Adesione alla richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova su proposta del p.m. nel corso delle indagini preliminari (art. 464-ter.1)InquadramentoIl d.lgs. n. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia ha modificato la disciplina della messa alla prova, da un lato, ampliando il relativo ambito applicativo, mediante estensione delle fattispecie di cui all'art. 550, comma 2, c.p.p., per le quali è prevista la citazione diretta a giudizio anche a fronte di una pena massima edittale superiore ai quattro anni di reclusione; dall'altro, riconoscendo al Pubblico Ministero la possibilità di formulare proposta all'indagato la sospensione del procedimento con messa alla prova, da accettare nel termine di venti giorni mediante apposita dichiarazione di adesione. FormulaAL SOSTITUTO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI.... DOTT.SSA/DOTT..... ADESIONE ALLA RICHIESTA DI SOSPENSIONE DEL PROCEDIMENTO CON MESSA ALLA PROVA SU PROPOSTA DEL PUBBLICO MINISTERO (ART. 464-TER.1 c.p.p.) Il sottoscritto, Avv....., difensore di fiducia di...., indagato/imputato nel procedimento n..... R.G.N.R., munito di procura speciale allegata al presente atto [1], rilasciata in data.... [2] ; Avendo ricevuto, con atto del...., notificato in data.... [3], proposta di sospensione del procedimento con messa alla prova, per la durata di.... e con indicazione degli elementi essenziali del relativo programma trattamentale. DICHIARA In nome e per conto del proprio assistito,...., di aderire alla proposta del Pubblico Ministero, chiedendo, per l'effetto, che sia formulata l'imputazione e che gli atti siano trasmessi al Giudice per le indagini preliminari perché richieda all'ufficio di esecuzione penale esterna di elaborare il programma di trattamento. Luogo e data.... Firma Avv..... Ai sensi dell'art. 1 d.m. 4 luglio 2023 (G.U. n. 155 del 5 luglio 2023) e dell'art. 1 d.m. 18 luglio 2023 (G.U. n. 166 del 18 luglio 2023), l'atto rientra tra quelli per i quali è provvisoriamente possibile anche il deposito telematico. Tale obbligo decorrerà solo dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 dell'art. 87 d.lgs. n. 150/2022. [1]L'adesione alla proposta del Pubblico Ministero può avvenire a mezzo del difensore dell'indagato solo se munito di procura speciale, come previsto dall'art. 464-ter.1, comma 2, c.p.p. [2]La dichiarazione di adesione può avvenire anche da parte dell'indagato, personalmente. [3]La dichiarazione di adesione alla proposta del Pubblico Ministero deve avvenire, mediante deposito presso la relativa segreteria, entro venti giorni dal momento in cui è stata ricevuta dall'indagato. CommentoLa messa alla prova Con l. n. 67/2014, il legislatore ha introdotto l'istituto della messa alla prova, intervenendo congiuntamente sul testo del Codice penale (artt. 168-bis ss.) e del Codice di procedura penale (artt. 464-bis ss.), nonché apportando modifiche alle norme di attuazione, coordinamento e transitorie del Codice di procedura penale (artt. 141-bis e 141-ter) e al Testo unico in materia di casellario giudiziale. L'istituto è stato qualificato come causa di estinzione del reato, in considerazione della collocazione della sua disciplina nel Capo I del Titolo VI del Libro primo del Codice penale, dedicato alle cause estintive della fattispecie penale. Non può tuttavia trascurarsi che la messa alla prova opera quale modulo procedimentale alternativo a quello ordinario, come confermato dall'ampia disciplina dettata dagli artt. 464-bis ss. c.p.p., che ne disciplinano l'iter, collocandola tra i procedimenti speciali. Emerge pertanto una natura ibrida dell'istituto, ai cui effetti di diritto penale sostanziale si affiancano non meno rilevanti profili di natura processuale. La messa alla prova opera infatti quale alternativa al procedimento ordinario e consente all'indagato o all'imputato di chiederne la sospensione, nei procedimenti per reati puniti con la pena edittale detentiva, sola o congiunta, non superiore ai quattro anni, o per i quali si proceda comunque nelle forme della citazione diretta a giudizio, ai sensi dell'art. 550, comma 2, c.p.p. La giurisprudenza di legittimità, a Sezioni Unite, ha precisato che, nell'individuazione dei reati cui è astrattamente applicabile l'istituto “il richiamo contenuto all'art. 168-bis c.p. alla pena edittale detentiva non superiore nel massimo a quattro anni va riferito alla pena massima prevista per la fattispecie-base, non assumendo a tal fine alcun rilievo le circostanze aggravanti, comprese quelle ad effetto speciale e quelle per cui la legge stabilisce una pena di specie diversa da quella ordinaria del reato” (Cass. S.U., n. 36272/2016). Ai limiti legati alla cornice edittale del reato, pur con le deroghe evidenziate, si affiancano preclusioni di natura soggettiva, legate alla persona dell'indagato o dell'imputato, la cui qualità di delinquente abituale, professionale o per tendenza, ovvero di contravventore abituale, risulterà ostativa all'accesso alla messa alla prova, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 168-bis c.p. La richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova può essere avanzata personalmente o per mezzo di procuratore speciale (art. 464-bis c.p.p.), fino al momento della dichiarazione di apertura del dibattimento, con la possibilità di chiedere la messa alla prova anche durante la fase delle indagini preliminari (art. 464-ter c.p.p.) ovvero a seguito di giudizio immediato, nei quindici giorni successivi alla notifica, nonché in sede di opposizione a decreto penale di condanna (art. 464-bis c.p.p.). Il programma di messa alla prova è elaborato dall'Ufficio per l'Esecuzione Penale Esterna, c.d. UEPE, su iniziativa dell'indagato/imputato, e prevede la prestazione di condotte volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato, nonché, ove possibile, il risarcimento del danno dallo stesso cagionato. Durante l'esecuzione del programma di messa alla prova, l'indagato/imputato è affidato al servizio sociale per lo svolgimento di un programma che può implicare attività di volontariato di rilievo sociale, l'osservanza di prescrizioni relative ai rapporti con il servizio sociale o con una struttura sanitaria, oltre a prescrizioni inerenti alla dimora, alla libertà di movimento e al divieto di frequentare determinati locali. È altresì prevista la prestazione di lavoro di pubblica utilità (artt. 168-bis c.p., 464-bis c.p.p.), che costituisce un elemento indefettibile e caratterizzante dell'istituto, svolgendo una funzione primaria nel percorso di risocializzazione del soggetto che acceda alla messa alla prova. Tanto il programma e le relative prescrizioni, quanto la durata del percorso di messa alla prova devono essere stabiliti con il consenso dell'indagato/imputato, a pena di nullità (Cass. VI, n. 27249/2020). Anche in ordine alle modifiche del programma è necessario il consenso dell'indagato o dell'imputato, ricorrendo altrimenti una nullità di ordine generale, a regime intermedio, di cui all'art. 178, lett. c), c.p.p., stante la natura volontaria che la giurisprudenza di legittimità riconosce all'istituto (Cass. IV, n. 27249/2020; Cass. V, n. 4761/2020); ne deriva che non è possibile ritenere sufficiente l'assenso del difensore di fiducia, quando non munito di procura speciale (Cass. III, n. 16711/2018). Ferma la necessità del consenso delle parti, nei termini precisati, il programma così elaborato è in ogni caso oggetto di valutazione da parte del Giudice, il quale sarà chiamato ad operare una “prognosi positiva riguardo all'efficacia riabilitativa e dissuasiva del programma di trattamento proposto e alla gravità delle ricadute negative sullo stesso imputato in caso di esito negativo” (Cass. IV, n. 9581/2016). Il periodo di messa alla prova concordato tra le parti non potrà superare i due anni, quando si procede per reati per i quali è prevista una pena detentiva, e un anno quando si procede per reati per i quali è prevista la sola pena pecuniaria (art. 464-quater c.p.p.). La sospensione del procedimento per la messa alla prova viene disposta dal Giudice con ordinanza (art. 168-bis c.p.), con cui deve essere indicato, ai sensi dell'art. 464-quinquies c.p.p., il termine “entro il quale le prescrizioni e gli obblighi relativi alle condotte riparatorie o risarcitorie imposti devono essere adempiuti”. Durante tale periodo di messa la prova resta sospeso anche il termine di prescrizione del reato (168-ter c.p.) ma è possibile acquisire, su richiesta di parte, le prove non rinviabili e quelle che possono condurre al proscioglimento dell'imputato (art. 464-sexies c.p.p.). La concessione della messa alla prova può essere accordata solo una volta – eccetto per i casi di reati commessi in concorso formale o esecutivi di un medesimo disegno criminoso (reato continuato) rispetto ad altri, per i quali si sia proceduto separatamente e sia stato già concesso tale beneficio, come affermato di recente dalla Corte costituzionale (Corte cost., n. 174/2022). L'istanza non può inoltre essere riproposta in caso di revoca o di esito negativo della messa alla prova (art. 464-novies c.p.p.). La revoca è disposta con ordinanza, anche d'ufficio (art. 464-octies c.p.p.), in caso di grave o reiterata trasgressione al programma di trattamento o alle prescrizioni imposte ovvero di rifiuto alla prestazione del lavoro di pubblica utilità (art. 168-quater, n. 1, c.p.), nonché quando, durante il periodo di prova, il beneficiario della messa alla prova ponga in essere un nuovo delitto non colposo ovvero un reato della stessa indole rispetto a quello per cui si procede (art. 168-quater, n. 2, c.p.). Sia in caso di revoca che di esito negativo della messa alla prova, il Giudice dispone con ordinanza che il procedimento riprenda il suo corso (art. 464-septies c.p.p.) al pari del termine di prescrizione, fino a quel momento sospeso (168-ter c.p.). Qualora invece la messa alla prova abbia esito positivo, il Giudice dichiara con sentenza l'estinzione del reato, all'esito dell'udienza in camera di consiglio appositamente fissata, previa acquisizione della relazione conclusiva a cura dell'UEPE (art. 464-septies c.p.p., art. 168-ter c.p.). L'estinzione del reato non pregiudica tuttavia l'applicazione delle sanzioni amministrative accessorie, ove previste dalla legge (art. 168-ter, comma 2, c.p.). Le novità introdotte con la Riforma Cartabia: ambito applicativo e iniziativa del Pubblico Ministero Il d.lgs. n. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia, ha modificato la disciplina della messa alla prova sotto un duplice profilo. In primo luogo è stato integrato il comma 2 dell'art. 550 c.p.p., mediante l'inserimento di nuove fattispecie di reato, punite fino a sei anni di reclusione e ritenute dal legislatore delegato compatibili con l'istituto della messa alla prova. Un secondo ordine di novità introdotte dalla riforma riguarda invece l'iniziativa nella richiesta della messa alla prova. È infatti espressamente previsto che la messa alla prova possa essere chiesta dal Pubblico Ministero durante il processo (art. 168-bis c.p., 464-bis c.p.p.) ovvero nel corso delle indagini preliminari, ai sensi del nuovo art. 464-ter.1 c.p.p. La disposizione citata prevede infatti che, il Pubblico Ministero, allorché emetta l'avviso di conclusione delle indagini, ex art. 415-bis c.p.p., può proporre all'indagato di seguire un percorso di messa alla prova, indicando durata e contenuti essenziali del programma trattamentale, anche avvalendosi dell'UEPE. A fronte della proposta di sospensione del procedimento con messa alla prova, l'indagato può aderire ad essa, entro i venti giorni successivi alla notifica dell'avviso, mediante una dichiarazione resa personalmente o a mezzo di procuratore speciale, da depositarsi presso la segreteria del Pubblico Ministero. In caso di adesione, quest'ultimo formulerà l'imputazione (sicché l'indagato assumerà la veste di imputato) e trasmetterà gli atti al G.I.P., con contestuale avviso alla persona offesa, che ha facoltà di depositare memorie entro dieci giorni, presso la cancelleria del Giudice. Fuori dei casi di proscioglimento, se ritiene la idonea proposta, il G.I.P. richiede all'UEPE l'elaborazione del programma di trattamento, d'intesa con l'imputato, con trasmissione dello stesso entro novanta giorni. Qualora non ritenga necessario disporre la comparizione in udienza camerale dell'imputato, per verificare la volontarietà dell'adesione al programma, e quest'ultimo non necessiti di modifiche o integrazioni – da effettuarsi rigorosamente con il consenso dell'imputato – il G.I.P. pronuncerà ordinanza, disponendo la sospensione del procedimento per messa alla prova. È stato infine previsto un espresso riferimento allo svolgimento di programmi di giustizia riparativa, nel testo dell'art. 464-bis, al comma 4, in relazione al contenuto del programma di trattamento. |