Quesito in tema di accertamenti balistici (traiettorie e linee di sparo)InquadramentoLe indagini dirette alla ricostruzione di delitti perpetrati mediante l'utilizzo di armi da fuoco (del più vario tipo, dall'incidente di caccia all'assassinio di un membro di un sodalizio criminale da parte di un gruppo di fuoco rivale) trovano un fondamentale apporto nella balistica forense, che coniugando un ampio ventaglio di competenze fisiche, chimiche, informatiche e meccaniche, offre contributi illuminanti sull'accertamento della dinamica dell'evento. FormulaN. ... / ... R.G.N.R. PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ... Accerti il consulente tecnico [1], previo esame delle armi e delle munizioni in sequestro e della documentazione agli atti (nonché della ulteriore documentazione che il medesimo consulente acquisirà qualora necessario con l'ausilio della Polizia Giudiziaria), previo sopralluogo sul luogo del delitto e compiuti tutti gli accertamenti del caso, - la presenza di residui di sparo (GSR – Gun shot residue) all'interno delle armi da fuoco Corte e lunghe in sequestro [2]; - la posizione dei bossoli e le zone di impatto dei proiettili sul luogo del delitto; - la dinamica dell'evento balistico verificatosi in ... in data ..., specificando per quanto possibile il numero delle armi utilizzate, il punto di utilizzo, il numero anche approssimativo di colpi esplosi, i punti e gli angoli di impatto e le relative traiettorie di tiro, eventuali rimbalzi (con adeguata ricostruzione grafica, anche digitale, dell'ambiente in cui si sono svolti i fatti, della posizione dello sparatore/degli sparatori e della vittima/delle vittime, delle linee di tiro, degli orizzonti di tiro). Riferisca, infine, di ogni ulteriore elemento egli ritenga necessario per l'accertamento dei fatti e comunque utile ai fini di giustizia. 1. Il quesito, oltre che a un consulente tecnico, può essere anche posto direttamente a competente personale della polizia giudiziaria, non necessariamente con le forme degli accertamenti ex art. 359 c.p.p. 2. Occorre tenere ben distinti da questi accertamenti, strettamente balistici, dalle investigazioni dirette a verificare la presenza di residui dello sparo sulla persona o sugli abiti dello sparatore. In particolare, la polvere dell'innesco e la polvere di lancio, che si nebulizzano nell'aria disperdendo particelle di bario, di piombo, di antimonio, di ottone, possono essere rilevate anche dopo un tempo non irrilevante. Queste tracce chimiche dell'esplosione possono essere catturate con metodiche chimiche sulle mani (in particolare sulle dita), sul polso, sul viso e sugli abiti di chi abbia sparato, sino a diverse ore dopo l'uso di un'arma da fuoco (quanto alle parti del corpo) o ad alcuni giorni (per gli indumenti). La vecchia tecnica del cosiddetto “guanto di paraffina” è stata da tempo abbandonata per l'alto numero di falsi positivi, anche se il nome gergale continua ad essere talvolta utilizzato impropriamente per indicare analoghe e più moderne attività di accertamento. La prassi investigativa adotta attualmente per la rilevazione dei residui da sparo il metodo spettroscopico “SEM-EDX” (più colloquialmente noto come “stub”, cioè “tampone”), fondato sulla microscopia elettronica e la microanalisi di quanto prelevato, per l'appunto, mediante un tampone adesivo. CommentoLa balistica è quel ramo della fisica meccanica che, per quanto rileva in questa sede, si occupa del moto dei proiettili delle armi da fuoco, studiati nella loro qualità di corpi inerti in movimento sottoposti alla forza di gravità e all'attrito viscoso. Convenzionalmente, l'ambito di tali studi si suddivide in: - balistica interna (incentrata sul comportamento della pallottola quando essa si trova ancora all'interno della bocca da fuoco); - balistica intermedia (che attiene al moto del proiettile nelle immediate vicinanze del vivo di volata); - balistica esterna (che ha per oggetto il moto del proiettile dal vivo di volata dell'arma sino al suo impatto con il bersaglio); - balistica terminale (che analizza la reazione di un corpo che entra in contatto con il proiettile). L'utilizzo di questi saperi scientifici nell'ambito del procedimento penale, dall'intervento sulla scena del crimine all'esposizione delle proprie riflessioni in un elaborato scritto o in un esame orale, viene ricondotto alla cosiddetta balistica forense (cfr. Zambonini, La balistica, come strumento d'indagine, gli accertamenti tecnici, i profili giuridici, in Sicurezza e Giustizia, I, 2015, 9. Vedi anche Compagnini-Siscaro-Zernar, Balistica forense e processo penale, Milano, 1999). L'attività di indagine scientifica demandata all'esperto balistico si presenta in linea di massima di natura ripetibile, trattandosi per la gran parte di riflessioni e valutazioni che prendono le mosse da dati già acquisiti al fascicolo del Pubblico Ministero. In tal senso si è pronunciata anche la Corte di Cassazione (Cass, I, n. 6344/2013), in relazione alla comparazione tra le striature presenti sul proiettile rinvenuto sul luogo del delitto e quelle prodotte sul proiettile "test" esploso con la pistola posseduta dall'indagato all'epoca dei fatti, che secondo i giudici di legittimità non ha natura di accertamento irripetibile, laddove la permanente disponibilità della rivoltella sequestrata consenta in ogni fase del procedimento la ripetizione dell'accertamento. Occorre a questo proposito tenere concettualmente ben distinte - le eventuali attività di prelievo di campioni in loco, che non costituiscono di per sé accertamento tecnico, ma semplici rilievi ex art. 354 c.p.p., ritualmente posti in essere dalla polizia giudiziaria (operazioni connotate peraltro dalla irripetibilità, con quanto ne consegue in termini di futura spendibilità nella successiva fase processuale); I successivi esami dei reperti e la loro rielaborazione critica in endiadi con ogni altra emergenza investigativa, operazioni invece pienamente riconducibili alla nozione di accertamenti tecnici ex art. 359 c.p.p., ma sempre suscettibili di nuova ripetizione, senza alcun pregiudizio per la loro affidabilità (cfr. Cass. I, n. 17645/2013; Cass. I, n. 26621/2019 ha precisato che l'analisi sulle particelle di polvere da sparo, prelevate nel corso delle indagini preliminari mediante il cosiddetto esame "stub", ha natura di accertamento tecnico ripetibile e, pertanto, non va inserito nel fascicolo per il dibattimento). |