Eccezione di incompetenza per territorio al giudice per le indagini preliminari (art. 22)InquadramentoNel corso delle indagini preliminari, il giudice, se riconosce, anche su impulso di parte, la propria incompetenza per territorio, pronuncia ordinanza e dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero. FormulaTRIBUNALE PENALE DI.... UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI ECCEZIONE DI INCOMPETENZA PER TERRITORIO * * * Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia/ufficio di.... 1....., nato a.... il....; 2....., nata a.... il....; indagato nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R., per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.).... per i reati previsti e puniti dagli artt. a).... c.p. b)...., l..... /.... c)...., d.P.R..... d)...., d.lgs..... PREMESSO che (riassumere sinteticamente il particolare momento procedimentale, per quanto possa rivestire rilievo ai fini della decisione del giudice: misura cautelare in atto, pendenza della richiesta di incidente probatorio, accertamenti tecnici non ripetibili in via di espletamento, etc.) [1] ; che il reato per cui si procede, per come iscritto nel registro di cui all'art. 335 c.p.p., risulta di competenza territoriale di altro ufficio giudiziario; che infatti il suddetto reato deve ritenersi consumato in...., al momento di (specificare quando il fatto tipico è stato perpetrato in tutti i suoi elementi costitutivi); (OVVERO) che infatti il suddetto reato deve qualificarsi come reato permanente e la sua consumazione ha avuto inizio, per quanto consta, in...., al momento di (specificare quando il fatto tipico è stato perpetrato in tutti i suoi elementi costitutivi, a prescindere dal successivo protrarsi delle conseguenze lesive); (OVVERO) che infatti il suddetto delitto è rimasto allo stadio del tentativo secondo la stessa ipotesi accusatoria e l'ultimo atto univocamente diretto a commetterlo è stato posto in essere in...., al momento di (specificare quando l'ultimo atto è stato perpetrato); (OVVERO) che, poiché non è possibile determinare la competenza secondo le regole generali dettate dall'art. 8 c.p.p., occorre applicare le regole operative di cui al successivo art. 9 e in particolare quella relativa all'ultimo luogo in cui sia avvenuta, per quanto consta, una parte dell'azione o dell'omissione (ovvero al luogo di residenza, dimora o domicilio dell'imputato); che tale luogo deve individuarsi in.... (specificare e se del caso documentare l'individuazione); che dunque è competente a procedere (indicare l'ufficio giudiziario e la sede); presenta, ai sensi dell'art. 22 c.p.p., formale ECCEZIONE DI INCOMPETENZA PER TERRITORIO e, per l'effetto, CHIEDE che il giudice adìto voglia pronunciare la conseguente ordinanza e disporre la trasmissione degli atti al pubblico ministero [2]. Si allegano i seguenti documenti. 1)....; 2)..... Luogo e data.... Firma.... [1]L'invocata ordinanza di incompetenza produce effetti limitatamente al provvedimento richiesto (art. 22, comma 2 c.p.p.). Essa non impone pertanto la trasmissione degli atti da parte del pubblico ministero procedente ad altro ufficio di procura istituito presso l'organo giurisdizionale competente come individuato nel provvedimento del giudice. Per ottenere un simile obiettivo la parte deve invece presentare apposita richiesta al magistrato inquirente ai sensi dell'art. 54-quater c.p.p., comma 1 (se del caso giovandosi poi del rimedio para-impugnatorio previsto dal successivo comma 3 del medesimo articolo). [2]Dopo la chiusura delle indagini preliminari il giudice, se riconosce la propria incompetenza per qualsiasi causa, la dichiara con sentenza e ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice competente (art. 22, comma 3 c.p.p.). CommentoLa competenza per territorio La giurisdizione dei giudici ordinari si declina secondo i criteri di competenza (materia, territorio, connessione). Secondo la regola generale dettata dall'art. 8, comma 1, c.p.p., la competenza per territorio è determinata dal luogo in cui il reato è stato consumato. Occorrerà dunque avere ben presenza lo specifico fatto di reato e verificare, secondo la disciplina di diritto sostanziale, quando tutti gli elementi costitutivi della fattispecie incriminatrice sono venuti in essere. A mero titolo di esempio: – il delitto di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche si consuma nel momento in cui la prima elargizione da parte dell'ente erogante entra nella sfera giuridica di disponibilità dell'agente che, in tal modo, consegue il profitto (Cass. I, n. 39193/2017, che ha ritenuto consumato il reato nel momento in cui il primo versamento ha avuto effetto per mezzo dell'accollo da parte dell'ente pubblico di una quota di un mutuo contratto dall'imputato, ravvisando la competenza territoriale dell'autorità giudiziaria in cui si trova l'istituto di credito che ha erogato detto mutuo); – per l'acquisto di sostanze stupefacenti procede il giudice del luogo in cui si è perfezionato l'accordo tra acquirente e venditore, non essendo necessaria per la consumazione del delitto la materiale consegna della sostanza (Cass. IV, n. 45884/2017. Cass. VI, n. 12045/2017 precisa che, qualora il reato venga realizzato attraverso la consumazione di più condotte tra quelle di produzione, detenzione e cessione alternativamente previste dal primo comma dell'art. 73 d.P.R. n. 309/1990, la competenza territoriale deve essere stabilita con riguardo al luogo in cui è stata compiuta la prima di tali condotte; Cass. III, n. 14233/2020 puntualizza che nel caso in cui la contrattazione fra l'acquirente e il venditore sia avvenuta per telefono, la competenza territoriale appartiene al giudice del luogo in cui il proponente, mediante tale mezzo di comunicazione, ha avuto contezza dell'accettazione); – la competenza territoriale a conoscere del reato di vendita di sostanze alimentari contenenti residui di prodotti usati in agricoltura tossici per l'uomo (art. 5, lett. h) l. n. 283/1962), realizzato attraverso la vendita “da piazza a piazza”, appartiene al giudice del luogo di consegna della merce al vettore, ove, ai sensi dell'art. 1510 c.c., si è concluso il contratto, con conseguente passaggio della proprietà all'acquirente (Cass. III, n. 35162/2017); – l'omesso versamento delle certificate ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei dipendenti (art. 10-bis d.lgs. n. 74/2000) è di competenza del giudice del luogo dove si compie, alla scadenza del termine previsto, l'omissione di cui al precetto normativo, luogo che di regola corrisponde, per le società, a quello in cui si trova la sede effettiva dell'impresa, intesa come centro della prevalente attività amministrativa e direttiva di organizzazione, coincidente o meno con la sede legale (Cass. III, n. 23784/2016, di annullamento della decisione di merito che, ritenendo erroneamente di dover applicare la regola fissata dall'art. 1182 c.c., aveva affermato la competenza del giudice del territorio dove era sita la Direzione provinciale della Agenzia delle Entrate destinataria del pagamento omesso, dal momento che le fattispecie di cui agli artt. 10-bis e 10-ter, in quanto non comprese nei reati di cui al capo I del titolo II del d.lgs. n. 74/2000, non partecipano della speciale disciplina della competenza a questi ultimi riservata dal successivo art. 18, comma 2); – la truffa contrattuale realizzata attraverso la vendita di beni on line, in cui il pagamento eseguito dalla parte offesa avvenga tramite bonifico bancario con accredito su conto corrente, si consuma nel luogo ove l'agente consegue l'ingiusto profitto tramite la riscossione della somma e non già in quello in cui viene data la disposizione per il pagamento da parte della persona offesa (Cass. II, n. 54948/2017. Secondo Cass. II, n. 14730/2017, confermata da Cass. I, n. 52003/2019, però, quando il profitto è conseguito mediante accredito su carta di pagamento ricaricabile Postepay, il tempo e il luogo di consumazione del reato sono quelli in cui la persona offesa ha proceduto al versamento del denaro sulla carta, poiché tale operazione ha realizzato contestualmente sia l'effettivo conseguimento del bene da parte dell'agente, che ottiene l'immediata disponibilità della somma versata, e non un mero diritto di credito, sia la definitiva perdita dello stesso bene da parte della vittima). – il delitto di riciclaggio si perfeziona con la realizzazione dell'effetto dissimulatorio conseguente alle condotte tipiche previste dall'art. 648-bis, comma 1, c.p., non essendo necessario che il compendio “ripulito” sia restituito a chi l'aveva movimentato, cosicché il mero trasporto materiale in altro luogo del bene riciclato esula dalla condotta tipica di trasferimento, da intendersi in senso esclusivamente giuridico di movimentazione dissimulatoria (Cass. I, n. 2561/2022, che in un caso di trasporto transfrontaliero di denaro oggetto di movimentazione e di occultamento in Svizzera, ha dichiarato la competenza del giudice del luogo in cui era avvenuta la reintroduzione clandestina in Italia delle somme in contanti, idonea a occultare definitivamente le tracce dell'origine illecita del denaro, considerando post factum irrilevante il successivo trasferimento delle somme all'interno del territorio nazionale). Quando dal fatto di reato è derivata la morte di una o più persone, secondo l'art. 8, comma 2 c.p.p., è competente il giudice del luogo in cui è avvenuta l'azione o l'omissione, poiché in tal caso è lì che è più agevole raccogliere elementi di prova (si pensi ad un incidente stradale in cui uno dei soggetti coinvolti sia trasportato in gravi condizioni in un ospedale di un'altra città, dove poi deceda per le lesioni riportate nel sinistro). Se si tratta di reato permanente, è competente il giudice del luogo in cui ha avuto inizio la consumazione, anche se dal fatto è derivata la morte di una o più persone (art. 8, comma 3 c.p.p.). Ad esempio, in caso di sequestro di persona, la competenza si radica dove la persona offesa è stata privata della libertà personale, indipendentemente dalla località eventualmente diversa di prigionia o di liberazione. È però dibattuto il criterio di individuazione per i delitti associativi: una parte della giurisprudenza opta per un'interpretazione più aderente al dato letterale e si basa sul luogo in cui la struttura organizzata inizia ad essere operativa (Cass. l, n. 20908/2015; Cass. III, n. 35578/2016 specifica però che la consumazione deve ritenersi avvenuta nel luogo in cui si realizza un minimo di mantenimento della situazione antigiuridica necessaria per la sussistenza del reato, coincidente con quello in cui sono programmate, ideate e dirette le attività dell'associazione, ovvero in quello dove si esteriorizza l'associazione attraverso l'esecuzione dei delitti programmati, in tal modo manifestandosi e realizzandosi, secondo un criterio di effettività, l'operativa della società criminosa). L'orientamento prevalente, sviluppando quest'ultima argomentazione, afferma che non deve assumere rilievo il luogo in cui si è radicato il pactum sceleris, quanto quello in cui si è effettivamente manifestata e realizzata l'operatività della struttura (Cass. VI, n. 49995/2017). La regola per individuare l'autorità giudiziaria competente è esattamente opposta in caso di reati abituali (ad esempio, maltrattamenti ai sensi dell'art. 572 c.p.), per i quali la competenza si radica ai sensi dell'art. 9, comma 1 c.p.p. nell'ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell'azione. Qualora si proceda per un delitto tentato, è competente il giudice del luogo in cui è stato compiuto l'ultimo atto diretto a commettere il delitto (art. 8, comma 4 c.p.p.). Se gli elementi acquisiti non consentono di determinare la competenza secondo le suddette regole generali, deve essere preso in considerazione l'ultimo luogo in cui risulti essere avvenuta una parte dell'azione o dell'omissione (art. 9, comma 1 c.p.p.). Ad esempio, nella diffamazione commessa tramite la rete internet, ove sia impossibile stabilire il luogo di consumazione del reato e sia stato invece individuato quello in cui il contenuto diffamatorio è stato caricato come dato informatico, per essere poi immesso in rete, la competenza territoriale va determinata in relazione al luogo predetto, in cui è avvenuta una parte dell'azione (Cass. V, n. 31677/2015). Questa regola opera anche in caso di reato permanente, quando sia ignoto il luogo in cui ha avuto inizio l'azione criminosa (Cass. VII, ord. n. 2851/2017 che, in relazione al reato di detenzione di sostanza stupefacente, ha individuato la competenza in relazione al luogo in cui l'imputato era stato sorpreso in possesso della sostanza, escludendo la rilevanza di quanto indicato dall'imputato come luogo di acquisto dello stupefacente, in ragione dell'inaffidabilità e della reticenza di tali dichiarazioni e in difetto di altri riscontri). Del pari, in caso di guida in stato d'ebbrezza, la competenza ratione loci, quando non sia stato compiutamente accertato il luogo in cui ha avuto inizio la consumazione, è individuata in base all'ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell'azione (Cass. IV, n. 8084/2013, che ha ritenuto competente il tribunale nel cui circondario insisteva l'area di servizio ove l'imputato, dopo essere stato seguito, era stato fermato dalla polizia stradale e sottoposto al test alcolimetrico). Qualora manchi qualsiasi indicazione in tal senso, la competenza si radica nel luogo della residenza, della dimora o del domicilio dell'imputato, ovvero ancora, in ultima analisi, nel circondario in cui ha sede l'ufficio del pubblico ministero che ha provveduto per primo a iscrivere la notizia di reato (art. 8, commi 2-3 c.p.p.). Se il reato è stato commesso interamente all'estero ma è comunque prevista la giurisdizione italiana, la competenza è determinata successivamente dal luogo della residenza, della dimora, del domicilio, dell'arresto o della consegna dell'unico imputato ovvero del maggior numero di essi. Per il reato commesso a danno del cittadino, la competenza è del tribunale o della corte di assise di Roma quando non è possibile determinarla altrimenti. In tutti gli altri casi, la competenza appartiene al giudice del luogo in cui ha sede l'ufficio del pubblico ministero che ha provveduto per primo a iscrivere la notizia di reato. Quando invece il reato è stato commesso all'estero solo in parte, la competenza è determinata a norma degli artt. 8 e 9 c.p.p. (art. 10 c.p.p.) Quando la condotta criminosa ha avuto inizio in una ben determinata località nel territorio nazionale, proseguendo poi all'estero, è competente il giudice di quel luogo, ex art. 8, comma 3 c.p.p. Qualora, invece, la consumazione abbia avuto inizio all'estero e sia proseguita nel territorio nazionale, la competenza va determinata in base alle regole suppletive stabilite dall'art. 9 c.p.p. (Cass. III, n. 37166/2016 che ha ritenuto corretta l'individuazione della competenza per territorio ai sensi dell'art. 9, comma 3 c.p.p. in relazione ad un sodalizio criminoso costituito in Svizzera e radicatosi successivamente in territorio italiano). L'incompetenza per territorio, anche se determinata dalla connessione, dovrà comunque essere rilevata o eccepita, a pena di decadenza, prima della conclusione dell'udienza preliminare ovvero, per i procedimenti a citazione diretta, entro il termine previsto dall'articolo 491, comma 1 c.p.p. per la proposizione delle questioni preliminari (artt. 21 c.p.p.). Competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati L'art. 11 c.p.p. prevede una speciale competenza derogatrice dei criteri ordinari, a cui deve riconoscersi natura di competenza per territorio, anche per quanto attiene termini e forme di rilevabilità (Cass. V, n. 26563/2014). Un diverso orientamento – cfr. Cass. VI, n. 13182/2012 – la qualificava però come competenza funzionale, con conseguente rilevabilità, anche di ufficio, del relativo vizio in ogni stato e grado del procedimento. In questo senso si è espressa di recente la Corte di Cassazione, nell'affermare che la speciale competenza stabilita dall'art. 11 c.p.p. ha natura funzionale e deve essere valutata nel momento in cui è emesso il decreto che dispone il giudizio, sicché, ove legittimamente ritenuta, eventuali successive modifiche delle condizioni che la determinano non influiscono su di essa, in ossequio al principio di economia processuale della perpetuatio iurisdictionis (Cass. II, n. 30199/2022). I procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato (nonché i procedimenti eventualmente connessi) sono pertanto di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla tabella A disp. att. c.p.p.:
Se nel distretto così determinato, il magistrato stesso si trova ad esercitare le proprie funzioni in un momento successivo a quello del fatto, la competenza si sposta ancora, seguendo il medesimo criterio. I procedimenti che coinvolgono nei termini suddetti un magistrato addetto alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo sono di competenza del giudice determinato ai sensi dell'art. 11 c.p.p. (art. 11-bis c.p.p.). Questa disciplina ha natura eccezionale, limitata alle ipotesi in cui un magistrato assume la qualità di indagato, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato: pertanto, essa è riferita soltanto alla fase delle indagini preliminari e al procedimento di cognizione e non ammette interpretazioni estensive o analogiche, che ne consentano l'applicazione anche nella fase esecutiva (Cass. I, n. 55084/2016 in tema di ordinanza di affidamento in prova al servizio sociale; Cass. I, n. 25387/2019 in tema di concessione della detenzione domiciliare da parte del magistrato di sorveglianza). L'eccezionalità della disciplina esclude non solo che essa possa applicarsi anche ai giudici tributari (Cass. VI, n. 46616/2016), ma anche agli stessi giudici ordinari che non abbiano assunto formalmente la qualità di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato (Cass. sez. fer., n. 35729/2013). Evidenti ragioni di urgenza impongono il prevalere della disciplina ordinaria quando si tratti di provvedimenti resi in sede di indagini preliminari e connotati dal requisito dell'urgenza (Cass. V, n. 38991/2013 in tema di convalida del sequestro probatorio operato dalla polizia giudiziaria). Determinazione della competenza ai sensi di leggi speciali La competenza per territorio per i delitti tributari, se non può essere determinata a norma dell'art. 8 c.p.p., spetta al giudice del luogo di accertamento del reato (art. 18, comma 1 d.lgs. n. 74/2000). Per i delitti tributari in materia di dichiarazione (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, previsti e puniti, rispettivamente, dagli artt. 2,3,4,5 d.lgs. n. 74/2000), il reato si considera consumato nel luogo in cui il contribuente ha il domicilio fiscale e se quest'ultimo è all'estero è competente il giudice del luogo di accertamento del reato (art. 18, comma 2 d.lgs. n. 74/2000). Nel caso di emissione o rilascio, al fine di consentire a terzi l'evasione delle imposte sui redditi o dell'Iva, di più fatture o documenti per operazioni inesistenti nel corso del medesimo periodo di imposta (art. 8, comma 2, d.lgs. n. 74/2000), è competente il giudice di uno dei luoghi di emissione o di rilascio in cui ha sede l'ufficio del pubblico ministero che ha provveduto per primo a iscrivere la notizia di reato (art. 18, comma 3, d.lgs. n. 74/2000). Ai sensi dell'art. 30 l. n. 223/1990, la competenza a procedere per i delitti di diffamazione consistenti nell'attribuzione di un fatto determinato per mezzo di trasmissioni radiofoniche o televisive è individuata in base al luogo di residenza della persona offesa. Se la diffamazione radiotelevisiva non è connotata nei termini suddetti, il reato si consuma al momento della percezione del contenuto offensivo dell'altrui reputazione da parte di soggetti diversi dall'agente e dalla persona offesa, per cui la competenza territoriale appartiene al giudice del territorio dove si è verificata la percezione del messaggio diffamatorio contenuto nella trasmissione, di modo che la possibile concorrenza di più giudici derivante dalla cognizione dell'informazione offensiva da parte di più persone è risolta dall'applicazione delle regole suppletive previste dall'art. 9 c.p.p. (Cass. V, n. 33287/2016). |