Comunicazione del difensore di ufficio all'imputato/indagato del mancato assenso all'elezione di domicilio presso di sé (art. 162, comma 4-bis)

Salvatore Ferraro

Inquadramento

Nel caso in cui l'indagato o l'imputato elegga domicilio presso il difensore di ufficio nominato, quest'ultimo, appena avuta conoscenza dell'elezione di domicilio, se non presta l'assenso, dichiara all'autorità procedente di non accettare la domiciliazione, attestando l'avvenuta comunicazione al suo assistito della mancata accettazione della domiciliazione o le cause che hanno impedito tale comunicazione.

Formula

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... (DOTT.....)

AL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI PRESSO IL TRIBUNALE DI....

AL GIUDICE DELL'UDIENZA PRELIMINARE PRESSO IL TRIBUNALE DI....

AL TRIBUNALE PENALE DI.... SEZIONE IN COMPOSIZIONE MONOCRATICA (DOTT.....)

AL TRIBUNALE PENALE DI.... IN COMPOSIZIONE COLLEGIALE

ATTESTAZIONE DELL'AVVENUTA COMUNICAZIONE ALL'INDAGATO/IMPUTATO DELLA MANCATA ACCETTAZIONE DELLA DOMICILIAZIONE OPP. ATTESTAZIONE DELLA CAUSE CHE HANNO IMPEDITO LA COMUNICAZIONE ALL'INDAGATO/IMPUTATO DELLA MANCATA ACCETTAZIONE DELLA DOMICILIAZIONE

(ART. 162, COMMA 4-BIS, c.p.p.)

Il sottoscritto Avv....., con studio in.... via...., quale difensore di ufficio di:

...., nato a...., il...., residente a.... in via...., con domicilio eletto presso il proprio studio, sito in....;

indagato/imputato nel procedimento penale n..... /.... R.G.N.R.;

per il reato previsto e punito dall'art. (dagli artt.)...., commesso in...., il....;

OVVERO

per i reati previsti e puniti dagli artt.:

a).... c.p., commesso in...., il....;

b).... legge.... /...., commesso in...., il....;

c).... d.P.R..... /...., commesso in...., il....;

d).... d.lgs..... /...., commesso in...., il....;

PREMESSO

che nel procedimento penale sopra indicato il sottoscritto è stato nominato difensore di ufficio in data....;

che in data...., avuta conoscenza dell'elezione di domicilio compiuta dal suddetto indagato/imputato, ha immediatamente dichiarato all'autorità procedente (specificare quale) di non accettare la domiciliazione;

visto l'art. 162, comma 4-bis, c.p.p.,

ATTESTA

di avere comunicato all'indagato/imputato in data.... di non avere accettato la domiciliazione mediante lettera raccomandata opp. mediante massaggio di posta elettronica certificata al seguente indirizzo:.... @pec.it.

OVVERO

di non avere potuto comunicare all'indagato/imputato di non avere accettato la domiciliazione, in quanto impedito per le seguenti ragioni (specificare).

Luogo e data....

Firma....

Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022.

Commento

La Riforma Cartabia

L'art. 10, comma 1, lett. o), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021, ha modificato la disciplina prevista dall'art. 161 c.p.p. in tema di dichiarazione o elezione di domicilio da parte dell'indagato.

Tale atto presuppone ovviamente che l'indagato abbia la conoscenza del procedimento penale a suo carico. La conoscenza può derivare da un atto di polizia giudiziaria (d'iniziativa o delegato) o del Pubblico Ministero oppure semplicemente da una richiesta ex art. 335, comma 3, c.p.p.

L'indagato può indicare come domicilio il luogo in cui vive (luogo di residenza o di dimora) o il luogo in cui lavora (studio professionale, sede di una società, esercizio pubblico di cui è titolare o presso cui è dipendente). In questo caso si tratterà di dichiarazione di domicilio, in quanto l'indagato indica un luogo per la ricezione degli atti a lui destinati in cui lo stesso è reperibile e, quindi, un luogo in cui la persona sottoposta a indagini è in grado di ricevere personalmente l'atto da notificare. Parimenti l'indagato può indicare un luogo nella diponibilità di soggetti terzi, che vengono pertanto incaricati di ricevere l'atto per suo conto. In questo caso viene effettuata un'elezione di domicilio, in quanto la persona sottoposta a indagini incarica della ricezione dell'atto un soggetto terzo.

Il processo di informatizzazione del processo penale, fortemente incentivato dalla Riforma Cartabia con numerose nuove disposizioni del codice di rito, ha determinato la previsione che l'indagato, per la ricezione dell'atto da notificare, in alternativa ad un luogo fisico possa indicare un luogo digitale nella sua disponibilità. Si deve trattare di un servizio elettronico che dia garanzia di certezza sull'identità di chi riceve l'atto da recapitare. Pertanto, l'indagato non può indicare un semplice indirizzo di posta elettronica ordinaria, ma, se intende ricevere l'atto in formato digitale, deve indicare o un indirizzo di posta elettronica certificata o un altro servizio elettronico di recapito certificato qualificato.

La novella legislativa ha introdotto il comma 1 nell'art. 161 c.p.p. Tale norma pone a carico della polizia giudiziaria l'obbligo di informare l'indagato che le successive notificazioni (diverse dalla notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, del decreto di citazione a giudizio, del decreto di citazione nel giudizio direttissimo, del decreto di giudizio immediato e della citazione nel giudizio di appello) saranno effettuate mediante consegna al difensore di fiducia o di ufficio. L'obbligo informativo si concretizza in occasione del primo atto compiuto con l'intervento dell'indagato e sempre che la p.g. procedente sia in grado di indicare le norme di legge che si assumono violate, la data e il luogo di commissione del fatto e l'autorità giudiziaria procedente. Contestualmente la persona sottoposta alle indagini è altresì avvertita che ha l'onore di indicare al difensore ogni recapito, anche telefonico, o indirizzo di posta elettronica nella sua disponibilità, ove il difensore possa effettuare le comunicazioni nonché informarlo di ogni successivo mutamento.

La disciplina dell'art. 161 c.p.p. va coordinata con il nuovo art. 157-bis c.p.p. (notifiche all'imputato non detenuto successive alla prima). Tale norma prevede che tutte le notificazioni “successive alla prima” sono eseguite mediante consegna al difensore (di fiducia o di ufficio). L'art. 161, comma 1, c.p.p., invece, prevede che sono eseguite con consegna al difensore tutte le notificazioni successive all'avvertimento previsto da tale disposizione. Secondo la previsione dell'art. 157-bis c.p.p. sembrerebbe che, dopo l'avvertimento di cui al 161, comma 1, c.p.p., deve essere eseguita una prima notificazione nel domicilio dichiarato o eletto e le successive debbano essere effettuate con consegna al difensore. In realtà, l'interpretazione corretta delle due norme porta a ritenere che già la prima notificazione, successiva all'avvertimento di cui al comma 1 dell'art. 161 c.p.p., debba essere eseguita con consegna al difensore.

Con le nuove disposizioni il legislatore ha di fatto esteso all'indagato la disciplina delle notifiche alla persona offesa che abbia nominato un difensore (ex art. 33, disp. att. c.p.p.). Infatti, in entrambi i casi la notifica deve essere eseguita al difensore anche nel caso vi sia stata dichiarazione o elezione di domicilio. Lo scopo, considerato che oggi le notifiche al legale sono eseguite sempre con modalità telematiche, è semplificare e accelerare i tempi di esecuzione delle notificazioni. Tuttavia, per l'indagato la regola non è generale come per la persona offesa, in quanto gli atti introduttivi del giudizio o di esercizio dell'azione penale devono essere notificati sempre presso il domicilio dichiarato o eletto dall'imputato, imponendo al Giudice di verificare, prima di dichiararne l'assenza, se l'imputato abbia avuto conoscenza effettiva del processo e se la sua mancata presentazione a giudizio sia frutto di una scelta volontaria e consapevole (art. 420-bis c.p.p.).

Va aggiunto che l'indicazione del difensore quale domiciliatario ex lege dopo che l'indagato ha ricevuto l'avviso dell'art. 161, comma 1, c.p.p. esclude qualsiasi possibilità per il difensore (sia di fiducia che di ufficio) di rifiutarsi di ricevere l'atto indirizzato al proprio assistito.

Sotto questo aspetto va puntualizzato che il difensore di fiducia, dopo la Riforma Cartabia, non ha più la possibilità di non accettare la notificazione in caso di elezione di domicilio presso di lui, perché è stato abrogato il comma 8-bis dell'art. 157 c.p.p., che lo prevedeva.

Invece il difensore di ufficio, ai sensi dell'art. 162, comma 4-bis, c.p.p., così come modificato dall'art. 10, comma 1, lett. p), del d.lgs. n. 150/2022, in attuazione della legge-delega n. 134/2021, ha conservato tale facoltà, ma solo in riferimento agli atti sopra elencati (notificazione dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare, del decreto di citazione a giudizio, del decreto di citazione nel giudizio direttissimo, del decreto di giudizio immediato e della citazione nel giudizio di appello). È stata mantenuta la disposizione che, ai fini dell'efficacia, impone al difensore di dichiarare all'autorità procedente di non accettare la domiciliazione non appena abbia avuto conoscenza dell'elezione di domicilio. In tali casi, la Riforma Cartabia, però, ha imposto al difensore di ufficio, che non presti l'assenso all'elezione di domicilio presso di sé, di comunicare all'indagato/imputato la mancata accettazione della domiciliazione o le cause che hanno impedito tale comunicazione. La norma non impone particolari formalità sulle modalità con cui debba avvenire tale comunicazione (che pertanto potrà avvenire mediante lettera raccomandata o messaggio di posta elettronica certificata).

Va osservato che nella prassi, detta integrazione della novella legislativa risulta di fatto irrilevante. Solitamente l'indagato elegge domicilio presso lo studio del difensore di ufficio in occasione della redazione del verbale di identificazione compiuto dalla polizia giudiziaria. In tale ipotesi la p.g. procedente contatta immediatamente il difensore nominato ricevendo dallo stesso l'eventuale consenso alla domiciliazione o l'eventuale rifiuto. In questo secondo caso, la p.g. procedente comunica subito all'indagato il diniego del legale e lo invita a indicare un diverso domicilio. Pertanto, la comunicazione del rifiuto dell'elezione di domicilio viene compiuta immediatamente tramite polizia giudiziaria. La successiva attestazione del difensore risulta del tutto irrilevante e superflua.

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