Quesito in tema di armi (natura di arma comune o da guerra)InquadramentoLa legislazione speciale distingue tra armi da fuoco da guerra (di elevata micidialità) e armi comuni da sparo (di minore capacità offensiva). Questa classificazione importa conseguenze rilevanti in tema di esatta qualificazione del fatto e di relativo trattamento sanzionatorio. FormulaN. ... / ... R.G.N.R. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... Accerti il consulente tecnico [1], previo esame delle armi corte e lunghe in sequestro e della documentazione agli atti (nonché della ulteriore documentazione che il medesimo consulente acquisirà qualora necessario con l'ausilio della Polizia Giudiziaria) e compiuti tutti gli accertamenti del caso, la tipologia delle armi suddette, specificandone la natura di armi comuni da sparo ovvero di armi da guerra o tipo guerra. Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia. 1. Il quesito, oltre che a un consulente tecnico, può essere anche posto direttamente a competente personale della polizia giudiziaria, non necessariamente con le forme degli accertamenti ex art. 359 c.p.p. CommentoArmi e munizioni da guerra e “tipo guerra” Agli effetti delle leggi penali (nonché di quelle di pubblica sicurezza e delle altre disposizioni legislative o regolamentari in materia), secondo l'art. 1, l. n. 110/1975, sono “armi da guerra” le armi di ogni specie che, per la loro spiccata potenzialità di offesa, sono o possono essere destinate al moderno armamento delle truppe nazionali o estere per l'impiego bellico. Alle armi in senso stretto sono equiparati: - le bombe di qualsiasi tipo (e le parti di bombe); - gli aggressivi chimici biologici, radioattivi; - i congegni bellici micidiali di qualunque natura; - le bottiglie o gli involucri esplosivi o incendiari. Sono viceversa “armi tipo guerra” quelle che, pur non rientrando tra le armi da guerra, possono utilizzare lo stesso munizionamento delle armi da guerra oppure sono predisposte al funzionamento automatico per l'esecuzione del tiro a raffica o presentano caratteristiche balistiche o di impiego comuni con le armi da guerra. Sono infine “munizioni da guerra” le cartucce e i relativi bossoli, i proiettili o parti di essi destinati al caricamento delle armi da guerra. Sul punto la Corte di Cassazione ha infatti precisato che “è necessario accertare il tipo di arma alla quale le stesse possono essere destinate, nonché quali siano le loro caratteristiche di potenzialità offensiva, non essendo invece sufficiente la sola indicazione del calibro” (Cass. I, n. 52170/2014). Armi e munizioni comuni da sparo Devono invece essere qualificate, ai sensi dell'art. 2, l. n. 110/1975, “armi comuni da sparo”: - i fucili, anche semiautomatici, con una o più canne ad anima liscia; - i fucili con due canne ad anima rigata, a caricamento successivo con azione manuale; - i fucili con due o tre canne miste, ad anime lisce o rigate, a caricamento successivo con azione manuale; - i fucili, le carabine e i moschetti ad una canna ad anima rigata, anche se predisposti per il funzionamento semiautomatico; - i fucili e le carabine che impiegano munizioni a percussione anulare, purché non a funzionamento automatico; - le rivoltelle a rotazione; - le pistole a funzionamento semiautomatico; - le repliche di armi antiche ad avancarica di modelli anteriori al 1890 fatta eccezione per quelle a colpo singolo. Sono altresì armi comuni da sparo i fucili e le carabine che, pur potendo essere caricati con munizionamento da guerra, - presentino specifiche caratteristiche per l'effettivo impiego per uso di caccia o sportivo; - abbiano limitato volume di fuoco; - siano destinate ad utilizzare munizioni di tipo diverso da quelle militari. Sono infine considerate armi comuni da sparo quelle denominate 'da bersaglio da sala', o ad emissione di gas, nonché le armi ad aria compressa o gas compressi, sia lunghe sia corte i cui proiettili eroghino un'energia cinetica superiore a 7,5 joule, e gli strumenti lanciarazzi, salvo che si tratti di armi destinate alla pesca ovvero di armi e strumenti per i quali il Banco nazionale di prova escluda, in relazione alle rispettive caratteristiche, l'attitudine a recare offesa alla persona. Le munizioni a palla destinate alle armi da sparo comuni non possono comunque essere - costituite con pallottole a nucleo perforante, traccianti, incendiarie, a carica esplosiva, ad espansione, auto-propellenti; - tali da emettere sostanze stupefacenti, tossiche o corrosive, capsule sferiche marcatrici (ad eccezione di quelle sopra descritte e di quelle che lanciano sostanze e strumenti narcotizzanti destinate a fini scientifici e di zoofilia per le quali sia stata rilasciata apposita licenza del questore). Sulle armi prodotte, assemblate o introdotte in Italia, devono essere impressi, in modo indelebile il nome, la sigla o il marchio del fabbricante o dell'assemblatore, l'anno e il Paese o il luogo di fabbricazione e il numero di matricola. Un numero progressivo deve, altresì, essere impresso sulle canne intercambiabili di armi. Il calibro deve essere riportato almeno sulla canna. Ogni marcatura deve essere apposta su una parte visibile dell'arma o facilmente ispezionabile senza attrezzi. I dati rilevanti di ciascuna arma da fuoco sono registrati e conservati per almeno cinquanta anni, a fini di tracciabilità (artt. 11 e 11-bis, l. n. 110/1975). Armi comuni vietate Non è consentita, se non al fine di esportazione o di destinazione alle forze armate o ai corpi armati dello Stato, la fabbricazione, l'introduzione nel territorio nazionale e la vendita di - armi da fuoco corte semiautomatiche o a ripetizione, camerate per il munizionamento nel calibro 9x19 parabellum; - di armi comuni da sparo (salvo quanto previsto per le armi per uso sportivo o antiche), con caricatori o serbatoi, fissi o amovibili, contenenti un numero superiore a cinque colpi per le armi lunghe ed un numero superiore a quindici colpi per le armi corte, nonché dei suddetti caricatori; - di ogni dispositivo progettato o adattato per attenuare il rumore causato da uno sparo. In particolare, i proiettili calibro 9x19 Parabellum (gergalmente: “9Para”) devono essere considerate munizioni di arma comune da sparo (Cass. V, n. 18509/2017). Esclusa la liceità di pistole semiautomatiche con un simile calibro, ne risulta però ammesso l'utilizzo per rivoltelle e carabine. Detenzione e porto illegali La natura dell'arma da fuoco (da guerra/tipo guerra o comune) è alla base di un trattamento sanzionatorio marcatamente diverso in caso di detenzione o di porto illegali. Giova precisare come con “porto” si intenda la condotta di chi reca l'arma con sé pronta per essere utilizzata, anche se scarica (laddove la condotta di trasporto sottintende al contrario, oltre alle rituali autorizzazioni amministrative, che l'arma sia in condizioni che ne impediscano un uso immediato: scarica o priva del caricatore, smontata, imballata, etc.). L'illegale detenzione di armi da guerra o tipo guerra atte all'impiego, o parti di esse, di munizioni da guerra, di esplosivi di ogni genere, di aggressivi chimici o di altri congegni micidiali è punita con la reclusione da uno a otto anni, oltre alla pena pecuniaria (art. 2, l. n. 895/1967. Il successivo art. 2-bis sanziona chiunque illegalmente fornisca addestramento o istruzioni, anche forma anonima, o per via telematica, sulla preparazione o sull'uso delle armi e dei congegni suddetti ovvero di sostanze batteriologiche nocive o pericolose). Nel caso di porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico la reclusione è invece da due a dieci anni, oltre alla multa (art. 4, l. n. 895/1967, che prevede l'aumento da un terzo alla metà in caso di circostanze aggravanti. L'attenuante di cui al successivo art. 5 consente una diminuzione sino a due terzi per i fatti di lieve entità, inconsiderazione della quantità o per la qualità delle armi e delle loro parti, delle munizioni, esplosivi o aggressivi chimici). Queste pene sono ridotte di un terzo se i fatti ivi previsti si riferiscono alle armi comuni da sparo, o a parti di esse, atte all'impiego (art. 7, l. n. 895/1967). A seguito dell'entrata in vigore della l. n. 43/2015, di conversione, con modificazioni, del d.l. n. 7/2015, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, che ha modificato l'art. 38, r.d. n. 773/1931 (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) e l'art. 697 c.p., i caricatori per arma comune da sparo non sono più qualificabili come “parti di arma” e sono soggetti ad obbligo di denuncia solo se risultano destinati a contenere, rispettivamente, più di cinque colpi per le armi lunghe e più di quindici colpi per le armi corte. La loro detenzione è punita come contravvenzione, secondo il disposto di cui all'art. 697 c.p., solo nel caso di omissione della denunzia, non essendo più prevista dalla legge come reato ove non ricorra il suddetto obbligo (Cass. I, n. 3116/2017; Cass. I, n. 57613/2017). |