione per il periodo successivo al trentesimo giorno dalla data in cui quest'ultimo ha ricevuto la comunicazione del provvedimento di restituzione. Il provvedimento di restituzione deve dunque essere comunicato all'avente diritto ed al custode e deve contenere altresì l'espressa comunicazione che “le spese di custodia e conservazione delle cose sequestrate, decorsi trenta giorni dalla ricezione della comunicazione, sono in ogni caso a carico dell'avente diritto alla restituzione” e che “le somme o valori sequestrati, decorsi tre mesi dalla rituale comunicazione senza che l'avente diritto abbia provveduto al ritiro, sono devoluti alla cassa delle ammende”. Il magistrato provvede alla liquidazione dell'indennità di custodia con decreto motivato. Quest'ultimo provvedimento è comunicato alle parti e al beneficiario, anche ai fini dell'opposizione, solo alla cessazione dell'eventuale segreto sugli atti di indagine o sulla iscrizione della notizia di reato (art. 168, d.P.R. n. 115/2002). Contro il decreto di liquidazione, tutti i destinatari della comunicazione possono proporre opposizione con le forme previste dall'art. 15, d.lgs. n. 150/2011 (art. 170, d.P.R. 115/2002). È inammissibile il ricorso per cassazione proposto dal difensore del custode, in virtù del semplice mandato defensionale, avverso il provvedimento di liquidazione delle spese di custodia, se il difensore non è iscritto all'albo speciale dei cassazionisti e non è munito di procura speciale nel rispetto delle formalità di cui agli artt. 100, comma 1 e 122 c.p.p. (Cass. IV, n. 3609/2009). La sentenza di condanna, ex art. 535, comma 1, c.p.p., pone poi definitivamente a carico del condannato tutte le spese processuali. Dal momento che il pagamento di queste spese è stabilito direttamente dalla legge, l'omessa statuizione sul punto, anche in una sentenza di patteggiamento, può essere emendata con la procedura di correzione degli errori materiali, dal momento che la liquidazione avviene sulla base delle apposite tabelle approvate dal ministero della giustizia e, in via residuale, secondo gli usi locali (Cass. III, n. 28239/2016. Cass. I, n. 49280/2016 ha specificato che l'omessa statuizione non costituisce causa di esonero dal pagamento, di modo che risulta inammissibile la contestazione della cartella esattoriale emessa per il pagamento delle spese di custodia dei beni sequestrati). Se l'avente diritto alla restituzione delle cose affidate in custodia a terzi, ovvero alla cancelleria, è ignoto o irreperibile, il cancelliere presenta gli atti al magistrato, il quale ordina la vendita delle cose sequestrate da eseguirsi non oltre sessanta giorni dalla data del provvedimento, stabilendo le modalità della vendita e il luogo di esecuzione. La vendita è disposta in ogni caso, se i beni non possono essere custoditi senza pericolo di deterioramento o senza rilevante dispendio. Il provvedimento è comunicato all'avente diritto. I beni rimasti invenduti sono distrutti. Allo stesso modo si provvede per i beni affidati alla cancelleria per i quali l'avente diritto non ha comunque provveduto al ritiro (art. 151, d.P.R. n. 115/2002). Decorsi tre mesi dalla vendita delle cose sequestrate, se nessuno ha provato di avervi diritto ovvero l'avente diritto sia ignoto o irreperibile, le somme ricavate dalla vendita sono devolute alla cassa delle ammende, dedotte le spese, al pari delle somme e dei valori sequestrati quando l'avente diritto non abbia provveduto al ritiro (art. 154, d.P.R. n. 115/2002). Le questioni relative alla quantificazione delle spese di custodia e di conservazione successive alla irrevocabilità della confisca, che non riguardano i presupposti della condanna, ma attengono soltanto ad aspetti contabili o al concreto ammontare delle singole voci, devono essere proposte davanti al Giudice civile, nelle forme dell'opposizione ex art. 615 c.p.c. (Cass. I, n. 3347/2014). |