Richiesta di sostituzione di misura custodiale a seguito di applicazione di pena sostitutiva della detenzione domiciliare, del lavoro di pubblica utilità o della pena pecuniaria (art. 300, comma 4-bis)

Angelo Salerno

Inquadramento

Il d.lgs. n. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia, è intervenuto sul testo dell'art. 300 c.p.p., mediante introduzione del comma 4-bis, che prevede la revoca o la sostituzione della misura cautelare personale in atto nei confronti dell'imputato che veda applicata, con sentenza di condanna o di patteggiamento, una pena sostitutiva.

Formula

AL GIUDICE....

PRESSO IL TRIBUNALE DI....

RICHIESTA DI SOSTITUZIONE DI MISURA CAUTELARE A SEGUITO DI APPLICAZIONE DI UNA PENA SOSTITUTIVA

(ART. 300, COMMA 4-BIS, c.p.p.)

Il sottoscritto, Avv....., difensore di fiducia/d'ufficio di...., imputato nel procedimento n..... R.G.N.R. e n..... R.G....., attualmente sottoposto alla misura cautelare personale della custodia in carcere [1] ovvero degli arresti domiciliari [2] per questa causa;

Rilevato che, con sentenza n....., emessa in data.... e depositata in data...., l'imputato è stato condannato a pena sostitutiva della detenzione domiciliare

OVVERO

dei lavori di pubblica utilità, per la durata di....

OVVERO

alla pena pecuniaria sostitutiva di Euro.....

Rilevato che, ai sensi dell'art. 300, comma 4-bis, c.p.p., in caso di condanna alla pena sostitutiva della detenzione domiciliare non può essere mantenuta la custodia cautelare in carcere;

OVVERO

Rilevato che, ai sensi dell'art. 300, comma 4-bis, c.p.p., in caso di condanna alla pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità ovvero della pena pecuniaria sostitutiva, non può essere mantenuta la custodia cautelare;

Ritenuto che, nel caso di specie sussistano pertanto i presupposti per la revoca della misura cautelare in atto nei confronti dell'imputato o, in subordine, per la sostituzione della misura predetta con altra gradata [3].

P.Q.M.

Chiede, in applicazione dell'art. 300, comma 4-bis, c.p.p., la revoca della misura cautelare in atto o, in subordine, la sostituzione della misura con altra misura gradata [4]

OVVERO

chiede, in applicazione dell'art. 300, comma 4-bis, c.p.p., la revoca della misura cautelare in atto o, in subordine, la sostituzione della misura con altra misura non custodiale [5].

Luogo e data....

Firma Avv.....

[1]Nel caso di applicazione della pena sostitutiva della detenzione domiciliare, dei lavori di pubblica utilità o della pena pecuniaria, domiciliare non può essere mantenuta la custodia cautelare in carcere.

[2]Nel caso di applicazione della pena sostitutiva della detenzione domiciliare, non può essere mantenuta la custodia cautelare in carcere ma al più la misura degli arresti domiciliari.

[3]Laddove sia stata applicata la pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità o della pena pecuniaria, la misura cautelare sostitutiva non potrà essere custodiale, sì da poter invocare l'applicazione di misure coercitive diverse dagli arresti domiciliari.

[4]In caso di applicazione della pena sostitutiva della detenzione domiciliare è preclusa la custodia cautelare in carcere ma potrà essere sostituita con la misura degli arresti domiciliari.

[5]In caso di applicazione della pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità o della pena pecuniaria, la misura cautelare sostitutiva non potrà essere custodiale, con esclusione anche degli arresti domiciliari.

Commento

Le sorti delle misure cautelari personali a seguito di sentenza o archiviazione

L'art. 300 c.p.p. disciplina le sorti delle misura cautelari personali a seguito della pronuncia di sentenza o di archiviazione nei confronti della persona nei cui confronti siano state applicate.

In particolare, il comma 1 dell'articolo prevede che le misure applicate in relazione ad un determinato fatto, in relazione al quale, nei confronti del soggetto destinatario delle stessa, sia stata disposta archiviazione ovvero pronunciata sentenza di non luogo a procedere o di proscioglimento, perdono immediatamente efficacia. A fronte dell'intervenuta archiviazione del procedimento ovvero di una sentenza di assoluzione o che ravvisi una causa di estinzione o di non procedibilità del reato, viene infatti meno il requisito fondamentale dei gravi indizi di colpevolezza, richiesto dall'art. 273 c.p.p.

Il comma 2 dell'art. 300 c.p.p. fa comunque salvo il caso in cui con la sentenza di proscioglimento ovvero di non luogo a procedere sia applicata all'imputato che si trovi in stato di custodia cautelare in carcere sia applicata, in via provvisoria, ex art. 312 c.p.p., la misura di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, da eseguirsi oggi presso una residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza (R.E.M.S.).

È fatta inoltre salva, ai sensi del comma 5, la possibilità di applicare una misura coercitiva nei confronti dell'imputato prosciolto o nei cui confronti sia stata emessa sentenza di non luogo a procedere, condannato però per il medesimo fatto nei successivi gradi di giudizio, purché ricorrano le esigenze cautelari legate al pericolo di fuga e al pericolo di recidiva, di cui alle lettere b) e c) dell'art. 274 c.p.p.

Laddove invece sia stata pronunciata, in qualsiasi grado del processo, una sentenza di condanna nei confronti di persona sottoposta a misura cautelare personale, qualora con la sentenza sia stata disposta la sospensione condizionale della pena, la misura in atto perde efficacia e il Giudice dovrà dichiararne in sentenza la cessazione degli effetti, ai sensi dell'art. 532, comma 2, c.p.p.

Il comma 3 dell'art. 300 c.p.p. prevede la perdita di efficacia della misura cautelare cui sia sottoposto il condannato anche quando sia stata dichiarata estinta la pena irrogata.

Inoltre, come sancito dal comma 4 dell'articolo, quando quest'ultima risulti inferiore per durata rispetto al periodo di esecuzione della misura cautelare custodiale subita dal condannato, il Giudice dovrà dichiararne la cessazione dell'efficacia, stante il disposto dell'art. 137 c.p., in forza del quale la carcerazione sofferta prima che la sentenza sia divenuta irrevocabile si detrae dalla durata complessiva della pena temporanea detentiva o dall'ammontare della pena pecuniaria.

Le novità introdotte con la Riforma Cartabia: l'applicazione di pene sostitutive

Il d.lgs. n. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia, ha introdotto nel testo dell'art. 300 c.p.p. il comma 4-bis, che prende in considerazione il caso in cui, nei confronti dell'imputato condannato, sia stata disposta l'applicazione di una pena sostitutiva, tra quelle oggi indicate dall'art. 20-bis c.p. e disciplinate nel Capo III della l. n. 689/1981.

Si tratta delle pene sostitutive delle pene detentive brevi, tra cui rientrano

1) la semilibertà sostitutiva, applicabile in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a quattro anni;

2) la detenzione domiciliare sostitutiva, anch'essa applicabile in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a quattro anni;

3) il lavoro di pubblica utilità sostitutivo, applicabile in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a tre anni;

4) la pena pecuniaria sostitutiva, applicabile in caso di condanna alla reclusione o all'arresto non superiori a un anno.

Il su citato comma 4-bis prevede dunque che, qualora sia stata pronunciata sentenza di condanna ovvero di applicazione della pena su richiesta delle parti, ex art. 444 c.p.p., quand'anche non definitiva, con cui il Giudice abbia fatto applicazione delle pene sostitutive del lavoro di pubblica utilità sostitutivo e della pena pecuniaria sostitutiva, non può essere mantenuta la custodia cautelare.

Laddove invece sia stata applicata la pena sostitutiva della detenzione domiciliare, ai sensi del secondo periodo del comma 4-bis, non sarà possibile mantenere la sola misura della custodia cautelare in carcere.

Pertanto, nel caso in cui sia stata disposta la sostituzione con la semilibertà sostitutiva, il Giudice potrà mantenere la misura della custodia cautelare in carcere; qualora invece sia stata applicata la detenzione domiciliare sostitutiva, la custodia in carcere dovrà essere sostituita con misura gradata, ivi compresa quella degli arresti domiciliari. Quando infine sia stata disposta la sostituzione con i lavori di pubblica utilità o la pena pecuniaria, non sarà possibile mantenere alcuna misura custodiale, ivi compresa quella degli arresti domiciliari.

Nonostante il carattere tecnicamente impreciso della norma, tale lettura discende dal riferimento espresso, nel testo del comma 4-bis, alla “custodia cautelare in carcere”, riguardo ai casi di detenzione domiciliare sostitutiva, laddove la norma utilizza l'espressione “custodia cautelare” nei casi di lavori di pubblica utilità sostitutivi e pena pecuniaria sostitutiva.

La disposizione in esame si pone in linea con quanto previsto dall'art. 275, comma 2-bis, c.p.p., che esclude l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere se il Giudice ritiene che, all'esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni. La disposizione citata è stata infatti interpretata dalla Corte di Cassazione in senso estensivo, imponendone l'applicazione anche ai casi in cui la misura cautelare custodiale sia stata già applicata e intervenga una condanna (o un patteggiamento) a pena detentiva non superiore a tre anni di reclusione (Cass. V, n. 8231/2022, secondo cui, in materia di misure cautelari personali, il limite di tre anni di pena detentiva necessario per l'applicazione della custodia in carcere, di cui all'art. 275, comma 2-bis, c.p.p., opera non solo nella fase di applicazione della misura, ma, costituendo una regola di valutazione della proporzionalità, anche nel corso della esecuzione della stessa, sicché essa non può essere mantenuta qualora sopravvenga una sentenza di condanna, quantunque non definitiva, a pena inferiore al suddetto limite).

Ne deriva la necessità di procedere, a seconda dei casi, alla revoca della misura cautelare custodiale ovvero alla sostituzione della misura con altra gradata, laddove ricorrano i presupposti ex art. 299 c.p.p., che al comma 2 prevede che, quando le esigenze cautelari risultano attenuate ovvero la misura applicata non appare più proporzionata all'entità del fatto o alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata, il Giudice sostituisce la misura con un'altra meno grave ovvero ne dispone l'applicazione con modalità meno gravose.

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