Richiesta di accertamenti sulla capacità dell'imputato (art. 70)InquadramentoQuando si dubiti fondatamente della capacità dell'indagato o dell'imputato di stare in giudizio o comunque di esercitare compiutamente il proprio diritto di difesa in conseguenza di un'infermità mentale, il giudice dispone perizia sul punto, quando non debba essere pronunciata sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere. FormulaTRIBUNALE PENALE DI.... UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI RICHIESTA DI ACCERTAMENTI SULLA CAPACITÀ DELL'INDAGATO [1] (OVVERO) TRIBUNALE PENALE DI.... UFFICIO DEL GIUDICE DELL'UDIENZA PRELIMINARE RICHIESTA DI ACCERTAMENTI SULLA CAPACITÀ DELL'IMPUTATO [2] (OVVERO) TRIBUNALE DI.... SEZIONE PENALE IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA (DOTT.....) IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE RICHIESTA DI ACCERTAMENTI SULLA CAPACITÀ DELL'IMPUTATO [3] * * * Il sottoscritto Avv....., con studio in...., via...., difensore di fiducia/ufficio di.... 1....., nato a.... il....; 2....., nata a.... il....; indagato (ovvero imputato) nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R., per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.).... per i reati previsti e puniti dagli artt. a).... c.p. b)...., l..... /.... c)...., d.P.R..... d)...., d.lgs..... PREMESSO che (riassumere sinteticamente il particolare momento procedimentale, per quanto possa rivestire rilievo, anche al fine di evitare o rinviare altri incombenti); che vi è fondata ragione di ritenere che, per infermità mentale, l'imputato non sia in grado di partecipare coscientemente al processo, comprendendo quanto avviene in sua presenza ed esercitando appieno il proprio diritto di difesa, in quanto (specificare le ragioni poste a fondamento della richiesta); che questa condizione è attestata da (indicare la documentazione socio-sanitaria allegata a supporto della richiesta); CHIEDE che il giudice voglia procedere, mediante perizia e con le forme previste per l'incidente probatorio (ovvero mediante perizia) [4], ad ogni opportuno accertamento sulla capacità dell'indagato (ovvero dell'imputato). Si allegano i seguenti documenti. 1)....; 2)..... Luogo e data.... Firma.... [1]Qualora non sia ancora stata esercitata l'azione penale. [2]Qualora sia stata esercitata l'azione penale, ma il procedimento sia ancora nella fase dell'udienza preliminare (con esclusione quindi dei reati per i quali è prevista la citazione diretta a giudizio). [3]Qualora sia stato emesso il decreto che dispone il giudizio da parte del giudice dell'udienza preliminare oppure il decreto di citazione diretta da parte del pubblico ministero). [4]Se la necessità di provvedere risulta durante le indagini preliminari, la perizia è disposta dal giudice a richiesta di parte con le forme previste per l'incidente probatorio (art. 70, comma 3 c.p.p.). CommentoIl diritto di difesa, lo si è visto, ha una natura strettamente personale, non sostituibile del tutto dall'assistenza e dalla rappresentanza tecnica. Nel momento in cui l'indagato, per una sua accertata infermità mentale, non possa più partecipare coscientemente al procedimento, quest'ultimo non può più seguire il suo corso, salvo eccezioni. Per escludere la possibilità di una cosciente partecipazione non è sufficiente la presenza di una patologia psichiatrica, ma è necessario che l'indagato risulti in condizioni tali da non comprendere quanto avviene in sua presenza e da non potersi difendere (Cass. VI, n. 25939/2015). Questa condizione minorata potrebbe risalire al momento della commissione del fatto o essere successiva ad esso. Secondo l'art. 85 c.p., nessuno può essere sanzionato penalmente, se, al momento in cui lo ha commesso non aveva la capacità d'intendere e di volere. Questo difetto di imputabilità è poi declinato sulla base del vizio totale di mente (art. 88 c.p.), della ubriachezza o della intossicazione da stupefacenti derivata da caso fortuito o da forza maggiore (artt. 91, comma 1 e 93 c.p.), della intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti (art. 95 c.p.), del sordomutismo (art. 96, comma 1 c.p.). Non incidono gli stati emotivi o passionali (art. 90 c.p.) e neppure, se non come mera attenuante, il vizio parziale di mente nelle sue varie configurazioni (artt. 89,91, comma 2, 93 e 96, comma 2 c.p.). Peraltro, la regola compendiata nella formula “al di là di ogni ragionevole dubbio” riguarda tutte le componenti del giudizio e, dunque, anche la capacità di intendere e di volere dell'imputato, il cui onere probatorio non è attribuito a quest'ultimo, quale prova di una eccezione, ma alla pubblica accusa (Cass. I, n. 9638/2016). La capacità di comprendere il significato sociale delle proprie azioni e di autodeterminarsi conseguentemente (propria della disciplina del codice penale) e la capacità di prendere parte in piena consapevolezza al procedimento a proprio carico (tutelata dal codice di rito) erano sostanzialmente equiparate nella versione originaria del codice, cosicché le verifiche dirette a verificare l'idoneità a partecipare coscientemente al processo erano prescritte solo in caso di “infermità mentale sopravvenuta al fatto” (art. 70, comma 1 c.p.p.). La Corte costituzionale, ha dichiarato l'illegittimità di questa disposizione, limitatamente alle parole “sopravvenuta al fatto”, con la sentenza 340 del 7 luglio 1992, sottolineando come lo scrupolo del legislatore di evitare che la mancata distinzione tra infermità sopravvenuta e originaria finisse per provocare una sensibile alterazione della stessa disciplina sostanziale dell'infermità mentale cozzasse contro il diritto all'autodifesa, ogni qualvolta l'infermità di mente, non coincidente con la totale incapacità di intendere o di volere, risalisse al tempus commissi delicti e perdurasse nel corso del procedimento (di modo che sarebbe restata preclusa una decisione di proscioglimento o di non luogo a procedere). Può dunque concludersi che la mancanza di imputabilità e la capacità di partecipare scientemente al procedimento sono disciplinati in maniera distinta e non sovrapponibile, costituendo stati soggettivi, pure accomunati dall'infermità mentale, che operano su piani del tutto diversi ed autonomi (Cass. III, n. 3659/2017). Ai sensi dell'art. 71 c.p.p., qualora, a seguito degli accertamenti previsti dall'art. 70, risulti che lo stato mentale dell'imputato o indagato è tale da impedirne la cosciente partecipazione al procedimento e che tale stato è reversibile, il giudice è tenuto a disporre, con ordinanza ricorribile per cassazione, la sospensione del procedimento, a meno che non debba pronunciarsi sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere. In caso di sospensione, è prevista la nomina all'imputato un curatore speciale, ed è altresì possibile l'assunzione delle prove che possono condurre al proscioglimento dell'imputato, e, quando vi è pericolo nel ritardo, ogni altra prova richiesta dalle parti. Come oggi previsto dell'art. 72-bis c.p.p., introdotto con l. n. 103/2017, se, a seguito degli accertamenti previsti dall'art. 70, risulta che lo stato mentale dell'imputato è tale da impedire la cosciente partecipazione al procedimento e che tale stato è irreversibile, il giudice, revocata l'eventuale ordinanza di sospensione del procedimento, pronuncia sentenza di non luogo a procedere o sentenza di non doversi procedere, salvo che ricorrano i presupposti per l'applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca. Gli accertamenti sulla capacità postulano espressamente che in futuro il giudice non debba pronunciare una sentenza di non luogo a procedere (ex art. 425 c.p.p.: perché l'imputato non è imputabile ovvero non punibile per qualsiasi causa ovvero perché il reato è estinto, l'azione penale non doveva essere iniziata o proseguita, il fatto non è previsto dalla legge, il fatto non sussiste o non costituisce reato, l'imputato non lo ha commesso), né il giudice del dibattimento una di proscioglimento (exartt. 529-530-531 c.p.p., per le medesime ragioni). Se però da una pronuncia assolutoria o di proscioglimento può derivare una conseguenza giuridicamente pregiudizievole per l'imputato riconosciuto incapace di partecipare al procedimento (tipicamente, l'applicazione di una misura di sicurezza personale), il giudice è tenuto a disporre la sospensione del procedimento ai sensi degli artt. 71 ss. (Cass. V, n. 43489/2015). Questi incombenti procedimentali hanno una insuperabile natura tecnica e devono essere espletati necessariamente attraverso una perizia affidata ad esperti delle patologie ipotizzabili (non possono essere dunque risolti esclusivamente alla luce di altri mezzi istruttori, ad esempio ricorrendo soltanto a fonti orali). La prassi ammette però la possibilità di valutare l'infermità di mente anche solo sulla base di recenti indagini peritali espletate in altra sede ovvero in caso di manifestazioni conclamate (ad esempio, soggetto in stato di coma, attestato da certificazione sanitaria). La Cassazione ha recentemente precisato che, ai fini dell'accertamento della capacità di intendere e di volere dell'imputato, rilevano anche gli accertamenti peritali compiuti in procedimenti diversi, purché riferibili ad epoca corrispondente ed a fatti eziologicamente omogenei (Cass. VI, n. 27747/2020). La sola istituzione in favore dell'indagato/imputato di un'amministrazione di sostegno non consente di per sé sola di affermarne l'incapacità processuale, di modo che anche in caso di nomina del difensore di fiducia effettuata dall'amministratore non sussiste violazione del diritto di difesa (Cass. III, n. 3659/2017). Durante le indagini preliminari, ai sensi dell'art. 70 c.p.p., le parti chiedono al giudice di accertare la capacità dell'indagato con le forme dell'incidente probatorio (questa modalità procedurale è evidentemente ultronea quando si verta già nella fase processuale, connotata di per sé dalle più ampie garanzie). Non è abnorme, e non è quindi ricorribile per cassazione, l'ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari respinga motivatamente, sulla base dei risultati di accertamenti medici svolti in precedenza, l'istanza diretta a disporre una perizia ex art. 70 c.p.p., trattandosi di provvedimento che costituisce esercizio di un potere deliberativo riconosciuto dall'ordinamento e che non determina una stasi processuale (Cass. II, n. 38719/2015). Il giudice può provvedere senza necessità di istanza di parte. La doverosità dell'intervento officioso permane anche in caso di giudizio abbreviato o di richiesta di patteggiamento (Cass. VI, n. 38454/2017, secondo cui è invalido l'accordo negoziale qualora emerga, anche successivamente all'emissione della sentenza, che l'imputato non aveva tali capacità al momento in cui ha espresso la sua volontà). In pendenza della verifica, restano sospesi i termini per le indagini preliminari e il pubblico ministero compie i soli atti che non richiedono la partecipazione cosciente della persona sottoposta alle indagini (non però nel giudizio davanti alla Corte di cassazione: in quella sede di legittimità, infatti, l'imputato non partecipa personalmente al processo e la sua difesa è affidata esclusivamente al difensore. Cfr. Cass. I, n. 28219/2014). Se dalla dilazione dovesse esserci un pericolo di dispersione del materiale probatorio, le parti interessate devono richiedere che se ne proceda all'acquisizione ancora con le forme dell'incidente probatorio (art. 70 c.p.p.). |